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Full text of "MC microcomputer 063 1987"

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Indice degli inserzionisti 

6 

Editoriale - Convergenza di interessi 
dì Paolo Nuti 

8 

Posta 

22 

News 

34 

Stampa estera - a cura di Manlio Severi 

56 

Informatica & Parlamento - di Elvezio Petrozzi 
Il flusso di dati transfrontiera 

60 

IBM presenta i nuovi personal 
di Marco Marìnacci e Corrado Ciustozzi 

63 

Microsoft presenta i nuovi sistemi operativi 
di Maurizio Bergami 

68 

Telematica - Il protocollo Kermit 

Prima parte: struttura generale - di Corrado Ciustozzi 

73 

Telematica - Modem Digital Devices. Integrai e Full Link 
di Corrado Ciustozzi 

76 

Lexikon, come nasce un Winchester 
di Corrado Ciustozzi 

79 

Prova: lexikon HD670. HD674. HD352, HD362. HDC372 
di Corrado Ciustozzi 

83 

Prova: Toshiba TI 100 Plus 
di Andrea de Prisco 

90 

Prova: Tre 386: Asem, Bit Computers, Brainstorm - di Corrado Ciustozzi 

98 

Asem Thor 9000 

100 

Bit Computers PC bit 386 

104 

Brainstorm ST 386 

108 

Prova: Archive FT600 

dì Massimo Truscelli 

112 

Playworld - di Francesco Carla 
Avvenimento, Panorama, Revival, Play-Copy, News 

118 

IntelliCIOCHI - di Corrado Ciustozzi 
Turbo Mandelbrot 

127 

IntelliCIOCHI - dì Elvezio Petrozzi 
2° Program Cup: Exodus 

132 

AMIGhevole - Future Sound, digitalizzatore audio 
di David laschi 

137 

AMIGhevole - Tutta la grafica di Amiga 
di Andrea de Prisco 

141 

AMIGhevole Software - a cura di Andrea de Prisco 
FI 5 

145 


MCmicrocomputer n. 63 (numerazione editoriale) 




maggio 1987 


Mac Corner - a cura di Raffaello De Masi 

Hard Disk Rodime 20 plus. Calculator Construction Set 

148 

Desk Top Publishing 

di Mauro Candirti 

157 

Grafica - di Francesco Petroni 
Lo standard Olivetti 

164 

Spreadsheet - di Francesco Petroni 

Organizzazione e modalità di lavoro con il tabellone elettronico 

170 

Parliamoci - di Corrado Giustozzi 
Un po' di storia 

175 

TKISolver - di Raffaello De Masi 
La costruzione dei modelli 

178 

Appunti di informatica - di Andrea de Prisco 
And, Or. Not 

182 

Algoritmi - di Cristiano Teodoro 
Numeri di Fibonacci e di Lucas 

188 

Intelligenza artificiale - di Raffaello De Masi 
Identificazione degli oggetti 

190 

Assembler 8086/8088 - di Pierluigi Panunzi 
Il set di istruzioni: istruzioni di stringa (1) 

194 

128 da zero - di Andrea de Prisco 
MMU: scottanti rivelazioni 

198 

Mister MSX - a cura di Maurizio Mauri 
Il video (3) 

203 

1 trucchi dell'MS-DOS - di Pierluigi Panunzi 
1 comandi esterni 

206 

Software Apple - a cura di Valter Di Dio 
Lapicida - Sort più veloce - Posta 

211 

Software C-128 - a cura di Tommaso Pantuso 
Strutt - 80/33 

216 

Software C-64 - a cura di Tommaso Pantuso 
Strange Basic - Il castello di Dracula 

222 

Software MSX - a cura di Francesco Ragusa 
MSX Bank 

227 

Software di MC disponibile su cassetta o minifloppy 

229 

Guidacomputer 

231 

Microma rket-micromeeting 

247 

Microtrade 

256 

Moduli per abbonamenti - arretrati - annunci 

257 



maggio 1987 


INDICE DEGLI INSERZIONISTI 


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Convergenza di interessi 

Credo che la legge n. 75 de! 6 marzo 1987, pubblicala sulla Gazzella Ufficiale 
delil ! marzo (e quindi già in vigore), sia passala inosservata Ira il grande 
pubblico, compresi quanti, come numerosi nostri lettori, sono particolarmente 
allenii a quel che avviene in tema di tariffe e servizi SIP. 

Ebbene, dice la legge n. 75 che d'ora in avanti «gli abbonati lai telefono) 
hanno facoltà, nei limiti e con le modalità stabilite nel regolamento, di 
provvedere direttamente .... per la fornitura e messa in opera delle 

apparecchiature terminali abilitate totalmente o parzialmente a 

comunicare con la rete telefonica pubblica, nonché delle condutture ed 
accessori relativi, salvo il collaudo e l’allacciamento all'impianto principale da 
parte dell'esercente» (N.B.: esercente = SIP). 

Dunque, siamo finalmente liberi di comprare centralini telefonici ed altri 
accessori, montarli o farli montare da personale specializzato e chiamare 
quindi la SIP che. collaudato il tutto, attaccherà il nostro impianto in rete. 
Evviva, è cominciata la «deregulation»! Anche quella dei modem ( che come è 
noto sono apparecchiature terminali )? Beh. andiamoci piano, perchè a parte il 
fatto che «nei limili e con le modalità stabilite dal regolamento» è una dizione 
piuttosto vaga (il regolamento ancora non c’è e quindi non si sa quali siano 
questi limiti) i commi successivi chiariscono meglio le finalità del 
provvedimento: «la manutenzione degli impianti deve essere assicurala dal 
titolare dell'abbonamento che dovrà provvedervi tramite l'esercente o a mezzo 
delle ditte di cui al precedente comma, in possesso di autorizzazione di grado 
adeguato alla potenzialità e complessità dell’impianto». Dunque, mentre prima 
la SIP era tenuta ad assicurare la manutenzione degli impianti, ora la 
responsabilità passa al proprietario che potrà affidarla, previa trattativa sui 
costi, a ditte specializzate o alla stessa SIP (che però non è più tenuta ad 
accettare'.). 

Insomma, un vero e proprio scaricabarile, che. se da un lato è particolarmente 
conveniente per la SIP (non più costretta a mantenere in vita grosse strutture 
di manutenzione per tutto il materiale omologato), dall'altro potrebbe rivelarsi 
conveniente anche per noi: comprare apparecchiature omologale, attaccarle 
correttamente alla rete e farci carico della manutenzione è esattamente ciò 
che. a proposito di modem, auspicavamo nel gennaio '86. 

Già, e la liberalizzazione del modem ’f Anche qui c'è una forte convergenza di 
interessi: da un lato utenti cui vengono imposti canoni di noleggio e 
manutenzione intollerabili, dall'altro una SIP che, per ogni modem non 
installato, perde milioni e milioni di lire in mancati consumi. A parte la 
possibilità di assimilare (come sarebbe giusto) il modem alle altre 
«apparecchiature terminali» e quindi di considerarlo già oggi deregolamentato, 
ambienti ben informati danno per probabile una sua liberalizzazione ufficiale 
entro la fine dell’anno. 

Con il che si aprirà una battaglia ben più grande per l'abolizione (o quanto 
meno la riduzione) dell'odiosa imposta di concessione ministeriale «per sede di 
utente telegrafico» e la completa ristrutturazione delle tariffe dei servizi 
telematici. 

Paolo Nuli 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



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impiego è totale: stampa direttamente su carta normale (in formato A4. B5 e lettera), mentre 
con l'alimentazione manuale dei fogli stampa su carta colorata, su carta per tracciati e persino 
su trasparente per proiezioni. Le molteplici possibilità operative della Canon LBP-8 quali ad 
esempio l'alta definizione pari a 300 punti per pollice e la sovrastando multipla, consentono 
di dare a stampati, documenti e relazioni una perfezione e una chiarezza mai vista prima. 
Grande nelle prestazioni, la stampante laser Canon LBP-8 è piccola e compatta nelle dimen- 
sioni. misurando solo 47.5X41.5X29.3 cm. Se a tutto ciò aggiungete la compatibilità con una 
vasta gamma di sistemi, la competitività del prezzo d'acquisto e l'economicità del costo d'eser- 
cizio con una manutenzione praticamente inesistente, capirete perché Canon LBP-8 è la solu- 
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Pirateria, pubblicità e... suppliche 


Salve a tutti, 

sono un vostro lettore da più di 4 anni e 
questa è la mia prima lettera. 

Innanzi tutto la vostra è una rivista fanta- 
stica fin dai tempi in cui di spazio ce n'era 
ben poco, con quei listatucci verdognoli, 
quelle prove sempre accurate ma di macchi- 
ne ben poco capaci. 

Poi mese dopo mese le rubriche aumen- 
tavano. le macchine miglioravano e i listati 
(orribile dictu) si allungavano, ora finalmente 
con la riduzione dei listati ai soli interessanti 
la rivista è piena zeppa di lunghi e interes- 
santi articoli. 

Devo proprio ringraziarvi, grazie a voi e ad 
articoli come l' Assembler dello Z80, del 
Forth. suH'8088, sull'MSDOS e sul C che ho 
imparato ad usare un computer come io 
Spectrum e ora tento di ripetere l'avventura 
(il miracolo secondo alcuni) su un PC com- 
patibile. 

Dopo questa lunga introduzione trattiamo 
gli argomenti per i quali sono stato indotto a 
scrivervi. 

Poiché tutti dicono la propria circa la pira- 
teria software e la pubblicità nella vostra ri- 
vista, anche io vorrei esporre le mie idee. 

Circa la pirateria dico che è una cosa 
ignobile, agli smanettoni collezionisti dico 
che è inutile avere 20 varianti di uno stesso 
gioco, compratevene uno e basta. Potreste 


dire -dove vado a prenderlo l'originale io?-, 
giustissimo, anche se non sono molti ci so- 
no gli importatori in Italia, io conosco la La- 
go e la Mastertronic (vedi Playworld). Il 
prezzo? Ridottissimo, intorno alle 20.000 li- 
re. voi potrete dire io ne compro 10 di pro- 
grammi allo stesso prezzo, eccezionale se 
va bene te li danno su una TDK anonima 
con i nomi dei programmi registrati, quando 
li compri originali hai una cassetta per ogni 
programma, colorata, con manuali e che 
funziona. 

Per chi possiede sistemi più grossi il di- 
scorso è identico: cosa serve copiare Fra- 
mework o Lattice C, quando non si hanno i 
manuali sono perfettamente inutili e poi il 
90% degli utilizzatori di queste copie non se 
ne fa niente (cosa ne fai del Turbo Pascal 
senza External). 

Ora parliamo un pò di pubblicità. 

Alziamo un evviva alla pubblicità, è lei che 
con i suoi interventi ci fa conoscere prodotti 
nuovi ed ha permesso ad MC di diventare 
un giornale di tutto rispetto (220 pagine 
scusate se è poco!). Non dico certo che 
debba diventare un giornale di sola pubblici- 
tà intervallata ogni tanto da qualche scarno 
articolo come le famose riviste americane 
(vedi Byte e PC World). 

Vorrei infine mandare una supplica al 
grande Giustozzi affinché nella rubrica -par- 
liamoci- parli anche dei compilatori C in 
commercio (prezzi, produttore, distributo- 
re). 



Un'altra supplica vorrei mandarla a Fran- 
cesco Carlà per la sua rubrica Playworld: 
per favore so che l'Amiga e l'Atari in questi 
mesi fanno la parte dei leoni, ma ci sono al- 
tri computer, ed infine nella tua rubrica nella 
sezione riguardante le adventure potresti 
parlare di Zork? 

In chiusura complimenti per MCLink che 
ha risolto il problema dei listati, forse un 
giorno mi ci collegherò. 

Andrea Loreto - Campobasso 

Grazie per i «documentati» complimenti 
che, tra l’altro, tirano di nuovo in ballo l'an- 
nosa vicenda listati: grazie alla riduzione di 
questi ultimi, ricorda il nostro lettore, la rivi- 



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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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sta è piena zeppa di lunghi e interessanti ar- 
ticoli, Il che è precisamente quello che si vo- 
leva ottenere. 

Sono, in linea di massima, abbastanza, 
d'accordo sui punti di vista espressi su pira- 
teria e pubblicità: però vorrei fare alcune 
considerazioni. La prima è che la pirateria 
cui il sig. Loreto fa riferimento non è la più 
dannosa: nel senso che è quella di chi com- 
pra, ma quella che crea più problemi al mer- 
cato e ai distributori «veri» è quella di chi 
vende. Le vetrine dei negozi (e purtroppo 
anche le edicole) sono piene di software ap- 
parentemente regolare, che in molti casi il 
negoziante si trova anche ad acquistare con 
regolare fattura, magari addirittura ignaro, 
se non molto smaliziato, della provenienza 
illecita. Quindi non è tanto agli smanettoni o 
ai collezionisti che bisogna fare la predica, 
nè a chi copia programmi seri che poi non 
riesce ad usare perché privi di istruzioni, 
quanto soprattutto a chi copia e vende ciò 
che ha copiato, in piccole o (peggio) grandi 
quantità. E costoro -ci sentono» molto me- 
no. Se infatti è relativamente facile convin- 
cere un utente che è meglio spendere 
20.000 lire per un originale che 10.000 per 
una copia, ben più dura è l'impresa nei con- 
fronti di chi è abituato ad acquistare un solo 
originale (o magari neanche quello), dal 
quale -tirare» tutte le copie (abusive) di cui 
ha bisogno, nel momento in cui ne ha biso- 
gno. Questo vuol dire, per lui, sia minimizza- 
re l'investimento, aumentando il guadagno, 
sia investire (nel fare la copia del disco o le 
fotocopie del manuale) solo nel momento 
della vendita o quasi, quindi ridurre pratica- 
mente a zero (!) l'impiego di capitale. É que- 




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sto, da un certo punto di vista, l'aspetto più 
conveniente. Mi spiego meglio: compro un 
programma il cui prezzo ufficiale è di 

300.000 lire. Probabilmente sono in teoria 
un rivenditore, quindi lo compro con lo 
sconto, diciamo 200.000 o meno. Lo tengo 
li; quando viene un cliente che me lo chiede 
eseguo la copia e incasso, per esempio, 

150.000 lire. Sulle quali, tra l'altro, non pago 
le tasse. Lui ha pagato la metà, io mi sono 
quasi rifatto delia spesa iniziale, mancano 

50.000 lire più il costo di copiatura (dischet- 
to e fotocopie). Già, ma la fattura di 200.000 
lire ce l’ho, quindi quelle le scalo dalle tasse. 
Mi sa che sono già pari, forse ci guadagno. 
Per semplicità, dimentichiamoci dell'IVA, 
che comunque viene ovviamente evasa. Da 
questo momento in poi. ogni volta che ven- 
do, faccio la copia e incasso (anzi intasco) i 
soldi. E quindi il ricavato è praticamente tut- 
to guadagno, per di più nero. Ma se rifaccio 
i conti bene, scopro che se vendessi origi- 
nali, certo non a metà prezzo ma a prezzo di 
originali, riuscirei a guadagnare qualcosa di 
molto simile, certo sarei costretto a pagare 
le tasse il che non è poco. Ma. soprattutto, 
sarei costretto ad acquistare i programmi 
originali e tenerli in magazzino fino a quan- 
do non li vendo. Dieci esemplari di dieci pro- 
grammi sono cento pacchetti che devo ac- 
quistare, dieci programmi da vendere copia- 
ti sono solo dieci da acquistare. Mi sembra 
di sentire il coro di piagnucoloni: ma come 
faccio a tenere i programmi in magazzino? 
Ce ne sono alcuni che non si vendono mai, 
rischio di comprarli e tenermeli II! Bravo. Al- 
lora quelli che non vanno non li comprare, 
quando qualcuno te ne chiede uno ordini un 
esemplare che il distributore (speriamo, ma 
gli conviene) curerà di farti avere in fretta. 
Dei programmi che invece hanno un certo 
smercio tieni un adeguato magazzino, com- 
patibilmente con le richieste che prevedi e 
con le tue capacità finanziarie, è ovvio. E se 
non hai abbastanza soldi da investire (o non 
vuoi) devi ridimensionare la tua attività. È 
una legge di mercato. 

E un'altra legge di mercato è quella che 
giustifica ed anzi impone la presenza della 
pubblicità in una rivista. 

È in qualche modo vero che la pubblicità 
è l'anima del commercio, come spesso si 
sente dire. Nel senso che i prodotti si ven- 
dono se sono conosciuti, e tutto quanto una 
ditta fa per far conoscere i propri prodotti è 
in qualche modo pubblicità. A noi, ovvia- 
mente, interessa informare i lettori su... ciò 
che ai lettori interessa sapere, ad esempio 
come vanno le varie macchine. Ed è essen- 
zialmente perché ne ricavano una forma di 
pubblicità che i vari operatori sono in gene- 
rale lieti di mettere a nostra disposizione gli 
apparecchi per le prove, o le informazioni in 
genere. Pubblicità che ovviamente sperano 
sia positiva, nel momento in cui ritengono di 
commercializzare prodotti validi. Il discorso 
sarebbe probabilmente interessante ma 


molto lungo, veniamo quindi alla forma di 
pubblicità “Classica», quella a pagamento 
cui il nostro lettore si riferisce. È chiaro che 
per la rivista è utile, essendo una delle due 
fonti di ricavo (l'altra è ovviamente la vendita 
delle copie). Le riviste di sola pubblicità, o di 
troppa pubblicità rispetto alle -informazioni 
indipendenti», se cosi vogliamo chiamarle, 
finiscono per essere sgradite ai lettori e 
quindi per perdere da una parte quello che 
guadagnano dall'altra. Quando invece viene 
mantenuto un adeguato bilanciamento fra 
pagine di redazione e pagine di pubblicità, 
la situazione é la migliore per tutti. È questo 
che, effettivamente, ha consentito ad MC di 
raggiungere certi traguardi. In questo nume- 
ro ci sono la bellezza di 256 pagine, direi 
che non sono molte nel mondo intero le rivi- 
ste di computer cosi grandi. Ottanta (79, 
per l'esattezza) sono di pubblicità, che quin- 
di occupa circa il 30% della rivista. A propo- 
sito: però di dire che su Byte ci sia qualche 
scarno articolo che intervalla la pubblicità 
non me la sentirei proprio... 

Quanto alle suppliche: è ovviamente in 
programma che Corrado parli dei compilato- 
ri C esistenti, nell'ambito della rubrica sul C, 
ed aggiungo che faremo di tutto per esten- 
dere il più possibile il panorama delle mac- 
chine prese in considerazione in tale ambito 
(cioè non limitandoci al solo mondo IBM). 
Però devo dire che non sono riuscito ad 
avere dai distributori NESSUN compilatore 
C originale... Attenti, distributori di software: 
tutti sanno, e voi per primi, che la difficoltà 
di reperimento del software è purtroppo un 
ottimo incentivo al mercato delle copie, ol- 
tre che una pretestuosa ma plausibile giusti- 
ficazione. 

Per quel che riguarda Carlà, personal- 
mente ignoro cosa sia Zork, ma... prima o 
poi ne parlerà di sicuro. MCLink, infine, non 
ha di certo potuto risolvere totalmente il 
problema dei listati, se non per chi abita a 
Roma ed... è fortunato nel trovare la linea. 
Però stiamo lavorando con molto impegno 
(anche economico) per una soluzione tele- 
matica in grado di consentire una gestione 
molto più efficace del problema. 


Atari, Amiga, Apple: 
chi difende, chi accusa 

Voglio esprimere i miei complimenti per il 
vostro tentativo di mettere a confronto i tre 
computers A tari. Amiga e Appiè II GS. 

Ho avuto modo di lavorare a lungo con i 
primi due. Non mi sembra che la vostra pro- 
va abbia però centrato il nocciolo della que- 
stione: si tratta in fondo di mostrare l'effetti- 
va utilizzabilità di un computer e la sua utili- 
tà. Dirò subito che. se I A tari è affetto da 
una parziale incompatibilità tra I vari formati 
grafici, il grosso difetto dell'Amiga è lo sfar- 
fallio dei monitor. Questo computer non si 
presta (come affermato anche dalla rivista 
tedesca 68000') ad un uso continuativo ad 
es. in ufficio. Effettivamente il fastidio visivo 
è assai sensibile ed è difficile fare dei CAD o 
del WP. Un'altra utilità può certo essere /' 
hard disk. Però esso non è direttamente 
collegabile all'Amiga. Ho anche notato che 
spesso la memoria è insufficiente e non è 
possibile un multitasking. C'è poi da chie- 
dersi se sia più utile un computer che abbia 
un MIDI, quale l 'A tari, o un computer con un 
chip a più voci, che non può essere comun- 



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que suonato dalla tastiera del computer. 

Infine alcune precisazioni: la maggior par- 
te dei programmi per Atari funziona sia in 
colore che in b/n; il ciclo vuoto 1-10000 in 
Fastbasic per Atari dura 1.04 sec: con un 
piccolo programma è possibile - saltare - il 
GEM e impartire le istruzioni al sistema ope- 
rativo (come il CU). 

Forse la prova doveva essere fatta tenen- 
do conto di queste cose concrete, non par- 
lando solo di colore, suono ecc., ma della 
effettiva utilità e utilizzabilità di tali doti. 

Silvano Monte! - Salomo (BZ) 

Leggo con interesse il vostro articolo del 
numero di marzo sul confronto fra Apple 
IIGS. Amiga e Atari ST. 

Sono un utente di un 520 ST acquistato 
sul finire del 1985 e non sono per niente 
soddisfatto di questa macchina. È vero che 
potenzialmente potrebbe essere una gran 
bella macchina, ma di fatto non lo è. 

Il monitor è accecante e poco ergonomi- 
co, sia il mio che quello di altri utenti da me 
contattati - balla -, per non parlare del rumo- 
re. fastidiosissimo se si alza il volume, dovu- 
to a quanto pare a dei bit sporchi di cui non 
saprei la provenienza. 

Il Basic consegnatomi è una vergogna ed 
è poco pratico. I molti bugs che lo caratte- 
rizzano fanno innervosire e per questo lo 
uso raramente. Nessuna casa degna di nota 


dovrebbe far girare prodotti simili. Il Logo è 
buono anche se non permette di utilizzare 
certe caratteristiche delI'ST quali la MIDI. 

Il programma di grafica è meglio non 
menzionarlo perché invece di non so quale 
favoloso GEM paini mi è stato consegnato 
(dall A tari Italia, ci tengo a sottolinearlo) un 
Doodle che meriterebbe la forca. 

Utilizzo, dei programmi consegnatimi al- 
l'acquisto. solo Ist Word, che è un discreto 
WP, e il Logo. Non parliamo nemmeno di Db 
One. 

L 'hardware, non da meno mi ha dato pro- 
blemi enormi. Ho atteso quasi otto mesi per 
dei chips custom rotti. 

Voi di MC quando presentate qualche 
macchina, e questo sapete farlo molto be- 
ne, per favore diteci qualcosa anche di 
quanto sta dietro a questi prodotti. Per 
esperienza personale posso dire che il 520 
ST è stato commercializzato motto, ma mol- 
to male e queste sono considerazioni che, 
pur esulando dai prodotto in sé, andrebbero 
fatte per meglio salvaguardare l'utenza. 

Tutto questo si aggrava ancora di più se 
l'utente abita in zone diciamo periferiche 
dove la penuria di programmi, scambio di 
idee e pareri con altri utenti si fa sentire 
molto. 

Massimo Belli 
Monte S.Giov.Campano (FR) 

Due fra le numerose lettere che sono arri- 
vate, come c'era da aspettarsi, sul confron- 
to di due numeri fa. Alcune sono molto spe- 
cifiche e contengono informazioni anche 
molto interessanti, alle quali sarà dato spa- 
zio al più presto in altra parte della rivista. 


Queste due sono significative : una dice che 
abbiamo parlato troppo bene di Atari, una 
che ne abbiamo parlato troppo male. Ce ne 
sono altre a proposito di Amiga o Apple, ma 
è essenzialmente intorno all’Atari che il 
mondo si è diviso in due: chi lo difende e chi 
lo accusa. Noi abbiamo cercato di non fare 
nessuna delle due cose, all'epoca della pro- 
va che abbiamo cercato di condurre con la 
massima obiettività e nella maniera più do- 
cumentata possibile. Certo, alcune informa- 
zioni che abbiamo ora, e che ci sono perve- 
nute da lettori particolarmente informati, sa- 
rebbe stato utile averle prima. Ma, fermo re- 
stando che la carenza o difficoltà di reperi- 
mento di informazioni su una macchina è un 
problema che la macchina stessa si ritrova 
sulle spalle, non ritengo imputabile a nostra 
negligenza non averle avute, né credo che 
vi sarebbe stata una grande differenza nei 
termini del problema o nelle nostre valuta- 
zioni. Credo comuque che il sig. Belli sia 
forse eccessivamente critico nei confronti 
del proprio computer, non potrebbero es- 
serci altrimenti i numerosi utenti più che 
soddisfatti dalle prestazioni del loro ST, co- 
me quelli che ci hanno scritto. La verità è 
che ogni macchina ha i suoi pregi e i suoi li- 
miti. e le dimensioni che assumono i vari 
aspetti (positivi e negativi) sono abbastanza 
dipendenti cfal punto di vista soggettivo di 
chi osserva. 

Entro certi limiti, ovviamente. 

Ma non credo che, per tornare al confron- 
to, ci siano macchine che meritino di non 
esistere o di essere l'unica esistente, come 
emergerebbe dalle critiche di alcuni. 



26 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 







posta 


Ladri forse e ladri di sicuro... 

Sono un vostro assiduo lettore da un paio 
di anni e vorrei criticare l'autore americano 
della lettera a pag. 12 di MCmicrocomputer 
n. 59. Il mittente è uno della Microprose in 
USA e per me sbaglia. 

Qui in Italia non siamo tutti « pirati - del 
software! 

lo. una volta, rimasi affascinato da un pro- 
gramma descritto su Playworld. chiamato 
«Cyber Video-, che poteva « comporre - un 
videogame (è prodotto in USA dalla softwa- 
re house Touchstone) ed io ero disposto a 
tutto per comprarmelo. Però, adesso che 
ho visto quella lettera le mie speranze sono 
poche. Secondo voi avrei delle possibilità di 
poter ricevere il programma senza perdere i 
24.95 dollari? 

Devo confessare che anch’io copio i pro- 
grammi, però io non li vendo, io li regalo o li 
scambio. 

A proposito dei listati lunghi, io avrei com- 
pilato. per lo Spectrum, un programma di 
mia invenzione chiamato War Games. Pro- 
prio cosi, l'omonimo film ora è diventato un 
gioco per lo Spectrum, però il listato è trop- 
po lungo e non possiedo la stampante. Po- 
trei inviarvi il programma solo in disco o in 
cassetta? 

Alberto Da Balin - Martellago (VE) 


La posizione della Microprose che, dicia- 
mo a beneficio dei lettori che non hanno 
presente l’episodio, rifiutava sostanzialmen- 
te di dare informazioni al nostro Carlà a cau- 
sa dell’eccessiva pirateria del nostro paese, 
appare, sì, criticabile, ma dobbiamo purtrop- 
po accettare II fatto che è tuttavia giustifica- 
ta e che, in ogni caso, il problema non si sa- 
rebbe posto se la pirateria da noi fosse un 
po' meno... industrializzata. Se comunque 
mandi i tuoi 24.95 dollari (e le spese di spe- 
dizione?) DEVI vedere o arrivare il tuo pro- 
gramma o tornare indietro I tuoi soldi, per- 
ché se loro non ti mandano il programma 
perché FORSE sei un ladro, non possono 
tenersi i tuoi soldi perché altrimenti SICU- 
RAMENTE sono ladri loro... A proposito dei 
tuoi programmi, certo che puoi inviarci la 
cassetta, anzi lo raccomandiamo a tutti gli 
autori di programmi un po' lunghi, nel riqua- 
dro che pubblichiamo qua e là nelle rubri- 
che del software. 


Chi ha detto che i listati 
non ci sono? 

Leggendo il n. 60 di febbraio, ho notato 
che è ormai «scoppiata- la guerra a propo- 
sito della non pubblicazione dei listati sulla 
rivista. Da parte mia penso che questa sia 
stata la più grande stupidaggine che abbiate 


commesso, infatti i listati facevano in modo 
di far capire la logica di utilizzo del Basic ai 
lettori meno esperti. Voi vi giustificate col 
fatto che sia impossibile digitare corretto un 
listato-fiume, ma ciò non è affatto vero, al- 
meno per me, infatti, quando trovavo un er- 
rore nel listato, non mandavo tutto a quel 
paese, ma ciò mi esortava a ricontrollare il 
listato e, quindi, a capire meglio l’effettivo 
funzionamento. Dai listati pubblicati sulla 
vostra rivista ho preso e utilizzato in altri 
programmi decine di subroutine, ma visto 
che adesso i listati non li pubblicate più, 
questa opportunità è scomparsa, e con es- 
sa è scomparso l'interesse sulla rivista, vi- 
sto che ricevere i programmi a casa non è 
proprio gratis. A questo proposito ho trova- 
to interessanti altre riviste che hanno esat- 
tamente fatto il contrario di quello che avete 
fatto voi. 

Un vostro ex-lettore dalla Sicilia 

Gaetano Minardi - Niscemi (CL) 

Leggo MC dal n. 1 e la compro ogni mese 
a partire dal n. 2. La prima cosa che faccio, 
quando compro la rivista, è quella di guarda- 
re quali sono i programmi pubblicati per le 
macchine in mio possesso. 

Devo dire che proprio non mi va di vedere 
pubblicato il software dei lettori senza i rela- 
tivi listati. 

Sarebbe meglio che non ti pubblicaste 
proprio, a questo punto. 

La mia proposta è la seguente: perchè 
non pubblicate i listati troppo lunghi in un 
fascicoletto a parte (magari usando carta 
meno costosa) da allegare alla rivista ogni 
due o tre mesi? 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



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duttori mondiali di dischi rigidi, ha 
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internazionali di computer hanno 
confermato questa posizione adot- 


tando MINISCRIBE come fornitore 
preferenziale nei loro sistemi. 

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cavallo di battaglia 3425 che 
dispone di 21.4 MBytes formattati 
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prestazioni da leader, capacità 


fino allO MBytes, tempi di acces- 
so medio di 28 millisecondi. 
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Ad ogni modo spero che si trovi una solu- 
zione accettabile a questa orrenda mutila- 
zione della rubrica software! 

Vi saluto cordialmente, come si possono 
salutare dei vecchi amici. 

Mauro Zaccaro - Campobasso 

Ma chi lo ha detto che i listati non li pub- 
blichiamo più? Quelli -di prima» continuano 
ad esserci. E in più c'è la descrizione di al- 
cuni programmi il cui listato ci sembra trop- 
po lungo. Per quanto possibile, quando su 
un numero c'è un programma senza listato 
cerchiamo di pubblicarne anche uno più 
corto, quindi con il listato: dico per quanto 
possibile perché, onestamente, ci sono me- 
si in cui il materiale inviato dai lettori non è 
di qualità particolarmente elevata ed è diffi- 
cile trovare un programma interessante fra 
quelli non eccezionalmente lunghi. Le routi- 
ne, per quanto mi riguarda, si pescano me- 
glio dai listati non troppo lunghi, sono sicu- 
ro quindi che i nostri lettori potranno conti- 
nuare a trovare materiale interessante da 
sfruttare nel propri programmi. Aggiungo, 
che per quello che riguarda le routine parti- 
colarmente interessanti inserite nei lavori 
dei lettori, stiamo lavorando per mettere a 
punto un'iniziativa che dovrebbe incontrare 
il favore di chi vuole effettivamente imparare 
i «trucchi» dai programmi altrui. 


Un modo migliore 

Simpatica Redazione, 

sono un ragazzo di 16 anni appassionato di 
computer, e naturalmente non perdo un nu- 
mero della vostra rivista che secondo me si 
eleva nettamente dalle altre per l'originalità, 
la vastità, la completezza e l’accuratezza 
degli articoli e di tutte le altre informazioni. 

Dopo questi doverosi elogi vorrei sotto- 
porre alla vostra attenzione un problema 
che spero risolverete sulle pagine della rivi- 
sta o direttamente a casa mia. Com'è possi- 
bile tutelare il software personale creato, 
sottraendolo allo sfruttamento commerciale 
(naturalmente non a mezzo software, ma 
per vie legali?). Ringraziandovi anticipata- 
mente vi saluto. 

Stefano Favretto - Ramon (Treviso) 

Grazie per I complimenti. Del problema 
che ti sta a cuore si è occupato Elvezio Pe- 
trozzi nel numero 56, dello scorso mese di 
ottobre, nella puntata relativa a «La tutela 
giuridica del software» nella rubrica Informa- 
tica & Parlamento. Non sto a riassumerti la 
situazione che. però, non è rosea. Non tan- 
to, a mio avviso, per la mancanza di norme 
che tutelino l'autore, quanto piuttosto per la 
difficoltà (o più che altro «laboriosità») del- 
l'ottenere giustizia una volta depredati. Non 
vorrei sembrare qualunquista nel dire che la 
cosa migliore che puoi fare, dopo esserti 
ovviamente adeguatamente tutelato nel ca- 
so tu Intraprenda l’attività di creatore di 
software, sia quella di sperare in un mondo 
migliore... 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



Silenzio. 

LP4000 esegue. 



veloce : 50 cm/sec 



COR POR A TION 


KYBER" 




TRA IL PIÙ DIFFUSO 
ED IL NUOVO 
ESISTONO UNMILIO 
TOTTOMILASET 

DIFFE 
LIRA PIÙ 


Si, Amstrad PC-1512, nella sua versione base ti costa 
veramente meno, solo L. 1 .390.000. Questo è un prezzo 
incredibilmente basso se consideri che comprende, oltre 
alla tastiera, al monitor grafico, all’unità di sistema e al drive 
per dischi, anche il mouse e ben quattro dischi di software. 
Le prestazioni poi, sono un'altra meraviglia. 

Amstrad PC-1512, confrontato a personal molto più 
costosi, esprime prestazioni superiori. 

Infatti è decisamente più veloce e la sua memoria, di ben 
51 2K RAM, è espandibile a 640K. 

Puoi scegliere il tuo PC-1512 tra sei differenti versioni, con 
drive singolo, doppio, oppure con hard disc da 20 Mbyte. 

Il monitor può essere scelto tra quello monocromatico 
a 16 toni di grigio o quello a 16 colori. 

Sei configurazioni, sei modi intelligenti per garantirsi il 


massimo, senza per questo dover investire il capitale che 
altri personal ti chiedono. Amstrad PC-1512, ti dà tanto 
di più, ma ti chiede molto di meno. 


I , 

Se il PC-1512 vi interessa e desiderate ricevere ulteriori informazioni, 
spedite il tagliando compilato a. 

G.B.C. Italiana S.p.A - Viale Matteotti. 66 
20092 Cinisello Balsamo (MI) - Tel. (02) 61.81.801 


Cognome 



PERSONAL COMPUTER 
AMSTRAD PC 1512 
NETRECENTOQUARAN 
TECENTONOVANTA 
RENZE 
LIRA MENO 


PC-1512 Versione Italiana 

L.1.390.000+iva 

Distribuito in esclusiva da G.6.C. Italiana S.p.A. 


a cura di Massimo Truscelli 


Nelle News di questo numero si parla di: 

Akron srl Casella Postale 348. 33170 Pordenone - Amplisystem/Amplifoo Spa Via Ripamonti 
1 15. 20141 Milano - Apollo Computer Spa Milanofiorì Pai C2 strada 2. 20090 Assago (MI) - 
Atari Italia Spa V.le dei Lavoratori 25, 20092 Cinisello B. (MI) - Bytec Elettronica Via S. Rocco 
46. 12042 Bra' (CN ) - DHT(AST) Via Q. Sella 4. 20121 Milano - Digitronica Spa C.so Milano 
88/A, 37138 Verona - Discom srl Via P.G.A. Filippini 1 19. 00144 Roma - Fiat Spa (In. Te. S.A.) 
C.so G. Marconi 10. 10125 Torino - FSP srl Via Locateli! 5. 20124 Milano - Fujitsu Italia Spa 
Via Melchiorre Gioia 8, 20124 Milano • Honeywell Bull Spa Via G.B. Pirelli 32, 20l24Milano - 
Intel Corporation Italia Milanofiorì Pai. E. 20090 Assago (MI) - Lotus Detelopment European 
Corp. Via Lampedusa I l/A. 20141 Milano - Mannesmann Tally srl via Borsini 6. 20094 Coreico 
(MI) - Memorex Italia Via Ciro Menotti 14, 20129 Milano - Microdata System srl Via Matteotti 
50. 19032 Lerici (SPI - MPM srl Via Casorati 12. 42100 Reggio Emilia - NCR Corporation V ie 
Cassala 22, 20143 Milano - Northen Telecom Data Systems Spa Via Turati 29, 20124 Milano - 
Oliietti Spa Via Jervis 77. 10015 Ivrea (TO) - SAS Insilane srl Via S. Martino della Battaglia 17, 
20122 Milano - Siemens Data Spa V.le Monza 347, 20126 Milano - Sirius Spa Milanofiorì Pai. 
F2, 20094 Assago (MI) - SFFR srl Via Faentina 175/A, 48010 Fornace Zarattini (RA) - SPH 
Elettronica Spa Via Giacosa 5, 20127 Milano - SVPT srl Via Val Cristallina 3, 00141 Roma - 
Trust International srl V.le Piemonte 21, 20092 Cinisello B. (MI). 


AST Premium Publisher 


Presentato un sistema per il Desktop Pu- 
blishing dalla AST Europe Limited, distri- 
buita in Italia dalla DHT e dalla Fast Ita- 
lia, con sede a Milano, che lo ha introdotto 
sul mercato denominandolo Premium Pu- 
lì sistema comprende una combinazione 
hardware e software di elevale prestazioni 
particolarmente orientata agli utilizzatori 
di PC IBM e compatibili. 

La combinazione comprende un perso- 
nal computer Premium/286 compatibile 
AT, lo scanner ottico TurboScan, la stam- 
pante AST Turbolaser e numerose schede 
di espansione. 

Le applicazioni tipiche riservate al siste- 
ma comprendono la produzione di layout e 
la progettazione di opuscoli, notiziari, in- 
serzioni, cataloghi, manuali e brochure tec- 
niche e commerciali. 

Il PC Premium 286, cuore del sistema, è 
una stazione di lavoro che può funzionare 
a 6/8/10 MHz senza alcun stato di attesa 
della memoria e impiegato come cuore del 
sistema Premium Publisher comprende una 
scheda Fastram da 1 Mbyte con supporto 
espanso EEMS (AST intelligent memory), 
hard-di.sk da 40 Mbyte con un tempo di ac- 
cesso di 28 ms, un floppy disk drive da 1.2 
Mbyte ed un monitor monocromatico con 
una risoluzione di 720 per 348 punti per 
una presentazione incisiva di testo e grafici. 
Con il sistema viene fornita una scheda 
grafica avanzata AST 3G Plus in grado di 
emulare le schede EGA, CGA, MDA ed 
.Hercules. 

Lo scanner TurboScanner AST consente 
di convertire ad alta velocità testi, scritture, 
fotografie e disegni in grafica bit-mapped 
per l'elaborazione da parte dell’unità cen- 
trale. La stampante TurboLaser (presto se- 
guita dalla TurboLaser Plus, capace di pro- 
durre 15 pagine al minuto) è caratterizzata 
dal sofisticato LPC (Laser Printer Control- 
ler) comprendente il processore Motorola 
68000 e ben 1.5 Mbyte di memoria dedicata 
all'emulazione degli standard Epson, Dia- 
blo ed Extended Diablo. oltre all'emulazio- 
ne di plotter grafici compresi i linguaggi 
HPGL e Lasergraphics Language. La riso- 
luzione è di 300 punti per pollice ad una 
velocità di 8 pagine al minuto. Il Premium 
Publisher comprende anche oltre 75 font di 
carattere con stampa in spaziatura propor- 
zionale ed a passo fisso con un intervallo 
variabile tra 6 e 36 punti, compatibilità con 
Page Maker, Ventura Publisher, Font Page. 


Digitronua e NEC 

Dal 1986 la Digitronica Spa distribuisce 
le stampanti NEC sul mercato italiano, tra 
i modelli di spicco sono da ricordare quelli 

34 


appartenenti alla linea Pinwriter a 24 aghi 
ed in particolar modo la P9 XL che stampa 
alla velocità di 400 cps in modo draft e 140 
cps in Letter Quality. 

La società di Verona è ora impegnata 
nella commercializzazione di una serie di 
nuovi prodotti appartenenti al mercato dei 
sistemi operanti in ambiente UNIX/XE- 
NIX System V. 

Si tratta della linea di computer Blitz che 
utilizzano come CPU i processori Motorola 
della serie 68000 a 32 bit. I modelli della fa- 
miglia Blitz sono 3: Blitz 682, Blitz 685 ed il 
nuovo Blitz 689. 

Le principali caratteristiche dei primi 
due modelli possono essere riassunte in ter- 
mini di grande espandibilità e di apertura 
agli standard industriali. 

L'architettura è costituita da una CPU 
Motorola MC 68010 a 10 MHz «zero wait 
state». MMU (Memory Management Unit) 
a 32 registri operante con un MC 68451, 
memoria centrale di 2 Mbyte espandibile a 
16 Mbyte, e uscite seriali RS 232C, control- 



ler perfino a 3 hard-disk e nel modello 685, 
bus standard VME con altre 6 uscite seriali 
per il collegamento di posti di lavoro e 
stampanti. 

Il Blitz 689 è invece il modello di mag- 
gior prestigio e opera con il processore MC 
68020 a 16 MHz, utilizza un bus VMX e 
permette il collegamento di 36 terminali. 

Grazie ad un opportuno software di in- 
terfaccia è possibile il collegamento di 
qualsiasi personal computer IBM compati- 
bile con funzionamento in MS-DOS. In tal 
modo il Blitz viene utilizzato come concen- 
tratore o «server» di archivi residenti sotto 
XENIX, realizzando in tal modo un vero e 
proprio «ponte» tra i due ambienti operali- 


Intel PLCC 80286 

Confezionato in un package economico 
PLCC (Plastic Leaded Chip Carrier) il pro- 
cessore 80286 e immediatamente disponibi- 
le in una nuova versione. 

La notizia ufficiale diffusa dalla Intel 
parla anche di notevoli miglioramenti ri- 
guardanti le specifiche di temporizzazione 
dell'80286. da 10 e 12.5 MHz. per l'uso di 
RAM dinamiche più economiche per la 
conseguente progettazione di memorie con 
stato di attesa zero (zero wait state). 

L'impaccamento PLCC, compatibile con 
tutti i precedenti modelli garantisce una 
maggiore resistenza allo sforzo ed alla rot- 
tura ad un costo notevolmente inferiore. 
Un diffusore di calore incorporato permet- 
te la continuità termica rispetto ai package 
PGA e LCC, con un aumento della dissipa- 
zione di calore. 

Il PLCC 80286 si può montare su qual- 
siasi lato di un pannello a circuiti stampati 
economizzando spazio. 

L’80286 è sempre più richiesto sia sul 
mercato industriale che su quello militare 
che per le telecomunicazioni grazie anche 
alla compatibilità del software sviluppalo 
con il processore 386 che assicura una base 
di software da 10 miliardi di dollari. 


MCmicrocomputer n, 63 - maggio 1987 



TRA IL PIÙ DIFFUSO 
PERSONAL COMPUTER 
ED IL NUOVO 
AMSTRAD PC 1512 
NON ESISTE 

SOFTWARE DI DIFFERENZA 



Amstrad PC-1512 è un Personal MS-DOS. Utilizza cioè lo stesso software 
dei più diffusi personal computer oggi in commercio, dai quali, però si 
differenzia non solo per il prezzo inferiore e per le prestazioni superiori, ma 
anche per il software in dotazione. Infatti nessuno ti dà, compresi nel 
prezzo, ben due sistemi operativi: l'MS-DOS 3.2 della Microsoft, il DOS 
Plus 1.2 della Digital Research e tante altre applicazioni: il GEM versione 2, 
il GEM Paint della Digital Research e il GEM BASIC 2 della Locomotive 
Software. Logicamente sono in italiano, manuali compresi. 

Amstrad PC-1512, ti dà tanto di più, ma ti chiede molto di meno. 


PC-1512 Versione Italiana 

L.1.390.000+iva 

Distribuito in esclusiva da G.B.C. Italiana S.p.A. 



news 


Bite-Board a protezione 
del software 

Il metodo più sicuro per impedire la co- 
pia del software è quello di fornire, insieme 
al programma, una «chiave» hardware non 
duplicabile ed indispensabile al corretto 
funzionamento della procedura installata. 



Seguendo questa filosofia la Hardest ha 
prodotto Bite-Board, un efficace aiuto per i 
produttori di software ai quali assicura 
protezione per il proprio lavoro. 

Si tratta di un sistema intelligente e pro- 
grammabile daM'utente che consente copie 
cautelative dei programmi impedendone il 
funzionamento su unità non abilitate. 

Distribuite in Italia dalla MPM di Reg- 
gio Emilia, viene inserita in uno degli slot 
di un qualsiasi PC compatibile come una 
comune interfaccia e non necessita di porte 
seriali o parallele. 

Bite-Board offre 16 locazioni da 8 bit di 
memoria RAM a disposizione dell'utente 
per la creazione di sofisticati sistemi di pro- 
tezione c comunica con l'elaboratore in cui 
è inserita tramite sequenze criptografiche 
basate su codici pseudo-causali, un metodo 
che assicura un alto livello di sicurezza nel- 
l'eventualità di un tentativo di decifrazio- 
ne. Bite-Board, nelle intenzioni dei costrut- 
tori, vorrebbe essere uno strumento che, ol- 
tre a proteggere le software house dalla co- 
piatura indiscriminata dei programmi svi- 
luppati, possa contribuire in maniera ade- 
guata anche ad una più corretta gestione 
del software circolante. 


SAS Institufe 
acquista la Lattice Ine. 

Nel 1984 SAS Institute acquistò dalla 
Lattice Ine. il diritto ali'implementazione 
del famoso compilatore Lattice C per mi- 
crocomputer sui mainframe operanti in am- 
biente IBM. 

Dopo diverse sperimentazioni dell’im- 
plementazione del linguaggio per la realiz- 


36 


zazione del Sistema SAS, scaturite nel suc- 
cesso commerciale ottenuto dall'implemen- 
tazione della versione mainframe del SAS 
con il compilatore C, è scaturita la decisio- 
ne della SAS di acquisire la Lattice C. 

In seguito all'acquisizione, la Lattice 
opererà come consociata indipendente ed 
attraverso i propri canali di vendita già esi- 
stenti continuerà ad offrire la propria linea 
di prodotti comprendente oltre 50 strumen- 
ti per lo sviluppo di software e pacchetti di 
ottimizzazione della produttività. Con un 
fatturato che nel 1986 ha superato 100 mi- 
lioni di dollari, SAS Insitute è una delle più 
grandi aziende produttrici di software. 

Il Sistema SAS, il prodotto di maggior 
prestigio, è un pacchetto integrato multi- 
funzionale adatto a diversi settori di attivi- 
tà: gestione dati, sviluppo applicativo, ana- 
lisi statistiche, produzione di grafici, piani- 
ficazione, ricerca operativa e controllo qua- 
lità. 

Il Sistema SAS per PC, scritto principal- 
mente in C e presentato nell'ottobre del 
1985 ha raggiunto il traguardo delle 
220.000 licenze di rilascio per l'utilizzo su 
workstation. 


XT 386? 

La Microdata System srl di Lerici distri- 
buisce in Italia i prodotti della Quadram 
USA, una delle società leader nella produ- 
zione di schede di espansione per PC. 

È di questi giorni la notizia riguardante 
l'acquisizione di un nuovo prodotto, si trat- 
ta della scheda Quad 386XT che permette 
di potenziare le prestazioni di un PC basa- 
to sul processore 8088 grazie all'impiego 
della CPU 80386 con clock a 16 MHz. 

La scheda Quad 386XT permette la ge- 
stione di fino a 3 Mbyte di memoria di si- 
stema, 96 Kbyte di memoria video e 32 
Kbyte di memoria «cache»; inoltre i PC 
XT possono, sfruttando le caratteristiche di 
elaborazione a 32 bit proprie del 386, lavo- 
rare in multiutenza utilizzando più pro- 
grammi contemporaneamente. 

L'installazione della scheda sul PC non 
richiede il settaggio di alcuno switch o jum- 
per, ma avviene via software rispondendo 
ad alcune domande con una operazione di 
configurazione semplice e veloce che non 
consente errori. 

La scheda Quad 386XT è dotata di un 
bus di interfacciamento asincrono ed offre 
I Mbyte di memoria configurata in parole 
di 32 bit, ottenuta utilizzando un chip di 
memoria dinamica da 256 Kbyte, ed una 



espansione di memoria da 2 Mbyte; è pre- 
vista la possibilità di inserire il coprocesso- 
re matematico 80287 e la scheda supporta 
espansioni di memoria secondo lo standard 
LIM (Lotus, Intel, Microsoft) oppure AST, 
Quadram, Ashton-Tate. 

Al fine di utilizzare la modalità a 32 bit 
al massimo delle possibilità sono previsti 
dei driver per la gestione della memoria per 
l’utilizzo da parte dei programmi applicati- 


Borse di studio Apollo Computer 


Per l’anno 1986/87, la Apollo Computer, 
leader mondiale nella produzione di work- 
station professionali, attenta ai problemi 
della scuola, mette in palio 4 borse di stu- 
dio, 6 stage di formazione ed 8 corsi di 
computer grafica per giovani studenti lau- 
reandi, laureati o diplomati che potranno 
conoscere una realtà lavorativa qualifican- 
te dal punto di vista professionale nello 
specifico settore della computer grafica, 
Apollo metterà a disposizione le proprie 
workstation grafiche presso le quattro filia- 
li che la società ha in Italia, per permettere 
ai giovani studenti di sviluppare le tesi sul- 
l'argomento computer graphics, che rap- 
presenta attualmente uno dei settori di 
avanguardia con applicazioni e sviluppi nei 
più svariati settori industriali e di ricerca. 

Il sunto delle tesi premiate sarà pubbli- 
cato sul giornale Apollo distribuito a tutti i 
suoi clienti dalla società. 


Amplisystem Education 

Per chi volesse perfezionarsi nell'uso di 
molti pacchetti applicativi, Amplisystem, la 
divisione computer della Amplifon SpA, 
rende noto che per il periodo aprile/luglio 
1987 sono aperti i corsi di alfabetizzazione 
informatica inerenti argomenti di carattere 
generale e argomenti specifici. Il calenda- 
rio dei corsi prevede argomenti monografi- 
ci da trattare nello spazio di tempo compre- 
so tra 1 e 4 giorni con lezioni riguardanti 
sia l'uso di prodotti affermati come dBase 
III, AutoCAD, Framework, Lotus 123 ed 
un corso specifico riguardante il sistema 
operativo MS-DOS rivolto a chi non pos- 
siede alcuna esperienza di Personal Com- 
puter e vuole acquisire le nozioni fonda- 
mentali ed i comandi relativi al sistema 
operativo. 

Il prezzo è di L. 180.000 (IVA esclusa) e 
la partecipazione a questo corso è conside- 
rato come un prerequisito per la partecipa- 
zione agli altri corsi. 

Nel calendario sono previsti anche corsi 
riguardanti l'uso di DALOG-GA 85, indi- 
rizzato a chiunque necessiti di uno stru- 
mento per la gestione aziendale su PC, del- 
la durata di 4 giorni ad un prezzo di 
180.000 lire più IVA a modulo, ed anche un 
interessante corso della durata di due gior- 
ni, con inizio a maggio, riguardante l'uso di 
PageMaker. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



TRA IL PIÙ DIFFUSO 
PERSONAL COMPUTER 
ED IL NUOVO 
AMSTRAD PC 1512 
ESISTONO TRECENTO 
OTTANTAQU ATTROMI L A 
DIFFERENZE 
BYTE PIÙ BYTE MENO 



Amstrad PC-1512 nasce con una memoria sviluppatissima: 51 2K RAM 
facilmente espandibile a 640K. 

E pensare che altri personal della stessa categoria, di prezzo ben 
superiore, ti mettono a disposizione solo 128K RAM. 

Inoltre PC-1512 è velocissimo, fino a cinque volte di più rispetto agli altri, 
grazie al suo microprocessore Intel 8086 funzionante a 8 MHz. 

Come se non bastasse, già nella versione base ti offre addirittura la grafica 
ad alta risoluzione con 16 toni di grigio. 

Amstrad PC-1512. ti dà tanto di più, ma ti chiede molto di meno. 


ìcrpr 


PC-1512 Versione Italiana 

L. 1.390.000 iva 

Distribuito in esclusiva da G.B.C. Italiana S.p.A. 


news 


Olivetti e previsioni del tempo 


Dopo l'annuncio riguardante lo sviluppo 
di nuovi modelli in ambiente Unix, centra- 
to sugli elaboratori della linea AT&T 3B, la 
Olivetti ha fornito i nuovi servizi meteoro- 
logici computerizzati «Meteouno» e «Me- 
teodue», rispettivamente per la prima e se- 
conda rete televisiva, basati su una rete di 
personal computer di propria produzione. 

I due servizi sono realizzati in coprodu- 
zione con la RAI, e sulla base delle cono- 
scenze acquisite con l'analogo servizio già 
operativo sulla terza rete (Meteotre), sono 
utilizzati per tutte le fasi del processo di 
creazione del programma: dalla raccolta ed 
elaborazione dei dati provenienti dalle 62 
stazioni di rilevamento dell'Aeronautica 
Militare su tutto il territorio nazionale, fino 
alla presentazione in forma grafica sullo 
schermo delle relative previsioni atmosferi- 
che. La Olivetti ha fornito oltre alle appa- 
recchiature anche la consulenza tecnica ed 
il software sviluppalo dalle società Data- 
mat e Telesia. 

La rappresentazione grafica nel corso dei 
due programmi televisivi è differente: Me- 
teouno visualizza i dati riguardanti le previ- 
sioni atmosferiche con un sistema di rap- 
presentazione in tempo reale che consente 
effetti di immagini in movimento, mentre 
Meteodue visualizza immagini tridimensio- 
nali con possibilità di poter adoperare fino 
a 16 milioni di colori. 

II servizio rappresenta un interessante 
esempio di applicazione delfinformatica in 
campo televisivo e propone nuove originali 
vie per l'utilizzazione del personal compu- 
ter. 


Fujitsu Italia: 
nuove unità periferiche 

In occasione della propria partecipazio- 
ne al PC Forum, la Fujitsu Italia ha annun- 
ciato la disponibilità di alcune unità perife- 
riche particolarmente indicate per gli utenti 
di personal computer. Si tratta di drive per 
floppy disk e dischi rigidi, e di nuove stam- 
panti a matrice di punti caratterizzate da 
una elevata risoluzione. La nuova linea di 
floppy disk drive si compone di due diverse 
serie denominate M2550 e M2530: la prima 
è costituita da drive da 5 pollici e 1/4 del ti- 
po slim line della capacità non formattata 
compresa tra 0,5 e 1,6 Mbyte con tempi di 
accesso di 67 e 91 msec. La velocità di tra- 
sferimento è compresa tra 250 e 500 Kbyte 
per secondo ed è possibile realizzare dei 
sottosistemi collegando in cascata fino a 4 
unità ad un controller standard. La serie 
M2530 comprende disk drive da 3,5 pollici 
con capacità non formattata compresa tra I 
e 2 Mbyte, tempi medi di accesso compresi 
tra 173 e 94 msec. La velocità di trasferi- 
mento è identica a quella della serie M2550 
e come questa il posizionamento dei drive 
può essere sia orizzontale che verticale. An- 



che sul fronte dei drive Winchester le novi- 
tà Fujitsu appaiono piuttosto interessanti: 
si parte da un modello da 5 pollici e 1/4 
con interfaccia SCSI della capacità di 172 
Mbyte non formattati, per finire a due mo- 
delli da 3,5 pollici da 36 e 51 Mbyte non 
formattati. Il tempo medio di accesso del 
primo è di 25 msec. con una velocità di tra- 
sferimento dei dati che si aggira intomo a 
1,25 Mbyte/sec. Tra le caratteristiche di 
maggior rilievo l'elevata densità per traccia 
(20400 bit per pollice), la velocità di rota- 
zione di 3600 giri al minuto ed un consumo 
di 30 watt. I due modelli da 3,5 pollici han- 
no un tempo medio di accesso di 40 msec. 
con una velocità di trasferimento di 625 
Kbyte al secondo. I dati vengono registrati 
con codifica MFM con una densità per 
traccia di 14845 bit per pollice. La nuova 
stampante DL 34000 a 136 colonne e 10 
cpi, può stampare fino a 240 cps in draft e 
60 cps in Letter Quality con una risoluzio- 
ne di 360 x 1 80 caratteri per pollice. La te- 
stina a 24 aghi è garantita per una durata di 
300 milioni di battute. Per la stampa di font 
diversi dal Courier 10 e Prestige Elite già 
residenti, la nuova Fujitsu si avvale di un 
sistema denominato IC Cards. Si tratta di 
schedine che incorporano ognuna due font. 

Un pannello frontale permette la selezio- 
ne di numerose possibilità operative: come 
per i modelli precedenti è possibile la coe- 
sistenza del foglio continuo con il foglio 
singolo. Un kit colore è facilmente installa- 
bile per trasformare il modello monocro- 
matico in una stampante a colori di elevata 
qualità e costo contenuto. Le interfacce 
Centronics e RS 232C permettono la con- 
nessione con la maggior parte dei personal 
computer, mentre l'emulazione IBM Pro- 
printer/Graphic printer, FX80, JX80 e Dia- 
blo 630 rendono questa stampante compa- 
tibile con la maggior parte dei sistemi pre- 
senti sul mercato. 


Akron si presenta 


Con un recente accordo stipulato con la 
Convergent Microsystems Ltd. giapponese, 
la Akron di Pordenone distribuirà in Italia 
i prestigiosi prodotti Convergent, tra i quali 
hard disk e controller integrati su scheda 
per PC IBM e compatibili. 

Tra gli hard disk controller integrati, I* 
Hardcard Plus, disponibile nelle capacità 
di 33, 51 e 66 Mbyte è il modello di mag- 


gior interesse distribuito dalla società. Si 
tratta di un prodotto dall'installazione mol- 
to rapida e con consumi e dispersione di 
calore altrettanto bassi: appena 1 1,5 watt di 
assorbimento contro i 40 watt di un norma- 
le hard disk da 10 Mbyte ed una dissipazio- 
ne in calore di soli 6 watt. 

La velocità di trasferimento dei dati è di 
7,65 Mbyte al secondo, un dato che signifi- 
ca il 50% in più in termini di velocità di un 
tradizionale disco rigido. 

Grazie all'avanzata tecnologia impiega- 
ta, l'Hardcard Plus, per accedere ad una 
traccia, utilizza una sola rotazione del di- 
sco con riprova automatica in caso di erro- 

La scheda controller provvede alla dia- 
gnosi automatica al momento dell'accen- 
sione ed é possibile la coesistenza di un se- 
condo Hardcard Plus nello stesso PC. 

La compatibilità é assicurata anche con i 
PC AT e XT. 

Tra i servizi offerti dalla Akron c'è anche 
un tempestivo servizio informativo che tie- 
ne continuamente aggiornati, a mezzo news- 
letter inviate a coloro che ne fanno richie- 
sta, su quanto i mercati intemazionali of- 
frono nel campo dell'informaiica e delle te- 
lecomunicazioni. 


Graphtec Corporation Plotter 

Le periferiche grafiche prodotte dalla 
Graphtec Corporation di Tokio sono distri- 
buite in Italia dalla SPH Elettronica di Mi- 
lano che annuncia la disponibilità sul mer- 
cato italiano di tre nuovi plotter di piccolo, 
medio e grande formato denominati 
PD93I1/F, FD52II e PD91II. 

Il primo è un plotter a foglio mobile in 
formato A3 con una velocità massima di 
plottaggio di 44,5 cm/sec in direzione dia- 
gonale ed una accelerazione massima di 2g. 

La risoluzione meccanica è 0,005 mm 
programmabile in step compresi tra 0,1 e 
0,025 mm; la precisione è inferiore a più o 
meno lo 0,2% dello spostamento con una ri- 
petitibilità dello 0,2 mm 4 penne con ab- 
bassamento smorzato e regolazione auto- 
matica della velocità e pressione completa- 
no, insieme ad un alimentatore automatico 
per 100 fogli, disponibile opzionalmente, la 
dotazione di questo modello. 

Il secondo plotter è in formato A2 con 
funzione di compensazione degli assi nel 
caso che la carta non sia stata inserita cor- 
rettamente. 



38 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


PCbit: ristampe d'autore. 

nfijÓvOSSS® 





e- 


PCbit plus 

microprocessore 8088 con clock da 4.77 MHz a 10 MHz 

PCbit 286 

microprocessore 80286 con clock a 12 MHz 

PCbit 386 

microprocessore 80386 con clock a 16 MHz 

I nuovi PCbit, compatibili con i vecchi e i nuovi sistemi operativi 
standard (MS DOS, MS OS/2, XENIX, ecc.), 
riaffermano come vincente la scelta della Bit Computers di proporre personal 
computer a costo aggressivo ma tecnologicamente avanzati e sviluppati 
tenendo conto dell'evoluzione degli standard: creatività nella continuità. 

]]™bit computers 




news 


La massima velocità è di 62,5 cm/sec in 
direzione assiale con risoluzione di 0,00625 
mm, anch'essa programmabile con step tra 
0,1 e 0,05 mm. La precisione consente un 
coefficiente di ripetitibilità inferiore a 0,1 
mm. Le penne in dotazione sono 10 e gra- 
zie alla regolazione automatica della velo- 
cità e della pressione è possibile l'impiego 
di carta normale, patinata, da disegno, po- 
liestere e trasparenti per proiezioni, ritenu- 
te con un sistema di tipo elettrostatico. Un 
display a cristalli liquidi sul pannello di 
controllo frontale permette una semplice e 
facile impostazione dei parametri di fun- 
zionamento. Un buffer da 256 Kbyte è di- 
sponibile in opzione. 

L'ultimo modello è a foglio mobile di 
grande formato (Al) con una area di scrit- 
tura di 864x594 mm con riconoscimento 
automatico delle dimensioni del foglio. An- 
che in questo caso c'è un sistema di com- 
pensazione per l'allineamento degli assi 
con i bordi della carta. La massima velocità 
è di 44,5 cm/sec in direzione diagonale con 
accelerazione di 2g. La risoluzione è di 
0,005 mm programmabile con step compre- 
si tra 0,1 e 0,025 mm con una precisione 
dello 0,15%. Anche per questo modello è 
disponibile un buffer da 256 Kbyte in op- 
zione, mentre è dotato in partenza del siste- 
ma di discesa frenata delle 4 penne e della 
regolazione automatica della velocità e 
pressione. Analogamente su questo model- 
lo, come sul precedente, è presente un di- 
splay di controllo frontale. Per tutti i mo- 
delli è prevista l'utilizzazione del linguag- 
gio grafico Graphtec o emulazione HP, le 
interfacce disponibili sono Centronics 
(standard) e in opzione RS 232C oppure 
IEEE 488. Le penne utilizzabili sono del ti- 
po con base ad olio o acqua, ceramiche, a 
sfera ed a china. 


NCR 3390 Workstation 


Se non fosse per il fatto di vedere uno 
schermo a tubo catodico piuttosto che uno 
piatto a tecnologia LCD o plasma, la sta- 
zione di lavoro professionale NCR 3390 
potrebbe tranquillamente essere scambiata 
per un portatile. L'inganno scaturisce dal 
fatto che le dimensioni compatte ed il peso 
contenuto lo fanno sembrare insolito per 
essere definito come AT compatibile. 

I modelli proposti dalla NCR sono tre e 
sono contraddistinti dalla diversa configu- 
razione dei dischi: senza disco, con unità 
micro floppy da 3,5 pollici 720 Kbyte e con 
disco rigido da 3,5 pollici 20 Mbyte. Cia- 
scuno dei tre modelli è disponibile con di- 
versi adattatori video ed i prezzi oscillano 
da un minimo di L. 3.365.000 ad un massi- 
mo di L. 4.965.000 con una configurazione 
comprendente, in caso di presenza del di- 
sco rigido, sistema operativo NCR DOS 3.2 
e video monocromatico. Le caratteristiche 
tecniche del prodotto di maggiore impor- 
tanza riguardano l'architettura di sistema 



basata su due schede più una espansione 
per compatibilità PC/AT IBM con CPU 
80286 a 6 e 10 MHz e coprocessore 80287, 
bus a 16 bit, memoria di 640 Kbyte con 
possibilità di espansione fino a 2 Mbyte, 
orologio/calendario con batteria tampone, 
controller per due disk drive ed hard-disk, 
adattatore video monocromatico standard 
ed in alternativa Hercules, CGA, NCR ad 
alta risoluzione e IBM EGA. 

Sono logicamente comprese due porte 
seriali ed una porta parallela Centronics; la 
tastiera può essere di due tipi: espansa con 
layout italiano o statunitense, e speciale de- 
dicata all'uso dell'unità come workstation. 


Siemens: PC-XIO SINIX 


Equipaggiato con un processore a 16 bit 
80186 Intel funzionante con un clock alia 
frequenza di 8 MHz, memoria di 512 Kbyte 
oppure I Mbyte, un floppy disk drive da 5 
pollici della capacità di 650 Kbyte ed un 
hard-disk della capacità di 10 o 22 Mbyte a 
scelta, il PC-X10 della Siemens rappresenta 
una soluzione ideale per chi vuole orientar- 
si all'utilizzo del PC in direzione dei siste- 
mi multiposto funzionanti sotto SINIX, il 
sistema sviluppato da Siemens su base 
UNIX. 

Il PC-X10 permette la comunicazione con 
elaboratori centrali IBM e Siemens ed assi- 
cura la compatibilità con i sistemi operativi 
BS 2000, DOS e MVS. Nell'ambito del pri- 
mo, adottato dagli altri elaboratori Sie- 
mens, il PC-X10 presenta la caratteristica 



di permettere collegamenti molto veloci 
grazie al sistema BAM. 

Tale collegamento raggiunge una veloci- 
tà di 230 Kbyte al secondo, una velocità di 
trasmissione dati non consentita da altre 
procedure. 

Il sistema operativo SINIX permette di 
poter usufruire delle garanzie offerte dal 
mondo UNIX e quindi di poter utilizzare 
un vasto parco software costantemente in 
crescita. Oltre ai prodotti standard come 
word processing, contabilità finanziaria e 
più generali applicazioni di calcolo, esiste 
una vasta gamma di programmi applicativi 
e di tool per lo sviluppo di software. 

In opzione sono disponibili numerosi ac- 
cessori che variano da una unità di backup 
a nastro della capacità di 45 Mbyte ad un 
secondo processore di I/O con 4 interfacce 
SS97 per il collegamento di un maggior nu- 
mero di unità periferiche, oppure un pro- 
cessore per l'impleraentazione di una LAN 
del tipo Ethernet. 


Honeywell Bull UPS 7000 


A pochi giorni dalla costituzione e dal- 
l'annuncio del cambio di denominazione 
da Honeywell ISI in Honeywell Bull, la 
prima grande multinazionale posseduta da 
soci americani, europei e giapponesi pre- 
senta una nuova serie di 5 modelli di elabo- 
ratori contraddistinti dalle sigle 10, 20, 30 
40 e 50 che assicurano prestazioni compre- 
se tra 9000 e 52000 operazioni l'ora con 
una gestione massima, nel modello 50, di 
600 terminali. 

L'architettura di sistema dei nuovi Ho- 
neywell DPS 7000 è basata su un originale 
sistema modulare che opera la distribuzio- 
ne delle operazioni, ad esempio, il proces- 
sore centrale è costituito da cinque mini- 
processori miniaturizzati, collegati da un 
bus interno, che elaborano simultaneamen- 
te altrettante funzioni. 

La velocità di elaborazione è assicurata 
dall’impiego di un bus di sistema da 27 
Mbyte al secondo, di una «cache memory» 
e di una memoria centrale (RAM dinami- 
ca) dotata di 256 kbyte per elemento per 
una configurazione massima di 16 Mbyte. 

I sistemi DPS 7000 possono essere impie- 
gati anche in ambito dipartimentale grazie 
al sistema operativo GCOS 7-AS espressa- 
mente studiato per integrare tutte le funzio- 
ni di base necessarie alle diverse applica- 
zioni in campi che spaziano dalla automa- 
zione d'ufficio all'impiego gestionale. 


Lotus: aperta la sede 
della filiale italiana 

Il Presidente della Lotus Development 
Corporation, la prima società indipendente 
di software, Jim Manzi, ha presenziato alla 
cerimonia di inaugurazione della nuova se- 
de della filiale italiana. 

Jim Manzi è il Presidente, Chief Executi- 
ve Officer e Chairman della società, e per 
la prima volta, con l'occasione, è venuto in 
visita nel nostro paese. 

La nuova sede italiana della Lotus, in via 


40 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




stampanti BIT writcr PChit compaci 


Bit Computers: fornitore globale, 



Oltre ai personal Apple e IBM, proposti tramite i punti vendita diretti, 
e alla gamma completa dei PCbit (PCbit, PCbit plus, PCbit 286, PCbit 386, 

PCbit compact e PCbit portable), 
la Bit Computers distribuisce i personal Olivetti, le stampanti 
BITwriter linea OKI e linea Mannesmann, i dischi rigidi Lexikon 
nonché monitor, controller, back-up, modem, floppy disk 
e quanto il mercato richiede ad un'azienda che ha questo obiettivo: 
proporsi come fornitore globale di prodotti e servizi qualificati 
a prezzi vincenti tramite una rete di Rivenditori Autorizzati selezionata 
e presente nell'intero territorio nazionale. 


^23bit computers 



news 


Lampedusa ll/A, diretta dall'ingegner 
Giovanni Catalfamo, è inserita in un nuovo 
insediamento industriale milanese che vede 
la presenza di altre aziende del settore in- 
formatico. 

Gli uffici coprono un'area di oltre 700 
mq con un ampio spazio dedicato alla sala 
corsi attrezzata con 40 posti, 12 PC ed una 
completa disponibilità di attrezzature au- 
diovisive. La sede si avvale di due grandi 
sale di riunione e di una ampia zona dimo- 
strativa dove sarà possibile assistere alle 
prove dei prodotti Lotus e consultare la re- 
lativa documentazione. Attualmente la 
struttura sarà utilizzata da un organico di 
IO persone che entro l'anno aumenterà di 
circa il 50%. 

In occasione dell'apertura della sede ita- 
liana, accanto a figure già note della strut- 
tura Lotus in Italia, sono entrati a far parte 
dell'organizzazione anche nuove figure 
professionali responsabili della promozio- 
ne dei prodotti presso i grandi utenti ed i 
centri software. 


F.S.P. il franchising 
ad alta tecnologia 

Il franchising è una particolare forma 
commerciale che dietro corresponsione di 
una royalty, fa acquisire da un punto ven- 
dita il diritto allo sfruttamento del marchio 
ed a tutti i vantaggi concordati con il fomi- 

Tale forma di commercializzazione vanta 
illustri esempi nel settore dell'abbigliamen- 
to dove già da tempo famose marche utiliz- 
zano il franchising per la creazione di punti 
vendita definiti come «affiliati». Anche nel 
settore dell'informatica il franchising co- 
mincia ad essere apprezzato e sono già nate 
alcune catene di negozi affiliati dei quali i 
lettori di MC‘ sicuramente avranno avuto 
modo di sentir parlare specialmente per ciò 
che riguarda Computerland e Micro-Age. 

La F.S.P. (Franchising Studio e Progetti), 
una società di «Management Consultant» 
mirata allo sviluppo di sistemi di franchi- 


sing in alternativa a più tradizionali sistemi 
di distribuzione, si affianca ora, oltre a re- 
altà imprenditoriali già esistenti, anche in 
segmenti di mercato particolarmente inte- 
ressanti, e con originali formule, a nomi già 
affermati. 

La F.S.P. ha progettato una operazione 
di sicuro successo in un settore altamente 
tecnologico come quello dell'informatica, 
destinato ad essere, per definizione, un 
mercato in evoluzione dagli sviluppi futuri 
certamente positivi. 

L'operazione attualmente allo studio in 
questo segmento permette la realizzazione 
di vantaggiose formule economiche attra- 
verso la formula del franchising; tale ope- 
razione prevede la creazione di alcuni pun- 
ti vendita selezionati ed esclusivi, idonei al- 
l'offerta di prodotti di alta tecnologia desti- 
nati- a soddisfare le esigenze professionali 
di un vasto target di consumatori, sempre 
più esperto e qualificato, quale quello degli 
utilizzatori di sistemi informatici. 


Terminali Memorex 
per IBM 3270 

Con una serie di nuovi annunci la Me- 
morex Italia ha ampliato la propria gamma 
di prodotti con alcuni terminali rivolti agli 
utenti di reti tipo IBM 3270. 

I nuovi modelli sono due e si differenzia- 
no per l'essere uno, il 2180, monocromati- 
co, e l'altro, il 2180C, a colori. Il primo, con 
display da 15 pollici, rappresenta una alter- 
nativa al corrispondente IBM 3180, mentre 
il 2180C Memorex, con display da 14 polli- 
ci a colori, combina le caratteristiche del 
terminale IBM 3179 con quelle del modello 
3180. 

È stato annunciato anche il display 2291, 
un modello monocromatico compatto che 
sostituirà il precedente Memorex 2178. 

I due terminali presentati possono essere 
configurati in modo da poter collegare il 
modulo logico prescelto con il video che 
meglio si adatta alle specifiche richieste 
dall'utente; ciò consente anche la configu- 
razione sia per le reti 3270 che per i sistemi 
IBM 34/36/38. Tra le caratteristiche offer- 
te dal 2180, la possibilità di selezionare con 
la pressione di un solo tasto tra 4 formati 
video comprendenti diverse risoluzioni: da 
1920 (80 colonne per 24 righe) a 3564 carat- 
teri alfanumerici (132 colonne per 27 righe) 
visualizzabili su fondo verde o ambra. 



II modello 2180C ha un formato massi- 
mo di 3440 caratteri (43 righe per 80 colon- 
ne) in emulazione 3180. 11 display misura 
36 cm in larghezza ed altezza e la profondi- 
tà è di 42 cm; la configurazione completa 
pesa 18 kg. 

I nuovi terminali si distinguono per la 
concezione ergonomica particolarmente 
avanzata, comprendente anche il tratta- 
mento filtrante antiriflesso dello schermo, 
allarme regolabile, scelta dei colori di vi- 
sualizzazione tra verde ed ambra e spazio 
per appoggiare il palmo della mano sulla 
tastiera. E possibile il collegamento di tre 
diversi tipi di tastiera: una da 122 tasti, re- 
golabile in altezza su 5 diverse posizioni, ti- 
po macchina per scrivere APL ed una a 88 
tasti. Per tutti i modelli è prevista la nazio- 
nalizzazione in 14 lingue diverse. 

II terminale compatto 2291 da 12 pollici 
utilizza una tastiera da 122 tasti e con sup- 
porto per una stampante locale. Tutti e tre i 
nuovi modelli operano in ambiente bisin- 
crono o SNA/SDLC e possono essere uti- 
lizzati da tutti gli utenti di sistemi IBM di 
media e grande potenza, compresa la serie 
8100, e di sistemi compatibili. 


IN.TE.S.A. Fiat/IBM 


Iniziative Telematiche per Servizi Appli- 
cativi, per l'appunto IN.TE.S.A., è la socie- 
tà posseduta in parti uguali da Fiat ed IBM 
che opererà nel settore dei servizi a «valore 
aggiunto», cioè dei servizi informatici for- 
niti attraverso reti di telecomunicazione. 

I servizi sviluppati avranno come obietti- 
vo quello di migliorare il flusso dei mate- 
riali che ha luogo tra le industrie di produ- 
zione o distribuzione, i loro fornitori, le reti 
commerciali, gli spedizionieri, i trasporta- 
tori e le infrastrutture logistiche. Tutti gli 
operatori potranno accedere a banche dati 
centralizzate, alle quali affluiranno le infor- 
mazioni sui movimenti delle merci: sarà co- 
si possibile esercitare un controllo tempe- 
stivo dei processi garantendo la comunica- 
zione tra le diverse società in tempi rapidi. 
La sede commerciale della IN.TE.S.A. sarà 
a Torino ed i servizi verranno fomiti da un 
centro di calcolo costituito da un comples- 
so di elaborazione IBM al quale farà capo 
una rete SIP con unità periferiche distribui- 
te su tutto il territorio nazionale. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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Bologna: EDP Sistemi, tei. 263032; Cagliari: SJN.T., tei. 485145; Campobasso: Ecom, tei. 
91303; Canicattì (Ag): Computer Center, tei. 858529; Carmiano (Le): Elettronica Salenlina. tei. 
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533418; Catanzaro Lido: Robosoft Italia, tei. 33908; Cesenatico (Eo): MicroSystem, tei. 81751 ; 
Chieti: Diessepi, tei. 64389; Cinisello Balsamo (Mi): FRA. ES., tei. 6127970 ; Civitavecchia: 
Marine Pan Service, tei. 20267; Conegliano Veneto (Tv): De Maria Computer, tei. 24845; Cuneo: 
Thema, tei. 60983; Firenze: Soluzioni EDP. tei. 245220 ; Foggia: ISI Informatica Sistemi, tei. 72823; 
Francavilla Fontana (Br): Hard House, tei. 940532; Gaeta: Delta Computers, tei. 470168; Genova: 
Computer Center, tei. 581474 ; lamezia Terme (Cz): Sipre Elettronica, tei. 29081 ; Latina: First 
Success, tei. 495285; Luino (Va): Hacker Studio, tei. 531126; Molerà: Lucana Sistemi, tei. 214423; 
Melilo P.S. (RC): Nucleodata Teleinformatica, tei. 787339; Messina: Hardware Software Service, tei. 
775912; Mestre (Ve): Computer Service, tei. 5311455; Milano: Computer Shop, tei. 2360015; 
Napoli: C.F., tei. 7612144; General Computers. lei. 5510114; Terminal, tei. 404521 ; Padova: EDP 
Sistemi, tei. 654281 ; Palermo: Dalamax, tei. 575369; Perugia: Seld Umbria, tei. 72721; Piacenza: 
Genius, tei. 31047; Pisa: Dataport 2. tei. 48558; TT LAB. tei. 552590; Pordenone: Electronic Center, 
tei. 28006; Portoscuso (Ca): SA.P. Sistemi Elettronici, tei. 509893; Potenza: Delta Informatica, tei. 
22835; Rende (Cs): DP. Service, tei. 863790; Rimini (Fo): Computer System, tei. 771209; Salerno: 
Informatica Key Computers, tei. 227433; Saluzzo (CN): EDP Windows, tei. 46971; S. Giovanni 
Valdarno (Ar): SMA.U., tei. 944277; Sassari: Golden Computers, tei. 234309; Servinform, tei. 
293824; Sciacca (Ag): Professional Computer, tei. 26986; Siena: Numerika, tei. 284229 ; Siracusa: 
Magis General Soft, tei. 22455; Sondrio: Tek.no bit. tei. 219540; Taranto: SSJ., tei. 335996 ; 
Torino: Cesit, tei. 3190920; Torrita di Siena (Si): Delta System, tei. 686363; Venezia: Mariconda 
Computer, tei. 29040; Verbania (No): Elliolt, tei. 43517. 


news 


Il sistema è basato sull'architettura di co- 
municazione IBM SNA (Systems Network 
Architecture) e prevede collegamenti delle 
reti pubbliche per le interconnessioni con il 
centro e tra unità periferiche. 

I servizi inizieranno ad essere disponibili 
attorno alla metà del 1988, dopo una base 
dedicata alla realizzazione delle infrastrut- 
ture di rete ed all'attività di sviluppo. 

Oltre ai servizi logistici, la Società offrirà 
anche stazioni di lavoro, prodotti software 
e servizi di consulenza e formazione per la 
progettazione ed integrazione di sistemi te- 
leinformatici. 


Open A«ess: quattro per uno 

Cale, Base, Word e Com sono i 4 moduli 
che costituiscono Open Access, il primo am- 
biente di gestione dei dati integrato con ta- 
bellone elettronico, videoscrittura e comu- 
nicazione via modem, disponibile in modu- 
li separati, integrabili in un unico corpo. 

Base, l'ambiente principale del pacchetto 
è un database relazionale realizzato con un 
linguaggio strutturalo che gestisce diretta- 
mente le finestre sullo schermo. È possibile 


la conversione dei dati in formato dB li e 
dB III in quello impiegato dal programma. 

Cale, il tabellone di calcolo è in grado di 
fare la ricerca all'indietro (goal seeking) 
calcolando fino a 5 variabili. 

Word e Com sono i moduli dedicati alla 
videoscrittura ed alle comunicazioni. Il pri- 
mo lavora su file lunghi fino a 32 Kbyte, ed 
ha formati compatibili sia con il DOS che 
con Wordstar: alcuni dei grafici bidimen- 
sionali di Cale possono essere inseriti diret- 
tamente in Word. 

Il pacchetto di comunicazione multistand- 
ard Com lavora in Xon-Xoff, XModem, 
Kermit. VT-100 e permette il collegamento 
con la maggior parte dei protocolli utilizza- 
ti in tutto il mondo. 

I moduli separati di Open Access rendo- 
no possibile l'uso anche su computer muni- 
ti di due drive da 360 Kbyte. I prezzi stabi- 
liti dalla SVPT (Sviluppo Vendite Prodotti 
Tecnologici), che ha realizzato il pacchetto, 
variano tra 1.750.000 lire per il programma, 
900.000 lire per il modulo Base, e 280.000 
lire per il modulo Word, tutti IVA esclusa. 


Amiga Enhancer Software 

Ad un prezzo di sole 30.000 lire più IVA, 
la Bytec di Brà offre l'Amiga Enhancer 
Software, un pacchetto per gli utenti di 
Amiga, comprendente la manualistica ri- 
guardante Kickstart, Workbench 1.2 ed Ex- 
tras comprensivo di Amiga Basic. 


I tre dischetti sono compresi nella confe- 
zione e consentono agli utilizzatori di Ami- 
ga che hanno acquistato il sistema prima 
dell'uscita aggiornata di Workbench, di po- 
ter disporre finalmente della nuova release 
ufficiale del sistema operativo. 

Nel disco Extras sono contenuti anche i 
file riguardanti le cosiddette PC utility per 
l'uso con gli emulatori di PC ed il file di 
configurazione della tastiera italiana op- 
portunamente corretto per evitare lo scam- 
bio dei tasti W e Z, richiamabile con l'istru- 
zione SETMAP 1. 

I manuali comprendono i nuovi comandi 
e le nuove funzioni sia del KERNAL che 
della sofisticata interfaccia Intuition. 

Nelle intenzioni della Bytec c'è anche la 
commercializzazione a breve scadenza di 
un pacchetto comprendente i manuali in 
italiano di Amiga DOS comprensivi delle 
indicazioni riguardanti le versioni 1.1 e 1.2 
ed una serie di utility adatte all'ottimizza- 
zione delle potenti risorse del sistema. I 
nuovi prodotti si vanno ad aggiungere alla 
linea di accessori già commercializzata 
comprendente anche una espansione di 
memoria modulare di produzione Micro- 
botics con prezzo compreso tra 720.000 lire 
nella versione da 512 Kbyte e 4.100.000 lire 
nella versione da 2 Mbyte; un drive esterno 
da 3,5 pollici disponibile in versione singo- 
la o doppia al prezzo, rispettivamente di 
322.000 o 551.000 lire. I prezzi sono da in- 
tendersi IVA esclusa ed a richiesta è possi- 
bile ricevere un catalogo del software di- 
sponibile comprendente molti titoli, tutti in 
versione originale completa di manuali. 



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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



news 


384: arriva il Multiterh 1100 AT 386 


Novità Mannesmann al SIOA 

In occasione dell'ultimo SIOA, la Man- 
nesmann Tally ha presentato alcune nuove 
stampanti che si vanno ad aggiungere alla 
già completa linea di stampanti fin qui pro- 
dotte. Si tratta della MT 50 Heavy Duty e 
delle piccole e versatili MT 87 e MT 88. 

La MT 50 è indicata per impieghi gravo- 
si, applicazioni industriali, self Service ban- 
cario e dove deve essere fruibile diretta- 
mente dal pubblico. 

In proposito, una taglierina permette di 
produrre moduli fino a 25,4 mm evitando 
qualsiasi spreco di carta. 

La MT 50 si caratterizza per una elevata 
velocità di stampa, fino a 400 cps, ed un ot- 
timo rendimento in High Quality con velo- 
cità di 100 cps. 

La testina a 9 aghi permette densità di 
stampa comprese tra 10 e 16,6 cpi con un 
set di 128 caratteri ASCII selezionabili tra 
8 set nazionali. 

La versione D permette anche la stampa 
di macrocaratteri, stampa OCR-A/B e co- 
dici a barre. L'interfaccia è parallela, oppu- 
re seriale, gestisce moduli continui con tra- 
scinamento a trattori e la rumorosità si man- 
tiene al di sotto dei 60 dB in misura pesata. 

I nuovi modelli MT 87 e MT 88 sono 


Sfruttando l'alta velocità di elaborazio- 
ne del processore avanzato Intel 80386, 
unita alla particolare gestione della me- 
moria che utilizza la tecnica definita «ze- 
ro wait state memory access», il Multi- 
tech 1100 AT 386, distribuito dalla SHR 
di Ravenna, si aggiunge alla già nutrita 
schiera di compatibili MS-DOS funzio- 
nanti con il rivoluzionario processore a 
32 bit 80386, che offrono una velocità di 
elaborazione unica. 

Il Multitech 1100 AT 386 assicura la 
massima compatibilità con lo standard 
IBM XT/AT grazie alla possibilità di se- 
lezionare la frequenza di clock del micro- 
processore in un range compreso tra 16 e 
4.77 MHz. 

La memoria centrale è di I Mbyte nella 
versione base e può essere espansa fino a 
16 Mbyte. Le memorie di massa utilizzate 
sono una unità per floppy disk da 1,2 
Mbyte ed una unità hard-disk da 40 Mby- 
te con tempo di accesso medio di soli 28 
msec. Un orologio interno con batteria 
tampone, 8 slot di espansione, 2 porte se- 
riali ed una parallela completano la dota- 
zione standard che comprende anche una 
tastiera a 101 tasti compatibile con la ta- 
stiera Enhanced IBM PC. 

Il sistema operativo fornito con la mac- 


china è l'MS-DOS vers. 3.2 ed il sistema 
prevede la possibilità di installazione del 
coprocessore 80387. 

L'elevata velocità di accesso ai dischi 
consente al Multitech 1 100 AT 386 di es- 
sere impiegato come file server per appli- 
cazioni LAN (Locai Area Network) e di 
essere utilizzato per il supporto di appli- 
cazioni in multiutenza con il sistema ope- 
rativo XENIX. 



Le LASER PRINTERS 



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46 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 







Desktop Publishing? 


A volte non puoi giudicare T) 

un libro dalla copertina. rer comporre 

Questo è particolarmente vero per il nuovo sottosiste- 
ma grafico 1280 della AMDEK. 

E progettato specificatamente per le richieste di altis- 
sima risoluzione in ambiente Desktop Publishing e 
applicazioni CAD. Tuttavia è compatibile con tutto il 
software standard MS DOS. 

L'AMDEK 1280 è composto da un monitor ad alto 
contrasto, antiriflesso di 15“ a fosfori bianchi e da un 
controller grafico bit-mapped. Il motor può gestire si- 
no a 160 caratteri per linea con 50 linee di testo (con- 
tro 80 x 25 standard). 

Una risoluzione incredibile. 1280 (H) x 800 (V). con 
i caratteri in una matrice 16 x 32 (contro 8x8 stan- 
dard). permettono risultati in testo e grafica, davvero 
limpidi e facili da leggere. 


• . • 1 • Creare presentazioni, rap- 

mten volumi, porti, mailing, bollettini o 

qualunque cosa da "pubblicare" nel tuo ufficio sarà 
semplice come non mai. L'AMDEK 1280 è anche sup- 
portato da uno dei più popolari pacchetti di desktop 
publishing. CLICKART bv T/Maker, oltre che da 
GEM. WINDOWS, LOTUS 123 e altri. Compatibilità 
con AutoCAD. VERSACAD. CADvance. DRAFIX 1 
plus ti danno piene potenzialità CAD. anche in modo 
dual screen. 

Facile da usare con i controlli sul frontale e una base 
basculante per scegliere il miglior angolo di visuale. 

Qualunque cosa pronta per la stampa è più bella su 
di un AMDEK. 


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ORARIO CONTINUATO 9.00 - 20.00. 



progettati per l'utilizzo in unione a perso- 
nal computer per offrire la massima flessi- 
bilità d’uso. 

Entrambe offrono una velocità di stampa 
di 200 cps in draft e 50 cps in High Quality 
con una dotazione di serie comprendente 
anche un inseritore automatico orizzontale 
ed opzionalmente un caricatore automatico 
di fogli singoli. 

La stampa è bidirezionale ed ottimizzata 
ed i due modelli differiscono esclusivamen- 
te per il formato di stampa: 80 colonne nel- 
la MT 87 e 136 colonne nella MT 88. 

I set di caratteri ottenibili con la testina a 
9 aghi sono: intemazionale, PC-IBM ed 
Epson italico. 

Le interfacce modulari consentono l'in- 
terfacciamento per via seriale o parallela 
emulazione di stampanti grafiche. Proprin- 
ter IBM ed Epson FX. 

In opzione sono disponibili font di carat- 


ili Disiom «ambio sede 


Dall'inizio di maggio, per migliorare la 
propria organizzazione, la Discom srl di 
Roma, distributore dei prodotti Commodo- 
re, Nec, Star, Verbatim, Hitech, concessio- 
nario Sperry/ Unisys e agente Olivetti Pro- 
dest, ha trasferito la propria sede in Via 
Marcello Garosi 23, a pochi passi dalla 
vecchia sede in zona EUR Mostacciano. 

Nei nuovi locali, il cui numero telefonico 
,è adesso 06/5207839, sarà dato maggiore 
spazio alle sezioni che si occupano dell'as- 
sistenza tecnica e del software. Una ampia 
zona della nuova sede è stata riservata al- 
l'allestimento di una showroom per la pre- 
sentazione dei prodotti trattati. 


Vienna A0C: 

Il miglior design 

La maggiore autorità britannica nel cam- 
po del design, il Design Center, ha attribui- 
to il premio per il migliore design al perso- 


nal computer Northern Telecom Vienna 
AOC. 

Una giuria di esperti e tecnici indipen- 
denti ha sottoposto il Vienna ad una serie 
di esami relativi alle caratteristiche di affi- 
dabilità, semplicità d'uso e raffinatezza 
progettuale alla fine dei quali il computer 
è risultato il vincitore dell'annuale concor- 
so per la definizione del sistema dai più alti 
standard ergonomici, tecnologici e di de- 
sign. 

11 Northern Telecom è stato cosi fregiato 
dal famoso «kitemark», il prestigioso con- 
trassegno distintivo del Design Center attri- 
buito ogni anno a strumenti di lavoro dal- 
l'alto contenuto stilistico. Già nel 1985 la 
Northern Telecom si era distinta, questa 
volta con il Vienna SRC, al concorso Indu- 
striai Design che si svolge a Milano in oc- 
casione dello SMAU. 

La Northern Telecom è attualmente tra i 
maggiori fornitori mondiali di sistemi di te- 
lecomunicazioni completamente digitali e 
di sistemi integrati per l'elaborazione delle 
informazioni per l’ufficio. 


Modulus al FTI 


La Sirius SpA, produttrice del robot Mo- 
dulus, sarà presente dall' 1 1 al 17 maggio al- 
l'appuntamento di Gand, in Belgio, con il 
Flanders Technology International, il salo- 
ne intemazionale delle nuove tecnologie, 
nel corso del quale verrà presentato uffi- 
cialmente in Europa (dopo lo scorso 
SMAU) quello che la stessa Sirius ha defi- 
nito scherzosamente «l'androide italiano». 

Il personal robot Modulus è già stato 
presentato in occasione del 15° Winter 
Consumer Electronic Show (Las Vegas) 
dello scorso gennaio con un confortante ri- 
torno in termini di interesse suscitato tra gli 
operatori del settore. 

Il progetto Modulus ha finora comporta- 
to un investimento da parte della società di 
quasi tre miliardi, da alcuni mesi concretiz- 
zato nella produzione del robot disponibile 
in tre diverse configurazioni completamen- 
te modulari. 

Il Flanders Technology International si 
articolerà attorno a tre diverse tendenze per 
la concretizzazione della «Terza Rivoluzio- 
ne Industriale»: micro-elettronica, bio-tec- 
nologia ed infine, i nuovi materiali. 

È prevista una partecipazione di circa 
220.000 visitatori in larga pane composta 
da operatori e con circa il 10% di presenze 
di operatori stranieri. 


•tori: Mega SI t PC 

Reduci dal successo del CeBIT 87 di 
Hannover (vedi MC 62, pag. 45), sono stati 
presentati anche in Italia, alla quinta edi- 
zione del SIOA, i nuovi computer Atari. 

I tre nuovi computer della linea Mega ST 
sono siglati Mega 1 , 2 e 4 in considerazione 
della quantità di memoria RAM. rispettiva- 
mente di 1, 2 e 4 Mbyte. Il contenitore è 
stato ridisegnato e la tastiera è separata. 
Per eventuali espansioni ed hard disk è pre- 
visto un contenitore slim line della medesi- 
ma linea dell'unità centrale da inserire tra 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




Il Turbo Pascal Se 

siete programmatori 
professionisti, questo è 

10 strumento che vi offre 
le alte prestazioni di cui 
avete bisogno. Se 
invece non avete mai 
programmato in un 
linguaggio evoluto, 

Turbo Pascal vi aiuterà a 
muovere i primi passi in 
un ambiente integrato di 
programmazione 
strutturata facilissimo da 
utilizzare. 

Con le sue 500.000 
copie vendute in tutto il 
mondo, Turbo Pascal è 
diventato uno standard 
di fatto neN'ambito dei 
personal computer. 

Fino a 4.000 righe di 
codice al minuto: Turbo 
Pascal è il più veloce 
compilatore Pascal 
esistente. E occupa solo 
39 kB in memoria 
rispetto ai 300 kB 
occupati da alcuni altri 
compilatori Pascal. 

Ma c’è di più. Turbo 
Pascal offre alcune 
estensioni significative 
standard, tra cui i file ad 
accesso diretto, le 
stringhe dinamiche, gli 
overlay e l’accesso allo 
hardware di basso livello 
ed al sistema operativo. 
Inoltre, Turbo Pascal 
comprende un full- 
screen editor, tipo 
Wordstar. 

11 compilatore individua 
istantaneamente gli 
errori, attiva 
automaticamente 
l'editor e indica la 
posizione dell’errore 
all’interno del codice 
sorgente. 

Turbo Tutor - Per 
imparare il Pascal da chi 
ha inventato il Turbo 
Pascal. Turbo Tutor è 
composto da una guida 

Wordstar è un marchio registrato della 


di autoistruzione ed un 
dischetto con il codice 
sorgente degli esempi. 
Passo dopo passo, 
Turbo Tutor 
accompagna il 
programmatore dalle 
nozioni di base fino ai 
concetti e le tecniche 
più avanzate. 

I Turbo Toolbox 

Turbo Database, 

Turbo Graphix e 
Turbo Editor 
contengono ognuno una 
collezione di routine per 
la soluzione di tipici 
problemi EDP tramite 
Turbo Pascal. Con ogni 
Toolbox viene fornito un 
programma professionale 
di immediato utilizzo. Un 
esempio: il Text Editor 
MicroStar incluso nel 
Turbo Editor Toolbox. 

E tutto questo in 
codice sorgente, 
per permettervi di 
trasformare i moduli dei 
Toolbox e integrarli nei 
vostri programmi Turbo 
Pascal, che potrete 
rivendere senza dover 
pagare alcuna royalty. 
Naturalmente, tutti i 
manuali sono in italiano. 
Potrete acquistare i 
nostri prodotti 
servendovi del modulo 
d’ordine, scegliendo la 
modalità di pagamento 
per voi più comoda o 
richiedendoli al vostro 
rivenditore di fiducia. 
"Dopo quanto detto le 
conclusioni sono 
veramente scontate. Si 
tratta di un pacchetto 
eccezionale corredato 
da un eccellente 
manuale di circa 300 
pagine venduto a un 
prezzo incredibilmente 
basso..." 

Carlo Magnaghi "Bit" 

Per ulteriori chiarimenti, 
il team della Edia 
Borland è a vostra 
disposizione chiamando 
la nostra Hot-Line allo 
02/588.523 


Dati tecnici 
Requisiti del sistema 

PC IBM, Olivetti e 
compatibili e quasi tutti i 
sistemi su MS-DOS, CP/M 
86 e CP/M 80 (solo Z80) 


Sistemi operativi 

PC-DOS da versione 2.0 
MS-DOS da versione 2.0 
CP/M 86 da versione 1.0 
CP/M 80 da versione 2.2 


Memoria minima del 

sistema 

PC-DOS, MS-DOS CP/M86 

120 K CP/M 80 48 K 

■ generazione del codice 
oggetto in una passata 

■ editor incorporato 

■ rilevamento interattivo 
degli errori 

■ occupa meno di 39 kB 
in memoria 


□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□ 


Tagliare o fotocopiare e spedire a Edia Borland s.r.l. 

Vogliate Spedirmi: (+ 9% IVA) 

□ Turbo Pascal 3.0 8-Bit L. 1 25.000 

□ Turbo Pascal 3.0 16-Bit L. 1 75.000 

□ Turbo Pascal 8087/BCD L. 275.000 

□ Turbo Database Toolbox L. 125.000 

□ T urbo Graphix T oolbox L. 1 25.000 

□ Turbo Editor Toolbox L. 1 25.000 

□ Turbo Tutor L. 75.000 

□ Turbo Prolog L. 250.000 

Denominazione del Computer: 

Misura del dischetto: 


Sistema operativo e N. di versione:. 


□ Pagherò contrassegno al postino (più L. 4.000 di spese 
postali) 

□ Allego assegno non trasferibile N. _ 


□ Allego fotocopia di versamento su CCP 48067201 

□ Pagherò con addebito sulla mia carta di credito American 

Express N scadenza 


Con busta intatta del dischetto 

SODDISFATTI O RIMBORSATI 

entro 10 giorni 


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NON SONO UN PROBLEMA 



Grappi di continuità DIGITEK a protezione del vostro 
lavoro e delle vostre apparecchiature elettroniche. 


I blackout e le mlcrolntemizlonl dell’energia elet- 
trica, oltre a danneggiare le Vs. apparecchiature, 
provocano variazioni o cancellazioni del dati Inse- 
riti nel Vs. computer; a volte 11 danno rappresenta 
11 lavoro dell'intera giornata. 

Per eliminare questi costosissimi inconvenienti la 
DIGITEK propone gruppi di continuità della serie 
no-stop disalimentando direttamente le apparec- 

Ie fluttuazioni ed instabilità dell'energia elettrica. 

In caso di black-out. II gruppo, oltre a garantire 
li salvataggio dei dati, permette il proseguimento del 
lavoro, dandovi una autonomia fino a 2 ore. 


I gruppi di continuità de 
GCS 401 pot. ma*. 

GCS 502 pot. max. 

XT 701 pot. max. 

GCS 851 pot. max. 

XT 1001 pot. max. 

GCS 1251 pot. max. 

XT 1301 pot. max. 

GCS 2001 pot. max. 

XT 2002 pot. max. 


1* uscita 400W 

1* uscita 500W 

1* uscita 400W 

2* uscita 200W 

1" uscita 850W 

1* uscita 600W 

2" uscita 300W 

1* uscita 1250W 

1* uscita 800W 

2* uscita 500W 

1* uscita 2400W 

1* uscita 1200W 

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Desidero ricevere materiale illustrativo riguardante i Gruppi di continuità. 

Cognome e Nome Ditta 

Via Cap Città 


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questa ed il monitor. L’hardware non ha 
subito modifiche tranne che per la sezione 
video che ora si avvale dell’aggiunta di un 
chip blitter che migliora la grafica del com- 
puter. Interessante anche la stampante la- 
ser a basso costo SLM, completamente pri- 
va di memoria interna, che utilizza la me- 
moria RAM dei Mega ST ai quali è collega- 
ta. È stato presentato anche il PC MS-DOS 
Atari da 512 K di RAM, processore 8088 
con clock selezionabile tra 4,77 e 8 MHz. 
Equipaggiato con floppy disk da 5 pollici, 
il PC è dotato di 256 K di memoria video e 
di una scheda grafica multistandard in gra- 
do di emulare Hercules, CGA. EGA, IBM 
monocromatica. La risoluzione varia tra 
720x348 e 640x350 punti. La dotazione 
software comprende il sistema operativo 
MS-DOS vers. 3.2. GEM e GWBasic: il 
prezzo base dell'Atari PC con monitor mo- 
nocromatico sarà sensibilmente al di sotto 
di 1.500.000 lire. 

Per confermare il proprio impegno sul 
fronte del software, la Atari Italia ha an- 
nunciato anche la disponibilità di nuovo 
software specificamente per la serie ST. 1 
programmi finora presentati sono stati scel- 
ti tra la serie «K» della software house in- 
glese Ruma: si tratta di K-Word 2. K-Spre- 
ad 2 e K-Graph 2. Altra interessante novità 
riguarda la notizia dell’accordo concluso 
con la Mirrorsoft per la realizzazione della 
versione italiana del programma desktop 
publishing «Fleet Street Publisher» compa- 
tibile con la stampante laser SLM. 


Trust International al SIOA 


Quest'anno anche la Trust International 
ha partecipato al SIOA, esponendo la sua 
vasta e già affermata gamma di prodotti 
Goldline per PC IBM, Olivetti e compatibi- 
li. 

Interessanti novità anche nel settore dei 
terminali «plug-compatible» operanti in 
ambiente IBM 3270: nel settore dei modem 
card, dove è stata presentata una scheda 
che con un costo inferiore al milione di lire 
permette il collegamento diretto, su linea 
switched della SIP, con i mainframe. 

Tra le schede di espansione presentate 
dalla Trust International quelle che hanno 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


Reflex è 

Reflex è il primo data-base 
analitico con cui potrete 
non solo raccogliere ma 
anche analizzare i vostri 
dati. Reflex trova le relazioni 
nascoste fra i dati e le 
visualizza graficamente 
sotto forma di istogrammi 
semplici e sovrapposti, 
grafici lineari e torte. 

Reflex è facile da usare. Le 
cinque modalità di 
visualizzazione dei dati, 
unite ad un utilizzo 
dinamico di finestre, menù 
pull-down, grafica interattiva, 
help in linea e possibilità di 
impiego del mouse fanno di 
Reflex uno strumento 
potentissimo e amichevole. 

Reflex è velocissimo, 
perchè lavora in memoria 
centrale. E per le 
applicazioni più impegnative 
è possibile usare memorie 
espanse per elaborare file 
fino a 8 Mbyte. 

Reflex è il generatore di 
report più sofisticato oggi 
disponibile. Grazie alla 
compatibilità con i più 
diffusi fogli elettronici e 
data-base, come Lotus 1-2- 
3, Symphony e dBase, 
potrete rappresentare in 
cinque modi diversi anche i 
dati raccolti da questi 
programmi e generare 
report, circolari, etichette 
autoadesive, tabelle 
grafiche. 

Reflex è un potente 
supporto alle decisioni. Per 
mezzo di analisi “cosa 
succederebbe se" 
istantanee e interattive. 
Reflex permette di generare 
proiezioni e previsioni che 
vi aiuteranno nei momenti 
più impegnativi e creativi 
del vostro lavoro. 

Reflex rompe insomma con i 
canoni tradizionali dei 
database e fornisce un modo 
completamente nuovo per 
analizzarne i contenuti, un 
modo facile e divertente che 
permette di lavorare 
piacevolmente, con un 
mezzo ad alte prestazioni! 



Reflex esiste ora anche in 
Italiano: abbiamo infatti 
tradotto per voi sia il 
manuale che il programma. 
Saranno entrambi 
disponibili a partire dal 30 
Aprile ed il loro prezzo sarà 
di L. 298.000+ IVA 9%. 

Per ulteriori chiarimenti, il 
team della Edia Borland è a 
vostra disposizione 
chiamando la nostra Hot- 
Line allo 02/588.523. 


Le voci della stampa: 

“La prossima generazione di 
software è ufficialmente 
arrivato". 

Peter Norton “PC Week" 
“Un data-base rivoluzionario 
a costi estremamente 
popolari". 

G. Gobbi “PC World 
magazine" 

"Il suo vero successo però 
è da ricercare nella 
impostazione veramente 
innovativa, che consente di 
trasformare un tradizionale 
filing System in un potente 
strumento di analisi". 

Alberto Nosotti "Bit" 

"... le prestazioni che 
rapportate al prezzo, 
possono essere giudicate 
veramente eccezionali". 

Le-Lu “M&P Computer” 


Dati tecnici 
Ricerca/Selezione 

secondo esempi, condizioni 
logiche, funzioni matematiche e 
caratteri yolly. 


Calcolo 

In ogni campo potete inserire 
funzioni matematiche 
trigonometriche, logiche o 
finanziarie. 


Ordinamento 

ascendente e discendente fino a 
cinque chiavi contemporaneamente. 


Interscambio di dati 

File dBase, Lotus 1-2-3. 
Synphony. PFS ed ASCII 
vengono importati direttamente 
e possono essere inseriti come 
codice ASCII nei vari word 
processor 


Hardware richiesto 

PC IBM, Olivetti o compatibili, 
384 «Byte memoria RAM, due 
diskdrive e scheda grafica (IBM 
Color Grafica, EGA, Olivetti. 
Hercules). 




CP 

□ 

□ 

0 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

D 


□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 

□ 


}□□□□□□□□□□□□□□□□ 


Tagliare o fotocopiare e spedire a Edia Borland s.r.l. 
Vogliate Spedirmi: 

□ Reflex L'analista 

□ Turbo Prolog 

□ Turbo Pascal 3.0 8-Bit 

□ Turbo Pascal 3.016-Bit 

□ Turbo Pascal 8087/BCD 

□ Turbo Database Toolbox 

□ Turbo Graphix Toolbox 

□ Turbo Editor Toolbox 

□ Turbo Tutor 

Denominazione del Computer: 

Misura del dischetto: 

Sistema operativo e N. di versione: 


(+ 9% IVA) 

L. 298.000 
L. 250.000 
L. 125.000 
L. 175.000 
L. 275.000 
L. 125.000 
L. 125.000 
L. 125.000 
L. 75.000 


□ Pagherò contrassegno al postino (più L. 4.000 di spese postali) 

□ Allego assegno non trasferibile N 

□ Allego fotocopia di versamento su CCP 48067201 

□ Pagherò con addebito sulla mia carta di credito American 

Express N scadenza 

Con busta intatta del dischetto 
SODDISFATTI O RIMBORSATI 
entro 10 giorni 

□ Si richiede l’emissione di fattura P. IVA 

Azienda 

Nome e Cognome 

Via N 

CAP Città Prov 

Data Firma 

□ Chiedo solo ulteriori informazioni sui prodotti senza alcun 
impegno 

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v ie Cirene, li - 20135 Milano - Tel. 02/588523 - 5451953 


news 


destato maggior interesse sono state la EO- 
graph e la Autoswitch EGA Card della Pa- 
radise. 

La prima è una interfaccia intelligente 
che consente di sfruttare al massimo le ca- 
ratteristiche offerte dalle stampanti, ridu- 
cendo fino a 10 volte il tempo di stampa e 
riducendo l'impegno della CPU a pochi se- 
condi. Agli utenti di AutoCAD, la scheda 
permette di utilizzare la stampante a matri- 
ce in luogo del plotter con consistenti ri- 
sparmi di tempo. 

Autoswitch EGA Card è una scheda per 
il controllo di monitor monocromatici e a 
colori per grafica avanzata su PC XT e AT. 
La funzione più importante, unica nel suo 
genere, è quella di consentire la configura- 
zione automatica (EGA, CGA, Hercules, 
ecc.) in funzione del software utilizzato. 


Perfettamente compatibile con i più diffusi 
programmi applicativi, la scheda utilizza la 
tecnologia LSI che consente alta affidabili- 
tà e dimensioni ridotte tanto da occupare 
uno slot corto. La scheda è dotata di una 
propria memoria video di 256 Kbyte in gra- 
do di registrare sino a 8 immagini video. 

Per ciò che riguarda i prodotti di comu- 
nicazione tra PC e Mainframe sono da ri- 
cordare Attachmate, per l'emulazione loca- 
le 3270 PC e IBM 3278/3279, sia normale 
che grafica con file transfer; Mainlink per- 
mette l'emulazione IBM 3278/3279 sia nor- 
male che grafica, locale e remota, con file 
transfer; Access 36, per l'emulazione IBM 
serie 34/36/38, tutti i modelli windowing e 
file transfer; EasyLAN, rete locale e remo- 
ta per PC con Gateway con mainframe e 
centrali telefoniche. té c 


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pubblicato su 
MCmicrocomputer 

Il meglio del SOFTWARE di MCmi- 
crocomputer è una raccolta dei mi- 
gliori programmi pubblicati su 
MCmicrocomputer per l’Apple II e il 
Comrpodore o4. Costa 14.000 lire e 
ogni confezione comprende tre di- 
schetti, una scatolina e un manualet- 
to. 

I tre minifloppy sono ODP a doppia 
faccia e doppia densità, quindi pos- 
sono essere utilizzati (eventualmen- 
te riformattandoli) con il vostro per- 
sonal qualunque esso sia (se, ovvia- 
mente usa minifloppy da 5 pollici e 
1/4). È chiaro che ì programmi per 
Apple II vengono letti solo da questo 
tipo di macchina (e compatibili) , e lo 
stesso vale per i due dischetti di pro- 
grammi pier il Commodore64. 

Ciascun programma è stato pub- 
blicato su MCmicrocomputer, e 
quindi descritto in maniera sufficien- 
temente ampia in quell'occasione. 
Sui dischetti è stato comunque inclu- 
so un file di help, che contiene le in- 
formazioni fondamentali per l'uso. 
Istruzioni più ampie si trovano nel 
manualetto che fa parte della confe- 
zione; spie eie per i programmi più 
complessi ai quali si è interessati, in 
ogni caso, può essere opportuno mu- 
nirsi del numero di MCmicrocompu- 
ter sul quale è avvenuta la pubblica- 
zione (per ogni programma è indica- 
to il relativo riferimento). 

Se non trovate II meglio del SOFT- 
WARE pubblicato su MCmicrocom- 
puter in edicola, richiedetelo diret- 
tamente alla nostra casa editrice uti- 
lizzando il tagliando nella pagina qui 
a fianco (o una fotocopia, oppure 
usate una richiesta su carta qualsia- 
si). La confezione vi sarà tempestiva- 
mente spedita, in una confezione suf- 
ficientemente robusta, speriamo, da 
resistere alle... intemperie postali. 


Per chi ha un 
Commodore 64 Executive 

Se avete un 64 Executive, le cui ROM so- 
no diverse e quindi non è totalmente com- 

E «Ubile con il 64 normale, potete tranquil- 
amente usare i due dischetti a patto che 
non cerchiate di utilizzare il programma 
MENU che viene lanciato automaticamen- 
te all’accensione. E sufficiente che richia- 
miate i programmi secondo il loro nome, 
specificato nella directory dei dischi (soli- 
to load dollaro e poi list). Non dovreste 
avere problemi per identificare i nomi 
(Reti Logiche si chiama RETI C*. Cross Re- 
ference CR; questi due sono probabilmen- 
te i nomi più « strani » ) . Per quanto riguar- 
da The Dark Wood, dovete rinunciare alla 
schermata di presentazione e caricarlo 
semplicemente con LOAD «DW», 8. Per 
avere gli help caricate il programma 
HELP; da questo, però, ricordate di non 
cercare di passare al programma MENU. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


Inaugurata la prima Banca Dati 
sullo stato delie acque in Italia 


Con una applicazione dimostrativa nel- 
la sede del CNR (Consiglio Nazionale 
delle Ricerche) è stata presentata, duran- 
te la giornata di studio «Un sistema infor- 
mativo per la gestione della qualità delle 
acque», una Banca Dati sullo stato di 
qualità delle acque superficiali interne 
della Penisola e sulle fonti di inquina- 
mento di origine civile e industriale. Tale 
Banca Dati è stata predisposta dall'Istitu- 
to di Ricerca sulle Acque (IRSA) del 
CNR su mandato del Ministero dell'Am- 
biente e con il supporto dell'Enidata, So- 
cietà di informatica del gruppo ENI, che 
ha curato lo sviluppo del software per la 
gestione delle basi informative. La Banca 
Dati rappresenta un importante passo 
avanti nello sviluppo operativo del Piano 
di Risanamento delle Acque, previsto 
dalla legge 319 del 1976. 

La configurazione attuale della Banca 
Dati rappresenta un utile termine di rife- 
rimento per i potenziali utenti quali Sta- 
to, Regioni, Enti privati e pubblici inte- 
ressati allo stato delle acque territoriali. I 
dati di qualità sono stati raccolti ed inse- 
riti nel sistema informativo nel corso di 
un'indagine promossa dall'IRSA ed effet- 
tuata con la partecipazione delle Ammi- 
nistrazioni Centrali, delle Regioni e di 
numerosi organismi responsabili della ge- 
stione e della tutela delle acque. 

Per la predisposizione del sistema in- 
formativo sono stati esaminati prodotti 
software ad elevata versatilità e interazio- 
ne sulla base di un modello di dati rela- 
zionale. La scelta è stata effettuala anche 
tenendo conto della struttura hardware 
attualmente in dotazione all'IRSA. In 
particolare è stato adottato il sistema 
QBE (Query By Example) ed il molto più 
conosciuto dBase III (Data Base Mana- 


gement System). Il QBE, disponibile pres- 
so il Centro di Calcolo dell'Istituto di 
Astrofisica Spaziale (IAS) al quale ITR- 
SA è collegato, è stato scelto per la realiz- 
zazione della Base Dati relativa alla valu- 
tazione dell'inquinamento potenziale e 
per la creazione della base di dati a livel- 
lo nazionale con informazioni sulle acque 
correnti, i laghi ed i serbatoi. 

Il dBase III (che è tra i più diffusi soft- 
ware di trattamento dei dati per sistemi 
personali) è stato utilizzato per la messa a 
punto della «Base Dati regionale» relati- 
va ai dati di qualità delle acque correnti e 
dei laghi e serbatoi localizzati in una re- 
gione geografica. 

Per la valutazione deU'inquinamento 
potenziale sono stati acquisiti dall'Istitu- 
to Centrale di Statistica, i dati registrati 
su nastri magnetici, relativi al 12° Censi- 
mento Generale della Popolazione del 
1981, ai vari livelli di aggregazione terri- 
toriale amministrativa, ai dati relativi alle 
unità locali ed agli addetti alle attività 
economiche rilevate nel 6° Censimento 
Generale dell'Industria e del Commercio 
(1981). 

L'indagine per la messa a punto della 
Base di Dati ha interessato 1700 punti di 
prelievo con la raccolta di dati apparte- 
nenti a circa 600 fiumi, 60 tra laghi e ser- 
batoi, per un totale di circa 150 mila in- 
formazioni elementari. 

Il sistema è stato strutturato secondo 
tre fasi operative. Nella prima è stata rea- 
lizzata una procedura standardizzata per 
il caricamento e la gestione dei dati relati- 
vi a ciascuna regione; nella seconda si è 
creata la Base Dati Nazionale; nella terza 
fase è stato sviluppato un complesso del- 
le elaborazioni delle informazioni tratte 
dalla Base Dati Nazionale. 


52 




EDITOR 

MC.P.A. 

HGR PRINT 
CATALOGO PARZIALE 
MOTOMURO 
TRAPPOLA 
NUMERI IN LETTERE 
BOOMERANG 
UTILITY IN LM 
heapsort 
supervai 
attributi video 
rilocatore 

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turbo hgr 
levados 
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Tutti i programmi sono completi di HELP e istruzioni per i\ 


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Il meglio del SOFTWARE pubblicato su MCmicrocomputer 

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ADP BASIC 

NUMEROLOGIA 

SPREADSHEET 

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GESTIONE BIBLIOTECA 

VOTERS 

GESTIONE MAGAZZINO 

THE DARK WOOD 

ARCHIVIO PROGRAMMI 

OTHELLO 

RUBRICA 

UTILITY DISK 

ENALOTTO 

REFLEX 

RETI LOGICHE 

BEEP 

SPEED BASIC 

ANTIRESET 

CROSS REFERENCE 

FINESIRE 

SUPERLIST 

G&G LABEL 

CHECK-SUM 

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LOCATURE 

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Paradise "AutoSwitch" EGA 480. 



Finalmente una scheda che risponde auto- 
maticamente alla vostra configurazione soft- 
ware e hardware qualunque essa sia. 


La scheda Paradise "Auto Switch" Automonitor offre tutte 
le possibilità dell'IBM Enchanced Graphics Adapter man- 
tenendo la compatibilità con gli standard EGA, CGA, 
Plantronics, MDA e Hercules, EGA + (640x480) e relativi 
monitor senza necessità di configurare switches hardware 
o software. 


"Nessuna scheda ha mai avuto maggior successo nel migliorare 
l'idea originale IBM" (PC World 9/86), e "nessun'aura ne sem- 
plifica la funzionalità e ne allarga la versatilità come la scheda 
EGA Autoswitch Paradise”, (Personal computer 9/86). 

Questo, prima ancora che noi introducessimo la EGA 480 con 132 
colonne e risoluzione a 480 linee verticali, che ci ha permesso 
di estendere la più vasta gamma di software applicativo 
utilizzabile. 


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a cura di Manlio Severi 





Amiga 2000 
Superrtar 

Questa volta, sul tempo, li 
abbiamo battuti. MCmicro- 
computer è stata la prima rivi- 
sta al mondo (febbraio ’87) a 
parlare di Amiga 2000: per la 
precisione riguardo al reporta- 
ge a Fuerteventura dove la 
macchina è stata presentata uf- 
ficialmente. Ma non ce ne van- 
tiamo: il nostro intento non è 
quello di bruciare sul tempo... 

Sul numero successivo, di- 
sponendo in redazione di un 
2000 e di un po' di documenta- 
zione in merito, siamo «usciti» 
con un'antemprima di appena 
due pagine nella quale abbia- 
mo iniziato a svelarvi alcuni se- 
greti. Aspettando con molta 
impazienza che la Commodore 
Italia ci mandi una scheda 
Bridge (per la compatibilità 
con l'MS-Dos) torniamo breve- 
mente sull'argomento nella ru- 
brica Stampa Estera, avendo 
attinto da Byte e PCW impor- 
tanti informazioni a riguardo. 

Come già detto più di una 
volta, la scheda Bridge Board 
si installa all'interno dell'Ami- 
ga 2000 a cavallo tra il BUS 
100 pin di questo e il BUS PC 
compatibile, altrimenti fisica- 
mente scollegato dal resto del- 
la macchina. Restano cosi libe- 
ri tre Slot per schede PC e 
quattro per le schede Amiga. 
Tra quest'ultime annoveriamo 
un controller per Hard Disk 
SCSI e ST-506 compatibile, 
espansioni della fast memory 
fino a 8 megabyte, e una super 
scheda contenente un 68020 e 
una MMU per l’utilizzo in 
multiutenza sotto Unix. 

Sulla Bridge Board trovano 
posto oltre all’8088, 512 K ram, 
un floppy disk controller, il 
bios, uno zoccolo (vuoto) per il 
coprocesore matematico 8087, 
più un PC multifunction 
chip, che unito al resto fanno di 
tale scheda un vero e proprio 
computer IBM compatibile. 
Per l'interfacciamento con l'A- 
miga i progettisti del Bridge 
hanno pensato di installare 
una dual-port ram (128 K) tra- 
mite la quale passano tutte le 
informazioni tra le due macchi- 
ne (ricordiamo che un Amiga 
2000 con la Bridge Board in- 
stallata non è un computer ma 


due, in grado di comunicare, 
nello stesso cabinet). Ad esem- 
pio per visualizzare lo schermo 
monocromatico o quello a co- 
lori del PC rispettivamente in 
una finestra o in un playfield 
di Amiga. Analogamente per 
accedere da Amiga alle schede 
•del PC : possiamo utilizzare ad 
esempio un Hard Disk su sche- 
da PC compatibile e formattar- 
ne metà MS-Dos e metà Ami- 
ga Dos. Praticamente come se i 
due computer fossero collegati 
in rete (e in un certo senso lo 
sono) e da bravi fratelli condi- 
vidono le risorse di questo mi- 
ni sistema distribuito. 

Come era da aspettarsi, l'ac- 
cesso all'HD installato su uno 
slot PC, dal punto di vista del- 
l'Amiga, non è molto veloce: 
ciò a causa dell'istradamento 
indiretto attraverso il Bridge. 
Sempre meglio di niente. 

A questo punto non resta 
che augurarsi che presto sia 
possibile anche il contrario: 
l'utilizzo delle risorse Amiga 
da parte del PC, in modo da 
poter piazzare le risorse più vi- 
cine al computer che le utiliz- 
zerà con maggior frequenza. 
Ad esempio, HD e microflop- 
py c/o Amiga, minifloppy e 
schede grafiche avanzate c/o 
PC, ma tutte utilizzabili da en- 
trambi i lati. Che bello. 

Per finire, già si parla di uti- 
lizzo ibrido della macchina, 
con software progettato per gi- 
rare, partizionato, contempora- 
neamente su tutt'e due i pro- 
cessori (8088 e 68000), distri- 
buendo il carico perfino sulla 
risorsa più importante di ogni 
computer, la CPU. Un esem- 
pio: un velocissimo spread 
sheet dove un processore rical- 
coia continuamente e il secondo 
ti assiste nell’editing senza mai 
rallentarti... un WP o un DP do- 
ve uno dei due processori 
provvede a salvare ogni modi- 
fica ai tuoi testi o dati in me- 
moria in modo da ripristinare 
il tutto dopo un crash del siste- 
ma a seguito di un incidente 
(enei)... un velocissimo gioco 
di simulazione dove il nemico, 
sempre all'erta, è allocato su 
un processore tutto suo e non 
perde un solo attimo per sfer- 
rare i suoi colpi... il tutto limi- 
tato, come al solito, solo dalla 
fantasia di chi inventa. 

A. d. P. 


56 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 






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Il Tromputer 

Se qualcuno vi parla di un 
elaboralore con architettura a 
32 bit. capace di indirizzare 4 
Gbyte di memoria e compiere 
un milione e mezzo di opera- 
zioni in virgola mobile al se- 
condo. non è detto che si stia 
riferendo ad un sistema delle 
dimensioni fisiche di un mini. 
O di un personal. 


In effetti quelle che ho appe- 
na citato sono alcune delle ca- 
ratteristiche salienti del T800, 
l'ultimo chip della Inmos. 

Su questa bella rivista ingle- 
se di elettronica pratica. Mike 
Barvyise ci parla di un'ennesi- 
ma sconvolgente meraviglia 
tecnologica. 

Nel novembre 1985, dopo 
tre anni di sperimentazioni, la 
Inmos ha presentato la sua 


gamma di Transputer che. per 
sintetizzare al massimo, sono 
interi computer ridotti su una 
scheggia di silicio di 12 milli- 

Sviluppati contemporanea- 
mente al linguaggio Occam, 
hanno un progetto che ottimiz- 
za le risorse al fine di supporta- 
re linguaggi ad alto livello stu- 
diati per i multi-tasking. 

L'elaborazione concorrente 
è gestita a livello hardware e 
individua automaticamente il 
momento migliore per passare 
da un task all'altro tenendo 
conto di fattori quali le dimen- 
sioni del blocco di parametri 
necessari al ripristino e l'even- 
tuale inattività dovuta all'atte- 
sa di dati da un canale. Ma la 
vera novità è un'altra. Ogni 
transputer è fornito di collega- 
menti seriali asincroni ad alta 
velocità che per il processore 
risultano identici al meccani- 
smo che gli consente di opera- 
re in multi-tasking: da ciò deri- 
va la possibilità di smistare su 
più processori connessi in pa- 
rallelo attraverso le linee seriali 
i programmi che stavano giran- 
do su di un solo transputer e 
creare quindi una situazione di 
«vera» elaborazione concor- 
rente su una schiera di unità si- 


Questo non sarebbe di per sé 
tanto vantaggioso se tutti i pro- 
cessori fossero costretti a con- 
dividere una stessa memoria, 
ma per i transputer non C'è 
nessun problema, visto che la 
loro piccola ma veloce memo- 
ria è implementata sul medesi- 
mo chip della CPU. 

Un'altra sciocchezzuola a 
cui hanno pensato per velociz- 
zare ancora di più questi picco- 
li fulmini è stata di renderli ca- 
paci di continuare il lavoro sul- 
la memoria interna MENTRE 
è in corso un accesso diretto a 
qualunque cosa (memoria ef- 
fettiva o periferica) sia mappa- 
ta sugli indirizzi esterni. 

Il campionario offre attual- 
mente la scelta fra tre modelli: 
il T4I4 a 32 bit, fornito di 2K 
di RAM statica, mappa di me- 
moria da 4Gbyte, 4 collega- 
menti seriali da 20Mbit/sec ed 
una velocità operativa di 20 
MIPS: il T2I2 a 16 bit. IK di 
RAM statica, mappa da 
64Kbyte, 2 collegamenti seriali 
da 20Mbit/sec. IO MIPS: 
I'M2I2 che a caratteristiche si- 
mili al T2I2 aggiunge una in- 
terfaccia disco incorporata 
(forse è più lento del fratello 
maggiore, ma Barwise non lo 
dice). 

M. S. 




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58 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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di Elvezio Petrozzi 


Il flusso di dati transfrontiera 


Sotto l'etichetta intemazio- 
nalmente riconosciuta di 
Transborder data flows, tra- 
dotto appunto con «flusso di 
dati transfrontiera», si na- 
sconde una serie di delicatis- 
simi argomenti politici ai 
quali viene finalmente rico- 
nosciuta una crescente im- 
portanza intemazionale. 

Il problema è stato colpe- 
volmente trascurato fino a 
qualche tempo fa, ma esso è 
sicuramente fondamentale 
per il concetto generale di de- 
mocrazia dato che non ri- 
guarda eslusivamente la vita 
dei singoli, ma interessa gli 
utili delle multinazionali, in- 
cide sulla sicurezza nazionale 
ed interferisce nelle relazioni 
tra nazioni diverse. 

Oggi sono numerosi i go- 
verni che si sono accorti della 


necessità di studiare gli effet- 
ti di questo flusso e diverse 
sono anche le organizzazioni 
internazionali che ne stanno 
valutando risvolti ed implica- 
li ruolo ormai fondamen- 
tale svolto dai servizi compu- 
terizzati teleconnessi nell'atti- 
vità di industrie e governi 
hanno evidenziato l'impor- 
tanza dell'argomento ; a que- 
sto si aggiunge poi il fatto 
che gli utenti del flusso di da- 
ti transfrontiera operano in 
realtà in modo contempora- 
neo sotto due o più regimi 
politici e giuridici molto 
spesso diversi. L'interesse 
verso la ricerca coordinata di 
una soluzione che garantisse 
i vari interessi in gioco, prese 
il via dalla problematica del- 
la tutela della privacy, ma 


inizialmente visse sull'incom- 
prensione tra i paesi europei 
e quelli del Nord America. 

Questi ultimi intesero l’ini- 
ziativa come manovra volta 
alla limitazione dell'attività 
delle loro multinazionali e la 
discussione fu ridotta ad una 
semplicistica contrapposizio- 
ne tra libero flusso e restrizio- 

Lo stallo fu di fatto supera- 
to solo dopo la conferenza 
del 1983 organizzata dall'OC- 
SE a Londra e dedicata pro- 
prio al flusso transfrontiera 
dei dati. 

Allo stato delle cose però, 
l'unico atto che affronta in 
modo organico l’argomento 
del Transborder data flows 
rimane la Dichiarazione OC- 
SE approvata dai Ministri eu- 
ropei nell'aprile del 1985. 


Essa peraltro rappresenta 
solo un punto di riferimento 
e più che costituire una pie- 
tra miliare si propone come 
una sorta di segnale stradale 
che indica la via da seguire. 

A fianco dell’OCSE sono 
intanto scese altre importanti 
organizzazioni intemazionali 
quali l'IBI (Intergovemmen- 
tal Bureau for Informatics) 
ed il GATT (General Agree- 
ment on Tariffs and Trade) le 
quali, seppure con motivazio- 
ni ed obiettivi diversi, garan- 
tiscono se non altro la conti- 
nuità dell’azione. 

Cerchiamo ora di scendere 
nel dettaglio delle implicazio- 
ni che il problema dello 
scambio intemazionale di da- 
ti detenuti in forma «infor- 
matica» sottende. 

Partiamo dalla considera- 



Crediamo nei vantaggi 


MCmicrocomputer ri. 63 - maggio 1987 


zione già fatta e cioè dalla 
fondamentale importanza 
che oggi rivestono le teleco- 
municazioni ed i servizi com- 
puterizzati nel quotidiano 
svolgimento degli affari. 

Tutto questo si traduce nel- 
la constatazione che l’inter- 
scambio tradizionale può fa- 
cilmente tramutarsi in vero e 
proprio commercio di dati, 
mettendo cosi in evidenza un 
primo ordine di problemi le- 
gato all’extraterritorialità e 
cioè all’applicazione della 
normativa di un paese nel- 
l'ambito territoriale di un'al- 
tra sovranità. 

Un altro aspetto da non 
trascurare nasce dal fatto che 
l'aumento nello scambio di 
dati porterà sempre più i vari 
paesi a dipendere in maniera 
crescente da informazioni de- 
tenute all’estero, dal che deri- 
verà, in caso di eventuali di- 
vieti d’accesso, una serie di 
ripercussioni di tipo econo- 
mico. 

Quest'ultimo problema 
non troverà comunque facile 
soluzione fino a che non ver- 
rà colmato il divario di cono- 
scenze che oggi esiste tra gli 


esperti commerciali e quelli 
delle telecomunicazioni. 

La sempre maggiore im- 
portanza delle telecomunica- 
zioni ha poi spesso portato 
con sé un attrito tra industria 
ed amministrazioni preposte 
appunto alle telecomunica- 
zioni, le quali tendono a 
mantenere la loro posizione 
di monopolio, ma a questo 
proposito appare ormai ine- 
vitabile la coesistenza di for- 
niture di carattere monopoli- 
stico con prestazioni in regi- 
me di concorrenza. 

In realtà va rilevato che 
quanto più un paese indugie- 
rà nel più efficace impiego 
delle strutture nazionali allo 
scopo di migliorare le capaci- 
tà concorrenziali della pro- 
pria industria, tanto più si 
troverà in condizione di ritar- 
do nei confronti di altri part- 
ner commerciali presenti sul 
mercato intemazionale. 

Tornando più propriamen- 
te all’argomento del nostro 
articolo, va fatto presente che 
una serie di possibili restri- 
zioni al flusso transfrontalie- 
ra di dati potrà derivare da 
considerazioni di sicurezza 


nazionale. Queste restrizioni 
saranno spesso in contrasto 
diretto con gli interessi del- 
l’industria, ma le preoccupa- 
zioni per un eventuale sfrut- 
tamento da parte di potenzia- 
li nemici di informazioni 
scientifiche e tecnologiche 
«esportate» è più che legitti- 

Àbbiamo già accennato ne- 
gli scorsi articoli all’altro pro- 
blema strettamente legato al- 
la divulgazione plurinaziona- 
le di dati e cioè alla vulnera- 
bilità di una società compute- 

Un ulteriore motivo di pre- 
occupazione può infine deri- 
vare dal cosiddetto «hack- 
ing» intemazionale, l’accesso 
non autorizzato ad un compu- 
ter da fonte straniera. 

Questo fenomeno sta cre- 
scendo e pochissimi sono i 
paesi che dispongono di una 
normativa adeguata tale da 
consentire una forma di assi- 
stenza e supporto a forze di 
sicurezza di un altro paese 
che abbia subito danni da 
questa illecita pratica. 

A questo punto rimangono 
ancora due aspetti da consi- 


derare: il primo riguarda la 
compatibilità a livello inter- 
nazionale nella protezione 
dei programmi per computer. 

Il secondo, più delicato, si 
riferisce alla «proprietà giuri- 
dica» dei dati e rispetto a 
questo ci si trova di fronte a 
due differenti ipotesi di lavo- 
ro: quella che tende ad attri- 
buire una connotazione di 
proprietà vera ai dati e l’altra 
che invece sembra richiedere 
solo una serie di regole «pra- 
tiche» per il loro utilizzo. 

È chiaro comunque che, ai 
di là di tutto, uno dei motivi 
principali per cui l’elabora- 
zione di proposte operative 
in questo settore va cosi a ri- 
lento è certamente la poca fa- 
miliarità che spesso i politici, 
o la maggior parte di essi, 
hanno con i problemi tecno- 

opportuno perciò che le 
loro conoscenze si integrino 
al più presto con il livello tec- 
nico dell’ambiente che li cir- 
conda, in modo da potersi 
sentire a loro agio anche nel 
legiferare su argomenti ad al- 
to contenuto tecnologico. 


dell’informatica libera. 

E a chi lavora con noi offriamo anche 
il vantaggio di rimanere 
libero imprenditore. 



A chi vuol lavorare in assoluta 
liberta. ICL olire una proposta 
totale il Traderpoml Traderpoint per 
noi signilica imprenditore libero, ma 
liberò davvero! Libero di operare, 
sfruttando le nostre capacita e le 
nostre referenze, sui mercati che noi 
meniamo strategici cosi come su 
quelli che lui reputa piu interessanti; 
ma sempre con la possibilità di 
chiederci un intervento per 
minimizzare l'investimento iniziale 

stessa clientela, qualora ciò 


dovesse essere richiesto dal 
mercato specilico Libero di 
decidere la sua politica di 
assistenza clienti, trovando insieme 
a noi l'accordo piu appropriato 

preclusioni e penalizzazioni, 
soltanto quei prodotti delle nostre 
linee che ritiene piu validi Libero di 
operare ovunque, chiedendo il 
nostro intervento se le distanze 
geografiche rappresentano un 
problema Libero di strutturare la 
propria immagine e dimensione 


commerciale senza limiti o obblighi 

soltanto per necessita e non 
secondo impegni, libero di 
comprare, vendere e segnalarci 
aliati Libero di perseguire, come e 
giusto, innanzi tutto il proprio utile 
Libero, mime, di voltare pagina 
senza spedirci il coupon 
di risposta a questo annuncio 
Ma questo non lo tara 
Perche, se e giusta l'idea che 

un'occasione persa 1 


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Si dovrebbe 
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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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61 


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nelle reti per Office Automation. 

XENY5 è un sistema integrato di hardware e software: un hardware 
PC AT compatibile, un software XENIX Sys V S.C.O. nel pieno 
rispetto della «System V Interface Definition» AT&T 
XENY5 vi dà la possibilità di leggere e scrivere floppy disk da 
360 Kbyte o 1.2 Mbyte anche in formato MS-DOS per consentire 
scambio dati in maniera * trasparente. XENY5 permette il 

collegamento di almeno || jL 8 posti di lavoro indipendenti, la 

connessione con altri sistemi fi, 1 XENY5 attraverso la rete locale 

MICNET. jl collegamento con altri computer in ambiente 

XENIX/UNIX o in altri ambienti operativi, tutto con il software 
standard XENIX Sys. V. XENY5 viene fornito con il software e 
documentazione relativa a partire dalla configurazione base. 


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IBM presenta 
i nuovi personal 

di Marco Marinacci 


■ Gli annunci IBM del 2 aprile hanno, come era ovvio, suscitalo le reazioni ed i 
commenti dell’intero mondo informatico. Tutti si chiedono dove mira la IBM, 
cosa riuscirà a ottenere e quali saranno le reazioni dell'enorme mercato dei 
compatibili. È diffìcile giudicare, anche perchè si tratta di guardare ben al di là della 
punta del proprio naso, e questo vale per tutti: per la IBM che ha fatto la mossa, per 
chi deve rispondere, per chi vuole cercare di capire cosa sta per succedere. ■ 


R oma, 29 aprile 1987. Che senso ha 
cominciare un articolo come questo 
con una data? Non è il resoconto di una 
presentazione, di un avvenimento, di una 
manifestazione, e allora iniziare con la data 
può sicuramente apparire fuori posto. Ma è 
effettivamente il 29 aprile il giorno in cui 
sto scrivendo questo articolo che, al di là 
della più o meno banale (sebbene indub- 
biamente necessaria e importante) relazio- 
ne sulle nuove macchine presentate, vor- 
rebbe servire da un lato a fare il punto del- 
la situazione sulla fisionomia del mercato, 
dall'altro — forse soprattutto — a cercare 
di indovinare quali saranno le possibili ri- 
percussioni degli eventi sia in un futuro 
prossimo, sia in uno un po' più (ma non 
tanto) lontano. E dagli annunci in questio- 
ne è ormai passato ben quasi un mese o, a 
seconda del punto di vista, solo poco meno 
di un mese. A costo di apparire cervelloti- 
co, vorrei esplicitamente esprimere che 
questo lasso di tempo può essere conside- 
rato sia molto breve, sia abbastanza lungo: 
lungo, se si ritiene che il clamore iniziale, 
ormai spentosi, abbia lasciato il posto a 
considerazioni più ponderate e mature; 
breve, se ci si ricorda che le proporzioni del 
fenomeno sono in effetti tali che il tempo 
di un mese non possa essere ritenuto suffi- 
ciente a generare opinioni e riflessioni ade- 
guatamente documentate e motivate: senza 
dimenticare, inoltre, che non è trascorso il 
tempo necessario perché il mercato e gli al- 
tri produttori possano produrre reazioni 
abbastanza significative. Nel frattempo, 
molto si è scritto e si è parlato intorno al- 
l'argomento, e sono state fatte le più diver- 
se considerazioni, ipotesi e profezie di va- 
rio genere. Anche molti dei nostri lettori, 
almeno quelli interessati a tutto il mondo 
dell'informatica un po' più che domestica, 
avranno avuto modo di scambiare o legge- 
re opinioni e, come in ogni situazione intri- 
cata che si rispetti, avranno riscontrato 
spesso punti di vista almeno apparente- 
mente del tutto diversi o contraddittori. Al- 
cuni indubbiamente errati, come quello di 
coloro che, tout court, hanno ritenuto di ve- 
dere nella mossa IBM la totale e definitiva 


sconfitta e scomparsa dei cloni e delle co- 
pie di ogni genere, compatibili «di marca» 
compresi. No, la mossa IBM ha un signifi- 
cato molto più ampio e, per fortuna, me- 
no... combattivo. Quello di tentare sempli- 
cemente di stroncare il fenomeno «IBM-li- 
ke» non sarebbe stato, d'altra parte, un at- 
teggiamento del tutto opportuno e intelli- 
gente, e un'azienda grossa e polente come 
la IBM può, come tutti, eseguire delle scel- 
te sbagliate (anche perche possono investi- 
re problematiche e ripercussioni cosi ampie 
da essere di veramente difficile valutazio- 
ne), ma non in maniera cosi grossolana. E 
la casa di computer più grossa del mondo 
quindi non poteva non rendersi conto da 
un lato che allo stato attuale non sarebbe 
convenuto a lei stessa tentare di stroncare il 
mercato del compatibile, dall’altro che il 
suo problema non era solo, nè forse princi- 
palmente, quello. Anche se in effetti, sul 
mercato, ha poi intrapreso una campagna 
pubblicitaria basata sull’affermazione che 
«solo il passato si può copiare, il futuro de- 
ve essere creato». 

Ritengo che il senso sia abbastanza sotti- 
le, molto più di quello che sembra. Se dico 
che verniciando di rosso un computer que- 
sto diventa rosso, difficilmente mi si può 
contraddire. Però bisogna vedere se vale la 
pena dire quello che sto dicendo... allora: 
copiare il futuro non si può, non si discute. 
Questo non vuol dire che, una volta diven- 
tato presente, il futuro non sia copiabile e 
che quindi, quando sarà passato, ne esista 
una copia. Ma attenzione: dal punto di vi- 
sta in cui ci troviamo, passato e presente 
coincidono finché sono in produzione (o 
più propriamente in commercio, o ancora 
più propriamente in uso) macchine basate 
su quello che è stato definito «passato». E 
allora lo slogan IBM può benissimo assu- 
mere, ben meno drammaticamente, il signi- 
ficato che «chi copia deve ricominciare da 
capo». Che non è cosa di poco conto, in- 
tendiamoci, anche considerando che nel 
progettare le nuove macchine la IBM ha 
preso le sue precauzioni, rendendole molto 
più difficili da copiare. Come? Semplice- 
mente facendo uso di alcuni circuiti inte- 


grati di cui i copiatori non potranno dispor- 
re, essendo di progettazione, produzione e 
commercializzazione IBM che, quindi, può 
benissimo tenerli solo per sé. Sono i cosid- 
detti «chip custom», che molti altri costrut- 
tori usano per le macchine di progettazione 
evoluta (Apple ad esempio ne fa uso da 
tempo, anche se non producendoli in pro- 
prio) e che sono molto utili: fanno rispar- 
miare spazio, semplificano la costruzione, 
possono consentire prestazioni migliori e 
anche un contenimento di costi, se il nume- 
ro di pezzi prodotti è sufficientemente ele- 
vato. E scoraggiano o comunque complica- 
no le operazioni di copiatura. O, almeno, 
quelle che sono state definite di clonazio- 
ne. Vi ricordate cos'è la clonazione? Ce lo 
ha spiegato Corrado Giustozzi (chi, se non 
lui?!) poco più di un anno fa, nel numero 
SI di MC: «in biologia si definisce clona- 
zione una popolazione di individui origina- 
ti da un unico progenitore mediante scis- 
sione agamica o partenogenetica». Lascia- 
mo stare la partenogenesi e la scissione 
agamica, Corrado in quell'occasione ha 
precisato che «in ogni caso il clone possie- 
de ovviamente il medesimo patrimonio cro- 
mosomico del suo unico genitore e ciò lo 
rende ad esso virtualmente identico, una 
vera e propria copia conforme». E quella 
di copia conforme è una denominazione 
che ben si adatta a molti dei prodotti at- 
tualmente in commercio nell'area del com- 
patibile IBM: all'inizio praticamente tutti 
(a parte quelli di grosso nome come Olivet- 
ti o Ericsson o Sperry), quando i cinesi di 
Taiwan (di qui il nome di «cinesi» dato ori- 
ginariamente a queste macchine) hanno co- 
minciato a copiare la scheda madre del PC 
IBM, poi dell’XT, poi dell'AT. Si è detto 
anche che le stesse fabbriche che produce- 
vano per IBM vendessero ai «donatori» le 
piastre, prive della sola ROM del BIOS 
protetta da brevetto IBM; non so onesta- 
mente fino a che punto le cose stiano esat- 
tamente cosi ma al momento non è impor- 
tante. Ecco, con i chip custom la clonazio- 
ne diviene praticamente (e legalmente, vo- 
lendo) impossibile. 

Ma non la realizzazione di un compatibi- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


63 


IBM: I NUOVI PERSONAL 



le. 1 taiwanesi, da un po' di tempo, si sono 
evoluti ed hanno smesso di clonare banal- 
mente: per dime una hanno introdotto, sui 
loro compatibili AT, clock con velocità se- 
lezionabili e più elevate di quella (fissa) 
dell'originale IBM, realizzato piastre più 
piccole ed ingegnerizzate in maniera origi- 


nale, in modo da poter oltretutto essere in- 
serite in contenitori meno mastodontici di 
quello IBM. Ecco, finalmente lo ha fatto 
anche la IBM... Nel senso che le nuove 
macchine, per quelle che sono le caratteri- 
stiche che è attualmente possibile utilizza- 
re, sono soprattutto un adeguamento alle 
mosse dei concorrenti e quasi di conse- 
guenza alle nuove e attuali esigenze del 
mercato. Si, concorrenti: perché i cloni (e 
cloni evoluti) devono essere considerati an- 
che numericamente concorrenti della IBM, 
ovviamente nella zona dei piccoli sistemi. 
Interesserà sapere che nei primi tre mesi di 
quest'anno la IBM, secondo stime molto 
attendibili, dovrebbe aver venduto qualco- 
sa come diecimila unità centrali: ma il nu- 
mero di macchine provenienti in qualche 
modo da Taiwan e vendute nello stesso pe- 
rìodo si aggira intorno alla metà di questo 
valore, è quindi un dato confrontabile. Se 
poi si aggiungono i sistemi venduti dagli al- 
tri produttori di macchine compatibili «di 
marca», e si considera che la sola Olivetti 
ha superato la IBM nel numero di personal 
venduti nell'86, appare evidente che la quo- 
ta IBM nel mercato del compatibile IBM 


non è in fin dei conti particolarmente ele- 
vata... 

E allora, tornando allo slogan IBM: la- 
scia intendere che la mossa sia anticinesi 
più di quanto lo sia in effetti, in modo da 
agire in parte da deterrente nel ridare fidu- 
cia al prodotto IBM, a scapito del compati- 
bile dal futuro incerto. E in realtà, come di- 
cevo, la mossa è più ampia perchè coinvol- 
ge l'area dei sistemi più grandi. Lo slogan 
in sé, in pratica, fa parte dell'azione antici- 
nesi (non so mai come chiamarli, se cinesi, 
cloni, copie o compatibili, ci sono fra i ter- 
mini sottili diversità che però a volte non 
sono nemmeno tanto sottili ; lasciamo stare 
e, per questa volta, mettiamo tutto in un 
unico pentolone). 

D’altra parte, la IBM ha necessità di re- 
cuperare quote di mercato nel settore da lei 
stessa creato, come dicevo prima. Però è 
chiaro che è preferibile non avere la totalità 
di un grosso mercato, piuttosto che essere 
l'unico detentore di un mercato molto più 
piccolo. E i compatibili di ogni specie han- 
no contribuito ad ingrossare in maniera ra- 
dicale il settore di cui stiamo parlando: se 
si dice che il PC IBM ha imposto uno 


Cosa farà IBM ... 

di Corrado Giustozzi 


...è sempre difficile da dire. In America esi- 
ste addirittura una categoria di esperti di 
cose IBM. gli IBM-watcher. giornalisti tec- 
nici ed economici che valutano, commenta- 
no. prevedono le mosse di Big Blue, proprio 
come da noi ci sono giornalisti esperti di co- 
se Vaticane o di fatti parlamentari. 

Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno 
comunque sempre dimostrato una cosa: che 
le mosse future di IBM. nelle loro linee ge- 
nerali, sono sempre scritte nel presente e nel 
passato. Sapendo leggere gli indizi si può 
capire in che direzione grosso modo si muo- 
verà IBM. Tuttavia i dettagli sfuggono: e 
capita quasi sempre che l’annuncio vero e 
proprio di nuovi prodotti giunga inaspetta- 
to. e che le novità presentate prendano un 
po ' in contropiede il mercato ed i suoi profe- 

Mestiere duro. VIBM watcher. ma affa- 
scinante: perché, tutto sommato, consiste 
nel cercare di prevedere gli sviluppi stessi 
dell'informatica, per via che la casa di Ar- 
monie ha sempre avuto un peso non indiffe- 
rente sul mercato, prevenendolo e forman- 
dolo costantemente. Sapete ad esempio chi 
ha inventato i floppy disk, i dischi rigidi 
Winchester, le stampanti a getto d'inchio- 
stro? Perfino le schede perforate, le ha in- 
ventate IBM! È evidente che ogni nuova 
mossa di Big Blue non è finalizzata al mo- 
mento attuale ma proiettata in un futuro 
più o meno lontano, come in una partita a 
scacchi in cui si gioca l’evoluzione dell'in- 
formatica personale e non. 

Integrazione di sistemi 

Cerchiamo dunque di leggere fra le ri- 
ghe degli ultimi annunci IBM, anche alla 


luce di ciò che sta parallelamente avve- 
nendo al di là del muro che ancora sepa- 
ra i personal dai mini e dai mainframe. 
Forse riusciremo a fare un po' di luce nel 
prossimo futuro. 

Dunque, la prima cosa che appare 
chiara è l’integrazione. La nuova famiglia 
verticale di personal IBM è potenzial- 
mente predisposta ad una integrazione 
piuttosto ampia con altri sistemi, sia 
uguali che maggiori. La cosa non è affat- 
to secondaria, come potrebbe sembrare; 
anzi, è una precisa risposta, forse un po' 
tardiva, ad un'esigenza sentita dal merca- 
to già da molto tempo. Il grosso proble- 
ma commerciale dei PC IBM è stato in- 
fatti la loro scarsa possibilità di integra- 
zione nei riguardi dei sistemi superiori 
IBM, soprattutto i supermini S/36 e S/38 
ed i medi sistemi 43xx. Di questo si sono 
accorti gli utenti, i quali hanno capito pri- 
ma di IBM stessa che era assai vantaggio- 
so integrare PC e mainframe in strutture 
informative parzialmente distribuite. Pur- 
troppo il PC non era nato per questo, 
sembra anzi che sia stato progettato in 
modo completamente avulso dal resto del 
mondo IBM. E questo è stato un errore, 
cui in ritardo e con fatica IBM ha cercato 
di porre rimedio. 


PC e Sistema /36 

Vediamo ad esempio l'evoluzione avve- 
nuta nel Sistema /36, attualmente il più 
diffuso supermini gestionale IBM che 
sembra avviato ad un lungo successo. In 
questi ultimi due anni molti annunci rela- 
tivi al /36 hanno riguardato la possibilità 


di collegamento dei PC, prima totalmente 
preclusa. La loro evoluzione è sintomati- 

Inizialmente era possibile solo la bana- 
le emulazione di terminale, tramite una 
particolare scheda da inserire nel PC; co- 
sa di limitata utilità, in quanto il /36 non 
sapeva neppure di avere dei PC collegati. 
Poi alcuni prodotti programma del /36 
consentirono quasi a forza al PC di vede- 
re in qualche modo parte del disco del 
/36 come un proprio floppy; la cosa era 
ancora rozza ed affrettata (ad esempio 
l'XT perdeva l'accesso al suo disco rigido 
e quindi non poteva fare trasferimenti di 
file) ma più o meno funzionava. Poi ven- 
ne annunciata la rete tokenring per il /36, 
realizzata però per mezzo di una CPU de- 
dicata addizionale derivata dall'AT. 

Solo l'anno scorso il collegamento di- 
retto dei PC fu definitivamente migliora- 
to con l'introduzione congiunta di una 
nuova scheda e relativo software sul PC e 
di un particolare prodotto programma sul 
/36, il cosiddetto PC Support. Questa ac- 
coppiata permetteva finalmente il pieno 
accesso dell'utente PC sia alle risorse del 
suo personal che a quelle del /36, con 
una ampia sinergia fra le due macchine. 
Il PC poteva crearsi dischi virtuali di 
qualsiasi dimensione sul /36 ed inviare le 
proprie stampe alle stampanti di sistema 
tramite spool; il /36, in cambio, poteva 
(volendo) stampare su una stampantina 
eventualmente collegata ad un PC; in più 
il PC aveva pieno accesso ai file ed alle li- 
brerie del /36, con ampie possibilità di 
upload e download che prevedevano sele- 
zione, riorganizzazione dei campi, con- 
versioni automatiche di formato dei file. 
Ancora una volta, però, queste funzioni 
erano un qualcosa di «aggiunto» alla 
struttura del /36, il quale ha una filosofia 
totalmente diversa da quella del PC. I di- 
schi virtuali erano una forzatura, essendo 
implementati come grandi file random, 
non erano direttamente utilizzabili dal 


64 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



IBM: I NUOVI PERSONAL 



standard, ed è vero, questo deve voler dire 
che c'è qualcuno che a questo standard si 
uniforma, e anzi devono essere parecchi. 
Che, appunto, è precisamente quello che è 
successo e che, nell'interesse anche della 
stessa IBM, deve continuare a succedere. 
Certo per la IBM sarebbe opportuno cerca- 



/36 stesso e l'accesso ad essi da parte di 
utenti PC poteva avvenire esclusivamente 
un utente per volta. 

Il passo finale (per ora) è di due mesi 
fa, e si è compiuto con il rilascio della 
nuova versione del sistema operativo del 
/36 (SSP 5.0): ora, finalmente, le funzioni 
base di interfaccia coi PC sono native nel 
sistema operativo del supermini e non ag- 
giunte mediante programmi esterni. Ciò 
significa una maggiore integrazione ed 
una migliore omogeneità nella struttura 
della macchina. I dischi virtuali sono ora 
equiparati ad una particolare struttura ad 
albero nativa delI'SSP (il folder), i proble- 
mi e le limitazioni degli interscambi sono 
stati superati ed il tutto è, finalmente, co- 
me doveva essere fin dall'Inizio I 
Che farà II Sistema /36 ? 

Questo movimento di integrazione che 
ha coinvolto il /36 non è stato tuttavia so- 
lo rivolto verso il basso, ossia verso i PC: 
si è anzi sviluppato enormemente anche 
in orizzontale, per cosi dire, e verso l'alto. 

In orizzontale significa colloquio dei 
/36 fra di loro. In due anni, e tramite 
quattro rilasci successivi delI'SSP (dalla 
2.0 alla 5.0), si è passati da spartani colle- 
gamenti diretti tipo host (ossia master-sla- 
ve) sotto SDLC a possibilità estremamen- 
te sofisticate: sessioni remote multiple, 
rete Peer-to-Peer (colloquio fra pari), fun- 
zionalità passthrough (uso di elaboratori 
intermedi come «ponti» completamente 
trasparenti all'elaborazione), comunica- 
zioni avanzate fra programmi ; il tutto an- 
che attraverso reti digitali a commutazio- 
ne di pacchetto (Itapac) con funzioni di 
chiamata e risposta automatica. 

Verso l'alto si è stabilito finalmente un 
ponte più versatile verso il Sistema /38, 
fin’ora completamente chiuso nella sua 
inaccessibile torre d'avorio, e migliorate 
le possibilità di scambio verso i sistemi di 
classe superiore 43xx e 9370. 

A proposito di sistemi di classe supe- 


riore: anche in questa fascia è in atto un 
movimento verso l'integrazione, che coin- 
volge la vecchia famiglia /370 e la più re- 
cente gamma dei 43xx (4331, 4341. 4381). 
Entrambe sono destinate a scomparire, 
sostituite dalla nuova linea 93xx (9370) 
che le raccoglie unificandole e potenzian- 
dole. Anche qui ritroviamo l'impulso ver- 
so una maggiore omogeneità. 

Cosa appare, allora, da questi sviluppi? 
Che il /36, sistema intermedio per eccel- 
lenza, sta diventando sempre più un 
«concentratore», un gate fra i personal 
ed i nuovi mainframe. Ogni /36 può at- 
tualmente fungere da nodo di una rete di 
/36 interfacciata verso il basso con i PC e 
verso l'alto con i 43xx ed i 9370. Si deli- 
nea pertanto piuttosto chiaramente un'ar- 
chitettura gerarchica a tre livelli : in basso 
i PC come workstation, al centro una rete 
di /36 come gestore, in alto i mainframe 
9370. Tutti in grado di colloquiare fra lo- 
ro in modo nativo, integrati magari nella 
SNA che già raccoglie i sistemi maggiori. 

I nuovi /2 : 

personal o workstation? 

Alla luce di queste considerazioni ap- 
pare ora chiaramente l'importanza strate- 
gica dei nuovi personal /2 IBM. I quali 
nascono già all'insegna di una maggiore 
omogeneità e della futura integrazione 
verso l’alto. Evidentemente IBM si è ac- 
corta dell'errore commerciale del passato 
e non vuole ripeterlo. Ed altrettanto evi- 
dentemente sta cercando di «professiona- 
lizzare» il personal rendendolo soprattut- 
to una potente workstation dalle ampie 
risorse locali, connessa ad una architettu- 
ra assai più vasta di sistemi intercomuni- 
canti. Il fantomatico «MicroChannel» 
dovrebbe essere proprio la chiave di que- 
sto sviluppo. 

La battaglia, quindi, non è più tanto sul 
fronte del personal (inteso come elabora- 
tore personale del singolo, deH’hobbysta) 
quanto su quello della workstation, del- 


l'elaboratore locale inserito nel mondo 
del lavoro in ambiti distribuiti. Questo, 
secondo noi, è il concetto che sta alla ba- 
se di questi annunci. Maggiore produtti- 
vità personale, maggiore diffusione dei 
PC nelle realtà aziendali, spinta al decen- 
tramento ed al colloquio orizzontale e 
verticale, maggiore compatibilità ed omo- 
geneità fra sistemi della stessa famiglia. 

La sfida 

del prossimi dieci anni 

I dettagli tecnici delle nuove macchine 
lasciano, a questo punto, quasi il tempo 
che trovano. L'importante è questo: la 
IBM dei grandi sistemi, che fino ad ora 
aveva quasi snobbato il mondo dei perso- 
nal, sta cercando di riagganciare quella 
fetta di mercato di cui non aveva capito 
forse l’importanza. Il futuro non sta nella 
divisione anche commerciale fra personal 
e mainframe ma nel colloquio ordinato di 
famiglie modulari di macchine inserite in 
una realtà stratificata ma omogenea. Sarà 
questo l'obbiettivo dei prossimi dieci an- 
ni? Sembra di si. «L'architettura globale» 
del futuro, in cui tutto parla con tutto, si 
basa forse su queste tre punte: Personal 
/2, Sistema /36 (e successori), 93xx. Co- 
me al solito, nessuno può dire cosa succe- 
derà, e le mosse di IBM sono alle volte 
imperscrutabili: ma gli indizi sono chiari. 

Dimentichiamo qualcosa? Ah già, la 
concorrenza. Che adesso è temibile, mol- 
to più dei «cinesi» i quali per un po' se 
ne staranno buoni per via dei chip cu- 
stom dei nuovi PC. Cosa faranno i grandi 
deU’informatica? Nello scorso anno sono 
nati due nuovi giganti: Unisys dalla fu- 
sione fra Sperry e Burroughs, e Honey- 
well Bull da una jointventure fra Honey- 
well, Bull e Nec. Saranno loro a dare la 
risposta alla strategia IBM, chissà quan- 
do ed in che modo. Sapete, forse stiamo 
assistendo alla nascita del nuovo mondo 
informatizzato del domani. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


65 





I NUOVI PERSONAL 



re di mantenere quel «plus» nei propri pro- 
dotti che riesca a consentire di avere la 
quota maggiore del mercato, bisogna dire 
che obiettivamente quello di cercare di es- 
sere leader del «proprio» mercato è un in- 
tendimento del tutto giustificabile. Il modo 
migliore per ottenere questo risultato è, per 
l'appunto, quello di avere prodotti partico- 
larmente competitivi, oltre s'intende alla 
necessaria rete di distribuzione e vendita. È 
cosi che è stato possibile per la Olivetti sca- 
valcare IBM: ottimo prodotto (M24), prez- 
zo buono, rete efficiente. La risposta IBM 
si chiama modello 30, come vedremo fra 
breve: anticipo solo che, finalmente, non 
ha più 1*8088 del PC ma 1*8086 dell’M24. 
Già un modello 30 «clonabile» avrebbe 
consentito alla IBM di riguadagnare stra- 
da, in quanto prodotto più competitivo del 
vecchio PC o XT. In più sono state aggiun- 
te... difficoltà clonatorie, per limitare l'of- 
fensiva. Probabilmente è giusto, anche se è 
difficile dare una valutazione assoluta. 

Perché? È presto detto. Dunque: le parti 
non clonabili dei nuovi IBM servono, an- 
che, a consentire alcune prestazioni miglio- 
rate rispetto ai vecchi sistemi, ad esempio 
una grafica più evoluta. Le cose sono due: 

0 c'è del software che le utilizza, oppure 
queste nuove prestazioni possibili non ser- 
vono a niente. Ma o la IBM si realizza il 
software in proprio, oppure bisogna che i 
produttori di software siano motivati a te- 
nere conto, nei loro prodotti, delle nuove e 
più ampie possibilità: e questo avviene solo 
se pensano che il numero di pacchetti ven- 
dibili è previsto alto, e perché sia cosi è ne- 
cessario che si prevedano grosse vendite 
per i nuovi sistemi, o meglio per i sistemi 
con le nuove caratteristiche. Insomma: se 
le nuove potenzialità sono dei soli IBM, il 
mercato possibile ha certe dimensioni; ma 
se anche gli altri costruttori si adeguano al- 
le nuove prestazioni, realizzando in qual- 
che modo macchine compatibili (sia pure 
senza fare uso dei famigerati chip custom), 

1 produttori di software hanno ben più mo- 
tivo di produrre programmi in grado di 
sfruttare in pieno i nuovi hardware. Queste 
operazioni di copia-non-copia saranno ov- 
viamente ben più impegnative delle prime 


clonazioni, per cui il nuovo mercato del 
compatibile sarà in mano ad un minor nu- 
mero di costruttori più qualificati, perché 
devono essere in grado non solo di clonare. 

Sdrammatizziamo, allora. E concludo 
auspicando che IBM cominci a vendere 
con successo i nuovi nati, che rapidamente 
giungano sul mercato macchine compatibi- 
li (non clonate, ripeto, ma riprogettale in 
tutto o in parte in modo da avere le stesse 
caratteristiche operative), che nasca del 
nuovo software (o che i prodotti attuali 
vengano aggiornati) capace di trarre bene- 
ficio dai miglioramenti dell'hardware. Solo 
cosi nel mercato sarà successo qualcosa di 
positivo. 

Le nuove macchine 


Come annunciato nel numero scorso, la 
IBM ha presentato la gamma Personal Sy- 
stem/2 che si compone di quattro sistemi 
diversi: 30, 50, 60 e 80. 

Caratteristica comune a tutte le macchi- 
ne è l'uso della tecnologia SMT (Surface 
Mount Technology, ossia componenti sal- 
dati sulla scheda senza fori; consente di ri- 
sparmiare spazio ed è già utilizzata da vari 
costruttori fra cui, come leggete in questo 
stesso numero, Lexikon). Su tutte le mac- 
chine sono di serie le interfacce seriale, pa- 
rallela e per mouse e l'orologio interno. 

Altra caratteristica comune é l'ingegne- 
rizzazione molto più moderna, con collega- 
menti diretti fra le varie schede e contenito- 
ri (specie nel 30) molto più compatti che 
nelle serie precedenti. Attenzione, questo 
fatto comporta come conseguenza che non 
sono utilizzabili nei nuovi sistemi la mag- 
gior parte delle schede aggiuntive disponi- 
bili per i vecchi. 

Ancora: il chip custom VGA è il nuovo 
chip grafico, che consente di arrivare a 64 
livelli di grigio o 256 colori scelti da una ta- 
volozza di 262.144. con 320x200 punti sullo 
schermo; ci sono numerosi altri modi grafi- 
ci fra cui uno da 640x400 con 16 colori o li- 
velli di grigio. 

Nei modelli 50, 60 e 80 è impiegata la 
nuova architettura denominata Micro 
Channel, per massimizzare l'efficienza del 


microprocessore particolarmente nelle ap- 
plicazioni multitask. 

Il tutto è inserito nell'ambito della nuova 
Systems Application Architecture che, co- 
me si legge nella documentazione IBM, è 
«destinata a rendere le applicazioni svilup- 
pate su sistemi IBM omogenee e indipen- 
denti dal tipo di elaboratore utilizzalo», 
per risolvere il problema della compatibili- 
tà fra la linea personal e quelle più elevate 
dei sistemi 3X e 370, esigenza particolar- 
mente sentita dagli utenti di questi sistemi: 
il non poter efficacemente inserire personal 
nelle linee maggiori è stato un limite che ha 
consentito pesanti attacchi alla IBM da 
parte della concorrenza (Digital. Sperry in 
particolare). 

Il modello 30 è l'evoluzione del vecchio 
PC/XT: si basa non più sull'8088 ma sul- 
1*8086, quindi con bus dati a 16 bit, come 
l'M24 della Olivetti e alcuni altri compati- 
bili, come il Toshiba 1100 Plus che sto 
usando in questo momento. Il clock del 
mod.30 è a 8 MHz e non vi sono cicli di at- 
tesa, la RAM di base di 640 K può essere 
espansa fino a 2,256 megabyte. Come me- 
moria di massa prevede, novità IBM (vor- 
rei dire finalmente...) microfloppy da 3 pol- 
lici e mezzo da 720 K, dello stesso standard 
Sony adottato da tempo da HP. Aprico! e 
altri (la stessa IBM li usa da un anno nel 
Convertible); il 30-002 ha due microfloppy, 
il 30-021 ha un microfioppy e un hard disk 
interno da 20 M. Il CBIOS è su 64 K di 
ROM ed esiste uno zoccolo per montare il 
coprocessore aritmetico 8087-2/8. 

I modelli 50 e 60 sono basati sull'80286, 
come l'AT, ed hanno il clock a 10 MHz. In 
entrambi i sistemi la RAM nasce da I me- 
gabyte. e può essere espansa fino a 7 M nel 
50, 1 5 M nel 60. La memoria di massa è di 
un microfloppy da 1.44 M più un disco ri- 
gido che è da 20 M per il mod.50, mentre 
per il 60 può essere da 44 o da 70 M (ver- 
sioni 60-041 e 60-071). Come vedete nelle 
foto il 50 è un desk top, mentre per il 60 è 
prevista la collocazione sul pavimento. I 
128 K di ROM comprendono sia il CBIOS 
per la compatibilità con la famiglia di per- 
sonal IBM, sia l'ABIOS per l'impiego del 
nuovo sistema operativo, l'Operating Sy- 
stem/2, che non può girare sul 30 ma solo 
sui sistemi basati su 80286 e 80386. Si tratta 
in pratica della versione IBM dell'Opera- 
ting System/2 della Microsoft, a riguardo 
del quale potete leggere nelle pagine che 
seguono nelle quali si parla anche del PC 
DOS 3.3, praticamente l'MSDOS 3.3, che 
gira su tutti i modelli compreso il 30. 

II modello 80 è basalo sull'80386 con 
clock a 16 MHz e a 20 MHz rispettivamen- 
te nelle versioni 80-041/80-071 e 80-111, 
che differiscono per la memoria di massa: 
hard disk da 44, 70 e 1 15 M, sempre in ab- 
binamento con un microfioppy da 1.44 M. 
La RAM parte da IM nel 41, da 2 nel 71 e 
nel III ; può raggiungere, in tutti e tre i ca- 
si, i 16 megabyte. La ROM è di 128 K, co- 
me nei modelli 50 e 60. Il contenitore è to- 
wer, da pavimento. 

Qualche prezzo: il modello 30 costa circa 

3.120.000 lire con due microfloppy, 

4.070.000 con l'hard disk. Il 50 costa 

6.370.000 lire con il disco da 20 M, poco 

meno di 9 milioni con il 44; per 1*80 è inve- 
ce previsto un prezzo di circa 10.700.000 li- 
re con il drive da 44 mega. Competitivi 
quindi, ma tali da lasciare spazio alla con- 
correnza dei compatibili. MC 


66 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




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Capire l'Intelligenza Artificiale 

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Esperimenti di Intelligenza Artificiale 

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Capire I robot 

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Guida a Wordstar 




Microsoft presenta 
i nuovi sistemi operativi 


di Maurizio Bergami 


■ Il 7 aprile, a pochi giorni di distanza dagli annunci IBM, Microsoft ha 

presentato alla stampa, nella sede dell'Hotel Palace di Milano, una serie di 
nuovi prodotti che permettono di comprendere meglio cosa succederà a! mercato nel 
prossimo futuro. Principale oggetto di attenzione è stato il nuovo sistema operativo 
Operating System/2 (o, più brevemente, MS OS/2) il quale, diversamente da quanto 
IBM ha lasciato capire nel corso della sua presentazione, non è un prodotto esclusivo 
di Big Blue ma è stato sviluppato da Microsoft, anche se in parte congiuntamente ad 
IBM nell'ambito di un accordo di collaborazione siglato a metà dell '85. I diritti 
dell'OS/2 sono dunque della Microsoft, che darà il nuovo sistema operativo in 
licenza non solo a IBM, ma anche a tutti i produttori OEM che ne faranno richiesta. 
Il futuro dei compatibili, che sembrava assai precario dopo l’uscita dei nuovi modelli 
IBM. appare ora ben più roseo. Oltre all "OS/2 gli annunci interessanti sono stati 
numerosi, e hanno riguardato un nuovo manager per reti locali, fatto apposta per 
l'OS/2; la versione di Xenix System V per 80386; la nuova release dell'MS DOS 
ed una nuova versione di Windows. 

Ma andiamo per ordine. ■ 


MS Operating System/2 

Per chi ancora non l'avesse capito, l'MS 
OS/2 altro non è se non quello che nei me- 
si scorsi è stato definito come MS DOS 5.0, 
Advanced DOS o, ancora, Windows 386. 

È un sistema operativo multitasking rea- 
lizzato per microprocessori 80286 e 80386: 
gira quindi solo su macchine della classe 
dell'AT o superiore, e non sul PC normale 
e su tutte le macchine che utilizzano P8086 
o l'8088 (compreso, quindi, il recentissimo 
modello 30 IBM). Gestisce il funzionamen- 
to sia in reai mode che in protecied mode e 
permette ai programmi applicativi di utiliz- 
zare fino a 16 Mbyte di memoria reale op- 
pure fino a I Gigabyte di memoria virtuale. 

Tra le nuove possibilità che offre, vi è 
una completa gestione dei livelli di priorità 
tra i vari task, ed un insieme di funzioni de- 
dicate allo scambio di dati tra i task. Que- 
st’ultiraa caratteristica permette di realizza- 
re applicativi composti da più moduli col- 
legati tra loro. Pensate, ad esempio, ad un 
tabellone elettronico in cui la sezione di ri- 
calcolo gira contemporaneamente a quella 
di inserimento dati! 

L'interfaccia utente, come era abbastan- 
za facile prevedere, è di tipo grafico e si 


chiama Windows Presentation Manager. 
Diversamente da Windows per MS DOS, 
non è un'opzione, ma parte integrante del 
nuovo sistema operativo. L'aspetto non è 
proprio identico a quello del vecchio Win- 
dows: in particolare la differenza più evi- 
dente è nelle finestre, che saranno sovrap- 
ponibili, come sul Macintosh, e non sem- 
plicemente accostate. 

L'MS OS/2 è un sistema operativo pen- 
sato per sfruttare a fondo le caratteristiche 
del microprocessore 80286. Con tutto il 
parlare che si è fatto ultimamente del- 
Ì'80386, qualcuno rimarrà un po' deluso nel 
veder arrivare un DOS. che è ancora una 
generazione indietro rispetto all'hardware 
disponibile. Una versione di OS/2 già ri- 
volta specificamente al 386 avrebbe però 
tagliato fuori le macchine dotate di 286, 
che rappresentano una quota di installato 
ben più significativa. 

Una versione per 386 è, comunque, sicu- 
ramente già allo studio e, sono parole di 
Microsoft, «verrà sviluppata in tempi ade- 
guati alle esigenze del mercato» (presumi- 
bilmente entro un paio d'anni o poco più). 

Domanda: con il nuovo sistema operati- 
vo, il vecchio MS DOS che fine fa? Rispo- 
sta: nessuna fine, nel senso che continuerà 


a vivere una vita propria ed a venire co- 
stantemente migliorato. Questo non solo 
perchè rimane l’unica scelta per i sistemi 
dotati di 8088 e di 8086, ma anche perchè 
l'OS/2 è decisamente oneroso in termini di 
memoria occupata: si porta via infatti in- 
torno a 150 Kbyte, e gira su sistemi dotati 
almeno di 1,5 Mbyte di RAM. Anche il 
prezzo si discosterà significativamente da 
quello dell'economico MS DOS: si parla di 
una cifra vicina al mezzo milione di lire. 
Molti utenti senza esigenze troppo spinte 
preferiranno dunque rimanere in ambiente 
MS DOS. 

L'OS/2 è compatibile con (quasi tutto, 
come dichiara Microsoft per mettere le ma- 
ni avanti) il software MS DOS. Gli applica- 
tivi MS DOS potranno girare (uno alla vol- 
ta) in un «box di compatibilità» nei primi 
640 Kbyte di RAM. Per poter sfruttare la 
compatibilità MS DOS, è tuttavia necessa- 
rio disporre di almeno 2 Mbyte di RAM. 

Veniamo infine ai tempi di rilascio effet- 
tivo: le previsioni di consegna agli OEM 
sono per il quarto trimestre di quest'anno: 
una beta release sarà disponibile a metà an- 
no, in modo da permettere ai costruttori di 
iniziare gli opportuni adattamenti al pro- 
prio hardware. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


MICROSOFT 


OPERATING SYSTEM/2 


MODO PROTETTO 


..NUOVO AMBIENTE 


SPAZIO RISERVATO 


^ AMBIENTE ATTUALE 


Sotto MS OS/2 il primo segmento dì memoria (fino al limite di 640 Kbyte) sarà dedicato alla realizzazione 
di una zona di compatibilità con I MS DOS. La zona di memoria tra 640 Kbyte e I Mbyte. Oltre I Mbyte, 
fino al limile massimo di 16 Mbyte, gireranno le nuove applicazioni in modo protetto. Per poter usufruire 
della compatibilità MS DOS. sarà necessario avere a disposizione almeno 2 Mbyte di RAM. 


Xenix System V/386 

È stata approntata la versione per 80386 di 
Xenix, ('implementazione Microsoft del si- 
stema operativo multi-utente della AT&T. 
Xenix System V/386 sarà pienamente com- 
patibile con le applicazioni scritte per la 
precedente versione di Xenix per l’80286. 

Con l’occasione è stato ribadito che per 
la multiutenza, la fedeltà di Microsoft a 
Xenix rimane totale. L'OS/2 è, e rimarrà, 
un sistema operativo soltanto multitasking. 

Per quanto riguarda il futuro di Xenix, in 
seguito ad un accordo con AT&T, i rami 
Xenix e Unix tra breve si riunificheranno 
sotto l'unico nome di Unix, a tutto vantag- 
gio del l'affermazione di uno standard defi- 


MS DOS 3.3 


L'ultimissima release del vecchio — ma an- 
cor lontano dalla pensione — MS DOS, 
contiene diversi miglioramenti. Innanzitut- 
to è finalmente possibile vedere volumi 
maggiori di 32 Mbyte: una barriera fasti- 
diosa, soprattutto con la recente invasione 
di dischi dalla capacità elevatissima. È vero 
che era stata già superata con vari artifìci, 
ma l'arrivo di una soluzione definitiva inte- 
grata nel DOS è certamente preferibile e 
più affidabile. 

La gestione di disco è migliorata, grazie 
all'impiego di algoritmi più efficienti che 
permettono una gestione più veloce dell'l/ 
O. 

Infine è stato potenziato il supporto in- 
ternazionale, con la possibilità di commu- 
tare dinamicamente tra diversi set di carat- 
teri. 


Windows 2 


Per il mondo MS DOS sarà presto disponi- 
bile una nuova versione di Windows, d'a- 
spetto identico al Windows Presentation 
Manager dell'OS/2. Prescindendo dal sem- 
plice impatto visivo, Windows 2 avrà pre- 
stazioni nettamente migliorate rispetto alla 
prima versione; in particolare i programmi’ 
scritti per Windows gireranno sino a quat- 
tro volte più veloci. Un nuovo modulo di 
gestione della memoria permetterà un uti- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


lizzo più efficiente della memoria espansa, 
consentendo il funzionamento simultaneo 
di più programmi di dimensione superiore 
ai 640 Kbyte (compatibilmente con la 
quantità di memoria installata!). 

I programmi scritti per il vecchio Win- 
dows potranno girare senza modifiche sot- 
to la nuova versione. 


MS OS/2 Lan Manager 

Contemporaneamente al nuovo sistema 
operativo, Microsoft ha anche annunciato 
un nuovo prodotto per la gestione di reti 
locali operanti con il sistema operativo 
OS/2. 

L'MS DOS Lan Manager è compatibile 
con Microsoft Networks, la precedente rete 
locale Microsoft, e permette il collegamen- 
to alla stessa rete di macchine con sistema 
operativo OS/2, MS DOS e Xenix. 

Le stazioni con OS/2 o Xenix potranno 
funzionare contemporaneamente come ser- 
ver e come posto di lavoro (non sarà quindi 
necessario disporre di un server dedicato), 
mentre quelle dotate di MS DOS potranno 
assolvere una sola delle due funzioni. Una 
delle potenzialità più affascinanti del nuo- 
vo Lan Manager è la capacità di comunica- 
zione tra task, denominata IPC (Inter Pro- 
cess Communications), che consentirà di 
realizzare applicazioni completamente di- 
stribuite in rete. In altre parole, le parti co- 
stituenti di un singolo programma, potran- 
no funzionare contemporaneamente sul 
server e sul posto di lavoro: ad esempio, un 
database potrà essere progettato per per- 
mettere all'utente di interagire con un pro- 
gramma di interrogazione attivo nel posto 
di lavoro, che, a sua volta, potrà inviare ri- 
chieste al programma di database attivo nel 


Software su dischetti da 3,5" 

Ora che finalmente IBM ha consacrato 
-l’ufficialità dei dischi da 3,5". Microsoft ha 
deciso di commercializzare i suoi prodotti 
su entrambi i tipi di supporto: 5,25" e 3,5’. 

I programmi principali in lingua inglese 
(Word, Multiplan, Chart ecc.) verranno for- 
niti con entrambi i tipi di disco nella stessa 
confezione. Altri prodotti, come Windows 
e il compilatore Quickbasic avranno invece 
due confezioni diverse a seconda del for- 
mato del disco. I prodotti localizzati, cosi 
come i compilatori Fortran, C, Basic e Pa- 
scal, verranno invece distribuiti su dischi 
da 5,25" e solo a richiesta su dischi da 3,5”. 

E cosi Microsoft ha finalmente fatto la 
sua mossa, anche se dopo tanto tempo 
qualcuno iniziava a sospettare che Gates e 
soci non fossero poi cosi interessati a far 
uscire l’evoluzione dell’MS DOS che tutti 
aspettavano con ansia. E invece l'ineffabile 
Gates ha colpito ancora, e non deve essere 
stato facile riuscire a far convivere la «vo- 
glia di monopolio» di IBM con le esigenze 
di tutti gli altri licenziatari dell'MS DOS. I 
ritardi appaiono dunque pienamente giusti- 
ficati, senza contare naturalmente che, sot- 
to il profilo strettamente tecnico, la realiz- 
zazione dell'OS/2, considerato anche il re- 
quisito fondamentale della compatibilità 
con l'MS DOS, non deve essere stata affat- 
to uno scherzo. 

Tanto si è discusso su IBM che impone 
gli standard, ed alla fine si va a scoprire 
che IBM in fondo non ha mica imposto 
tanto di suo: tornando indietro nel tempo 
salta fuori che è stata Microsoft ad orienta- 
re IBM sull'8088, che è stata sempre Micro- 
soft a fornire l'MS DOS, e che oggi è di 
nuovo Microsoft a fornire lo standard soft- 
ware del futuro personal-informatico pros- 
simo venturo. MC 


69 



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360KB ALIMENTATORE 150W SCHEDA 
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PC XT TURBO 1024K RAM 1024K 

CLOCK 4.77/8 MHz 8 SLOTS 1 DISK DRIVER 
360KB 1 HARD DISK 20MB ALIMENTATORE 
150W SCHEDA GRAFICA TASTIERA 
EVOLUTA MONITOR FOSFORI VERDI 

L. 2.290.000+iva 


CONFIGURAZIONI 

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CLOCK 6/8 MHz 8 SLOTS 1 DISK DRIVER 1200KB 
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CLOCK 6/8 MHz 8 SLOTS 1 DISK DRIVER 1200KB 
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DISK 20MB AUMENTATORE 200W SCHEDA 
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4 77/8 MHz ALIMENTATORE ISOW 8 SLOTS 
TASTIERA ITALIANA SCHEDA GRAFICA 

MONITOR FOSFORI VERDI L. 1.280.000 

PC 2S8K ESPAND. 1024K 2 DRIVE 360K CLOCK 
4.77/8 MHz ALIMENTATORE ISOW 8 SLOTS 
TASTIERA ITALIANA SCHEDA GRAFICA 

MONITOR COLORE L. 1.680.000 

PC 256K ESPAND. 1024K 1 DRIVE 360K CLOCK 
4,77/8 MHz ALIMENTATORE 150W 8 SLOTS. 
TASTIERA ITALIANA HD 20 MB SCHEDA 
GRAFICA L. 1.990.000 


SCHEDA PER MONITORS 

MONOCR. TIPO ERCULES L 140 000 

INTERFACCE 

CENTRONICS L 50.000 

CAVO CENTRONICS IBM L 33 000 

MONITORS 

PHILIPS MONOCR IBM COMP L 185 000 

PHILIPS COLORE IBM COMP L 635 000 
PHILIPS EGA IBM COMP L 1.250 000 

VARIE 

BACKUP 10MB L 840.000 

BACKUP 20MB L 1 060 000 

RETE LOCALE AT - XT 2 POSTI L 1 350 000 
GRUPPI DI CONTINUITÀ 
"NO BREAK"’ HENOR ITALIA. .. TELEFONARE 
TAVOLI PER COMPUTER 
ELITABLE TELEFONARE 

SINCLAIR 



STAMPANTI 

MANNESMANN 


PERIFERICHE 


TELEFONARE 


COMMODORE 


ALTRE 

NEC COLORE AMIGA 
CENTRONICS PS 220 PER 
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MONITORS 

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COMMODORE 


DATA GENERAL 


IBM COMPATIBILE PORTATILE 2! 


DISK DRIVE 1581 3" 

MONITORS 

1802 COLORE PER S4...._ . „l_ 410 000 

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MP| 802 GRAFICA L 380.000 

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COMMODORE AMIGA 
1000 • 2000 

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■ Dopo esserci occupati del protocollo Xmodem, che è certamente ancora 
il più diffuso in ambito amatoriale e nei BBS, vediamo ora il Kermit. 

Si tratta di un protocollo sviluppato piuttosto di recente alla 
Columbia University e progettato principalmente per consentire il 
trasferimento fra macchine molto diverse tra loro, in particolare mainframe 
e personal computer. ■ 

// protocollo Kermit 
1° parte: struttala generale 


di Corrado Giustozzi 


1 / protocollo Kermit è già piuttosto 
diffuso e si sta guadagnando una 
popolarità sempre più ampia. È infatti 
certamente più generale e versatile del- 
l'Xmodem, essendo nato per risolvere 
esigenze assai differenti, come vedremo 
bene nel corso di questa puntata. 

Come già l'Xmodem. anche il Kermit 
è stato posto nel pubblico dominio dai 
suoi ideatori: ciò significa che la sua de- 
scrizione è a disposizione di tutti ed 
ognuno può scriversi il proprio program- 
ma che lo utilizzi. Esistono già diversi 
programmi di comunicazione commer- 
ciali che fanno uso de! Kermit. così co- 
me sistemi pubblici che lo prevedono: 
fra i primi cito solo l'ultima versione del 
famoso CrossTalk, fra i secondi i vari 
BBS facenti capo alla rete Fido. MC- 
Link ancora non lo adotta, in quanto la 
scelta iniziale è andata al più diffuso 
Xmodem: ma è probabile che in futuro 
possa essere implementato anche Ker- 

Perchè è importante conoscere come è 
fatto Kermit ? Per almeno due motivi: 
perchè la sua struttura è di per sè inte- 
ressante ed istruttiva, e perchè lo si in- 
contra di frequente in ambienti di lavo- 
ro. È infatti in largo uso in tutti quei 


centri di calcolo caratterizzali dalla coe- 
sistenza di personal e mainframe. Ker- 
mit nasce infatti proprio allo scopo di 
permettere lo scambio di file fra sistemi 
diversi e non del tutto compatibili tra lo- 
ro, quali sono in genere i grandi elabo- 
ratori nei confronti dei personal compu- 

Origini di Kermit 

Innanzitutto il nome: Kermit non è 
un acronimo ma un nome proprio, 
ispirato dall’omonimo ranocchio ver- 
de del Muppet Show, la fortunata se- 
rie televisiva a pupazzi animati tra- 
smessa con successo anche in Italia. 
Un acronimo esiste, ma è stato inven- 
tato succfessivamente: «KL10 Error- 
free Reciprocai Micro Interconnection 
over TTY-lines», ossia all'incirca 
«connessione reciproca senza errori 
fra micro su linee TTY» (il KL10 non 
so proprio cosa significhi!). 

Kermit nasce quattro o cinque anni 
fa alla Columbia University per risol- 
vere un problema pratico: evitare la 
congestione dei dischi del centro di 
calcolo dell’università da parte dei file 
degli studenti. Vediamo perché un 
problema del genere ha dato in ultima 


analisi origine ad un protocollo asin- 
crono di comunicazione. Dunque, il 
sistema informativo della Columbia 
consiste in un grosso centro di calcolo 
(dotato di mainframe IBM e DEC) ed 
in numerosi mini e micro sparsi per i 
vari istituti e dipartimenti. Parte delle 
risorse del sistema centrale vengono 
ovviamente destinate a far girare ap- 
plicazioni degli studenti. Negli ultimi 
•anpi, tuttavia, col crescere del numero 
di studenti abilitati all’accesso, si co- 
minciò a creare una certa congestione 
dei sistemi centrali. La situazione di- 
venne critica soprattutto a livello di 
occupazione delle memorie di massa 
da parte degli innumerevoli file di la- 
voro prodotti quotidianamente dalle 
varie centinaia di utenti. Non potendo 
per ragioni di costo aumentare la ca- 
pacità di memorizzazione dei mainfra- 
me, i responsabili della gestione del si- 
stema decisero invece di alleviare la 
pressione sui sistemi centrali invitan- 
do ad un miglior uso di quelli periferi- 
ci. Fu stabilito che i file di lavoro risie- 
dessero nel sistema centrale solo per il 
periodo del loro effettivo uso, e per 
questo furono imposti limiti piuttosto 
ristretti ai tempi di permanenza dei fi- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


73 


PROTOCOLLO KERMIT 


MARK 

LUNGH. 

N.PROGR. 

TIPO 

DATI 

CHKSUM 


le degli studenti negli archivi principa- 
li. Ne fu invece consigliato il decentra- 
mento nelle memorie dei vari sistemi 
periferici, e da queste il backup su 
floppy e relativa conservazione com- 
pletamente fuori linea a cura del pro- 
prietario. 

Fu quando si trattò di mettere in 
pratica questa ragionevole direttiva 
che i gestori del centro di calcolo rea- 
lizzarono con grande stupore che non 
esisteva nessun mezzo veramente sem- 
plice ed efficiente che consentisse il 
trasferimento di un file da un sistema 
all'altro della loro struttura! Le varie 
macchine erano infatti cosi diverse fra 
loro da non avere possibilità di collo- 
quio ad alto livello (protocolli sincroni 
o reti) se non nei casi particolari di si- 
stemi della stessa classe o famiglie ver- 
ticali di macchine dello stesso produt- 
tore. Mancava, in particolare, un 
«ponte» diretto fra i personal ed i 
mainframe centrali, che consentisse lo 
scambio di file e non la semplice emu- 
lazione di terminale. L'unico canale 
comune a tutti i computer era quello, a 
basso livello, costituito da linee asin- 
crone: la buona vecchia RS-232, in- 
somma, da usarsi o per via diretta o 
tramite modem proprio per collega- 
menti «stupidi» di tipo TTY, ossia in 
emulazione di terminale. Esistevano sì 
mezzi per far parlare coppie di mac- 
chine: ma portare un file da un siste- 
ma qualunque ad un altro sistema 
qualunque avrebbe comportato un la- 
voro di passaggi multipli per varie 
macchine intermedie, con modalità 
differenti ad ogni passaggio e soprat- 
tutto con una quantità di lavoro addi- 
zionale insostenibile. 

Fu cosi che lo staff tecnico del cen- 
tro di calcolo cominciò a pensare di 
sviluppare in proprio un sistema per 
trasferire i file fra macchine qualsiasi 
sfruttando il canale asincrono della 
RS-232. 11 progetto fu intrapreso a due 
livelli: definire un protocollo che aves- 
se le proprietà desiderate, e successi- 
vamente implementarlo in programmi 
reali su tutte le macchine della Colum- 
bia. Quello che serviva era un proto- 
collo che fosse il più indipendente 
possibile dall'hardware, semplice da 
programmare in un linguaggio anche 
ad alto livello, non eccessivamente so- 
fisticato e ragionevolmente efficiente, 
diretto soprattutto allo scambio di file 
di testo ma valido anche per file bina- 
ri. Il lavoro fu portato avanti accurata- 
mente, studiando e cercando di segui- 
re le principali direttive degli enti di 
normalizzazione (in primis l'architet- 
tura a sette livelli OSI-ISO), per far sì 


che il nuovo protocollo fosse compati- 
bile e potenzialmente integrabile in 
ogni sistema di comunicazione attuale 
e futuro. Da questo lavoro nacque in- 
fine la prima versione di Kermit come 
protocollo, subito implementata con 
successo in una serie di programmi 
Kermit specifici per i vari elaboratori 
della Columbia. 

II nuovo procollo così inventato era 
qualcosa di effettivamente utile, ed i 
suoi autori pensarono che non fosse 
giusto che rimanesse chiuso nell'ambi- 
to della Columbia University. Decise- 
ro pertanto di renderlo pubblico, met- 
tendo in circolazione i programmi svi- 
luppati e pubblicando le specifiche 
del protocollo in modo che chiunque 
fosse in grado di implementarlo in 
proprio. 

Non bastava l’Xmodem? 

Qualcuno si potrebbe domandare, a 
questo punto, se era veramente neces- 
sario sviluppare un ulteriore protocol- 
lo asincrono o non poteva bastare uno 
di quelli già largamente diffusi, maga- 
ri l'Xmodem che abbiamo visto nei 
mesi scorsi. La risposta è no, l'Xmo- 
dem pur con tutti i suoi pregi in que- 
sto caso non bastava. E vediamo per- 
ché. Il concetto di base su cui si fonda 
l'Xmodem è che le due macchine da 
far parlare siano uguali o perlomeno 
molto simili. Ricordiamo che fu inven- 
tato originariamente per scambiare fi- 
le tra microcomputer basati sullo Z80 
ed il CP/M, ossia solo fra macchine 
con un substrato comune. L'estensio- 
ne ad altri personal è stata facile, trat- 
tandosi sempre di macchine concet- 
tualmente analoghe. Gli assunti di ba- 
se impliciti nell'Xmodem sono che en- 
trambi i sistemi usino l'alfabeto ASCII 
ad otto bit, che il canale di comunica- 
zione accetti dati ad otto bit senza bit 
di parità, che il sistema ricevente ac- 
cetti pacchetti lunghi oltre 130 byte 
senza incorrere in problemi di ricezio- 
ne o di overflow nel buffer, e che sia il 
canale di trasmissione che i sistemi 
colloquiami non «facciano capricci» 
in corrispondenza a determinati carat- 
teri di controllo. Queste caratteristiche 
sono generalmente verificate nei mi- 
crocomputer ma non sempre nei mini 
e nei mainframe, i quali a riguardo so- 
no assai più schizzinosi. Inoltre l’X- 
modem non brilla certo per versatilità, 
ed anzi ha due grossi limiti pratici di 
utilizzo. Il primo è che può inviare so- 
lo un file per volta, dopo di che il col- 
loquio si interrompe forzatamente ed 
un nuovo trasferimento può essere fat- 
to solo ricominciando tutto da capo: il 


secondo è che il protocollo si limita a 
trasferire il file e non esporta alcuna 
conoscenza od informazione di livello 
superiore, neppure il semplice nome 
del file trasmesso. 

Kermit invece supera questi proble- 
mi, primi fra tutti quelli di incompati- 
bilità imposti dall'hardware o dal soft- 
ware dei corrispondenti e del canale di 
trasmissione. Non fa affidamento sul- 
le loro caratteristiche se non presu- 
mendo che siano in grado di ricevere e 
trasmettere i soli caratteri ASCII 
«stampabili», ossia quelli da 32 a 126. 
Ogni dettaglio tecnico della trasmis- 
sione è lasciato al mondo esterno: 
Kermit si adatta ai vincoli esistenti, 
configurandosi a quello che risulta il 
minimo comun denominatore fra le 
capacità del canale e dei sistemi collo- 
quiami. 

Per far ciò Kermit si avvale di un 
più stretto scambio di informazioni fra 
i due sistemi corrispondenti. L'Xmo- 
dem è un protocollo rigido, in cui i pa- 
rametri e le regole sono fisse ed immu- 
tabili. Kermit invece è un protocollo 
flessibile, in grado di modificare il suo 
comportamento adattandosi in modo 
dinamico alle esigenze imposte dall’e- 
sterno. La responsabilità di queste 
azioni di adattamento è a carico, ov- 
viamente, dei due programmi Kermit 
che girano sui due sistemi in colloquio 
e gestiscono il trasferimento. E mentre 
sotto Xmodem i due corrispondenti 
interagiscono in modo molto limitato, 
sotto Kermit ogni estremità intrattiene 
con l'altra un colloquio assai più stret- 
to. 

Struttura del Kermit 

Prima di passare a vedere i concetti 
di base del Kermit, vi do un breve cen- 
no sulla struttura fisica del protocollo 
tanto per chiarire che, comunque, non 
si tratta di nulla di particolarmente 
esoterico. Attenzione al fatto che da 
ora in poi con la parola «Kermit» in- 
dicherò sia il protocollo in sé che i 
programmi che implementano il pro- 
tocollo stesso, i quali si suppone siano 
disponibili ed attivi sui due sistemi 
che partecipano al colloquio. Dal con- 
testo sarà facile capire a quale dei due 
significati farò riferimento. 

Kermit è ovviamente un protocollo 
asincrono orientato al byte, e quindi 
non richiede hardware particolare per 
il suo funzionamento. Si basa sul me- 
desimo concetto di «pacchetto» che 
abbiamo già visto nel caso dell’Xmo- 
dem, ma più generalizzato. In Xmo- 
dem esiste fondamentalmente un solo 
tipo di pacchetto, quello di dati, oltre 


74 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


IL PROTOCOLLO KERMIT 



ai «pacchetti degeneri» di riconosci- 
mento affermativo e negativo, di fine 
del file e di aborto della trasmissione, 
tutti costituiti da un singolo carattere 
di controllo ASCII. Questo unico pac- 
chetto di Xmodem serve compieta- 
mente al suo scopo, che è solo quello 
di trasferire un flusso di byte. In Ker- 
mit invece il pacchetto è il mezzo base 
di colloquio tra i due corrispondenti, 
ed assicura non solo il trasferimento 
del file ma anche qualunque altro 
scambio di informazioni. In Kermit 
esistono quindi diversi tipi di pacchet- 
ti, ognuno dei quali adatto ad una cer- 
ta funzione. La struttura dei vari pac- 
chetti è sempre costante ma il loro si- 
gnificato varia a seconda del tipo di 
pacchetto. Come conseguenza di ciò 
accade che non è possibile definire un 
formato unico per i pacchetti, quanto 
meno per quanto riguarda la quantità 
di informazione incorporata in ognu- 
no di essi; e cosi i pacchetti Kermit 
non hanno lunghezza costante ma va- 
riabile. 

Un pacchetto di Kermit è quindi 
un'entità più complessa rispetto ad un 
pacchetto Xmodem, quanto meno per- 
ché possiede due campi in più: un 
identificatore di tipo ed una segnala- 
zione di lunghezza del pacchetto stes- 
so. Sono ovviamente presenti anche 
gli altri campi indispensabili che già 
conosciamo: il segnale di intestazione, 
l'indicatore di sequenza, il campo dati 
(che però è opzionale) ed il controco- 
dice di controllo che garantisce la vali- 
dità di tutto il resto. Tutti i pacchetti 
Kermit sono di questo tipo, anche 
quelli di affermazione e negazione: i 
quali tra l'altro sono il caso tipico di 
pacchetto in cui manca il campo di da- 

Vedremo meglio nella prossima 
puntata la sintassi del pacchetto Ker- 
mit, campo per campo. Per ora potete 
vederne la struttura in figura. Ora vor- 
rei invece passare a parlarvi in linee 
più generali dei principi di funziona- 
mento del Kermit per fissarne subito 
gli aspetti più importanti. 

Filosofia del Kermit 

Vediamo dunque i concetti che stan- 
no alla base del funzionamento del 
Kermit, cioè la sua filosofia. In Ker- 
mit abbiamo l’importante concetto di 
«sessione», totalmente assente in 
Xmodem. Una sessione Kermit inizia 
nel momento in cui i due programmi 
corrispondenti si sincronizzano, e ter- 
mina con un apposito comando di 
scollegamento. Durante una sessione i 
due elaboratori connessi dialogano tra 
loro passando attraverso i Kermit e 
non direttamente. Questo dialogo può 
comprendere l'invio di alcuni coman- 
di ma è generalmente finalizzato allo 
scambio di file. 

La cosa importante da notare è che i 


due corrispondenti hanno necessità di 
sincronizzarsi per poter dare avvio ad 
una sessione. Questa sincronizzazione 
iniziale avviene mediante lo scambio 
di un particolare pacchetto detto 
«Send-Init», ossia inizializzazione del- 
la trasmissione. È tramite questo pac- 
chetto che i due Kermit «fanno cono- 
scenza» e portano a conoscenza l'uno 
dell'altro le eventuali limitazioni dei 
rispettivi hardware. In base alle infor- 
mazioni scambiate, i due corrispon- 
denti sono in grado di adattarsi reci- 
procamente per portare avanti il resto 
del colloquio nel modo più efficiente 
possibile. La cosa simpatica è il modo 
in cui avviene questa «conoscenza»: 
ognuno dice all'altro come desidera 
vedere le cose, ad esempio «voglio 
pacchetti non più lunghi di 80 byte». 
Generalmente i due Kermit si trovano 
d'accordo sulla maggior parte dei pa- 
rametri, ma può accadere che per 
qualcuno di essi vengano richiesti va- 
lori differenti. A seconda del tipo di 
parametro è allora possibile che venga 
mantenuta una disparità fra i due versi 
di trasmissione, cosa che accade ad 
esempio nel caso della lunghezza del 
pacchetto; altrimenti viene usato un 
default opportuno che entrambi sono 
in grado di accettare. 

Una volta attivata la sessione si pos- 


sono trasferire file senza dover ripete- 
re la sincronizzazione iniziale, la quale 
rimane in effetto per tutta la durata 
della sessione stessa. È possibile ese- 
guire trasferimenti multipli, sia singo- 
larmente (file per file) che in blocco 
mediante l’uso di caratteri «wildcard» 
(se il sistema trasmittente lo permet- 
te); in ogni caso il nome del file viene 
trasmesso per intero al sistema rice- 
vente mediante uno speciale pacchetto 
di «inizio file». È anche possibile im- 
partire dei semplici comandi al siste- 
ma remoto, quali ad esempio richiede- 
re la lista dei file presenti su disco; an- 
che in questo caso appositi pacchetti 
si incaricano di traferire la richiesta e 
successivamente restituire l'output 
prodotto dal comando eseguito. 

Ci fermiamo qui... 

Purtroppo i soliti motivi di spazio 
mi impongono a questo punto di ter- 
minare. Faccio quindi una pausa di 
trenta giorni, dopo la quale riprenderò 
il discorso interrotto. In particolare vi 
illustrerò in dettaglio la struttura dei 
pacchetti, nonché i vari accorgimenti 
mediante i quali Kermit riesce a sfrut- 
tare il solo subset dell’alfabeto ASCII 
costituito dai caratteri stampabili. Ap- 
puntamento quindi alla prossima pun- 
tata. mc 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


75 



Modem Digital Devices 
Integrai e Full- link 

di Corrado Giustozzi 



AA 

fl^VB icrolab è una dilla romana 

■ W ideila quale ci siamo già occu- 
pali su queste pagine. Attiva nel campo 
delle costruzioni elettroniche in genere, 
si sta da un po ' di tempo a questa parte 
specializzando soprattutto nel settore 
dei modem. Sono di sua produzione, 
sotto il marchio Digital Devices, diversi 
tipi di modem: da quelli più economici 
della linea Communicator (provati su 
MC 47) a modelli di taglio più professio- 
nale quale l'Eclipse ( provato su MC 58). 

Le ultime novità in questa oramai va- 
sta gamma sono i due modelli in prova 
questo mese. Si tratta di due versioni di 
un medesimo apparecchio base, realiz- 
zate Luna per il funzionamento stand- 
alone e l'altra per quello su scheda per 
PC IBM. Le caratteristiche generali so- 
no estremamente interessanti: 300-1200 
baud full duplex, autodial e aufoanswer, 
programmabilità totale meditiate il set 
di comandi Haves esteso, altoparlantino 
per monitor di linea, possibilità di colle- 
gare in serie un apparecchio telefonico. 
Vale anche la pena di citare l'estrema 
compattezza di entrambi gli apparecchi, 
ottenuta grazie all'uso di integrati 
VLSI, la presenza di dip-switch di confi- 
gurazione facilmente accessibili, il ma- 
nuale (ovviamente) in italiano. La ver- 
sione stand-alone, in più. offre una ca- 
ratteristica del tutto singolare e poten- 
zialmente molto utile: quella di poter 
collegare una normale stampante con 
interfaccia Centronics, realizzando così 
una stazione di stampa remota che non 
necessita di un computer in loco. 
Descrizione esterna 

La versione interna, denominata In- 
tegrai, è interamente contenuta su una 
scheda di tipo corto. L'esame visuale 
lascia sconcertati: praticamente tutto 
il modem, compresi il firmware di ge- 
stione e l'interfaccia verso il bus IBM, 
è contenuto nei due integrati VLSI che 
si notano al centro della scheda. Fra 
gli altri componenti si notano il grosso 
traslatore di linea e l’altoparlantino 
usato come monitor di linea. Due dip- 
switch a quattro vie consentono la 
configurazione degli stati di default 
dell'apparecchio. La connessione alla 
linea ed all’eventuale apparecchio te- 
lefonico in serie avviene per mezzo di 
due connettori rapidi del tipo telefoni- 
co americano (RJ-11), comodamente 
accessibili dall'esterno anche a scheda 
montata nel computer. 

La versione esterna, denominata 
Full-Link, è montata nel medesimo ti- 
po di contenitore usato per il modello 
Eclipse, dalle dimensioni piuttosto 
contenute e dotato, a differenza di pri- 
ma, di due piedini estensibili posti nel- 
la parte anteriore che consentono di 
appoggiarlo in posizione inclinata. Sul 
pannellino frontale, molto pulito e 


gradevolmente disegnato, si trovano 
ben otto led e due dip-switch per com- 
plessive dodici posizioni. I led, da si- 
nistra a destra, segnalano: la presenza 
deH'alimentazione, lo stato di autoan- 
swer, la rivelazione della portante, il 
riaggancio della linea, il transito dei 
dati in arrivo e partenza, lo stato del 
DTR ed infine il funzionamento a 
1200 baud. I dip-switch sono suddivisi 
in due gruppi, il primo relativo al set- 



taggio dell'interfaccia Centronics ed il 
secondo alla configurazione dei de- 
fault del modem. Sul pannello poste- 
riore, da sinistra a destra, troviamo: i 
robusti morsetti per la connessione al- 
la linea ed all'eventuale apparecchio 
telefonico, i due DB-25 che consento- 
no di collegare il computer e la stam- 
pante, la presa di ingresso della rete e 
l’interruttore di alimentazione. In alto, 
cosi come sul fondo dell'apparecchio, 
alcuni fori consentono un'adeguata 
aerazione all'interno della macchina. 

L'interno 

Beh, per quanto riguarda il modello 
su scheda ovviamente non si può par- 
lare di interno! Per il Full-Link, inve- 
ce, l'interno si dimostra piuttosto af- 
follato, ma estremamente ordinato. 
Notiamo praticamente i medesimi 
componenti, fra cui il solito robusto 
trasformatore di linea. Buona parte 
dello spazio è occupata dal pesante 
trasformatore d’alimentazione, avvol- 
to appositamente dalla ben nota 


76 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



MODEM DIGITAL DEVICES 



ICES; la sezione alimentatrice è tra 
l'altro protetta da un fusibile posto fra 
il trasformatore ed il pannello poste- 
riore. L'altoparlantino di monitor è in 
questo caso montato a cono in basso 
dall'altra parte dello stampato. 

Nelle foto si vede chiaramente an- 
che la presenza della schedina supple- 
mentare, montata «a ponte» al centro 
del contenitore, che comprende il con- 
vertitore di interfaccia e l'uscita Cen- 
tronics. Il suo montaggio (e smontag- 
gio) è semplicissimo, il collegamento 
essendo effettuato mediante un con- 
nettore rapido. 

Notiamo esplicitamente l’elevata 
qualità della costruzione di entrambi 
gli apparecchi, dalla pulizia del dise- 
gno alla qualità dei componenti. Il ca- 
blaggio è inesistente (non c’è un filo in 
giro) e tutti gli integrati sono montati 
su zoccoli. Insomma, una realizzazio- 
ne veramente ben fatta e professiona- 
le. La cosa ovviamente ci fa molto pia- 
cere, trattandosi una volta tanto di 
prodotti Made in Italy. 

Utilizzazione 

Abbiamo utilizzato il modem Inte- 
grai per diverse settimane in un com- 
patibile AT, ottenendo sempre presta- 
zioni prive di difetti. Dal punto di vi- 
sta pratico non possiamo non sottoli- 
neare i vantaggi della ridotta dimen- 
sione della scheda. I dip-switch sono 
azionabili con un po' di difficoltà a 
scheda installata, ma va considerato 
che le necessità di intervento su di essi 
sono piuttosto rare anche per via che 
ogni default è tranquillamente ridefi- 
nibile da software. 

Per quanto riguarda il Full-Link, 
anche avendo potuto usarlo per meno 
tempo, abbiamo sempre verificato un 
comportamento più che corretto. I led 
spia sul frontale, assieme all’altopar- 

MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


lantino interno, sono importantissimi 
per rendersi conto di cosa stia effetti- 
vamente accadendo sulla linea ed al 
collegamento. I dip-switch, anch'essi 
sul frontale, sono molto pratici. Ci 
sembra anche ben riuscito il difficile 
tentativo di sfruttarli come motivo 
estetico. Contrariamente a quanto si 
potrebbe pensare, la loro presenza ap- 
parentemente senza protezione non 
porta alcuna conseguenza negativa; 
questa macchina infatti tipicamente 
non andrà in mano ad utenti cosi ine- 
sperti da mettersi a giocare con i con- 
trolli, ed il loro azionamento acciden- 
tale è da escludersi trattandosi di mo- 
delli con interruttore a slitta e non a 
levetta. Anzi, per azionarli non basta- 
no le dita ma serve la punta di una 
matita o, meglio ancora, l’apposito 
cacciavitino con clip fornito come ac- 
cessorio. 

Già, parliamo un attimo degli acces- 
sori forniti con le macchine. 

Assieme all'Integral si ottiene l'indi- 
spensabile cavetto dotato di connetto- 
re RJ-1 1, di buona fattura e sufficien- 
temente lungo. Assieme al Full-Link 
invece vengono dati in dotazione il 
cacciavitino isolato appena citato non- 
ché un cartoncino plastificato formato 
credit-card su cui è stampato il riepilo- 
go delle funzioni dei dip-switch e dei 
principali comandi AT. 

Beh, considerando che stiamo par- 
lando di modem ci sembra pure trop- 
pa grazia! 



Infine una parola sui manuali: sono 
ben fatti, esaurienti e piuttosto chiari. 
Riportano il significato di tutti i co- 
mandi AT estesi e di tutti i registri, 
esempi di funzionamento in modo au- 
toanswer ed in modo autodial e perfi- 
no lo schema dei segnali sui connettori. 

Una parola, per concludere, sulle 
possibilità addizionali del modello 
Full-Link. Quella di poter colloquiare 
direttamente con una stampante ci 
sembra piuttosto interessante. Certo 
non capita tutti i giorni, ma avendoce- 
la si possono escogitare diversi metodi 
per sfruttarla. In futuro questa caratte- 
ristica servirà per realizzare attorno a 
questo modem un «terminale stupi- 
do» di tipo TTY senza la presenza del 
computer. La Microlab sta infatti rea- 
lizzando una tastierina alfanumerica 
con uscita RS-232. 

A questo punto, tastiera + modem 
+ stampante TTY. 

Conclusioni 

Ci siamo dilungati molto nelle de- 
scrizioni e quindi passiamo veloce- 
mente a vedere i prezzi. Dunque, il 
modem su scheda costa praticamente 
mezzo milione, quello esterno seicen- 
tomila lire. Fatti i conti con la concor- 
renza ci sembra di poter dire che si 
tratta di prezzi particolarmente inte- 
ressanti. 

Occorre infatti portare in conto tut- 
te le caratteristiche addizionali viste in 
precedenza: produzione (e assistenza) 
italiana, qualità, prestazioni, dotazioni 
accessorie. Il rapporto prezzo/presta- 
zioni diventa cosi piuttosto favorevole. 
Per inciso, volendo è possibile ottene- 
re il Full-Link senza interfaccia Cen- 
tronics, risparmiando cosi qualcosina: 
ma secondo noi non ne vale la pena. 


77 



t 



Espansione di 
memoria RAM 
fino a 14 MByte 


MULTI-TASKING molti programmi 
sullo stesso Computer 

CONTEMPORANEAMENTE 

MULTI-UTENZA molti utenti 
sullo stesso Computer 
CONTEMPORANEAMENTE 

VELOCITÀ 4 milioni di Operazioni/sec. 

MEMORIA 1024 kbyte di RAM 
on-board standard 
espandibile a 14 Mbyte 

COMPATIBILITÀ ottimale MS DOS 


Disk Driver 1,2 MByte 
Unità di Backup 20/40/60 MByte 
Hard Disk 20/40/130 MByte 


Via Ubaldo Comandini 49, 00173 Roma 
tei. 06/6132394-6132619 - TX 620570 ELDEV-I 




Lexikon 

Come nas<e un Winchester 



di Corrado Giustozzi 


■ Mercoledì 1 aprile 1987. Quest'anno il pesce d’aprile è consistito 
per me in un'attesa di circa un'ora all'aeroporto di Torino 
Caselle nella speranza che qualcuno mi venisse a prendere, per Marco 
Marinacci in un 'alzataccia alle quattro e mezza di mattina. Ma forse è 
il caso che cominci dall'inizio... ■ 


I l primo aprite era infatti il giorno 
concordato con la Lexikon per effet- 
tuare la visita alla loro sede, concertata 
sin da quando avevamo deciso di prova- 
re i modelli della rinnovata gamma di 
hard disk. 

La concomitanza con diversi altri 
eventi importanti (SIOA a Bologna in 
quei giorni e conferenza stampa IBM a 
Milano il giorno dopo) ci aveva fatto op- 
tare per una scelta differenziata dei 
mezzi di trasporto: Marco (il quale noto- 
riamente si trova a disagio in qualsiasi 
veicolo non pilotato da lui ) in macchina, 
il sottoscritto in aereo. Marco avrebbe 
così potuto continuare il giro autonoma- 
mente verso Milano e Bologna ed io sa- 
rei tornato a casa la sera stessa, evitan- 
domi in più l’alzataccia alle quattro e 
mezza de! mattino. Eh già, per stare ad 


Ivrea alle undici il buon Marinacci, no- 
nostante tutti i cavalli del suo mezzo, 
doveva partire piuttosto presto... 

Visita alla Lexikon 

Ci accompagnano nella visita, in 
qualità di distributori ufficiali dei pro- 
dotti Olivetti Ope e Lexikon, due 
esponenti della Bit Computers di Ro- 
ma, Giovanni Coviello e Paolo Savare- 
se; il primo, per la cronaca, coinvolto 
dal Marinacci nella rocambolesca par- 
tenza all’alba, il secondo più tranquil- 
lamente allocato assieme a me in ae- 
reo. Piccolo disguido all'aeroporto di 
Caselle, dove manchiamo clamorosa- 
mente rincontro con la persona che ci 
doveva venire a prendere (sicuramente 
sobillata dal Marinacci invidioso della 
nostra nottata di sonno), cosicché arri- 


viamo a S. Bernardo in taxi ed in ritar- 
do sulla tabella prevista. Pazienza, 
sempre meglio che essersi alzati a not- 
te fonda! 

Giunti in Lexikon ricomponiamo i 
gruppi e, dopo i lazzi di prammatica 
fra opposte fazioni in termini di mezzi 
di trasporto, ci prepariamo... ad anda- 
re a mangiare! Infatti un po' il nostro 
ritardo, un po' l'assenza per malattia 
della persona con cui avevamo concer- 
tato la visita (era il primo aprile, dopo- 
tutto), ci impediscono di fare alcunché 
di veramente costruttivo nel ritaglio di 
mattinata avanzato. Ci rifacciamo a ta- 
vola, non nel senso gastronomico pur- 
troppo (pranzo ottimo, ma non alla 
piemontese; sennò chi lavorava, do- 
po?) ma in quello del lavoro. Siamo 
infatti ospiti degli ingegneri De Marco 
e Armentani della Lexikon, con cui fra 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


79 



COME NASCE UN WINCHESTER 



un raviolo e l’altro tracciamo la storia 
della nuova società a partire dalle ori- 
gini della Olivetti Ope fino ai mesi 
scorsi. Il discorso cade ovviamente sui 
problemi del passaggio di consegne, 
piuttosto oneroso per via di una certa 
fama non propriamente lusinghiera di 
cui purtroppo la Ope era stata oggetto. 
I problemi della Ope erano in effetti 
nati nel momento in cui fu tentata an- 
che la strada del mercato OEM oltre 
che quella di fonte interna di approv- 
vigionamento per il gruppo Olivetti. 
Un conto è infatti sbrigarsi i propri 
problemi in casa, un conto combattere 
con decine di clienti di piccole dimen- 
sioni. La Ope entrò in crisi non sapen- 
do gestire correttamente i problemi di 
interfaccia con i suoi OEM, soprattut- 
to quando vi furono dei problemi og- 
gettivi nei dischi per via della cattiva 
progettazione degli imballaggi i quali 
non impedivano al 100% il danneggia- 
mento dei drive durante i lunghi tra- 
sporti quando, come è il caso del mer- 
cato OEM, non erano installati nell’in- 
terno di un computer. La nuova nata 
Lexikon sorge proprio per superare 
questi problemi, soprattutto quelli di 
eccesso di burocrazia nei riguardi de- 
gli acquirenti; e si propone sul merca- 
to con dei piani aggressivi di produ- 
zione, che hanno comportato degli in- 
vestimenti piuttosto ingenti in persone 
ed impianti (la nuova camera bianca). 

Dopo pranzo torniamo in Lexikon 
ed iniziamo la visita alle linee di pro- 
duzione, interamente localizzate nello 
stabilimento di S. Bernardo di Ivrea, 
che ci impegnerà tutto il pomeriggio. 

Premessa: 

com'è fatto un Winchester 

Un disco Winchester è ovviamente 
un sistema misto, meccanico ed elet- 
tronico. È anzi uno dei pochi disposi- 
tivi, assieme alle stampanti, in cui l'im- 
portanza della parte meccanica è al- 
meno pari a quella elettronica. Per cui 
la costruzione di un Winchester avvie- 


ne in tre fasi: produzione e collaudo 
della parte meccanica, produzione e 
collaudo della parte elettronica, as- 
semblaggio e collaudo del sistema 
completo. La preparazione della parte 
meccanica, tra l’altro, è assai critica in 
quanto deve avvenire per buona parte 
in ambienti assolutamente privi di pol- 
vere detti «camere bianche». Ciò per 
via del particolarissimo sistema di fun- 
zionamento di un disco Winchester, 
nel quale la testina magnetica non toc- 
ca la superficie magnetizzata del disco 
(il quale girando a 3.600 rpm si dan- 
neggerebbe in caso di contatto) ma 
«plana» al di sopra della superficie 
stessa sostenuta solo da forze di tipo 
aerodinamico. In pratica la testina 
non viene mantenuta in posizione per 
via meccanica ma si appoggia sul cu- 
scino d’aria che si genera in prossimità 
della superficie del disco per via del- 
l'élevatissima velocità di rotazione di 
quest'ultimo. La distanza che intercor- 
re tra superficie della testina e superfi- 
cie del disco è veramente infinitesima, 
misurabile in millesimi di millimetro: 
un granello di polvere posato sul disco 
sarebbe un ostacolo pericolosissimo, 
un macigno sul percorso che creereb- 
be seri pericoli al sistema. Da qui l’esi- 
genza di condurre alcune delle fasi di 
assemblaggio in condizioni di assoluta 
mancanza di polvere od altre particel- 
le in sospensione nell’aria. Questi am- 
bienti a polverosità controllata sono 
ovviamente dei luoghi molto partico- 


lari, nei quali l’aria viene di continuo 
filtrata e rimessa in circolo; le persone 
che vi operano devono inoltre indos- 
sare particolari protezioni oltre a do- 
versi sottoporre a «docce spolveratri- 
ci» (è toccato anche a noi) ogni volta 
che entrano. Il grado di polverosità di 
una camera bianca viene definita 
«classe». Le parti secondarie di un 
Winchester vengono assemblate in un 
ambiente denominato «classe 
100.000»: ciò significa che il numero 
di particelle in sospensione aventi dia- 
metro superiore a 5 micron (millesimi 
di millimetro) non supera le 100.000 
unità per metro cubo d’aria. Sembra 
un ambiente piuttosto asettico, no? 
Beh, questo non è ancora niente. Il 
«cuore» di un Winchester, ossia l'as- 
semblaggio dei dischi e delle testine, 
viene fatto in una camera «classe 
100»! Sfido qualunque Colf a spolve- 
rare cosi bene... 

La meccanica 


Ma tornerò dopo sulle problemati- 
che della camera bianca. Cominciamo 
invece dall'inizio, ossia da dove abbia- 
mo intrapreso la nostra visita: l'offici- 
na meccanica. Qui vengono preparate 
le parti meccaniche di un hard disk, 
dal contenitore in alluminio (che deve 
essere privo di difetti in quanto chia- 
mato a garantire un’adeguata prote- 
zione al disco in caso di urti o shock 
vari) alle varie flange di montaggio del 



80 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



COME NASCE UN WINCHESTER 







braccio testine e dello stepper motor. 
Quasi tutte le lavorazioni vengono ef- 
fettuate automaticamente, per mezzo 
di macchine utensili robotizzate in 
grado di compiere lavorazioni multi- 
ple su un singolo pezzo. Inutile, forse, 
sottolineare che queste macchine sono 
di produzione OCN: Olivetti Control- 
lo Numerico. L’ultima fase per ogni 
parte meccanica consiste in una verni- 
ciatura con quella particolare vernice 
di colore nero opaco che si vede nelle 
foto: il trattamento non è di natura 
estetica ma funzionale: serve infatti ad 
eliminare eventuali residui di polvere 
metallica che durante la vita operativa 
del Winchester potrebbero magnetiz- 
zarsi od entrare in circolo, causando 
danni piuttosto gravi. 

Le varie parti, una volta ultimate, 
vanno quindi assemblate tra loro as- 
sieme anche ai componenti di prove- 
nienza esterna quali i motori, il gene- 
ratore tacheometrico (per quei modelli 
che ne sono dotati), il braccio portate- 
stine e cosi via. Questi montaggi ven- 
gono fatti parte in ambiente normale e 
parte in camera bianca classe 100.000, 
nella quale i componenti entrano do- 
po una buona smagnetizzata ed un 
completo lavaggio antipolvere al fre- 
on. Nella camera classe 100.000 si ef- 
fettuano i preassemblaggi delle parti 
meno critiche, dopodiché gli hard disk 
entrano nel «sancta sanctorum» costi- 
tuito dalla camera in classe 100. Qui le 
testine vengono montate sui bracci ed 


i piatti magnetici vengono estratti dai 
contenitori sigillati nei quali arrivano 
dai fabbricanti ed installati in sede, 
tutte operazioni effettuate in gran par- 
te manualmente da personale altamen- 
te specializzato. Terminato l'assem- 
blaggio meccanico il contenitore a te- 
nuta del disco viene chiuso e sigillato 
e la macchina cosi ultimata ritorna al- 
l'esterno per avviarsi al montaggio del- 
l'elettronica di controllo. 

L’elettronica 


La produzione della parti elettroni- 
che viene effettuata parallelamente a 
quella delle meccaniche, in un'altra 
area dello stabilimento. In primo luo- 
go viene fatta la piastra a circuito 
stampato, sulla quale poi sofisticate 
macchine anch’esse a controllo nume- 
rico provvedono a saldare i compo- 
nenti elettronici. Come si può vedere 
dalle foto, tutti gli hard disk Lexikon 
adottano la tecnologia avanzata detta 
SMD (Surface Mounting Devices), in 
cui i componenti elettronici (miniatu- 
rizzati) sono saldati direttamente sulla 
superficie delle piste di rame e non 
per mezzo di fori passanti. La macchi- 
na addetta al montaggio SMD produ- 
ce qualcosa come una piastra finita 
ogni due minuti, una cosa veramente 
impressionante a vedersi. Alla fine un 
bel bagno di freon ripulisce il PCB da 
ogni residuo del montaggio (pasta sal- 
da ecc.), e quindi il circuito può essere 


sottoposto ad un primo controllo di 
funzionamento. Questo viene effettua- 
to mediante un elaboratore HP dedi- 
cato, il quale misura automaticamente 
i punti di prova all'uopo previsti in di- 
verse condizioni di funzionamento si- 
mulato. Le piastre che superano la 
prova (come certificata da un rappor- 
tino stampato dalla macchina) prose- 
guono verso l'assemblaggio definitivo, 
le altre vengono subito revisionate e 
poste in grado di funzionare corretta- 
mente oppure scartate. 

L'assemblaggio finale 
ed i collaudi 


A questo punto si dispone dei due 
sottosistemi di base, quello meccanico 
e quello elettronico, entrambi prepara- 
ti e collaudati separatamente. L'ultima 
fase consiste nelfunirli assieme per 
formare il sistema completo, il quale 
viene poi controllato e collaudato ai 
fine di identificare e scartare eventuali 
modelli soggetti a difetti di produzio- 
ne. Ad un primo controllo visivo segue 
un test «a rottura» (bumin) nel quale 
il disco viene fatto funzionare per di- 
verse ore con continuità in condizioni 
ambientali variabili in modo controlla- 
to: ogni modello che esca integro dal- 
la prova ha superato con successo la 
sua prima fase di vita operativa, quella 
nella quale è maggiore il rischio stati- 
stico di guasto per «mortalità infanti- 
le». A questo punto le unità valide su- 
biscono il trattamento di formattazio- 
ne fisica con controllo delle superfici 
magnetiche, svolto da una batteria di 
M24 connessi ad apposite macchine 
specializzate. Al termine del test, per 
ogni unità formattata viene stampato 
un rapportino contenente tutti i difetti 
rilevati; una copia, su etichetta autoa- 
desiva, viene incollata sull’unità stessa 
e lo accompagnerà per tutta la vita. Su 
di essa sono riportati tra l'altro il nu- 
mero di matricola e la data di fabbri- 
cazione dell'unità in prova, oltre alla 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


81 




COME NASCE UN WINCHESTER 



lista dei punti difettosi (indicati dalla 
tema di coordinate «cilindro», «fac- 
cia» e «byte»). Esiste naturalmente un 
limite di difettosità che non deve esse- 
re superato: se in questa fase vengono 
identificate più aree difettose del tolle- 
rato, l’unità viene rimandata in produ- 
zione per essere nuovamente messa a 
punto. 

Il controllo di qualità 

Le unità uscite con successo dalla li- 
nea di produzione vengono infine av- 
viate aH'imballaggio dove vengono 
confezionate, immagazzinate e spedi- 
te. A meno che non vengano intercet- 
tate dagli uomini del controllo di qua- 
lità. Questi agiscono in modo indipen- 
dente dai controlli di produzione che 
ho descritto in precedenza, ed entrano 
in azione sia in modo sistematico che 
casuale. In entrambi i casi le macchine 
finite vengono prelevate e sottoposte a 
controlli assai più rigorosi rispetto a 
quelli di produzione. I controlli su ba- 
se sistematica servono ad assicurare la 
qualità statistica dell'intera produzio- 
ne, e vengono effettuati su campioni 
prefissati di macchine: tipicamente 
una ogni tre, quattro o cinque, a se- 
conda della criticità del prodotto e 
delle risultanze dei controlli di qualità 
dei giorni precedenti. Il controllo ca- 
suale può avvenire in ogni momento 
prendendo qualche macchina senza 
particolari criteri. Le macchine pre- 
scelte subiscono dei test-tortura piut- 
tosto duri, che vanno da 24 ore di seek 
casuali continuati a prove di resistenza 
alle vibrazioni ed alle cadute. Se qual- 
che macchina fallisce, l'intero lotto cui 
apparteneva viene nuovamente verifi- 
cato: cosi si può intervenire pronta- 
mente anche nello scoprire eventuali 
difetti sistematici di produzione, quali 
potrebbero essere causati ad esempio 
da una partita di componenti elettro- 
nici avariati. 

La nuova camera bianca 

Tutto questo girovagare per lo stabi- 



A sinistra la stampa dell'error map. Sopra, il com- 
puter che monitorizza la polverosità della camera 
bianca, e a destra la stazione di controllo della pol- 


limento finisce per portarci via l’intero 
pomeriggio: e mentre il personale ter- 
mina il turno di lavoro e si avvia alle 
uscite noi siamo ancora li a passeggia- 
re fra i banchi di assemblaggio, le sta- 
zioni di misura ed i sistemi di test. Ora 
che l’ambiente è meno affollato pos- 
siamo perdere più tempo in qualche 
ambiente particolare; ci soffermiamo 
soprattutto nelle sale del controllo di 
qualità, dove qualche dozzina di M24 
ed M28 si occupano di far girare per 
un giorno intero altrettanti hard disk, 
ma facciamo delle lunghe soste anche 
nella camera semianecoica in cui ven- 
gono effettuate le misure del livello di 
rumorosità degli apparecchi, e nella 
saletta dove è installato un sistema 
computerizzato di termografia a raggi 
infrarossi con cui si controlla remis- 
sione di calore da parte di ogni com- 
ponente il disco rigido. E la camera 
bianca? Beh, in quella ci siamo stati 
durante l’orario di lavoro, per meglio 
renderci conto dell’attività che vi si 
svolge. Non però fin dentro alla zona 
in classe 100 ma in un ambiente inter- 
medio fra la classe 100 e la classe 
100.000 adibito a «camera di transito» 
e spogliatoio. 

L’ultima tappa prima di tornare nel- 
la palazzina degli uffici è alla nuova 
camera bianca, un investimento di un 
paio di miliardi, da poco ultimata ed 
ancora non entrata in attività (anche 
se già decontaminata ed in funzione 
per mantenere la pulizia). Si tratta di 
una realizzazione impressionante, una 
delle più grandi in Europa: 300 metri 
quadri interamente in classe 100, at- 
trezzata per essere eventualmente ri- 
partita in diversi sottoambienti a puli- 
zia differenziata. Costruita in modo da 
essere adiacente alla camera già esi- 
stente per facilitare il trasferimento 
della produzione, dovrebbe già essere 
in funzione quando questo articolo ve- 
drà la luce. La camera bianca prece- 
dente non verrà sostituita ma sarà 
sfruttata in futuro per svolgere lavori 
di preassemblaggio. 



Commiato 

Tornati negli uffici, con una bibita 
fresca in mano, terminiamo i discorsi 
intrecciati durante la visita. Su di un 
tavolo li vicino fanno bella mostra di 
sé i prototipi dei nuovi modelli di Win- 
chester Lexikon, macchine da 3,5" con 
attuatori moving coil. Poche parole 
ancora poi si fa ora di andare, almeno 
per me che ho l’aereo a Torino dopo 
un’ora. Durante il tragitto in taxi rior- 
dino carte ed idee mentre osservo il 
paesaggio oltre l'autostrada; la giorna- 
ta è stata mite, ed ora un bel sole rosa 
si accinge a tramontare. 

Decolliamo da Caselle che è già 
buio, con la città che sembra un gran- 
de videogame iperrealista mentre la 
sorvoliamo prendendo quota. A que- 
st'ora Marinacci e gli altri staranno 
gustandosi una cena alla piemontese 
da leccarsi i baffi, unendo come suol 
dirsi l’utile al dilettevole. Una soffe- 
renza, queste trasferte di lavoro! Ri- 
penso agli stabilimenti, ormai deserti, 
dove tuttavia in questo istante qualche 
dozzina di hard disk vengono maltrat- 
tati nei fometti di bumin oppure sono 
impegnati in interminabili cicli di seek 
sotto il controllo inflessibile dei com- 
puter. E poco più in là c’è una delle 
stanze più pulita del mondo, roba da 
Guinness dei primati. Chissà, se i rive- 
latori di polvere che ho visto nella ca- 
mera bianca vedessero la mia scriva- 
nia probabilmente si suiciderebbero 
dalla disperazione! A proposito della 
scrivania: attualmente ospita cinque 
dischi Lexikon, cui ripetere in piccolo 
le sevizie che già hanno subito in fab- 
brica. Già, c’è la prova da fare. E non 
è tutto, anche il resoconto della nostra 
visita di oggi. Per questo tocca aspet- 
tare lunedi prossimo, che Marco sia 
tornato da Milano ed abbia sviluppato 
le foto fatte. Il testo posso già iniziar- 
lo, ho tutta la giornata registrata in 
mente. A proposito, ma oggi è il primo 
aprile. Allora sai che faccio? Comince- 
rò raccontando la sua alzataccia e 
poi... 


82 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



Lexikon 

HD 670, HD 674, HO 352, HO 362, HOC 372 


C ' 

era una volta la Olivetti 
OPE. « E c'è ancora», diran- 
no molti. Ebbene no, non c’è più. O me- 
glio, c’è ma non è quella che ci interessa 
in questo momento... Nel senso che c'è 
ancora una società del gruppo Olivetti 
che si chiama Olivetti OPE, ma questa 
società ha recentemente cambiato no- 
me. look, target di mercato e tipo di pro- 
duzione. 

La «vecchia» Olivetti OPE (sigla che 
slava per Olivetti Peripheral Equipment) 
si occupava di periferiche in genere e 
quindi non produceva solo dischi ma an- 
che, ad esempio, stampanti ; ed aveva 
come cliente praticamente solo il gruppo 
Olivetti stesso. Adesso la Olivetti OPE 
costruisce solo stampanti, la Lexikon in- 
vece (questo è infatti il nuovo nome del- 
la società) produce «supporti all'infor- 
mazione» (in particolare dischi Winche- 
ster). ed è un po' più «slegata» dalla 
Olivetti in quanto vende direttamente al 
mercato OEM. Ovviamente la Lexikon 
non è una creatura interamente nuova: 
ha anzi ereditato dalla OPE buona par- 
te del knowhow e delle strutture produt- 
tive nonché amministrative: tuttavia in 
questo passaggio di consegne ha intra- 
preso un processo di rinnovamento dalla 
quale è uscita piuttosto mutata, sia a li- 
vello strutturale che di politica di merca- 


Tanto per cominciare ha subito effet- 
tuato ingenti investimenti nel settore tec- 
nico, sia come R&D che in impianti. Ai 
modelli già in produzione come OPE si 
sono affiancati nuovi modelli caratteriz- 
zati da tecnologie evolute, ed altri sono 
in corso di sviluppo. Lo stabilimento di 
S. Bernardo di Ivrea si è dotato, a que- 
sto proposito, di una «camera bianca» 
fra le più vaste in Europa. 

Insomma, la Lexikon ce la sta met- 
tendo tutta per affermarsi sul mercato 
con dei prodotti nuovi, avanzati ed affi- 
dabili. cercando forse di scrollarsi di 
dosso un 'etichetta che per qualche verso 
si era magari un po ' appannata. Tanto 
impegno, ed una serie di coincidenze fa- 
vorevoli, ci hanno fatto sembrare inte- 
ressante l'idea di provare i dischi e... la 



di Corrado Giustozzi 


Lexikon, delta quale abbiamo visitato il 
moderno stabilimento nei pressi di 
Ivrea. 


Le prove sui Winchester 

Chi ci segue più attentamente già 
conosce il nostro punto di vista sui 




Produttore: 

Lexikon. Via Torino 6 03 
10090 S. Bernardo d Ivrea ITO) 

Distributori per l'Italia : 

Bit Computers 

Via Carlo Perrier 4. 00157 Roma 
Pturi-Hurd srl - 10090 Romano Canavese ITO/ 


1 


benchmark. Come abbiamo avuto più 
volte occasione di dire, riteniamo che i 
benchmark (intesi come compiti 
standard su cui impegnare una mac- 
china) siano poco significativi, e non 
diamo loro un’importanza assoluta 
ma, solo, indicativa. È infatti privo di 
senso ritenere di aver «misurato» le 
prestazioni globali di un computer 
semplicemente facendo girare i soliti 
due o tre programmini standard. Il 
benchmark vero è l'uso sul campo pro- 
tratto per un periodo di tempo ragio- 
nevole, non il conteggio di quanti se- 
condi impiega a girare un certo pro- 
gramma più o meno fantasioso. Cosi 
come non si può «misurare» un'auto- 
mobile non si può neppure misurare 
un computer; il benchmark è solo 
un'indicazione di come si comporta 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


83 





LEXIKON 


Perché «Winchester»? 

Perché i dischi Winchester si chiamano così? Come per tante altre cose familiari sia- 
mo oramai tutti abituati a chiamarli in questo modo e non ce ne chiediamo il motivo. 
Bene, questa è una di quelle piccole curiosità strampalate che spesso colorano un po' il 
mondo dell'informatica. 11 nome deriva proprio dal celebre fucile che ha fatto la storia 
del West. Il perchè è più difficile da scoprire, se non si sa che la sigla del più celebre 
modello di Winchester era 3030. Cosa c’entra? Aspettate un attimo. Sapete chi ha in- 
ventato i dischi «Winchester»? Beh, mamma IBM (ovviamente...) nei primissimi anni 
'70. La prima unità a disco con testine a sostentamento aerodinamico venne messa in 
commercio nel 1973, e come tutte le macchine IBM era contraddistinta da un codice di 
prodotto di quattro cifre, in particolare proprio 3030. Una coincidenza, si intende, che 
tuttavia fu notata da qualche cultore della storia americana il quale cominciò a chiama- 
re scherzosamente «Winchester» quell'unità. Presto questo nomignolo passò ad indica- 
re dapprima i dischi (che erano removibili) e successivamente la nuova tecnologia, la 
quale d'altronde non aveva ancora un nome ufficiale. Ed ecco quindi perché oggi par- 
liamo semplicemente di «tecnologia Winchester», magari pensando vagamente ad un 
fantomatico «Dr. Winchester» che ha inventato i dischi rotanti... 


una certa macchina in un determinato 
compito, e nulla di più. Il suo valore è 
relativo, in quanto permette di effet- 
tuare paragoni fra macchine diverse: 
ma i risultati vanno presi cum grano 
salis e le interpretazioni dei numeri 
non devono essere fatte con l'accetta 
ed il paraocchi. 

Parlando dei dischi la cosa diventa 
ancora più delicata: i parametri da 
«misurare» sono assai più numerosi, 
intrinsecamente più vaghi e difficili da 
rilevare, e soprattutto connessi l'un 
l'altro da interazioni cosi subdole da 
rendere spesso vano il ritenere di aver 
misurato qualcosa di significativo. 
Inoltre la misura dei puri e semplici 
tempi meccanici di un drive non dà af- 
fatto la sensazione di «come va» il di- 
sco, ossia del suo reale comportamen- 
to in situazioni di lavoro reali (il cosid- 
detto troughput). Esistono troppi altri 
fattori, spesso dipendenti dal compu- 
ter e dal suo software di gestione dei 
dischi, che possono migliorare o peg- 
giorare drasticamente le prestazioni di 
un disco. La posizione dei file, il loro 
tipo, la loro dimensione, il grado di 
frammentazione, il tipo di accessi da 
eseguire (solo lettura, solo scrittura o 
lettura/scrittura), tutti elementi non 
controllabili che tuttavia influenzano 
enormemente le prestazioni reali di un 
disco. E poi, quanti sono i buffer che 
il computer mantiene verso il disco, e 
con che strategia vengono usati? 

Certo, è ovvio che un disco veloce 
va meglio di uno lento, e che a parità 
di condizioni un disco veloce il dop- 
pio di un altro impiega la metà del 
tempo a fare il lavoro: il problema è 
però questo «a parità di condizioni». 
Già la stessa struttura fisica del disco 
non è costante ma varia coi modelli in- 
fluenzando i numeri. Facciamo un 
semplice esempio ipotizzando due di- 
schi di uguale capacità, ma strutturati 
l'uno con 4 facce da 600 cilindri e l’al- 
tro con 8 facce da 300 cilindri. È chia- 


ro che quest’ultimo è avvantaggiato, 
potendo accedere al doppio di settori 
rispetto all'altro prima di dover spo- 
stare le testine ad un nuovo cilindro. 
Per cui, anche se la sua velocità intrin- 
seca di spostamento delle testine do- 
vesse essere minore, nella pratica ciò 
potrebbe essere più che compensato 
dalla minore necessità di muoverle per 
'accedere ai dati. 

In definitiva, crediamo che se già 
era cosa ardua progettare dei ben- 
chmark sensati per i computer, tanto 
più lo è quando si ha a che fare coi 
Winchester. Per non parlare poi del- 
l'interpretazione dei dati raccolti, coi 
quali a priori si potrebbe dimostrare 
tutto ed il contrario di tutto. Per cui 
niente benchmark sui Winchester, o 
quasi. Il quasi sta a significare questo: 
il nostro benchmark principale, sia coi 
computer che coi dischi, consiste nel 
lavorarci sul serio. Nel caso di questi 
dischi li abbiamo montati come secon- 
do Winchester in un compatibile AT 
(usando il primo come riferimento), li 
abbiamo formattati da capo e per un 
buon periodo li abbiamo usati per far- 
ci delle cose vere. Solo per completez- 
za abbiamo anche fatto girare su ogni 
disco un benchmark standard, un pro- 
gramma di pubblico dominio prepara- 
to dalla Core International (una ditta 
americana produttrice di hard disk) ed 
usato più o meno come riferimento da 
molte riviste americane. 

Per quanto riguarda l'affidabilità il 
discorso è un po’ diverso. Infatti, su- 
perato il cosiddetto periodo di «natali- 
tà infantile» immediatamente succes- 
sivo alla fabbricazione, è difficile che 
un Winchester si rompa durante la pri- 
ma parte della sua vita operativa. Ov- 
viamente abbiamo eseguito dei «test- 
tortura», ma anche questi ci sembrano 
tutto sommato poco significativi: dire 
che un disco non si è rotto dopo qual- 
che ora di seek non significa certificar- 
ne la qualità, quasi a sottintendere che 


non si romperà mai. E anche se un di- 
sco si fosse rotto, certo non sarebbe 
bastato per affermare la cattiva qualità 
dell’intera produzione. Per cui, anche 
in questo caso, prove si ma con crite- 
rio. 


I dati tecnici dei Winchester 

Vi ricordate cosa succedeva qualche 
anno fa nell’alta fedeltà con le potenze 
dichiarate degli amplificatori? Qual- 
che costruttore dichiarava watt «di 
picco», altri indicavano watt «tout 
court» senza specificare, altri ancora 
watt «musicali» altri infine watt RMS 
(quelli giusti). Così accade ora con i 
dati tecnici dei Winchester. Ovviamen- 
te la principale qualità di un disco 
Winchester è la velocità di accesso ai 
dati registrati: più è elevata meglio è, 
nel senso che migliori saranno le pre- 
stazioni offerte all’utente. La velocità 
di accesso però non è tutto, esistono 
altri parametri in grado di caratterizza- 
re il comportamento di un drive: acca- 
de tuttavia che questi ultimi non ven- 
gano spesso indicati chiaramente, ed 
invece si sbandieri il solo dato di tem- 
po d'accesso. Proprio come succedeva 
nell’alta fedeltà: più watt ci sono me- 
glio va l’amplificatore, cosa ovviamen- 
te falsa! E di conseguenza è sorta la 
stessa questione sui modi più o meno 
tendenziosi di misurare ed indicare la 
velocità di un disco. Cosa significa 
«drive da 40 millisecondi»? Cos’è in 
effetti la «velocità» dei dischi, e come 
si misura? Qui casca l’asino, e nasco- 
no le scappatoie. Vediamo dunque di 
entrare più profondamente nel merito 
della questione. 

Fermo restando che ciò che conta è 
il tempo che ci mette la testina a pas- 
sare da una traccia ad un’altra, nel for- 
nire un dato di «tempo d'accesso» oc- 
corre specificare quali sono le tracce 
che si prendono come riferimento. Ov- 
viamente il tempo è ben diverso se le 
due tracce sono adiacenti oppure sono 
lontane fra loro. Il dato che comune- 
mente viene fornito è quello di «tem- 
po d’accesso medio», il quale consiste 
nella media dei tempi misurati in una 
serie di posizionamenti su tracce piut- 
tosto «sparpagliate», in modo da si- 
mulare approssimativamente un cari- 
co di lavoro normale. La cosa andreb- 
be anche bene se non fosse che la suc- 
cessione delle tracce viene effettuata 
casualmente; il procedimento, quindi, 
soffre di una intrinseca scarsa riprodu- 
cibilità, in quanto ognuno ha il suo 
bravo concetto di casualità che però 
generalmente non coincide con quello 
degli altri. Ad ogni modo la statistica 
ci viene in questo caso in aiuto: infatti 
per poter valutare con buona approssi- 
mazione il tempo di accesso medio 
non occorre effettuare realmente la 
prova, ma basta conoscere i due tempi 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


LEXIKON 


d’accesso estremi, ossia quello (mini- 
mo assoluto) che occorre per spostarsi 
da una traccia ad una adiacente, e 
quello (massimo assoluto) necessario 
per coprire tutta l'escursione del di- 
sco, dalla traccia più esterna a quella 
più interna. Alla lunga, infatti, il per- 
corso medio delle testine durante 
un'attività realistica (e quindi anche i 
seek casuali) è di circa un terzo dell’e- 
scursione massima del disco. Per cui 
conoscendo i due tempi in questione 
basta un po' di algebra per ricavare il 
«tempo medio» del drive. Fra l'altro 
molti costruttori danno come «tempo 
medio» proprio il tempo necessario al- 
la testina per percorrere un terzo del 
suo percorso massimo, senza stare a 
perdere tempo coi seek casuali. Certo, 
basta saperlo... 

Un punto leggermente più oscuro, 
ma ugualmente importante, è poi il co- 
siddetto «settling time», ossia «tempo 
di assestamento». Si tratta del tempo 
che intercorre fra il momento in cui la 
testina giunge «in traccia» e quello in 
cui è veramente in grado di effettuare 
la lettura; in pratica è il tempo occor- 
rente affiché si smorzino le microoscil- 
lazioni del braccio dovute alla brusca 
frenata conseguente all'arrivo sulla 
traccia. Non sempre è chiaro se questo 
tempo sia incluso nel generico «tempo 
d’accesso medio» oppure no. Di solito 


si, anche se a rigore andrebbe anche 
indicato a parte essendo in certa misu- 
ra un indice dell'accuratezza della 
meccanica del braccio. Alcuni costrut- 
tori lo fanno, e specificano pure se il 
dato di tempo medio d'accesso inclu- 
de il tempo di assestamento o no. Oc- 
corre comunque tenere presente che in 
genere i dati relativi ai tempi minimo e 
massimo (visti prima) non includono il 
settling time, per cui chi volesse calco- 
lare il tempo medio a partire da questi 
farà bene a portarlo in conto per evita- 
re imprecisioni. In linea di principio il 
tempo di assestamento è compreso fra 
i 5 ed i 15 millisecondi, e varia in fun- 
zione del tipo di attuatore del braccio 
(stepper motor o voice coil), della 
massa del braccio e della distanza per- 
corsa nel seek. 

Un terzo tempo da tenere in consi- 
derazione è infine quello indicato co- 
me «average latency», ossia «latenza 
media». Questo indica quanto deve 
trascorrere, in media, dal momento in 
cui una testina è in traccia e assestata 
al momento in cui viene effettuata re- 
almente la lettura in quanto il settore 
desiderato le passa sotto. Si tratta per- 
ciò di un tempo medio di attesa per il 
settore giusto e dipende, ovviamente, 
solo dalla velocità di rotazione del di- 
sco: precisamente è pari al tempo che 
impiega il disco a compiere mezzo gi- 


ro, supponendo che statisticamente il 
settore desiderato si trovi nella posi- 
zione diametralmente opposta alla ce- 
stina nel momento in cui questa è 
pronta alla lettura. Siccome le velocità 
di rotazione dei Winchester sono più o 
meno tutte standardizzate intorno ai 
3.600 giri al minuto, la latenza media è 
grosso modo costante per tutti i dischi 
ed è circa di 8,33 millisecondi. Questo 
tempo non viene generalmente incluso 
nel tempo di accesso medio, in quanto 
non esprime un tempo di posiziona- 
mento meccanico ma solo un'attesa 
più o meno costante in ogni occasio- 
ne; rappresenta quindi un fattore ad- 
dizionale da tenere presente quando si 
intenda calcolare il tempo di accesso 
al settore anziché al cilindro. 

Da quanto Sopra risulta che non 
sempre a numeri uguali corrispondo- 
no prestazioni uguali, almeno quando 
si paragonano dati tecnici forniti da 
costruttori diversi. Ed in effetti basta 
che un costruttore nelle sue specifiche 
includa o meno il tempo di assesta- 
mento per far variare e di parecchio i 
dati. 

Occhio quindi: occorre avere a di- 
sposizione tutti i dati (e non solo quel- 
lo di «velocità» e basta) e sapere come 
sono stati espressi, altrimenti si rischia 
di farsi abbagliare dai numeri perden- 
do di vista la sostanza. 



La gamma Lexikon 

I cinque modelli di Winchester che 
vi presentiamo (non ci sentiamo di 
chiamarla proprio «prova») sono pro- 
dotti dalla Lexikon su progetti origina- 
li Olivetti OPE. Si tratta di due unità 
con disco da 5,25” e tre con disco da 
3,5”. I due gruppi potrebbero essere 
definiti «allestimenti», con termine 
preso dall’automobilismo, in quanto il 
cuore, ossia il disco stesso, rimane pra- 
ticamente costante e variano solo l’e- 
lettronica di controllo e la struttura fi- 
sica dell’unità. 

Le capacità delle macchine sono di 
circa 20 e 40 MByte, con tempi di ac- 
cesso medi di 40 e 85 millisecondi. Ri- 
cordiamo che le specifiche IBM origi- 
nali stabiliscono per l’XT dischi da al- 
meno 85 millisecondi e per l’AT dischi 
da 40 millisecondi. 

I due modelli con disco da 5,25" so- 
no adatti al montaggio interno generi- 
co ed abbisognano di un apposito con- 
troller da inserire nel bus del compu- 
ter. Dei tre modelli da 3,5" uno richie- 
de un controller esterno, uno è del ti- 
po diskcard ossia è montato su scheda 
adatta al bus IBM la quale contiene 
già il controller, l'ultimo infine è pen- 
sato per il montaggio aU’intemo del- 

MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


l’Olivetti M19 ed ha anch'esso il con- 
troller a bordo. 

Tutti rispettano i limiti di ingombro 
di un classico drive per minifloppy da 
5,25" del tipo a metà altezza; il model- 
lo da 3,5”, più piccolo, viene montato 
su un’apposita scocca che lo uniforma 
(per il montaggio) ai modelli da 5,25” 
ed è dotata di pannellino esternamen- 


te simile agli altri. Fa eccezione, la di- 
skcard che va montata direttamente su 
uno slot di espansione IBM (occupan- 
do Io spazio di una scheda e mezza), 
dal quale preleva anche l’alimentazio- 
ne. 

Vediamo dunque i modelli uno per 
uno, senza soffermarci più di tanto 
sulla descrizione tecnica. 


HP670 

Questo modello offre una capacità 
di 21,6 Mb (formattato) ed usa dischi 
da 5,25”. In particolare al suo interno 
vi sono due dischi per un totale di 
quattro superfici complessive, suddivi- 
se in 620 cilindri. Il gruppo testine si 
muove radialmente attuato da uno 
stepper motor di precisione. Il tempo 
di accesso medio è di 40 msec (com- 
preso assestamento), quelli minimo e 
massimo di 3 e 95 msec rispettivamen- 
te, il tempo di assestamento è di 5 
msec. Il consumo è di 22 watt, piutto- 
sto basso, ma comunque il più elevato 
fra i cinque modelli in prova. 



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LEXIKON 


Eppur si evolve... 


La tecnologia Winchester è una delle 
cose che più, in questi anni, ha fatto passi 
da gigante. Non come quella dei circuiti 
integrati, naturalmente, ma quasi. Oggi- 
giorno fare un Winchester non è troppo 
complicato, la tecnologia è ben consoli- 
data e poco costosa, e le macchine che si 
ottengono sono veloci, capaci ed affidabi- 
li. 

Stupisce un po', quindi, pensare che 
tutto sommato si tratta di una tecnologia 
assai recente. I primi Winchester IBM 
uscirono nel 1973 ed erano unità costosis- 
sime, adatte solo ai mainframe, grandi, 
pesanti e capaci di pochi megabyte. I pri- 
mi Winchester «personali», ossia facenti 
uso di dischi da 5,25 pollici anziché 12 o 
14, comparvero invece nel 1980, quando 
ancora il personal computer era agii albo- 
ri. Nel paio di anni successivi ne comin- 
ciò la prima, lenta, timidissima, diffusio- 
ne sui primi personal «ricchi». All'epoca 
dieci megabyte erano una quantità spa- 
ventosa di dati, e tipicamente si viaggiava 
intorno ai cinque o ancora meno. 

In soli cinque anni la tecnologia ha fat- 
to notevoli progressi : attualmente capaci- 
tà di quaranta MByte su dischi da 3,5" o 
di un centinaio su dischi da 5,25" non so- 
no fuori dall'usuale, e dischi da 20 o 40 
MByte costano tutto sommato piuttosto 
poco. Viene quindi forse da sorridere an- 
dando a rileggere cosa scrivevamo su MC 
numero 2, di ottobre 1981 (un pezzo d'an- 
tiquariato!), proprio parlando di Winche- 
ster: «Per l'autunno è prevista la presen- 
tazione in America di microcomputer con 


disco rigido, da parte di varie marche: 
Zenith e Radio Shack ad esempio. (...). 
La capacità dei piccoli Winchester va at- 
tualmente da I a IO MByte, ma si ritiene 
che in futuro possa arrivare anche a 100 
MByte, con tempi d'accesso di qualche 
millisecondo. In definitiva, sarà possibile 
avere sul proprio tavolo computer sotto 
certi aspetti più potenti degli IBM o Uni- 
vac degli ultimi anni '60 o dei primi anni 
'70. Ed ancora una volta la parola passerà 
al software che avrà il non facile compito 
di gestire una massa cosi imponente di 
dati.» 

Beh, in questo momento la stessa cosa 
potrebbe dirsi dei fantomatici dischi otti- 
ci; quei pochi che ci sono costano tanto e 
sono poco pratici da usare in quanto so- 
no o a sola lettura o tutt'al più del tipo 
worm (che vuol dire «verme» ma è anche 
l'acronimo della frase «write once read 
many», ossia «scrivi una volta sola, rileg- 
gi quante volte vuoi»). Tuttavia chi può 
dire cosa succederà fra cinque anni? Di 
dischi ottici cancellabili e scrivibili se ne 
parla oramai con insistenza, ed è comun- 
que di questi giorni l’annuncio IBM di un 
disco ottico worm per i suoi nuovi perso- 
nal /2. Sappiamo tutti che quando si 
muove Big Blue il mercato prima o poi si 
adegua, e quindi qualcosa è probabile 
che prima o poi accada. 

Va bene; fatte le debite proporzioni, vi 
diamo appuntamento grosso modo a MC 
120 per vedere, col senno di poi. se il di- 
sco ottico sarà stata la naturale evoluzio- 
ne del Winchester... 


HD674 

Si tratta di una versione «potenzia- 
ta» dell'HD 670, che offre 42,8 MByte 
(formattati) usando una meccanica 
pressoché uguale alla precedente ed 
un'elettronica leggermente modificata. 
Il raddoppio di capacità viene ottenu- 
to aggiungendo un ulteriore disco al 
drive e portando a 820 il numero di ci- 
lindri. Tutti gli altri dati sono uguali 
tranne l'assorbimento di corrente che 
scende a 16 watt. 

Un piccolo problema di utilizzo di 
questo modello sotto MSDOS è con- 
nesso alla nota impossibilità del DOS 
di vedere volumi maggiori di 32 MBy- 
te. La cosa viene risolta suddividendo 
il disco in due partizioni (col program- 
ma FDISK del DOS) ed installando 
nel DOS stesso un apposito device dri- 
ver che permette di vedere le due par- 
tizioni contemporaneamente come se 
fossero due drive distinti (tipicamente 
C: e D:). 



HD 352 

Prototipo di altri modelli più specia- 
lizzati, questo 352 impiega due dischi 
da 3,25" (ossia quattro facce) suddivisi 
in 612 cilindri. La capacità formattata 
è di 21.3 MByte, il tempo di accesso 
medio di 85 msec compreso l'assesta- 
mento. 1 tempi minimo e massimo di 
accesso sono rispettivamente di 3 e 
190 msec, quello di assestamento di 15 
msec. Benché il drive sia di dimensio- 
ni piuttosto ridotte viene montato su 
una scocca dotata di mascherina stand- 
ard che ne consente l'inserimento in 
uno degli alloggiamenti per unità slim- 
line previsti da ogni AT. Il movimento 
del braccio è rotante ed avviene trami- 
te stepper motor. La realizzazione del- 
l'elettronica è di alto livello, facendo 
largo uso di tecnologia SMD (Surface 


Mounting Devices). Il consumo di cor- 
rente è di soli 1 1 watt. Va sottolineata 
l’eccezionale silenziosità di questo di- 
sco durante il funzionamento, vera- 
mente ai limiti dell'udibilità. 




MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



LEXIKON 


Impressioni d'uso 

Fermo restando quello che ne pen- 
siamo dei benchmark, occorre tutta- 
via buttare giù qualche considerazio- 
ne tecnica sulle macchine che abbia- 
mo utilizzato. 

Per prima cosa, le prestazioni. Per 
quello che si può «misurare» abbia- 
mo constatato che le specifiche del 
costruttore sono state rispettate. Per 
l'affidabilità non si può affermare 
nulla di particolarmente significativo 
se non che i dischi non si sono rotti 
durante le prove di affaticamento. 

L'installazione dei dischi è gene- 
ralmente semplice ed alla portata di 
qualsiasi appassionato. Se il Winche- 
ster è uno solo non ci sono proprio 
problemi di cablaggio, altrimenti oc- 
corre porre un po’ di attenzione ai 


collegamenti in daisychain con l'al- 
tro drive sfruttando gli appositi cavi 
con connettore centrale e selezionan- 
do i corretti indirizzi per le due uni-, 
tà. I dischi giungono già formattati 
fisicamente (non logicamente, ossia 
per il DOS) ma chi vuole può util- 
mente ripetere la formattazione fisi- 
ca con ricerca delle eventuali tracce 
difettose sfruttando il disco dei dia- 
gnostici avanzati. In ogni caso occor- 
re poi ripartire il disco con l'utility 
FDISK del DOS e quindi formattar- 
lo logicamente col FORMAT. Nel 
caso di installazione in un AT è an- 
che necessario comunicare alla mac- 
china il tipo di drive installato, cosa 
che si fa con i diagnostici: l'opera- 
zione implica la conoscenza della ta- 
bella di parametri che ogni AT ha in 
ROM e che di solito viene indicata 
nei manuali. 


Ultima annotazione; le prestazioni 
di queste macchine consigliano l'in- 
serimento dei modelli da 5,25" in un 
AT e di quelli da 3,5" in un PC o 
equivalente, come da specifiche 
IBM. Infatti 85 millisecondi comin- 
ciano ad essere un po’ troppi per una 
macchina classe AT, specie se con 
clock velocizzato. Certo, per un uso 
hobbystico questo non fa molta dif- 
ferenza, ma in ambienti di lavoro si 
nota il degradamento delle prestazio- 
ni che si ha usando un disco «lènto». 
In effetti molti tendono attualmente 
a montare sugli AT i nuovi dischi da 
28 millisecondi, per migliorare il 
troughput complessivo della macchi- 
na. I prossimi modelli Lexikon, che 
saranno in commercio tra breve, so- 
no infatti di questo tipo ed adottano 
la tecnologia voice coil al posto dello 
stepper motor. 


HO 362 

Si tratta della versione «IBM BUS», 
ossia con controller a bordo, dell’HD 
352. Tutti i parametri rimangono inva- 
riati rispetto alla versione precedente, 
tranne l’assorbimento che scende ad 
un notevole 9 watt. La versione speci- 
fica per Olivetti M19 viene già dotata 
di mascherina esterna in stile col pan- 
nello frontale del computer e com- 
prende una staffa dotata di una vento- 
la di aerazione, per consentire un cor- 
retto raffreddamento delle parti anche 
nel ristretto spazio disponibile all’in- 
terno dell'M19. 




HOC 3/2 

Allestimento su scheda (come indi- 
ca la «C» di Card) del medesimo dri- 
ve, questo HDC 372 si inserisce diret- 
tamente in uno slot di espansione di 
un PC/XT/ AT IBM e funziona al pri- 
mo colpo senza complicate operazioni 
di installazione. Lo spazio occupato è 
di una scheda e mezzo, ossia al suo 
fianco può essere installata una sche- 
da corta. Tutti i parametri tecnici ri- 
mangono invariati rispetto alle altre 
versioni, tranne l'assorbimento che è 
di 13,5 W in quanto comprende anche 
quello del controller che si trova a bor- 
do. La scheda è dotata di un led spia 
di funzionamento del disco, che tutta- 
via non si può vedere a computer 
chiuso. Assieme ad essa viene conse- 
gnato un chiaro manuale che ne spie- 
ga l'installazione e l’uso. 



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J a Mannesmann Tally produce 

una completa serie di stampanti 
capaci di soddisfare qualsiasi 
esigenza di applicazione in colle- 
gamento con tutti i PC presenti 
sul mercato. 

MT 80+/PC Stampanti seriali 
impatto a matrice di punti a elevata qualità 
e basso costo, progettate per connessioni a 
micro computer per ufficio e per casa. Modelli 
a 80 colonne, velocità di stampa di rispettiva- 
mente 100 e 130 Cps, stampa bidirezionale ot- 
timizzata ed anche grafica, strappo moduli faci- 
litato. 

Destinate ai PC sono adatte anche per sistemi 
di “word processing". 

MT 85/86 Rispettivamente a 80 e 136 colon 
ne, velocità di stampa 180 Cps in alta velocità 
e 45 Cps in alta definizione, fonti di carattere 
opzionali per stili di stampa diversi, interfaccia 
modulare, caricatore automatico di fogli singo 
li in opzione, stampa bidirezionale ottimizzata, 
strappo moduli facilitato, rumorosità < 55 


MT 87/88 Rispettivamente a 80 e a 136 co- 
lonne. Velocità di stampa 200 Cps in alta velo- 
cità e 50 Cps in alta definizione, inseritore au- 
tomatico orizzontale di fogli, fonti di carattere 
opzionali per stili di stampa sempre diversi, in- 
terfaccia modulare, caricatore automatico di 
fogli singoli in opzione, stampa bidirezionale 
ottimizzata, strappo moduli facilitate rumoro 
sità < 57 Dba. 

MT 290/AFF Stampante per sistemi PC prò 
fessionali. caratterizzata da opzioni per la ge 
stione dei moduli, alta qualità di scrittura ed 
elevati volumi di stampa. Stampante a 132 co- 
lonne, velocità di stampa 200 Cps in alta velo- 
cità e 50 Cps in alta definizione, versione con 
inseritore automatico di fogli singoli opzionale, 
capacità di gestire elevati carichi di lavoro. 
MT 330 Silenziosa, flessibile nella gestione 
della modulistica con tre qualità di stampa e la 
possibilità di inserire fonti di carattere opziona 
li. Stampante a 136 colonne con testina di 
stampa a 24 aghi, velocità di stampa 300 Cps 
in qualità lettera, trattori di spinta e strappo 
moduli facilitato, inserimento frontale di fogli 
singoli, versione stampa a colori, caricatore au 
tomatico di fogli singoli opzionale, rumorosità 
< 53 Dba. 


MANNESMANN 

TALLY 


20094 Corsico (MI) Via Borsini, 6 
Tel (02) 4502850/855/860/865/870 
Telex 311371 Tally I 
00144 Roma Via M, Peroglio. 15 
Tel. (06) 5984723/5984406 
10099 San Mauro (TO) 

Via Casale, 309 Tel (Oli) 8225171 
40121 Bologna 

Via Amendola. 8 Tel, (051) 523380 



Toshiba TilOO Plus 



L rivoluzione informatica dei nostri 
iorni può facilmente essere suddi- 
visa in alcuni importanti periodi. Dap- 
prima esisteva solo l'informatica per gli 
addetti ai lavori, negli anni in cui un 
computer, a causa del suo alto costo, 
non era mai oggetto personale ma ad 
uso e consumo solo di industrie, univer- 
sità e grosse società. 

Poi vennero i primi personal: alcuni k 
di memoria ram. una CPU single chip, e 
qualche periferica I/O come il registra- 
tore. i floppy disk e rudimentali stam- 
pantine lentissime e rumorosissime. 
Terzo periodo: Home Computing. 


di Andrea de Prisco 


computerini da casa, tutti joystick e gio- 
chini che hanno reso felici milionate e 
milionate di ragazzetti di tutte le taglie. 
C'è già qualcuno che afferma che tale ti- 
po di... informatica presto scomparirà 
per fare posto ad una nuova, non anco- 
ra ben delineata. 

Quarto periodo: MS-Dos, è inutile 
sprecare una sola parola in merito... 
Quinto periodo, i portatili. Come tecno- 
logia ci siamo: siamo abbastanza bravi 
da « comprimere » in poco spazio un 
computer completo di unità a dischi, un 
display, una tastiera, potenti accumula- 
tori per ore ed ore di autonomia. I primi 


portatili... le solite schifezze. Come per i 
primi personal, i primi home. i primi... 
tutto. I portatili di oggi veri e propri gio- 
ielli. La quinta guerra, signori e signore, 
è scoppiata. Chi offre di più. chi offre il 
meglio, chi offre a meno. Corsi e ricorsi 
storici di sempre. Senza contare che un 
portatile non deve essere solo portato, 
ma soprattutto usato. Quindi tastiere 
sempre più complete, funzionali, ergono- 
miche. precise: display video dai norma- 
li cristalli liquidi tecnologia rozz-ware. 
ai moderni super twist ultra «contrasto- 
si» in alcuni casi anche retroilluminati, 
per finire agli schermi luminosi al pla- 


90 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




TOSHIBA T1 100 PLUS 


sma visibili in qualsiasi condizione di il- 
luminazione (o non illuminazione). 

La macchina che questo mese mettia- 
mo sul banco di prova è il nuovo Toshi- 
ba TII00 plus, logica evoluzione del suo 
predecessore TU 00 (e basta) presentato 
un paio di anni fa. 

MS-Dos compatibile come qualsiasi 
computer che si rispetti, offre una veloci- 
tà di elaborazione praticamente doppia 
rispetto a un PC normale. Troviamo due 
drive per micro floppy, una tastiera deci- 
samente migliorata e un display a cri- 
stalli liquidi bello... ma di un bello... 
ooohhhi! 

A tutto questo aggiungiamo la possi- 
bilità di installare un apposito cabinet 
per contenere schede di espansione IBM 
compatibili. HD (ovviamente) compreso. 
Insomma un computerino eccezionale 
che fa innamorare chiunque lo vede, 
dalle caratteristiche sorprendenti, che si- 
curamente schiaccia l'attuale concorren- 
za dei portatili « vecchi » e ben armato 
scende nel campo di battaglia di questi 
nuovi nati. Andiamo dunque a incomin- 
ciare. 

Descrizione esterna 


Chiuso, il nuovo Toshiba TI 100 
plus, non appare molto diverso dal 
suo predecessore. Abbiamo un bel 
contenitore beige chiaro, sul retro le 
connessioni per le periferiche, il solito 
coperchio-display che nasconde la ta- 
stiera (non apriamolo ancora...). Sul 
fondo della macchina la prima novità: 
una pratica maniglia ripiegabile atta a 
facilitarne il trasporto. 11 modello pre- 
cedente, da braccio, era facilmente tra- 
sportabile solo attraverso l’apposita 
borsa disponibile a richiesta. Sul fian- 



co destro fanno bella mostra due dri- 
ve per microfloppy da 3.5 pollici, si- 
lenziosissimi e spessi quasi la metà 
dell’unico drive presente sul modello 
precedente. 

Sempre in tema di novità, segnalia- 
mo la presenza, di serie, dell’orologio 
interno autoalimentato e di una inter- 
faccia seriale RS-232 disponibile sul 
retro della macchina assieme all'uscita 
per video esterno (RGBI e composito) 
e ad una porta commutabile stampan- 
te/drive-esterno atta al collegamento 
di una di queste due periferiche. L’uso 
di un ulteriore drive si rende necessa- 
rio ad esempio per trasferire file e/o 
programmi da dischetto 5.25 pollici al 
formato «più portatile» 3.5. Oltre a 
questo, tramite commutatore è anche 
possibile assegnare il drive aggiuntivo 
come unità A, in modo da rendere 
possibile l’accesso anche a programmi 
protetti, su formato 5.25, che partono 
solo a seguito del boot/reboot della 
macchina. Nel riquadro a pagina 94 è 
mostrato come collegare uno di questi 
drive alla macchina. 


Ancora sul retro, troviamo un cas- 
setto porta espansioni, il cui scopo pri- 
mario è di contenitore per modem in- 
terno 300/1200 baud Hayes compati- 
bile grazie al quale il TI 100 plus, con 
la sola aggiunta di un qualsiasi pro- 
gramma di comunicazione, si trasfor- 
ma in un vero e proprio terminale por- 
tatile. Come seconda funzione, anche 
se per qualcuno potrebbe essere quella 
principale, è possibile installare al po- 
sto del modem una interfaccia BUS 
tramite la quale è possibile collegarsi 
al già citato expansion box. 

Tramite i due pulsanti rossi ai lati 
del computer possiamo sbloccare il di- 
splay e scoprire così la tastiera. Tro- 
viamo altre novità: tasti disposti ergo- 
nomicamente, tastierino numerico 
«immerso» nelle lettere (l’apposito ta- 
sto NumLock lo fa «emergere» som- 
mergendo un po’ di lettere), ben 5 led 
indicanti lo stato della macchina (ne 
riparleremo tra breve) e non ultimo un 
eccezionale display a cristalli liquidi 
tecnologia super-twist che nulla ha da 
invidiare ad un ottimo CRT di un PC 
fisso. Senza esagerare. Anzi diremmo 
che lavorare con questo display è pro- 
prio riposante, è possibile vedere bene 
con qualsiasi tipo di illuminazione, da 
angoli diversi: peccato solo che non 
sia antiriflesso. È comunque presente 
un regolatore di contrasto, che unito 
alla possibilità di inclinazione variabi- 
le dello schermo permette di ottenere 
rapidamente la visualizzazione ottima- 
le. A mo' di ciliegina, se richiudendo il 
«coperchio» sentiamo un beep di cir- 
ca due secondi è il computer stesso 
che ci avverte che lo stiamo dimenti- 
cando acceso. Se non era una dimenti- 


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La tastiera del nuovo Toshiba con tastierino numerico «a scomparsati. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


91 


TOSHIBA T1 100 PLUS 



canza, ma era nostro proposito, è suf- 
ficiente... far finta di niente. 

In questo caso il Toshiba disattiva il 
display LCD al fine di risparmiare 
energia: riaprendo il coperchio anche 
il display tornerà a sorriderci. 

Le cinque spie che accompagnano 
la tastiera indicano l’accensione (ver- 
de turbo, rosso velocità normale), il 
funzionamento dei drive, l'uso di un 
monitor esterno e le batterie quasi sca- 
riche. Da notare che tanto la commu- 
tazione della velocità quanto quella 
dell’unità video avviene tramite la ta- 
stiera prefissando coi tasti control e alt 
i tasti Home, PageUp, PageDown e 
End. La commutazione può essere fat- 
ta in qualsiasi momento, anche duran- 
te l'elaborazione di un programma 
(per saggiarne l'aumento o la diminu- 
zione di performance... vale sia per il 
clock che per il video). L’unico appun- 
to riguarda il fatto che non è possibile 
visualizzare sia sullo schermo LCD 
che su monitor esterno. Ciò potrebbe 
essere utile quando a guardare si è in 
quaranta... 

L'interno 

Per accedere all’interno del Toshiba 
è sufficiente svitare cinque viti dal 
fondo e tre dal lato posteriore. Separa- 
ti i due gusci (occorre staccare prima il 
cordone ombelicale del display) pos- 
siamo ammirare un livello costruttivo 
dei più accurati: la miniaturizzazione 
è molto spinta e l'idea generale che dà 
è proprio quella di una macchina mol- 
to ben fatta. Si nota come nessuno 
spazio sia stato sprecato, i vari compo- 
nenti si incastrano alla perfezione co- 
me tasselli di un mosaico opera d’arte. 


Non si notano ripensamenti dell’ulti- 
ma ora (collegamenti volanti saldati 
tra le piste, piccolissime) e il tutto si 
smonta e si rimonta con una facilità 
unica. E il bello, dopo vari smontaggi 
e rimontaggi effettuati, il T1100 fun- 
ziona ancora, tant'è che possiamo con- 
tinuare a scrivere la prova. 

La tastiera è collegata alla piastra 
madre tramite un fiat cable, rimuoven- 
dola e svitando qualche altra vite 
asportiamo il blocco drive-alimentato- 
re mettendo completamente a nudo la 
piastra madre. Meraviglia delie mera- 
viglie. 1 componenti, miniaturizzati, 
sono in maggioranza saldati diretta- 
mente sulla piastra: spicca al centro il 
processore 8086 con a fianco la 
Eprom contenente il BIOS dell’MS- 
Dos. 

Molto simpatica anche la piccola 
scheda contenente 512 k RAM colle- 
gata al resto della macchina tramite un 
connettore, miniaturizzato anch’esso. 
Solo pochi anni fa, nello stesso spazio 
era si e no possibile inserire 8 K RAM. 
Prodigi. 

Utilizzazione 

Ah! É un vero piacere. Prendiamo il 
nostro Toshiba, poniamolo sul tavolo 
(è sufficiente un quadrato libero di cir- 
ca trenta centimetri di lato, vedi riqua- 
dro). Cerchiamo l'interruttore di ac- 
censione sul retro e diamo corrente. 
Cercare è il termine adatto: non è mol- 
to facile trovarlo al primo colpo, nel 
vecchio modello era più in vista, an- 
che se ugualmente sufficientemente 
protetto. Ovviamente per accenderlo è 
necessario che le batterie ricaricabili 
siano cariche (è buona norma non far- 


le mai scaricare fino in fondo). Se so- 
no scariche utilizzeremo l'apposito 
adattatore a rete, che provvede anche 
alla ricarica. Come in qualsiasi MS- 
Dos, i primi secondi dopo l’accensio- 
ne sono utilizzati per il test di memo- 
ria: se durante questa fase premiamo 
un qualsiasi tasto, potremo interrom- 
pere anzitempo l'operazione. Subito 
dopo è richiesto l’inserimento di un 
disco contenente il sistema operativo, 
fornito con la macchina nella release 
3.2. Ancora qualche secondo e il no- 
stro portatile è pronto per l’uso. Di- 
sponendo di due drive la cosa più na- 
turale che faremo sarà quella di inseri- 
re nel drive B un secondo disco conte- 
nente un programma per iniziare a la- 
vorare. Ed è, lo ripeto, un vero piace- 
re. Questa stessa prova è stata redatta 
col Toshiba in questione, utilizzando 
sempre il display a cristalli liquidi in- 




92 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 






nito perfino direttore responsabile di 


corporato (leggi: non rimpiangendo 
mai un monitor neanche dei migliori). 

Il feeling dei tasti è altrettanto buo- 
no e la loro disposizione ergonomica 
non fa che migliorare ulteriormente il 
giudizio complessivo. Come in ogni 
portatile (veramente tale) la tastiera 
non è standard, i tasti funzione sono 
posti in alto, orizzontalmente, e un po' 
di fastidio può darlo il tastierino nu- 
merico a scomparsa. Secondo me si fi- 
nisce per non usarlo mai. Manca tra 
l'altro una spia per la pressione dei ta- 
sti CapsLock e NumLock anche se al- 
cuni programmi, tipo il Word 3 della 
Microsoft visualizzando lo stato di 
questi nella riga di schermo in basso, 
risolvono parzialmente il problema. 

Per quanto riguarda la velocità di 
elaborazione e quella dei drive, ancora 
una volta non possiamo che rimanere 
entusiasti. Il clock più alto di un PC 
(ricordiamo che un IBM compatibile 
«aspirato» ha il clock a soli 4.77 
MHz) unito al fatto che il processore 
8086 dispone di un bus dati a 16 bit 
fornisce praticamente una velocità 
doppia rispetto allo standard. La mez- 
za velocità, come detto selezionabile 
via tastiera in ogni momento, è utile 
per i programmi dipendenti da questa 
come alcuni giochi (il Flight Simulator 
a 7.1 MHz non funziona affatto), emu- 
latori di terminali ed altro. Ad esem- 
pio caricando il crosstalk e impostan- 
do la chiamata automatica ad interval- 
li pari a venti secondi, se non impo- 
stiamo la mezza velocità finiremo per 
dimezzare anche questi ultimi. Rispet- 
to al predecessore anche i drive si 
comportano meglio sia per la velocità 
che per la silenziosità praticamente as- 
soluta. Addirittura la cosa potrebbe 
perfino creare qualche problema «psi- 
cologico», come pensare che si sia 
bloccato tutto a seguito di una opera- 


Scimmie, 
Chihuahua 
e portati ii 

Se è vero (cfr. MC 62 pagina 16) che il 
sottoscritto è un chiaro esempio di come 
l'uomo discenda dalla scimmia, è anche 
vero che gli emmeemme sono i migliori 
amici dell'uomo. Uno pari. Troviamo em- 
meemme da caccia, da difesa, da passeg- 
gio, da tartufo, di lusso, ecc. ecc. 

Poi ci sono anche gli emmeemme ba- 

L'unico esemplare disponibile in reda- 
zione, viste le sue dimensioni, altezza, lar- 
ghezza, massa e velocità di spostamento è 
un simpatico Chihuahua con barba defì- 


MC. 

Il motivo di questo riquadretto vendi- 
cativo riguarda ancora i portatili (non gli 
emmeemme, i computer!). Avevo appena 
scritto che il bello di un portatile è che 
per adoperarlo basta un quadrato libero 
di circa trenta centimetri di lato sulla no- 
stra scrivania. Sapendo che in redazione 
la scrivania incasinata per antonomasia è 
quella di Marco Marinacci non potevo 
non andare a vedere come se la sarebbe 
cavata l'emmeemme. Signori e signore... 
dovevate vederlo: dopo sforzi sovrumani 
(forse basterebbe dire umani, per lui) era 
riuscito a recuperare sulla scrivania i 
30x30 cm per incastrare cosi il Toshiba. 
Tutt'atlorno indescrivibili montagne di 
depliant, fogliacci, lettere, riviste, quoti- 
diani, comunicazioni, inviti a manifesta- 
zioni di 3 anni fa. diapositive, un vecchio 
portatile ormai rotto e tanta, tanta altra 
«monnezza». 


93 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 







TOSHIBA T1 100 PLUS 


zione I/O col disco... invece la sta solo 
eseguendo, ma noi non ce ne accorgia- 
mo. 

Accessori 

Con la macchina vengono forniti un 
manuale MS-Dos e uno della macchi- 
na. un disco sistema e nient'altro. Ne- 
anche l'adattatore a rete è compreso e 
quindi occorre comprarlo a parte. Tra 
gli accessori disponibili a richiesta an- 
noveriamo un modem 300/1200 baud 
Hayes compatibile da inserire dentro 
la macchina e un interessante Expan- 
sion Box da collegare tramite un'ap- 


posita interfaccia. All’interno di que- 
sto, dove troviamo un alimentatore 
con tanto di ventola per il raffredda- 
mento, è possibile inserire fino a 5 
schede IBM compatibili. L'hard disk 
su scheda a questo punto è d'obbligo. 
L'unica critica che ci sentiamo di fare 
riguarda il cavo computer-expansion 
box troppo corto. A mala pena suffi- 
ciente. Considerato che tale scatolone 
una volta imbottito non deve più esse- 
re toccato (se non per l'accensione, co- 
modo l'interruttore sul frontale) fran- 
camente trova collocazione più sotto 
che sopra la scrivania, dove ruberebbe 
tutto lo spazio che il portatile fa gua- 


Un 5.25" 
per il Toshiba 


L'operazione, tutto sommato, è abba- 
stanza semplice, Occorre un drive da 360 
K compatibile IBM. un cavo di collega- 
mento e un alimentatore. Inutile dirvi che 
un drive siffatto è reperibilissimo dapper- 
tutto: noi abbiamo utilizzato una mecca- 
nica Matsushita fornitaci dalla Compu- 
terline di F. Pagnani ed acquistabile da 
chiunque per circa 200mila più iva. 

Come è noto i drive necessitano di una 
doppia alimentazione. 12 volt per la parte 
elettrica, 5 volt per la parte elettronica. 
L'unica complicazione potrebbe essere 
appunto il reperimento deU'alimentatore: 
possiamo risolvere brutalmente il proble- 
ma acquistandone direttamente due, uno 
per voltaggio (il nostro drive, come indi- 
calo sullo chassis, necessita di 0.65 ampè- 
re per i 5 volt e 0.35 per i 12) oppure pren- 
derne uno solo da 12 volt, almeno I am- 
père, e derivare da questi una ulteriore 
tensione di +5 volt tramite un comunissi- 
mo integrato 7805 dotato di una aletta di 
raffreddamento. Per i nostri esperimenti, 
abbiamo utilizzato un alimentatore «fat- 
tapposta». visibile nelle foto, realizzato 


DRIVE 


TOSHIBA 

Pin 

Slgnal 

Pln 

2-6 



S 

EIND0 

2 

10 

DSEL0 

10 

12.14 



16 

MONO 

11 

18 

EDIRC0 

16 

20 

ESTEP0 

17 

22 

EWRDA0 

12 

24 

WGAT0 

13 

26 

ETROO 

3 

28 

EWPR0 

4 

30 

ERDA0 

5 

32 

ESIDE0 

15 

34 

ERDY0 

1 



utilizzando un unico trasformatore con 
due secondari per i due voltaggi più, na- 
turalmente, l'elettronica necessaria per le 
due uscite continue. 

Per quanto riguarda il cavo è conve- 
niente usare un fiat cable da 34 fili, un 
connettore rapido con circuito stampato 
di pari larghezza e facilmente installabile 
usando una normalissima morsa, più un 
connettore maschio DB25 per il collega- 
mento al TI 100. La corrispondenza dei 
contatti Toshiba/Drive è mostrata nella 
tabella qui a fianco: tutti i contatti dispari 
del connettore del drive ed i contatti 
I8..25 del Toshiba sono a massa. È conve- 
niente controllare tutti i collegamenti col 
tester prima di procedere all’installazio- 
ne, ricordandovi che si tratta pur sempre 
di una operazione «fuori garanzia». 

Terminato il cablaggio del cavo, e risol- 
to il problema della doppia alimentazio- 
ne, l'ultima operazione da compiere sarà 
quella di disporre adeguatamente i ponti- 
celli presenti sulla parte elettronica del 
drive. Nella foto è mostrala la configura- 
zione per la meccanica da noi adoperata. 
Purtroppo per meccaniche diverse avre- 
mo anche configurazioni diverse, quindi 
Punica cosa da fare (come abbiamo fatto 
noi) sarà di provare e riprovare spostan- 
do i ponticelli finché non funziona. Buo- 
na fortuna. 


dagnare. A proposito dell'expansion 
box va comunque detto che è ceduto 
ad un prezzo troppo alto: tra box e 
scheda ci vogliono più di 2.200.000 
compresa l'iva. Se interessa solo in di- 
scorso HD, con molto meno, a questo 
punto, conviene comprare un cinese 
qualunque per collegarlo via RS-232 e 
programma Brooklyn Bridge al Toshi- 
ba. Almeno compriamo un computer, 
non uno scatolotto! 

Cos'è il programma Brooklyn Brid- 
ge? Presto detto: se disponiamo di un 
PC compatibile e di un portatile an- 
ch'esso compatibile, mandando in ese- 
cuzione sul primo una utility del BB e 



94 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



TOSHIBA T1 100 PLUS 



inserendo nel CONFIG.SYS del se- 
condo un nuovo device, basterà un ca- 
vo tra le due porte RS-232 (che tra- 
smetteranno a 1 15mila baud) per ado- 
perare dal portatile i dischi del com- 
puter fisso come fossero suoi. Ovvero 
se il portatile dispone di un drive A e 
un drive B, il drive C sarà il primo dri- 
ve del PC, D il secondo, E il terzo e 
cosi via. Se uno di questi è un HD di- 
sporremo di tale risorsa facilmente e 


con poca spesa. C’è un problema: at- 
tualmente tale programma è in vendita 
solo negli USA, se conoscete qualcu- 

Infine, la borsa per il trasporto, suf- 
ficientemente bella e funzionale, è l'al- 
tro «necessorio» (assieme all’alimen- 
tatore) che consigliamo di acquistare 
subito. 

Peccato che non è previsto all’inter- 
no un apposito spazio per l’alimenta- 


tore, che comunque, forzando un po’ 
la mano, si riesce ugualmente ad infi- 
lare. Molto comodi la tasca porta di- 
schetti e un divisorio ambedue sposta- 
bili all'interno della borsa. 

Conclusioni 


Il giudizio complessivo riguardo al 
nuovo Toshiba, viste le caratteristiche 
della macchina, non può che essere 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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TOSHIBA T1 100 PLUS 




positivo. Portarsi dietro, facilmente, 
un computer completo, più veloce di 
un normale PC, bello da vedere e faci- 
le da usare, è una idea allettante per 
molti. Senza contare che oggi i portati- 
li, diversamente da quanto si pensava 
un paio di anni fa, non sono necessa- 
riamente macchine per manager super 
impegnati che devono fare i conti an- 
che sull'aereo, ma si rivolgono ormai 
all'intero mercato. Chi desidera un 
portatile, spesso è attirato più dal fatto 
di avere un oggetto piccolo, da usare 
non di continuo (quindi giù nel casset- 
to quando non serve) durante il lavo- 
ro, magari portandoselo a casa quan- 
do il lavoro è un po' più del solito. 

A parte però ogni considerazione 



soggettiva circa l'utilizzo dei portatili 
in genere, occorre come di consueto 
effettuare un ultimo (difficile) con- 
fronto: il vii-denaro-test. La macchina, 
come da apposito riquadrino prezzi 
costa un po’ più di quattro milioni. A 
questi occorre aggiungere il solo ali- 
mentatore (strano il fatto che non sia 
compreso nel prezzo) per avere un 
computer più che completo. Ricordia- 
mo che quando usci il primo 1 100, per 
la stessa cifra portavi a casa un com- 
puter di uguali dimensioni ma con un 
solo drive, 256 K contro i 640 del Plus, 
niente interfaccia seriale, niente orolo- 
gio interno, niente 8086, niente clock a 
7.1 MHz, display penoso ecc. ecc. 

Dunque 4 milioni e due non sono 
moltissimi. Certo non sono neanche 
pochi, soprattutto considerato che con 
un prezzo simile magari si riesce a 
comprare un AT compatibile con tan- 
to di Hard Disk da 20 mega, rinun- 
ciando alle altre comodità. Ed è pro- 
prio questo il punto: quanto si è di- 
sposti a pagare la portabilità, forse og- 
gi ancora un po' troppo costosa. Senza 
dimenticare però che le cose piccole, 
in generale costano più di quelle gran- 
di, e ancora di più costano le cose pic- 
cole «buone» (ad esempio l'ottimo di- 
splay). Quindi, ripetiamo, il prezzo ap- 
pare abbastanza proporzionato alle 
prestazioni. Considerato inoltre che 
tra non molto sul mercato arriveranno 
chissà quanti altri validi concorrenti 
(stiamo pensando a Olivetti e NEC), 
non è escluso che inizi (come è sempre 
successo) una bella guerra al ribasso. 
Dal punto di vista dell'utente, certo 
non guasterà. 


96 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


GIALLO 




PC Plus e AT Plus 


I personal dal cuore giallo, il colore nuovo nel mercato dell'informa- 
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IRPE COMPUTER srl Gallarne Td. 0331 784666 - BUSTO BIT Burro A. Td. 0331 625034 - HACKER STUDIO LuinoTd. 
0332 531 126 - VENEZIA: COMPUTER SERVICE Mestre Tri 041 5311455 



Tre 386: 

Asem, Bit Computers, Brainstorm 



B ene, signori: è passalo appena 
un mese da quando vi abbiamo 
presentalo il primo, vero computer basa- 
lo sul microprocessore Intel 80386 ed è 
già successo tulio. Da un lato la paven- 
tala contromossa di mamma IBM. la 
quale come di consueto ha preso un po ' 
tutti in contropiede smentendo buona 
parte delle previsioni della vigilia: dal- 
l'altra la prevista contromossa parallela 
dei «compatibili», la cui grande novità 


di Corrado Giustozzi 


consiste nell'essere (almeno per ora ) di 
provenienza solo americana e non tai- 
wanese. 

Ecco quindi che a soli trenta giorni di 
distanza da tutti i nostri bei discorsi sul 
Compaq Deskpro 386 ci troviamo un 
mercato «ghiacciato» dagli annunci 
IBM e forse avviato verso una clamoro- 
sa frattura. Delle nuove macchine IBM 
vi parliamo in dettaglio in altra parte 
della rivista, con le nostre considerazio- 


ni sulla situazione del mercato e sulle 
intenzioni a medio e lungo termine di 
Big Blue, e quindi non è il caso di ripete- 
re il discorso in questa sede. Qui ci tro- 
viamo invece ad affrontare l'argomento 
da una prospettiva diversa, quella dupli- 
ce dei concorrenti e dei potenziali acqui- 
renti. Infatti ora che le carte sono state 
scoperte chi si trova più confuso di tutti 
è una volta di più il povero utente, il 
quale è chiamalo ad operare una scelta 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



TRE 386 


cfle non è più solo tecnica od economica 
ma. forse, anche filosofica: IBM o com- 
patibili? I dettagli dell'architettura dei 
«mov/ personal IBM non sono ancora 
de! tutto chiari, ma sembra tuttavia che 
la direzione in cui si sia mossa la casa 
di Armonk non sia la medesima azzar- 
data ad esempio da Compaq. Ed è estre- 
mamente significativo che i tre computer 
in prova questo mese, i primi ad essere 
commercializzati in Italia da ditte ita- 
liane, di fatto non siano tanto IBM- 
compatibili quanto Compaq-compatibili. 

Compatibili? 

In realtà ad essere proprio pignoli il 
problema della compatibilità, per 
quanto riguarda le macchine col 386, 
non è ancora un problema: è chiaro, 
infatti, che si può essere compatibili 
solo con ciò che esiste e non con qual- 
cosa che ancora non esiste. Gli annun- 
ci di IBM hanno voluto proprio ipote- 
care il mercato, gettando sui concor- 
renti l’ombra di una futura incompati- 
bilità con ciò che saranno le nuove 
macchine ed i nuovi sistemi operativi 
targati «/2». Questo proprio nel mo- 
mento in cui per il coraggio di qualcu- 
no (leggi Compaq) e l’inazione di 
qualcun altro (proprio IBM) stava sor- 
gendo un nuovo standard per i 386. 
Nel momento in cui nascevano il 
Compaq 386 ed i suoi cugini il punto 
di riferimento infatti non c’era, biso- 
gnava inventarlo. Compaq, prudente- 
mente, non ha fatto un passo molto 
lungo: si è limitata ad estrapolare 
l'AT, facendo una macchina pratica- 
mente a sedici bit attorno ad un cuore 
da trentadue (l’unico accesso al bus a 
32 bit è infatti riservato alla scheda di 
memoria custom), che anche nel BIOS 
dichiara di essere un AT «e basta». 
Gli altri produttori di piastre 386 han- 
no più o meno fatto altrettanto, accet- 
tando tacitamente il compromesso; il 
quale è cosi finito per diventare uno 
standard. Gli annunci IBM rischiano 
di rimettere tutto in gioco, almeno se- 
condo le intenzioni di Big Blue: ma 
forse non è detto. In primo luogo non 
è ancora chiaro se le architetture hard- 
ware e software prospettate saranno 
poi nella realtà cosi differenti da quel- 
le attualmente seguite; in secondo luo- 
go bisognerà vedere se, al momento in 
cui le novità più salienti si renderanno 
realmente disponibili (il primo rilascio 
dell'OS/2 è annunciato per gennaio 
’88), questo non-standard attuale sarà 
riuscito a consolidarsi abbastanza da 
proporsi come alternativa alle soluzio- 
ni IBM; ed infine occorrerà tenere in 
debito conto le mosse dei taiwanesi, i 
quali nella corsa al 386 ancora non si 
sono fatti sentire ma certamente non 
rimarranno con le mani in mano anco- 
ra a lungo. 


Sistemi operativi 


Il discorso sui sistemi operativi è 
ugualmente aperto, e nasce (proprio 
come quello sull’hardware) da una 
troppo lunga latitanza del diretto re- 
sponsabile dello standard attuale, in 
questo caso Microsoft. Certo, Micro- 
soft ha avuto il grande merito di for- 
mare e far crescere un’utenza profes- 
sionale, portandola dal CP/M ad un 
sistema operativo «vero» ed evoluto 
quale l’MSDOS; ma non ha saputo 
poi, nonostante una posizione di indi- 
scusso monopolio, amministrare que- 
sto successo gestendo la naturale evo- 
luzione del parco clienti verso le realtà 
più fortemente sentite del multitask e 
della multiutenza. Il fallimento del 
DOS 4 (dovuto, pare, all'assurdo ten- 
tativo di non perdere la compatibilità 
in basso con P8086/8088) ed i gravissi- 
mi ritardi del DOS 5 hanno contribui- 
to fra l'altro a non far nascere un siste- 
ma operativo specifico per P80286, e 
quindi a stroncare in partenza la pro- 
duzione di quel software che avrebbe 
fatto giustizia agli AT, facendoli di- 
ventare workstation multitask dalle 
elevatissime prestazioni anziché sem- 
plici PC accelerati come in effetti so- 
no. Windows è stato veramente troppo 
poco, a riguardo. 

Ecco ora comparire all’orizzonte 
l’OS/2, ennesima e forse definitiva 
reincarnazione del «nuovo» DOS 5, il 
quale sembra voler catturare tutto con 
un colpo solo: dagli utenti DOS (e re- 
lative applicazioni) alle nuove esigen- 
ze di multitutto. Il programma è ambi- 
zioso, bisognerà però vedere poi nella 
pratica di cosa si tratterà. Potrebbe es- 
sere per Microsoft la svolta decisiva, 
ma anche l’ultimo tentativo infruttuo- 
so. Molti concorrenti stanno infatti 
proponendo nuovi sistemi operativi 
scritti espressamente per T80286 e mo- 
dellati sulla falsariga di Unix o addi- 
rittura inventati ex novo, e stanno 
comparendo anche i primi compilatori 
(soprattutto C) in grado di generare 
codice per il modo protetto del- 
1 80286/80386. Il colpo di grazia alla 
lentezza Microsoft potrebbero darlo 
proprio le nuove macchine 386, le 
quali se potessero si vergognerebbero 
pubblicamente di essere usate col 
DOS 3! Voce dal fondo: «ma c’è an- 


mo quindi alle prové di questo mese. 
Vi parleremo di ben tre macchine 386, 
tutte quelle attualmente disponibili sul 
mercato nostrano. Non si tratta di una 
prova a confronto, né di tre prove se- 
parate. Diciamo piuttosto che sono 
prove abbinate, indipendenti l'una 
dall’altra nei limiti concessi dal sub- 
strato comune. L’interesse è ovvia- 
mente duplice: da un lato quello diret- 
to alle macchine in sé e per sé, dall’al- 
tro quello della testimonianza sull’an- 
damento del mercato. Quest'ultimo, 
forse, più importante. 

In ordine alfabetico le ditte che pro- 
ducono o importano le tre macchine 
sono: Asem, Bit Computers e Gesin 
Trade. In realtà tutte e tre compiono 
un azione da OEM per quanto riguar- 
da i loro prodotti, non limitandosi alla 
semplice importazione di un prodotto 
finito ma piuttosto acquistando parti 
separate da costruttori diversi ed as- 
semblando in Italia il tutto. Asem e Bit 
Computers adottano per la propria 
macchina la scheda prodotta dalla In- 
tel, mentre Gesin Trade monta una 
scheda diversa ma sempre di prove- 
nienza statunitense. Le ulteriori diffe- 
renze consistono nella dotazione di 
memorie di massa e periferiche, men- 
tre a livello di prestazioni le cose non 
variano di molto (come era facile 
aspettarsi). 

E allora... 


“ iuiiuu. «ma c e an 
che Xenix /386.». Perché, qualcuno 1 
ha visto? Tutto ciò che è uscito finora 
e stato un «Development Kit», oltre a 
tanti begli accordi Microsoft/SCO. Se 
le cose vanno avanti cosi, almeno per i 
prossimi sei mesi il mercato dei siste- 
mi operativi per 386 sarà in mano alla 
concorrenza; con quali effetti, è diffi- 
cile prevedere. 

Le prove di questo mese 

Con queste premesse un po’ polemi- 
che, ma certamente realistiche, venia- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


E allora cosa possiamo concludere 
da questa carrellata nei 386? Beh, per 
quanto riguarda le singole macchine... 
leggetevi le relative prove. Se invece 
vogliamo tirare fuori una morale dal- 
l’attuale situazione di mercato, ci sem- 
bra di poter dire che due sono le cose 
da notare. La prima è che solo IBM, 
forte della sua strapotenza commercia- 
le, ha nuovamente avuto il coraggio di 
proporsi come riferimento del merca- 
to: tutti gli altri hanno avuto paura di 
farlo fino in fondo, facendo cosi na- 
scere questo brutto standard per i 386 
che purtroppo sembra essersi oramai 
affermato. La seconda è che i taiwane- 
si stanno ancora in finestra, non azzar- 
dandosi ancora neppure a copiare il 
Compaq; segno che le acque non sono 
tranquille e non vogliono sprecare 
energie nella direzione sbagliata. Ce li 
troveremo fra capo e collo quando sa- 
rà chiaro chi avrà vinto, ed allora pro- 
babilmente assisteremo ad un nuovo 
arrembaggio come già accaduto per i 
PC e gli AT, nonostante tutti i (deboli) 
tentativi IBM di evitare le contraffa- 
zioni. 

Insomma, stiamo assistendo alle 
prime scaramucce. Il bello deve anco- 
ra venire, e speriamo che porti all’u- 
tenza macchine e sistemi veramente 
innovativi e migliori, e non le solite 
sterili accelerazioni in emulazione di 
emulazione di emulazione... 

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Asem 


THOR 9000 



L a ASEM è una ditta di Udine che 
assembla i suoi computer in Italia 
partendo da componenti in parte stra- 
nieri ed in parte realizzati in proprio. 
Questo THOR 9000. in particolare, è il 
modello superiore di una linea di mac- 
chine basate sui microprocessori 80286 
e 80386. I modelli inferiori, denominati 
THOR 8020 e 8050, sono rispettivamen- 
te un compatibile XT ed un compatibile 
AT. e sfruttano un 80286 a diverse velo- 
cità; il modello 9000 adotta invece una 
piastra madre 80386 di produzione In- 
tel. Proposto in allestimento tower. il 
THOR 9000 viene offerto come sistema 
multiutente soprattutto in unione a Xe- 
nix. 

Descrizione esterna 

Il cabinet del THOR 9000, dal de- 
sign sobrio e gradevole di colore gri- 
gio, è come si vede di tipo tower, ossia 
verticale con appoggio sul pavimento, 
ideale per macchine di un certo peso 
ed ingombro. Il computer può cosi 
tranquillamente abbandonare la sua 
usuale collocazione sulla scrivania per 
passare sotto la medesima, o in qua- 
lunque altro angolo libero dell’ufficio. 

Il cabinet è tutto in lamiera tranne il 
frontale che è in materiale composito. 
Su quest’ultimo trovano posto le me- 
morie di massa e la chiave di sicurez- 
za. Per le prime sono previsti gli allog- 
giamenti per due drive full-size, che 
volendo possono diventare quattro 
half-size, coi drive collocati in vertica- 
le. In particolare, nell’unità in prova 
sono installati un drive slim-line per 
minifloppy da 5,2" ad alta capacità ed 
un Winchester NEC full-size da 68 Mb, 


di tipo voice coil con tempo d’accesso 
medio di 23 millisecondi, ma sono 
possibili varie altre configurazioni a 
scelta dell’utente. A destra rispetto ai 
drive, sotto al pannellino della serratu- 
ra, sono previsti (con tanto di masche- 
rina serigrafata) gli alloggiamenti per 
alcuni led spia, che però nel modello 
in nostro possesso non sono montati. 

Posteriormente non si trovano altro 
che la presa di rete a vaschetta a nor- 
me IEC, l'interruttore di alimentazio- 
ne e la ventola di raffreddamento. Tut- 
ti i connettori di collegamento alle pe- 


riferiche esterne sono infatti collocati 
nella parte superiore della macchina, 
protetti da una U rovesciata di lamiera 
che lascia aperto un ampio spazio ver- 
so il retro per una comoda fuoriuscita 
dei cavi. 

La tastiera fornita di serie è del tipo 
oramai consueto cosiddetto avanzato, 
che segue quello adottato da IBM per 
tutte le sue nuove macchine. II cavo, 
correttamente, è spiralato solo nella 
parte centrale ma ha una lunghezza un 
pò ridotta in considerazione del fatto 
che a causa dell’installazione tower 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



THOR 90(30 


l'unità centrale finisce col trovarsi ad 
una certa distanza dalla tastiera stessa. 

Il monitor fornito dipende dal tipo 
di scheda video ordinata con la mac- 
china; nel nostro caso la scheda è tipo 
Hercules ed il monitor è monocroma- 
tico a fosfori verdi di produzione 
Thompson. 

L'interno 

Prima di aprire completamente il 
computer diamo un’occhiata alla zona 
riservata alle espansioni che si trova 
sul «coperchio» del tower. Per acce- 
dervi occorre togliere la copertura di 
protezione, cosa che si fa semplice- 
mente sbloccando i due fermi che la 
trattengono (due perni ad incastro 
azionabili comodamente a mano). Il 
pannello superiore, una volta scoper- 
to, rivela un aspetto praticamente 
uguale ad un più convenzionale pan- 
nello posteriore di PC/AT. Ad un’e- 
stremità vi sono le feritoie di accesso 
alle schede, al centro il foro rotondo 
per il connettore di tastiera. È presente 
anche un pacco di batterie a stilo da 
1,5 volt, inserito per «aiutare» la batte- 
ria al litio presente sulla mother bo- 
ard. La disposizione con i connettori 
di espansione in alto ci sembra interes- 
sante; tuttavia la realizzazione mecca- 
nica della zona dedicata alle schede 
non appare fra le più precise, con le 
piastrine di chiusura che ballano un 
pochino essendo fermate con una sola 
vite: avremmo preferito una struttura 
maggiormente rigida e più rifinita ma 
quella in nostre mani è una delle pri- 
missime macchine prodotte. 

All’interno si accede smontando un 
pannello laterale, anch'esso bloccato 
tramite perni ad incastro azionabili 
questa volta con un cacciavite a croce. 
La struttura della macchina è molto si- 


Costnittore e distributore: 

ASEM spa - Via Divisione Julia 32 
33030 Santo Stefano Buia (UD) 

Prezzi (IVA esclusa): 

THOR 9000/40 H 

640 Kb RAM. I minifìoppy 1.2 Mb. I Win- 
chester 40 Mb 40 msec. adattatore video ti- 
po Hercules, monitor monocromatico 12", 
tastiera avanzata L. 8.850.000 

THOR 9000/70 V 

c.s. ma con Winchester 68 Mb 23 msec. 

L 11.150.000 


mite a quella classica in cui la scheda 
è «a pancia in giù», tranne l'ovvio par- 
ticolare che il tutto non è orizzontale 
ma verticale. In altre parole, il conte- 
nitore non è formato da un telaio por- 
tante sul quale sono fissati i pannelli 
laterali ma è un cabinet rigido in cui 
solo un pannello è asportabile (che se 
non fosse su un fianco si potrebbe 
chiamare coperchio). 

Nella parte bassa del tower, in un 
alloggiamento separato dal resto della 
macchina, si trova l'alimentatore di ti- 
po custom e stranamente non scher- 
mato (perché?). A fianco ad esso rima- 
ne molto spazio libero, probabilmente 
previsto per alloggiarvi una piccola 
batteria in tampone. 

Nella parte alta si trova la grande 
mother board di produzione Intel. Su 
di essa sono installati 512 KByte di 
RAM, che possono essere portati a 4 
MByte (mediante schede aggiuntive 
originali Intel) o a 16 MByte (con 
schede custom ASEM ancora non di- 
sponibili). In ogni caso le schede di 
memoria si collegano agli appositi slot 


di espansione a trentadue bit, presenti 
in numero di due. Degli altri slot di- 
sponibili, quattro sono con bus a sedi- 
ci bit (dei quali uno tuttavia occupato 
da una scheda di memoria da 128 
KByte che porta la RAM di sistema a 
640 KByte) e due con bus ad otto bit, 
che garantiscono la compatibilità con 
le schede PC/XT/ AT. 

Accanto al microprocessore 80386 è 
disponibile lo zoccolo, anch’esso qua- 
drato a 132 piedini, per il coprocesso- 
re numerico 80387 ; siccome però que- 
st'ultimo è stato annunciato ma non è 
ancora realmente disponibile, viene 
per il momento sostituito da un 80287 
montato in «piggy-back», ossia con 
un proprio circuitino stampato che si 
inserisce nello zoccolo dell’80387. 

Passando un attimo alle memorie di 
massa, entrambi i drive sono di produ- 
zione NEC. Il Winchester, in particola- 
re, è un bell’esemplare da 68 MByte 
che offre l’eccellente prestazione di 23 
msec di tempo medio d'accesso. Ciò si 
rende possibile grazie alla struttura a 
dieci facce (cinque dischi) ed all’attua- 
tore del braccio testine realizzato non 
con uno stepper motor ma in tecnolo- 
gia voice coil, ossia a bobina mobile. 
Queste prestazioni si pagano con un 
ingombro maggiore del solito, ma co- 
munque conforme alle dimensioni 
standard per unità ad altezza intera 
(che tanto per intenderci è quella dei 
dischi dell’XT, da 10 MByte ed 85 mil- 
lisecondi...). 

Utilizzazione 

Usare una macchina come questa è, 
a seconda dei casi, un piacere od una 
disperazione. Un piacere in quanto la 
velocità di esecuzione dei comandi è 
eccellente, una disperazione in quanto 
ci si sente legati ed incatenati come 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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thob 9000 



A ministra, l'interno del THOR. In alto a destra, il pannello superiore con le feritoie per gli slot di espansione. In basso a destra. t'80386. 


non mai dal limitato ambiente MS- 
DOS. Non per riprendere la nota pole- 
mica, ma voler usare questa macchina 
col DOS è come voler mandare una 
Ferrari a gasolio. La ASEM stessa 
consiglia l’uso di Xenix, e corretta- 
mente sottolinea che ancora non è da- 
to di sapere se e quanto il THOR (e 
quindi tutte le macchine con scheda 
Intel) saranno compatibili con l'an- 
nunciato OS/2 e viceversa. Lo Xenix 
invece è una soluzione ben consolida- 
ta ed affidabile, che permette di fare 
della seria multiutenza soprattutto in 
unione alle nuove schede RS-232 in- 
telligenti e multilinea di prossima pre- 
sentazione, con le quali potrà gestire 
fino a sedici terminali. 

Le impressioni di uso della macchi- 
na, per il resto, sono piuttosto conven- 
zionali. Tralasciando le disquisizioni 
sul mezzo punto percentuale di veloci- 
tà in più o in meno, che lascia il tempo 
che trova, il THOR è (come tutti i suoi 
consimili) nient'altro che un AT a ve- 
locità raddoppiata. Funziona tutto ciò 
che gira sotto DOS, a velocità superso- 
nica. 

Il machine ID, tra l’altro, afferma 


che questa macchina è proprio un At, 
e questo chiude ogni discorso. 

Per quanto riguarda gli aspetti col- 
laterali della realizzazione, tutto OK. 
Abbiamo solo un paio di osservazioni 
sull’allestimento meccanico del conte- 
nitore. La prima perplessità riguarda 
le uscite per le schede di espansione: 
temiamo che con le RS-232 multiporta 
l'ingombro di cavi e connettori possa 
causare alle schede stesse qualche pro- 
blema di tipo meccanico. Secondo 
punto: il cabinet in sè, pur non essen- 
do ultraprofessionale, va più che bene 
per quello che deve fare; ma l'interrut- 
tore di alimentazione deve proprio sta- 
re nel punto più scomodo? Se un po- 
veraccio mette (come dovrebbe) il 
computer sotto la scrivania, cosa fa 
poi quando lo deve accendere e spe- 
gnere, si infila carponi sotto il mobile? 
Non si piazza un interruttore a cinque 
centimetri dal pavimento nel pannello 
posteriore di un tower; deve invece 
stare sul frontale, meglio ancora se 
sotto chiave (su macchine del genere 
comincia ad essere necessario). E sem- 
pre sul frontale dovrebbe esserci quan- 
to meno una spia d’accensione, se pro- 


prio non si vogliono le pur comode 
spie di attività dei drive. 

Conclusioni 

Non per voler sottolineare il lato 
più bassamente venale della faccenda, 
ma conviene subito parlare di soldi: in 
un mondo oramai allineato su stand- 
ard precisi, infatti, questo può essere 
alla fin fine il discorso essenziale. 

E quindi sappiate che il THOR 9000 
costa, nella configurazione della pro- 
va, poco più di undici milioni, che 
scendono a poco meno di nove se si ri- 
nuncia al bellissimo disco veloce e si 
prende un più convenzionale drive da 
40 MByte 40 millisecondi. Nel prezzo 
sono in ogni caso compresi la tastiera 
avanzata, l'interfaccia Centronics, la 
scheda tipo Hercules ed il monitor 
monocromatico da 12". Ci troviamo, 
come si vede, nella media del nuovissi- 
mo mercato dei compatibili 386, come 
era facile supporre. Le carte a suo fa- 
vore rispetto alla concorrenza sono at- 
tualmente l'assemblaggio tower, il 
Winchester dalle prestazioni superiori 
e le previste possibilità di espansione 
hardware. «tc 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




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L a Bit Computers è nata con la di- 
stribuzione di personal «qualifica- 
ti» (Apple, HP, IBM, Olivetti) e via via è 
divenuta parallelamente un DEM. Attual- 
mente la linea di prodotti marcati Bit 
Computers è piuttosto ampia e va dai 
computer alle stampanti, dai modem ai 
dischetti. I computer, in particolare, sono 
disponibili in diversi modelli: dal più sem- 
plice compatibile PC al compatibile AT. 
passando per i trasportabili ed i portatili. 
Generalmente sono assemblati in Italia a 
partire da componenti di diversa prove- 
nienza: elettroniche tipicamente importate 
da Taiwan, monitor italiani o giapponesi, 
dischi italiani di produzione Lexikon (so- 
cietà de! gruppo Olivetti di cui Bit Compu- 
ters è distributore). 

Ultimo nato nella gamma di personal 
Bit è il compatibile 386. Basato sulla 
scheda Intel adottata anche dal THOR 
9000 Asem il PC bit 386 viene fornito 
con 512 KByte di RAM, un disco da 40 
MByte, monitor ed adattatore video a 
scelta fra diverse soluzioni e sistema 
operativo MS-DOS. 

Descrizione esterna 

Il PC bit 386 è carrozzato in un cabi- 
net convenzionale per AT di dimensio- 
ni standard. Dall’esterno, a parte il 
marchiettino quadrato posto sulla sini- 
stra su cui compaiono ben grandi le ci- 
fre «386», nulla fa capire la differenza 
fra questa macchina ed un AT tradi- 
zionale. Sul frontale del contenitore 
troviamo pertanto il consueto pannel- 
lino con la serratura e le spie di fun- 
zionamento, e sulla destra gli alloggia- 
menti per le memorie di massa esterne 
e parte interne. Posteriormente sulla 
sinistra la sezione relativa all’alimen- 
tazione, al centro il connettore per la 
tastiera ed infine a destra le feritoie 
per gli slot di espansione. 

La tastiera in dotazione è del tipo 
«avanzato» a 122 tasti, senza partico- 
lari differenze rispetto al nuovo stand- 
ard IBM. 

11 monitor fornito col computer di- 
pende dal tipo di adattatore video ri- 
chiesto: nella macchina consegnataci 


per la prova quest'ultimo è di tipo 
EGA-compatibile e quindi il monitor 
è a colori ad alta risoluzione, ma sono 
possibili diverse altre alternative (mo- 
nocromatico con scheda tipo Hercu- 
les, ad esempio). Una caratteristica in- 


teressante di cui è dotato, consiste nel- 
la possibilità di commutare il colore 
dello schermo rendendolo monocro- 
matico verde oppure ambra, cosa di 
una certa utilità durante il normale la- 
voro su pagine di testo. 


104 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



PC BIT 386 


Costruttore e distributore: 

Bit Computer s s.r.l. 

Vìa Carlo Perrier. 4 - Roma 

Prezzi (IVA esclusa): 

PC Bit 386: SI2 KByte RAM. 

I minifloppy 1,2 Mb. I Winchester 40 Mb 
40 msec. tastiera avanzata Ut. 8.500.000 

Adatt. video tipo Hercules Ut. 150.000 

Monitor monocromatico Ut. 230.000 

Adatt. video tipo EGA Ut. 450.000 

Monitor colore 

alta risoluzione Ut. 1.300.000 


Descrizione Interna 


Anche l’interno del PC bit 386 è piut- 
tosto convenzionale, non discostando- 
si dalla struttura di un tipico AT. Tro- 
viamo cosi la piastra madre in basso, 
con gli slot affacciati verso le feritoie, 
le memorie di massa verso il pannello 
anteriore e l’alimentatore verso quello 
posteriore. Sulla piastra madre non è 
presente il coprocessore numerico, 
fornitale tuttavia a richiesta sotto for- 
ma di una schedina basata sull’80287 
inseribile nello zoccolo riservato al- 
l’80387 (il quale, come è noto, non è 
ancora stato posto in commercio dalla 
Intel). Sempre sulla piastra madre so- 
no installati 512 KByte di RAM, ossia 
la massima quantità prevista; eventua- 
li espansioni devono essere effettuate 
per mezzo di apposite schede da inse- 
rirsi negli slot a trentadue bit previsti 
proprio per questo scopo. In questo 
modo si può arrivare a due od a otto 


MByte. Gli altri slot di espansione di- 
sponibili sono sei, di cui due ad otto 
bit e quattro a sedici bit rispettivamen- 
te compatibili con schede PC e AT. Lo 
spazio riservato alle memorie di massa 
consente il montaggio di quattro unità 
slim-Iine od una full-size e due slim-li- 
ne. La configurazione tipica di questa 
macchina prevede un drive per mini- 
floppy da 5,25” ad alta capacità ed un 
disco rigido da 40 MByte per 40 milli- 
secondi di tempo medio d’accesso. 


Utilizzazione 

Le impressioni d'uso di questo Bit non 
si discostano molto da quelle degli al- 
tri due concorrenti, essendo tutti e tre 
oggetti piuttosto simili come concezio- 
ne e di conseguenza come prestazioni. 
Anzi, il «cuore» del PC Bit e quello 
del THOR 9000 sono proprio identici. 
Per cui il discorso, più che sulle pre- 


stazioni, va impostato sulle note colla- 
terali. 

Ad esempio il cabinet, che a nostro 
avviso è troppo ingombrante. Caldeg- 
giamo l’adozione di un cabinet tipo to- 
wer, ossia da pavimento a sviluppo 
verticale, che però non sia semplice- 
mente questo attuale messo su un fian- 
co ma qualcosa di originale, con gli al- 
loggiamenti per i dischi e tutti i con- 
trolli bene in evidenza. La libertà nel 
disporre i collegamenti posteriori è ov- 
viamente molto poca, essendo condi- 
zionata dalla struttura della scheda 
madre: ma si potrebbe comunque fare 
qualcosa di valido. 

Il disco rigido montato è valido e 
piuttosto capace, ma adattò quasi 
esclusivamente ad applicazioni ed am- 
bienti di tipo monoutente (che sono 
poi quelli consentiti dal DOS). Doven- 
do impiantare sistemi operativi mul- 
tiutente, quali lo Xenix, riteniamo in- 
dispensabile un disco più veloce, pena 




pc::::sbit 


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[TTF l F 1° I" V l K l L H I T- 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


105 




I 


PC BIT 386 





un sensibile degradamento delle pre- 
stazioni od un sottoutilizzo delle po- 
tenzialità del sistema. A questo propo- 
sito segnaliamo che esiste la possibili-* 
tà di avere, con una spesa aggiuntiva 
di 1.600.000 lire, un drive Fujitsu da 
71MB formattati e 30 ms. Ricordiamo 
comunque che usare il 386 col DOS 
vuol dire proprio sprecarlo, ed il pas- 
saggio ad un sistema operativo supe- 
riore è praticamente un obbligo. Chi 
compra adesso questa macchina ha di- 
verse alternative a riguardo: o attende- 
re l'annunciato OS/2, disponibile da 
gennaio prossimo, o optare per Xenix. 
La scelta dipende dal tipo di orienta- 
mento delle proprie applicazioni, in 
quanto mentre la prima consente di ri- 
manere più vicini al mondo DOS, la 
seconda offre la compatibilità con 
Unix. 

Conclusioni 

Ci vediamo, nostro malgrado, costretti 
a ricordare ancora una volta che la pa- 
rola definitiva la possono dare solo i 
prezzi. Vediamoli, quindi. Il PC Bit 
386 configurato come quello in prova, 
e cioè con 512 KByte di RAM, un mi- 
nifloppy ad alta capacità, un Winche- 
ster da 40 MByte 40 millisecondi, ta- 
stiera avanzata, scheda EGA e moni- 
tor a colori ad alta risoluzione costa 
poco più di dieci milioni. È possibile 
tuttavia risparmiare quasi un milione e 
mezzo sostituendo la EGA e relativo 
monitor (complessivamente quasi un 
milione ed otto) con la Hercules ed un 
monitor monocromatico (poco meno 
di quattrocentomila in totale). In que- 
sto modo il sistema completo viene a 
costare un po’ meno di nove milioni. 
Anche in questo caso notiamo che la 
differenza rispetto ai concorrenti è mi- 
nima: l'eventuale scelta definitiva do- 
vrà avvenire quindi anche alla luce di 
altre considerazioni, ne abbiamo par- 
lato mille volte ed evitiamo di ripeter- 
ci: confermiamo che, per 1.600.000 lire 
in più, ci piace la sostituzione del Win- 
chester da 40 M con quello da 71 Me 
30 ms, dalle prestazioni più confacenti 
alla classe della macchina. 


106 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


Interconnessione-Elaborazione-Hardware 



E ottenete un capolavoro di integrazione. 


Inserire nuove apparec- 
chiature in un sistema infor- 
mativo, senza avvalersi di una 
sperimentata competenza, 
porta ad incongruenze quali: 
linguaggi diversi, apparecchia- 
ture incompatibili tra loro e 
con il main-frame, inadeguate 
all’architettura di rete ottimale 
per l’azienda. 

Incongnienze che più tardi 
precluderanno lo sviluppo ver- 
so sistemi di rete. 

Qualunque sia il vostro 
main-frame, FACE è in grado 


di proporvi un’architettura di 
rete che interconnetta armoni- 
camente le apparecchiature di- 
sponibili con nuove apparec- 
chiature ITT, scelte dalla gam- 
ma più completa e totalmente 
compatibili. 

Dal singolo elemento, al- 
l’architettura ISDN più sofisti- 
cata, FACE vi offre tutta l’affi- 
dabilità di una leadership tec- 
nologica. 

Non aggrovigliate la matas- 
sa. 

Seguite il filo logico FACE. 


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te alla Divisione Teleinforma- 
tica (02) 37791. 

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Viale Bodio 33 - 20158 Milano 

tei. (02) 37791 - telex 331157 - fax 3779303 


Brainstorm 

ST 386 



L a Gesin Trade di Roma assembla 

il suo Brainstorm a partire da una 
piastra di provenienza statunitense, or- 
ganizzata in modo particolare in quanto 
monta microprocessore e RAM su sche- 
de separate. Il microprocessore può es- 
sere sia I80286 che i80386. La macchi- 
na viene attualmente fornita con un ca- 
binet tradizionale tipo AT, ma a breve 
dovrebbe essere disponibile un conteni- 
tore tipo tower in grado di alloggiare 
anche eventuali schede di espansione 
supplementari. Il sistema operativo for- 
nito di serie è il classico MS-DOS, ma 
grazie ad un accordo di distribuzione 
con l'americana Software Link la Gesin 
Trade dovrebbe distribuire sulle sue 
macchine, a partire dalla fine di questo 
mese, il PC-MOS 386, un sistema ope- 
rativo multiutente a trentadue bit in 
grado di sfruttare a fondo le potenziali- 
tà del microprocessore 80386. 

Caratteristica interessante di questo 
Brainstorm è quella di poter essere for- 
nito con un monitor del tutto particola- 
re: TAmdek 1280, un vero e proprio sot- 
tosistema di visualizzazione intelligente 
in grado di mostrare immagini ad altis- 
sima risoluzione su monitor paper-whi- 
te. 

Descrizione esterna 

II contenitore in cui ancora per 
qualche tempo viene fornito il Brain- 
storm è del consueto tipo «compact» 
per AT, quello dalle dimensioni inter- 
medie fra il cabinet classico IBM ed il 
Baby adottato da molti compatibili. 
Sul frontale dispone pertanto del tra- 
dizionale pannellino di controllo su 
cui si trovano la spia di alimentazione, 
la serratura di sicurezza, un pulsante 
di reset, la spia di attività del disco e 
quella di «modo turbo» ossia di velo- 
cità di funzionamento del clock (la 
macchina può infatti essere fatta fun- 
zionare a velocità dimezzata per risol- 
vere eventuali problemi di compatibi- 
lità). Sulla destra troviamo i consueti 
alloggiamenti per le memorie di mas- 
sa, in questo caso costituite da un dri- 
ve floppy da 5,25" ad alta capacità e 
da un Winchester da 40 MByte per 40 
millisecondi di tempo medio di accesso. 


Anche il pannello posteriore è del 
tutto usuale e comprende sulla sinistra 
la sezione alimentatrice (con tanto di 
comoda presa di rete IEC asservita al- 
l'interruttore di alimentazione) e a de- 
stra lo spazio dedicato alle schede di 
espansione. 

La tastiera è del tipo che l’IBM defi- 
nisce avanzato, praticamente analoga 
a quella che equipaggia le altre mac- 
chine in prova questo mese (nonché 
tutti i nuovi IBM). Il cordone è parec- 
chio più lungo del normale, ed è av- 
volto a spirale solo nella sua parte 
centrale. 

Il monitor Amdek è un oggetto ve- 
ramente molto bello perfino da spen- 


to. La sua caratteristica principale è 
quella di essere un sistema autonomo, 
intelligente e programmabile, in grado 
di emulare tutti i modi video standard 
della famiglia IBM nonché di preve- 
derne di nuovi. Fra questi il più inte- 
ressante è quello grafico bit-mapped 
da 1280x800 punti, che può ovviamen- 
te essere sfruttato a fondo solo da ap- 
plicazioni che lo prevedano espressa- 
mente: attualmente Windows, Lotus 
1-2-3 v. 2, AutoCad. 

L’Interno 

Una volta aperta la macchina e dato 
uno sguardo all'intemo quasi non si 
crede ai propri occhi: questa macchi- 


108 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



BRAINSTORM ST-386 


na è diversa dalle altre! Evidentemen- 
te anche in questo mondo di cloni esi- 
ste ancora qualcuno che si prende la 
briga di fare le cose a modo suo, per 
fortuna. L'architettura è piuttosto stra- 
na, oseremmo quasi definirla «distri- 
buita»: in particolare nè il micropro- 
cessore né la memoria centrale si tro- 
vano sulla mother board ma ognuno 
di essi è alloggiato su una particolare 
scheda a circuito stampato da inserire 
in appositi slot della scheda madre. 
Quest'ultima è progettata per accettare 
anche una schedina a base di 80286 e 
non solo quella con 1*80386. La memo- 
ria RAM nella macchina in prova è di 
768 KByte ma può essere espansa pra- 
ticamente a qualsiasi valore semplice- 
mente sostituendo la schedina relati- 
va. Le capacità previste arrivano a va- 
lori incredibili (addirittura 100 M By- 
te), sfruttando particolari «schedone» 
multiple. I 768 KByte, comunque, ven- 
gono usati come 640 KByte di sistema 
più 128 KByte «fantasma» nei quali 
viene copiato il BIOS all’atto del boot 
per aumentare le prestazioni della 
macchina. 

La costruzione della piastra princi- 
pale e di quelle «accessorie» (ammes- 
so che RAM e microprocessore siano 
accessori...) è di alta qualità, con cir- 
cuiti stampati multistrato e largo uso 
di integrati VLSI. Notiamo sulla sche- 
da dell'80386 la presenza di un 80287 
come coprocessore numerico, montato 
mediante un curioso «doppio piggy- 
back» e fortemente aiettato. 

Naturalmente la piastra madre è do- 
tata di slot compatibili IBM per per- 
mettere il montaggio di schede di 
espansione di vario tipo: tre con bus 
ad otto bit, tre con bus a sedici bit ed 
uno con bus a trentadue bit. Fra le 
schede installate notiamo la strana 
doppia scheda del controller video, su 



cui si trova tutta l’intelligenza di que- 
sto particolare sottosistema. 

Le memorie di massa sono unità 
piuttosto tradizionali. Il Winchester, in 
particolare, pur essendo una unità dal- 
ie buone caratteristiche, forse non è il 
più adatto a questa macchina soprat- 
tutto in applicazioni di multiutenza; 
ed in effetti può essere fornito un mo- 
dello superiore, praticamente il mede- 
simo installato sull'Asem Thor 9000, 
dalla capacità di 68 MByte con tempo 
di accesso di 23 millisecondi. 
Utilizzazione 

La cosa più interessante del Brain- 
storm, almeno dal punto di vista del- 
l’utilizzazione, è il monitor paper-whi- 
te. È quello che ha contribuito a stupi- 
re più di una persona in redazione col 
suo modo ad altissima risoluzione, nel 
quale ad esempio lo schermo di testo 
diventa capace di ben 50 righe di 160 
caratteri l’una (perfettamente leggibi- 
li!). Questo modo può essere usato 
sempre, anche semplicemente in DOS, 
ma ovviamente dà il meglio di sè 
quando viene gestito con criterio da 


un programma che lo preveda espres- 
samente. Windows è fra questi, col che 
ci si trova a lavorare in uno spazio as- 
sai più ampio del normale con un ef- 
fetto decisamente migliore. Immagina- 
te poi uno spreadsheet del quale pote- 
te vedere sullo schermo il doppio di ri- 
ghe e di colonne! A parte comunque 
questo modo piuttosto particolare, 
l'Amdek è in grado di emulare tutti i 
modi standard CGA ed EGA trasfor- 
mando i colori in toni di grigio. Ma 
non è tutto: siccome il sistema è pro- 
grammabile, vi si può intervenire dal- 
l'esterno sia per interfacciarvi applica- 
zioni scritte in proprio che per modifi- 
care alcuni dei suoi parametri, ad 
esempio caricando un set alternativo 
di caratteri. Insomma, si tratta di un 
oggetto veramente bello ed utile. Pec- 
cato solo che, essendo fuori standard, 
possa dare i migliori risultati solo sot- 
to applicazioni che lo prevedano 
espressamente. Come dicevamo prima 
ve ne sono già parecchie in grado di 
sfruttarlo, ma non sono certamente 
tutte: ad esempio Word non lo vede, 
cosi come la maggior parte dei pro- 
grammi vecchi di oltre un anno. 

Per quanto riguarda il discorso sulle 
prestazioni, inutile dire che nel puro 
calcolo il Brainstorm va praticamente 
come i suoi colleghi, salvo variazioni 
di trascurabile entità. Il disco da 40 
millisecondi va più che bene in ambiti 
personali (ammesso e non concesso 
che il Brainstorm sia un personal...) 
ma comincia a diventare troppo lento 
in ambiti di vera multiutenza, in cui il 
drive è chiamato ad un lavoro certa- 
mente più arduo. La struttura a schede 
separate è interessante: l'annunciata 
disponibilità di memoria, poi, vera- 
mente incredibile. Ad ogni modo per 
installare molta memoria addizionale 
serve il cabinet tipo tower, di prossima 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


109 



BRAINSTORM ST-386 



commercializzazione, che disporrà di 
molto spazio in più per le schede di 
espansione. 

Attendiamo infine con ansia il PC- 
MOS 386; potrebbe essere la carta vin- 
cente per questa macchina, mettendo 
in grado l’utente di scatenare la note- 
vole potenza dell'80386. Dovrebbe in- 
fatti essere in grado di gestire sistemi 
con 25 utenti e 4 GByte di RAM (!), 
rendendo il Brainstorm una specie di 
piccolo mainframe. Tutto dipenderà, 
ovviamente, dalla disponibilità di soft- 
ware applicativo sotto PC-MOS, e dal- 
la maggiore o minore possibilità di mi- 
grazione e/o compatibilità offerte dal 
sistema stesso. Staremo a vedere, ma 
comunque qon possiamo non sottoli- 
neare il corretto modo di procedere di 
Gesin Trade che si è preoccupata di 
offrire tempestivamente al suo pubbli- 
co un prodotto alternativo, evitando di 
perdere tempo in attesa dei futuri rila- 
sci Microsoft. 

Conclusioni 

Prezzi, prezzi! L'ultima parola, in- 
fatti, spetta a loro. Allora, vediamo: 
un sistema-tipo come quello in prova 
questo mese, ma con il drive da 67 
MByte veloce al posto di quello da 40 
MByte, costa al pubblico poco meno 
di tredici milioni e mezzo, che com- 
prendono anche il bellissimo monitor 
Amdek e relativo controller. Questo 
prezzo sale aumentando la RAM di si- 
stema, ma scende tornando al drive da 
40 MByte e passando ad un monitor 
normale, fino ad un tetto minimo di 
otto milioni e mezzo circa. 

Le valutazioni a questo punto ognu- 
no è in grado di trarsele da solo, te- 
nendo presente i punti che differenzia- 
no questa macchina dalle altre: il mo- 
nitor (lui e la relativa scheda incidono 
per un totale di 2.300.000 lire, sicura- 
mente ben spese se si sfruttano alme- 
no in parte le ottime caratteristiche 
grafiche) e l'annunciato PC-MOS ma 
anche le notevoli capacità di espansio- 
ne hardware che lo mettono in grado 
di affrontare ambienti multiutente di 
un certo impegno. mc 



110 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




THE U t 
SHUTER 



La famiglia delle CPU board BUL- 
LET-286 della WAVE MATE è 
cresciuta. 

Ora c'è anche la versione con CPU 
80286 a 12.5 Mhz. senza WAIT 
STATE. 

Questa scheda opera con prestazio- 
ni paragonabili ai migliori computers 
che montano F80386 ma a un costo 
decisamente inferiore. 

L'uso di tecniche avanzate come 
l'impiego di un GATE ARRAY - 
VLSI - e un doppio sistema di clock, 
assicurano la massima compatibilità 
con le schede di add-in per PC/XT, 
sistemi operativi e i relativi software 
applicativi. 

Due anni di garanzia sulle schede 
BULLET-286, danno la misura del- 
l'affidabilità dei prodotti WAVE 
MATE. 


FLOPPY DISK DRIVES da 3.5" e 5.25" compatibili XT 


CONTROLLER compatibili XT e AT per HARD DISK fi- 
no a 250MB. e STREAMERper BACK UP interno ed esterno 
fino a 120MB. 

Reti locali con STANDARD di comunicazione ETHERNET. 


Stampanti multifunzione da 160 a 480 cps, anche a colori. 



Roma: 06/5420305-54237 1 6 • Torino: 0 1 1 /6 1 998 1 7 
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• Bologna: 051/271018 


TourmàsTei? - Tou r mgsYel? • ?Kou r m'asTerj 1 


Desidero ricevere ulteriori informazioni 

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Nome e Cognome 

Azienda 

Via 

CAP 

Città 

Inviare il coupon a: Fourmaster s.r.l. 
via Verga 14, 20049 Concorezzo (MI). 


Anhive FT 600 



di Massimo Truscelli 


A rchi ve Corporation è un nome 
molto conosciuto tra gli «addet- 
ti ai lavori» in quanto è uno dei maggio- 
ri produttori e fornitori OEM a livello 
mondiale di sottosistemi ed unità di me- 
moria di massa per personal computer. 

Mediante un recente contratto di im- 
portazione esclusiva per il territorio na- 
zionale. concluso dalla Digital Data 
Products di Torino, ora i prodotti Archi- 
ve sono disponibili anche in Italia; af- 
fiancata alla DDP è presente anche la 



Descrizione 

La versione italiana dell’unità di 
backup Archive viene denominata Ta- 





KTape 60 in considera- 
presenza o meno del cabi- 
ìo esterno, ma a livello di 
ti meccaniche ed elettroni- 
logicamente esclusione per 
di alimentazione dotata dei- 
ventola di raffreddamento 
ella versione con il cabinet, i 
sono pressoché identici, 
permettono il «travaso» 
MS-DOS dei dati conte- 
) rigido fino ad un massi- 


112 


ìputer n. 63 - maggio 1987 


ARCHIVE FT 600 


mo di 60 Mbyte su cartucce di nastro, 
con un «transfer rate» di circa 90 Kby- 
te al secondo. La confezione del kit di 
montaggio interno comprende il drive 
per le cartucce di nastro da 1/4 di pol- 
lice, la scheda controller da inserire in 
uno slot del PC, un dischetto da 5,1/4 
contenente il sofisticato software di 
gestione dell’unità e tutti gli accessori 
di corredo (cavi di collegamento, staf- 
fe di fissaggio, ecc). Logicamente non 
manca la documentazione di rito, che 
sebbene scritta in inglese e di dimen- 
sioni abbastanza contenute, risulta 
sufficientemente completa. 

La mascherina di finitura anteriore 
del drive è disponibile in due versioni 
a seconda del computer sul quale il si- 
stema deve essere montato; può essere 
nera per il montaggio su IBM PC, XT 
e computer Compaq Deskpro, oppure 
grigio perla per il montaggio su IBM 
AT e compatibili. 

La versione con il cabinet è come 
dicevamo pressoché identica alla pre- 
cedente, comprende anch'essa scheda 
controller e software di gestione, ma è 
per l'appunto inserita in un contenito- 
re dalla forma molto simile per stile a 
quella dei PC IBM, particolare che 
non dispiace, ma che volendo prestare 
attenzione oltre il dovuto al «look» 
dell’insieme (ammesso che ne valga la 
pena), può suscitare qualche perplessi- 
tà se si intende usare il sistema di back- 
up affiancato, per esempio, ad un 
AT. 

Sull'esemplare fornitoci in prova è 
presente un alimentatore autonomo di 
generose dimensioni capace di alimen- 
tare diverse apparecchiature contem- 
poraneamente; ciò lascia supporre, e 
lo spazio vuoto presente nel cabinet lo 
conferma, che esiste la possibilità, co- 
me per altri sottosistemi a nastro di- 
stribuiti dalle stesse società, di monta- 
re anche un disco rigido, dotando in 
tal modo un PC che ne sia sprovvisto, 
di una unità comprendente hard disk e 
relativo sistema di backup su nastro in 
un solo colpo. 

L’installazione è sufficientemente 
semplice; la prima cosa da fare è inse- 
rire la scheda controller SC499 in uno 
degli slot liberi del PC e poi sistemare 
l'unità vera e propria di backup, gran- 
de quanto un normale floppy disk dri- 
ve da 5 pollici, in uno degli appositi 
spazi normalmente previsti ; sono logi- 
camente presenti nella confezione tutti 
i cavi di collegamento e le squadrette 
adatte al fissaggio in diversi modelli e 
marche di computer. 

Inutile dire che con l'unità esterna 
non esiste il minimo problema: basta 
inserire la spina in una qualsiasi presa 
della rete elettrica e collegare il con- 
nettore DB 25 del cavo che fuoriesce 
dall'unità, al relativo connettore pre- 
sente sul pannello posteriore del PC in 


Costruttore: 

Archive Corporation, 1650 Sunflower 
A venue. Costa Mesa. CA 92626 
Distributori per l'Italia: 

Digital Data Products. 

C.so Giovanni Pascoli S/A, 

10134 Torino 

Da la tee. Via M. Boldetti 27/29. 

00162 Roma 
Prezzo: (IVA esclusa) 

Archive Tape 60 L. 2.400.000 

Archive KTape 60 L 2.900.000 

Scheda Controller SC 499 L. 950.000 

1 


corrispondenza della scheda control- 
ler SC499. 

La scheda è costruita utilizzando 
una apposita interfaccia creata dalla 
stessa Archive, compatibile con lo 
standard industriale QIC36, denomi- 
nata Basic Streaming Tape Interface, 
che assicura la comprensione nel «dia- 
logo» tra unità di backup e personal 
computer. 

Sulla scheda sono presenti molti 
jumper la cui funzione è spiegata det- 
tagliatamente nell'appendice A del 
manuale in dotazione; alcuni di essi 
controllano il «Tape Format», il nu- 
mero di tracce in cui è suddiviso il na- 
stro, la priorità dei canali DMA e de- 
gli interrupt. Molti dei valori di de- 
fault settati sulla scheda devono tassa- 
tivamente essere lasciati invariati, in 
particolare la configurazione iniziale 
prevede i seguenti parametri: indirizzo 
di base 200 HEX, canale DMA 1 e li- 
vello di priorità degli interrupt (IRQ) 
uguale a 3. 

Non manca il settaggio di un self- 


test dell'unità attivato ogni volta che 
essa viene accesa o dopo un reset. 

Il tipo di registrazione utilizzata è su 
4 tracce con scrittura dei dati in for- 
mato di serpentina, ciò vuol dire che i 
dati vengono scritti in tracce separate, 
una per voltà, e in direzioni opposte. 
Tale processo di scrittura consente un 
certo vantaggio in termini di tempo in 
quanto evita molte operazioni di av- 
volgimento e riavvolgimento del na- 
stro; analogamente la struttura del si- 
stema fisico di registrazione e lettura 
dati, composto di un unico blocco 
comprendente una testina di cancella- 
zione operante su tutte e quattro le 
tracce, due testine per la registrazione 
e due testine di scrittura operanti 
ognuna su due tracce (la prima sulle 
tracce 1 e 3, la seconda sulle tracce 0 e 
2), ha consentito l'implementazione 
del sistema denominato «Read after 
Write» consistente nella immediata 
lettura dei dati appena scritti sul na- 
stro dalla testina precedente, con la 
conscguente individuazione di even- 
tuali errori. 

È evidente l'importanza ai fini del- 
l'utilizzazione di un tale sistema di 
controllo che assicura, come già riba- 
dito in altre occasioni ed in altri arti- 
coli, una maggiore sicurezza dei dati 
ed un maggiore controllo sulla qualità 
di scrittura sul nastro degli stessi. 

Il software 

Uno streamer di backup può essere 
quanto sofisticato si vuole, ma le sue 
possibilità sono legate in maniera de- 
cisiva al software di gestione, che 
quanto più è sofisticato e versatile, 
tanto più ne consente di sfruttare al 



La versione con cabinet (KTape 60) mostra sufficiente spazio per l'installazione di un disco rigido. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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meglio le caratteristiche intrinseche. 

Il programma FasTape fornito in 
dotazione all'unità è decisamente mol- 
to ben fatto: nel dischetto da 5 pollici 
sono contenuti 3 file: FASTA- 

PE.COM, FTINSTAL.COM ed un file 
FASTAPE. HLP; il primo contiene il 
programma di gestione vero e proprio, 
il secondo provvede all'installazione 
iniziale dell'unità di backup ed alla 
sua configurazione, il terzo è un file 
contenente gli help relativi ai vari co- 
mandi da visualizzare di volta in volta 
sullo schermo. In proposito il distribu- 
tore di Roma, interpellato per sapere 
se è prevista una probabile traduzione 
degli help in italiano, ci ha detto che 
per il momento tale possibilità non è 
stata presa in considerazione. 

Tutto il software è del tipo «menu 
driven», ed offre numerose possibilità. 


Il menu principale del primo program- 
ma si compone di una finestra suddi- 
visa in due sezioni abbastanza distinte 
tra loro, ma con in comune alcuni co- 
mandi; la prima consente le operazio- 
ni di backup sfruttando esclusivamen- 
te le partizioni logiche del disco rigido 
(in pratica si tratta di Image Backup, 
Image Restore e Image Verify), la se- 
conda opera utilizzando i file contenu- 
ti sul disco e si compone in pratica 
delle stesse opzioni precedute dal pre- 
fisso «file». Non mancano alcune pos- 
sibilità di utilità generale come il riav- 
volgimento, la cancellazioné totale dei 
dati sul nastro, l’inizializzazione con 
la relativa «messa in tensione» del na- 
stro atta a favorire la minima possibili- 
tà di errore dovuto a difetti di contatto 
tra nastro e testina, il controllo dello 
stato del nastro, la ricerca per segmen- 


ti o il catalogo completo dei dati in es- 
so contenuti. 

Una funzione particolare è riservata 
al tasto M che se premuto provoca ul- 
teriori spiegazioni sul menu in uso; 
premendo il tasto ESC si ha il ritorno 
al sistema operativo; di una certa co- 
modità è la visualizzazione dopo qual- 
siasi operazione dello stato del nastro 
e del numero di errori o riscritture dei 
dati nel corso delle operazioni. 

Non manca un test al lancio del 
programma che si occupa di verificare 
l’effettiva presenza della scheda di 
controllo e dell'unità di backup vera e 
propria; in caso di mancanza un pe- 
rentorio «Tape board or software not 
addressed properly» con un successi- 
vo ritorno al sistema operativo e la 
comparsa del prompt non permettono 
distrazioni di nessun genere. 



114 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




ARCHIVE FT 600 


I 



Il montaggio interno richiede la connessione di alcuni cavi: si può notare quello di alimentazione già posizionato fot 
la proiezione de! nastra da 1/4 di pollice viene rimossa automaticamente inserendo la cartuccia foto di destra). 


di leveraggi. 


Il software di installazione è altret- 
tanto immediato: in una schermata 
vengono visualizzati i parametri di 
controllo principali come l'indirizzo 
base, il canale DMA impiegato, l’in- 
terrupt utilizzato, il numero di buffer 
utilizzato: schiacciando la lettera cor- 
rispondente ad ognuna delle voci si 
può variare il valore corrispondente, 
schiacciando ESC si ha, come al soli- 
to, l’uscita dal programma. 

L’uso 

Risparmiamoci la solita tirata sulla 
comodità dei sistemi di backup e sulla 
loro grande utilità nell’evitare la perdi- 
ta dei dati contenuti sui dischi rigidi, 
spesso maldestramente sottoposti a se- 
vizie di ogni genere, e soffermiamoci 
un attimo sulla versatilità dell’Archive 
FT 600. 

L’uso è estremamente agevole e l’af- 
fidabilità sufficientemente elevata: il 
modello utilizzato per le nostre prove 
è stato impiegato in condizioni di nor- 
male operatività per usi interni senza 
mai creare alcun problema, l’installa- 
zione è semplice e l’uso altrettanto. 

Copiando dati da un hard-disk per 
un totale di circa 30 Mbyte si impiega- 
no circa 6 minuti, un tempo che au- 
menta logicamente facendo la copia 


fisica del disco, ma la versatilità del 
software di gestione si fa apprezzare 
particolarmente nella copia di file 
contenuti oltre che nella «rootdirecto- 
ry», anche in «subdirectory» più o 
meno ramificate. Tutto viene copiato e 
poi riscritto in maniera identica all’ori- 
ginale ed all’occorrenza anche in mo- 
do più ordinato. 

Partendo da una copia fisica del di- 
sco è possibile la riscrittura dei dati fi- 
le per file con la logica e conseguente 
eliminazione della frammentazione ti- 
pica dei dati scritti su hard-disk «spor- 
chi», con in più i vantaggi derivanti 
dall’utilizzazione di un disco rigido 
pulito e ordinato; in altre parole tempi 
di accesso più brevi e maggiore spazio 
a disposizione per la mancanza di file 
rimossi o tracce e settori danneggiati. 

Al momento di scrivere l’articolo è 
disponibile la sola versione operante 
in MS-DOS (tra l’altro capace grazie 
al software di gestione di essere utiliz- 
zata anche in ambiente Novell LAN, 
quindi con equa divisione da parte dei 
vari PC collegati in rete delle risorse 
offerte dall’unità), ma presto dovrebbe 
essere disponibile una versione speci- 
ficamente dedicata ai sistemi multiu- 
tente operanti in ambiente XENIX. 

La particolarità maggiore di questa 
nuova versione dovrebbe risiedere 


esclusivamente nel software di instal- 
lazione e gestione. Al momento non 
abbiamo sufficienti notizie in merito, 
ma probabilmente c’è da credere che 
l'unità meccanica sia praticamente la 
stessa: riguardo al software non sap- 
piamo dirvi se sarà come quello distri- 
buito con il modello fin qui esamina- 
to, oppure del tipo da usare solo una 
volta all'atto dell’installazione, con il 
quale si opera il link del software al si- 
stema operativo in modo da gestire 
successivamente l’unità semplicemen- 
te con un comando. 


Conclusioni 

Trarre le conclusioni è decisamente 
facile: ottime le prestazioni special- 
mente in termini di versatilità, rimane 
solo da fare un po’ di conti in tasca. 

Un sistema di back-up è sicuramen- 
te un oggetto che ha un suo significato 
se deve essere impiegato per la copia 
di dati particolarmente importanti o 
vitali nel lavoro di una azienda, par- 
tendo da questa considerazione biso- 
gna decidere se i 2.400.000 lire della 
versione interna o i 2.900.000 del KTa- 
pe 60 siano o no troppi. 

Per venire incontro all’utente esiste 
una vantaggiosa offerta che permette 
di utilizzare la medesima unità di 
back-up, a questo punto è preferibile 
quella esterna dotata di cabinet, su di- 
versi computer equipaggiati tutti con 
la scheda controller SC 499 venduta 
separatamente ad un prezzo che si ag- 
gira intorno alle 950.000 lire. È questa 
una offerta che riteniamo molto vali- 
da, specialmente per chi vuole ottimiz- 
zare la sicurezza dei dati scritti sui di- 
schi rigidi di molti computer con un 
costo non eccessivamente elevato. 



) 

p V 

3 

BEGINNING OFTAPE 
END OF MEDIA 

Uno degli schemi esplicativi de! manuale in dotazione 
disposte a serpentina. 

END OFTAPE 

riguardante il formato delle tracce 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


115 




PHILIPS COMPUTER 




NMS 8280: IL PIU' 
EVOLUTO MSX DELLA 
SECONDA GENERAZIONE 

Linea professionale con tastiera separata 
dotata di tastierino numerico a 16 tasti. 


IL NUOVO 


consolle incorporante due unità a dischetti 
da 720 KB formattati e i comandi propri del 
computer e dell'interfaccia video (mixer 
video, mixer audio, digitize level). possibilità 
di connettere uno o due videoregistratori/ 
camcorder. 

CARATTERISTICHE TECNICHE 

- Microprocessore Z80 

- Memoria ROM 64KB; RAM utente 128KB; 
VIDEORAM 128KB funzione di ramdisk/ 
memory mapping 

- Risoluzione in modo testo: 40/80 colonne 
24 righe (2 modi) 

- Risoluzione in modo grafico: 512 x 212 
punti (7 modi) 

Numero colori: 256 selezionabili su una 
tavolozza di 512 


NMS 8280: 

IL COMPUTER PER LA TUA FANTASIA! 

Dotato di una speciale interfaccia video e di 
un digitalizzatore professionale, 
rappresenta una tappa obbligatoria per tutti 





VIDEOPROCESSORE 


gli amatori della videoregistrazione e della 
grafica evoluta. 

In omaggio viene fornito un Mouse e un 
programma per l'elaborazione grafica 
professionale grazie al quale è facile 
realizzare effetti particolari per 
personalizzare le proprie produzioni video. 
E tra le tante possibilità grafiche possiamo 
menzionare: 

- sovrapposizione tra immagine video e 
immagine del computer 

- 6 effetti wipe di sostituzione di immagine 

- effetti di animazione su immagini 
video/computer 

- digitalizzazione manuale o automatica 

- mixaggi video/audio computer/sorgente 
esterna 

- hardcopy di immagini su stampante 

- memorizzazione immagini su disco 


NMS 8280: 

IL COMPUTER PER IL TUO LAVORO! 

Acclusa alla confezione viene fornita una serie 
di programmi applicativi: la videoscrittura, 
la gestione archivi, il foglio di calcolo 



elettronico, la grafica finanziaria, l'agenda 
appuntamenti, il sistema operativo MSX-DOS. 
Un ricco catalogo software per ogni esigenza 
di lavoro. Il pacchetto gest pack per risolvere 
problematiche amministrativo • gestionali 
(fatturazione, contabilità, magazzino) 
e tutti gli altri pacchetti software dedicati 
cartella clinica - gestione dentisti - gestione 
ottici - gestione alberghi - gestione conti 
correnti bancari/titoli - gestione condomini 


PHILIPS 



PLAY WORLD 


Carla 


Maggio vai adagio. Sui simulatori di automobile il 
vecchio detto non ha sensate ragioni di esistere. Ed 
uno stupendo simulatore di formula uno è proprio uno 
degli argomenti di Playworld/Panorama. Amiga o non 
Amiga, questo è il vero problema. E soprattutto: 
Amiga subito (Amiga 1000), oppure Amiga a 
settembre (Amiga 500). E perché no Amiga 2000, 
subito e perfino IBM compatibile. Vedete un po' voi, 
l'importante è che continuiate a seguire il software 

made in 68000 che Playworld vi propone 
ormai da mesi. 

E passiamo a rispondere ad una lettera. Massimo 
Bartalena mi scrive dalla provincia di Cuneo. A dire il 
vero vuole sapere un bel po' di cose. 1) È vero, Marble 
Madness vuol dire follia di biglie, e io ho scotto follia 
marmorea; mea culpa. 2) Non ti piace Jeff Minter, Iridis 
Alpha è solo uno shoot'em up, troppa marijuana e 
simboli di pastorizia nei suoi videogame, troppo fissato 
con l'heavy metal con i Pink Floyd: sai che forse hai 
ragione e Jeff comincia a stufare pure me. Però Iridis 
Alpha è molto bello, pensa alla catenella di freccine 
che diventano pulci salterine come in Lunar Leeper. 

3) Invece ti piace molto Druid. Il fatto è che non ne 
posso più di golem, fantasmi e teschi vari: la roba 
fantasy e i dungeon and dragons lasciamoli ai nordici 
che ci passano l'inverno. Già, ma a Cuneo fa un bel 
freddo... 4) Impossible Mission, per fortuna, ti piace. 
Dici che il professore rincitrullito per via de! Defender 
grida: « Another visitor: stay for a while, and you'll stay 
forever». Sì è probabile, ma devi ammettere che anche 
la mia interpretazione « Unknown visitor, stay away or 
stay here forever» non è niente male. 5) Non ho 
capito la domanda: «Ha diritto la Sublogic di trattarci 
cosi?» 6) Non ho niente nel mio cilindro magico per 
farti passare l'esaurimento nervoso da Alternate Reality, 
prova in farmacia. 7) Che fine ha fatto la Windham? 
Era un'etichetta della Spinnaker Usa. Forse è andata 
male per via dei pirati. 8) Devo far rivìvere Below thè 
Root e Elite? Vedremo in uno di questi prossimi 
numeri. 9) La versione nuova di On field football c'è 
già e si chiama Championship football, ma a quest'ora 
lo saprai da tempo. Ci sentiamo. 

Per rispondere a Massimo non mi è quasi rimasto 
posto per il sommario. Telegrafico: Avvenimento: Déjà 
Vu; Panorama: Atari st, Amiga, Msx, IBM, Macintosh; 
News: C64, Spectrum, Amstrad, Msx Atari xl; Play-Copy: 
la nuova rubrica che ospita le più belle schermate 
eseguite sulla eccezionale Nec P6 Pinwriter; 
Revival: Asylum. 

Ci sentiamo sul Worìdnet Intercorp di Portai 
Inserite la card, please. 



avvedente 


Déjà Vu: 

A Nightmare 
Comes True! 


Dave Marsh. Pete Hallesey 
Icom Simulations 
Mindscape 
Amiga, Macintosh 
(Immagini dalla versione Amiga) 
Distribuito da: Lago. 


«Tutto comincia nel re- 
trobottega di un bar. La 
sensazione d’intontimento 
è molto forte: manca l'aria 
e l'umore è quello di un 
giocatore sfortunato dopo 
una settimana a Las Vegas. 
Ma l’intontimento non è la 
cosa più grave: il brutto è 
che non ho la minima idea 
di chi diavolo io sia e non 
so neanche perché mi trovo 
in questo bar. Ho perso la 
memoria e ho del sangue 
secco sulla mano destra. 
L'unica cosa che posso fare 
è andarmene un po' in giro, 
ma forse è meglio che passi 
prima dal bagno e mi dia 
una lavata. Entro nel bagno 
degli uomini: non si sente 
nessun rumore, il bar sem- 
bra chiuso e fuori è già 
buio. Nel bagno c’è un bel 
lavandino di quelli anni 
’20, un po' squadrato e ab- 
bastanza pulito. Apro il ru- 


binetto e faccio scorrere un 
po' d'acqua sulla mano 
sporca di sangue: il sangue 
si lava via e va via anche un 
po’ della nebbia che vedo 
davanti agli occhi. Va via la 
nebbia e mi accorgo dello 
specchio: mi ci guardo den- 
tro e la scena mi agghiac- 
cia: non mi ricordo della 
mia faccia, l'uomo nello 
specchio per me è un per- 
fetto estraneo. Tomo dov'e- 
ro prima e intravedo un at- 
taccapanni: ci sta appeso 
un impermeabile di quelli 
alla Bogart con le tasche 
grandi e la cintura in vita. 
Lo prendo perché fuori de- 
ve fare freddo e magari po- 
potrebbe anche piovere. 
Quando lo stacco mi accor- 
go che l’impermeabile na- 
scondeva una pistola di 
quelle con la fondina da le- 
gare sotto l’ascella. A guar- 
darla bene si rivela una 38 
special, un’arma potente. 
Finalmente comincio a 
muovermi all’interno del 
bar ed entro nella sala dove 
c’è il bancone. Sul bancone 
c’è un bicchiere mezzo vuo- 
to e al di là della vetrata 
su cui è dipinta la scritta 
«Joe’s Bar» c’è una mac- 


usavano negli anni del jazz. 
Il silenzio è pesantissimo. 
C’è una scala che porta al 
piano superiore; decido di 
andare su senza prendere 
troppe precauzioni; il corri- 
doio è deserto e ci sono tre 
manifesti di pugilato attac- 
cati alle pareti. Li guardo 
uno per volta e l’ultimo sul- 
la destra incollato vicino al- 
la porta mi ricorda decisa- 
mente qualcosa: ho uno 
sprazzo di memoria e mi ri- 
conosco nella faccia di quel 
pugile. A quanto pare il 


118 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


mio soprannome era 
«AC'E» e non devo avere 
avuto troppa fortuna nella 
boxe a giudicare dalla sede 
degli incontri della locandi- 
na: sono tutte sale di perife- 
ria. 

Lascio perdere i pugili e 
apro la porta. Sono in un 
ufficio di quelli descritti nei 
quadri di Hopper o nei ro- 
manzi di Hammett: anche 
qui non c'è anima viva e 
l'arredamento é molto scar- 
no e consiste in una scriva- 
nia che é pure schedario, 
una lampada decò, una 
macchina da scrivere pro- 
babilmente una Remington, 
un telefono nero della 
At&t. C’è un'altra porta che 
sembra quella deH'ufficio 
del capo, ma dopo che ho 
provato ad aprirla mi ac- 
corgo che è chiusa a chiave. 
Si tratta oltretutto di una 
porta blindata antiproiettile 
e quindi del tutto inattacca- 
bile ai colpi della mia 38 
.pecial. Frugo nelle tasche 
del mio impermeabile e ci 
trovo due chiavi: una ha 
una targhetta con la scritta 
«front», e deve essere quel- 
la della porta del bar, l'altra 
non ha una targhetta e pro- 
vo a vedere se apre questa 
porta. Funziona. La porta è 
pesante e devo fare forza 
per spingerla, e forza io 
non ne ho tanta: la testa mi 
gira e sono ancora molto 
intontito. Quando final- 
mente apro la porta i miei 
riflessi allentati hanno un 
sussulto: c'è un cadavere 
disteso sulla scrivania, gli 
cola un po' di sangue dalla 
bocca. C'è una finestra ed è 
aperta. Con le scalette an- 
tincendio si può andare in 
giro per il palazzo. Esco per 
quella strada e cosi final- 
mente capisco che sono in 
un edificio di complessivi 
quattro piani. Dalla scaletta 
di ferro vedo un'altra fine- 
stra aperta e rientro da 
quella parte: c'è una strana 
poltrona che ha un'aria 
davvero sinistra: è una se- 
dia elettrica anche se la cor- 
rente non è collegata. C'è 
in giro una siringa ipoder- 
mica e qualcosa mi dice che 




l'abbiano usata su di me 
per iniettarmi sostanze: de- 
vono avermi fatto il lavag- 
gio del cervello. Nella stan- 
za della sedia c’è un ascen- 
sore per uso interno, vado 
al secondo piano per dare 
un'occhiata. La scoperta è 
piuttosto sensazionale: al 
secondo piano è sistemato 
un mini casinò: c'è una 
roulette, due slot machine, 
un tavolo per i dadi e una 
ruota della fortuna. Sul mu- 
ro sono appesi i ritratti di 
Al Capone e Lucky Lucia- 
no e ci sono due lampade 
attaccate al soffitto: la ruo- 
ta della fortuna nasconde 
una porta segreta. Provo ad 
andare giù per il passaggio 
e mi ritrovo nelle fogne in 
un dedalo pieno di canali 
nei quai nuotano topacci di 
grandi dimensioni. Da li 
sbocco in cortile dove c'è 
una scaletta di ferro: salgo 
fino in cima e cerco di alza- 
re il tombino. Alla fine ce 
la faccio e mi ritrovo nella 
strada che è forse più silen- 
ziosa dell'edificio in cui so- 
no stato finora. Ma ad un 
tratto la scena cambia bru- 
scamente: una donna bruna 


mi guarda e mi chiama ad 
alta voce. Dice di avere un 
messaggio per me e fa il ge- 
sto di prendere qualcosa 
dalla borsetta. Intuisco il 
pericolo, ma non faccio in 
tempo a difendermi o a fug- 
gire: la donna mi spara con 
grande fragore. Muoio 
mentre il computer intona 
una triste marcia funebre». 

Come i più furbi tra voi 
avranno facilmente intuito, 
la storia che avete letto fin 
qui è una delle tante che si 
potrebbero raccontare do- 
po aver giocato un po' a 
Déjà Vu. Originariamente 
realizzato per il Macintosh 
e poi intelligentemente con- 
vertito per l'Amiga, Dèjà 
Vu è una esperienza per 
certi versi completamente 
nuova. Volendo può essere 
definito un adventure, per- 
chè dell'adventure conserva 
il sistema di interazione: 
una cosa tira l'altra e ad un 
comando impartito al com- 
puter segue una nuova si- 
tuazione e cosi via fino alla 
soluzione del caso; ma non 
ha la lentezza tradizionale 
degli adventure che spesso 
delude i fan meno accaniti 


di quel genere di simulazio- 
ni elettroniche e in più ha 
mollissime facilitazioni di 
gioco che evitano la tragica 
frustrazione che spesso 
prende quando il maledetto 
computer continua a repli- 
care alle nostre mosse, op- 
ponendo un ottuso: «I don' 
t understand». Dèjà Vu si 
può giocare anche tutta con 
il mouse, spedendo la Trec- 
cina che ben pochi chiama- 
no «pointer» in qualunque 
luogo dello screen che si ri- 
vela immediatamente sensi- 
bile e interattivo e che per- 
mette di risolvere con un 
delizioso dialogo per imma- 
gini le situazioni più ingar- 
bugliate. Quello che ne esce 
fuori è un intrattenimento 
superpiacevole, che fa per- 
fino dimenticare che sul te- 
ma degli investigatori è già 
stato giocato davvero mol- 
to 

Nei prossimi mesi, se Fede- 
rico Croci mi dà una mano, 
sentirete ancora parlare di 
Dèjà Vu e dello strano caso 
del bar di Joe e dell'uomo 
senza faccia e senza passa- 
to, unico indizio una mac- 
chia di sangue secco. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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Eccoci arrivali all'appunta- 
mento con la rubrica Pano- 
rama. Come sapete qui m in- 
trattengo con i lettori cercan- 
do di dare il massimo nume- 
ro di informazioni possibili 
sul maggior numero di mac- 
chine che posso. Buona lettu- 


re », solo un po' lento e no- 
ioso il caricamento, New 
Aladdin presenta una serie 
di divertenti rubriche gioca- 
te proprio come in un gior- 
nale. Un esempio su tutti: 
nella rubrica del cinema 
compare una recensione di 
The ttame of thè rose tratto 
dal libro di Umberto Eco, 
impaginate assieme all'arti- 
colo il computer visualizza 
immagini digitalizzate del 
frate (Sean Connery), lo 
strano investigatore dell'ab- 
bazia. Ma ci sono anche ru- 
briche di cucina, consigli 
tecnici d'informatica e tan- 
te altre cose. Se andate in 
America cercatelo, e magari 
compratene una copia an- 
che pe me che ho soltanto il 
numero di dicembre. 

La Gamestar, ha pubbli- 
cato la versione per Amiga 
di Championship football, 
una ottima simulazione del 
gioco dei giganti che cozza- 
no i caschi l'uno contro l’al- 
tro. Lo schema di gioco è 
piuttosto interessante: del 
protagonista si vedono solo 
le mani, adottando un pun- 
to di vista molto simile a 
quello che ognuno di noi 
avrebbe se praticasse nella 
realtà questo sport. Si deve 
selezionare una fase di gio- 
co e curarne dal di dentro 
la strategia e l'azione. Per 
dirvi di più sulla completez- 
za di questo software do- 
vrei essere più addentro al- 
le regole deH'American fo- 
otball cosa che non è. Giu- 
seppe Origlia che oltre ad 
essere un prezioso collabo- 
ratore per le adventure è 
anche un esperto di foot- 
ball ha promesso di darmi 
una mano per sviscerare 




ciale della marina Usa. 

Versione per l'Amiga an- 
che di lOth frante della Ac- 
cess di cui ho già parlato 
qualche mese fa quando è 
uscito in standard 64. I fra- 
telli Carver, Bruce e Roger, 
già famosissimi per i video- 
games 8 bit Beach head e 
Raid over Moscow, hanno 
venduto una grandissima 
quantità di copie del leg- 
gendario Leader Board, 
splendido arcade/simula- 
tor dedicato al golf. Con 
lOth frame si propongono 
al pubblico con un simula- 
tore del bowling. Accusato 
nella versione 64 di non es- 
sere facilmente utilizzabile 
a causa della eccessiva mi- 
niaturizzazione degli ogget- 
ti, finisce per risaltare mag- 
giormente nelle macchine a 
sedici bit come l’Amiga. Il 
discorso è praticamente 
identico per ciò che rigurda 
l'Atari ST. Molto buono. 

Per l'Amiga è uscita da 
circa sei mesi una stupenda 
rivista su due dischetti: si 
chiama New Aladdin, ed è 
un intelligente esperimento 
su come potrebbero essere 
in futuro le pubblicazioni. 
Esteticamente eccezionale, 
molto semplice da «sfoglia- 


Che cosa c’è di nuovo 
per la macchina che più at- 
tira le attenzioni dei giova- 
ni interattivi e simulanti del 
mondo? Ci sono parecchie 
cose: dalla Strategie Simu- 
lations americana arriva la 
versione Amiga di Sileni 
Service, la famossissima si- 
mulazione di guerra con il 
sottomarino che ha avuto 
tanto successo sul C64. La 
sotiomarinile è esplosa nel- 
l'estate del 1985 con il gran- 
de successo di Gaio, della 


Spectrum Holobyte sempre 
americana, uscito inizial- 
mente per IBM e poi tra- 
dotto come sempre accade 
per tutti gli altri computer. 
Silent Service, già nella ver- 
sione 64 e adesso più che 
mai in quella Amiga e ST, è 
una buona simulazione per 
chi ha tantissimo tempo vi- 
sto che tutto quello che suc- 
cede è assolutamente in 
tempo reale. Un altro sotto- 
marino nella storia del vi- 
deogame è quello di Up thè 
periscope, sempre per il 64 e 
l'Apple 2, una simulazione 
realizzata addirittura grazie 
al contributo di un ex uffi- 


120 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




§i| AYWiiHi li 



tutti i segreti di questo pro- 
gramma. Ne riparliamo. 

Da una nuovissima soft- 
ware house che si chiama 
Cale games e che potrebbe 
essere la nuova casa di 
Mark Cale, già autore di 
International Karaté e fa- 
moso game designer della 
Andromeda, è annunciato 
Formula One manager , un 
simulatore che ci mette al 
posto di un team manager 
di formula uno. Il software 
si presenta bellissimo dal 
punto di vista estetico e ter- 
ribilmente realistico in 
quanto a simulazione. Mol- 
to di più in questo momen- 
to non sono in grado di di- 
re: guardatevi intanto le im- 
magini e cercate di avere 
pazienza. 

Annuncio volante anche 
per i due nuovi prodott 
della Psygnosis, una casa d 
Liverpool di cui ho grandis 
sima stima. La Psygnosis 
pubblica Barbarian, un bel 
lissimo fantasy che minac 
eia di segnare un nuovo ca 
pitolo del dungeon anc 
dragon elettronico, e Ter 
rorpods , un videogame cu 
ratissimo ambientato in 
una base da qualche parte 
nello spazio, pieno di radar 
e di segnalatori di pericolo. 
In entrambi i casi si tratta 
di materiale che sarà pre- 
sentato al pubblico il pros- 
simo 28 aprile (io scrivo 
queste note il IO aprile) e in 
questi giorni ho ricevuto da 
Liverpool alcune immagini 


del gioco e niente altro. Na- 
turalmente questi due nuo- 
vi titoli della Psygnosis so- 
no disponibili sia in versio- 
ne Amiga che Atari ST. 


Atari ST 


Anche per Atari ST sono 
arrivati sul mio tavolo di la- 
voro un bel po' di scatole di 
software, a volte bellissime 
(parlo delle scatole). Due 


software house francesi so- 
no le responsabili dei primi 
prodotti di cui vi parlo: la 
Ere Automatique, e la Pyra- 
mide, tutte e due distribuite 
dalla Lago (tei. 031: 
300174). La Ere Automati- 
que è autrice di Macadam 
Bumper , un flipper che era 
già uscito in versione C64 e 
che ora, visto il grosso suc- 
cesso delle nuove macchine 
Atari in Francia, saggia il 
mercato in confezione mol- 
to più lussuosa adeguata al- 
la possibilità grafica dell'A- 
tari ST. Macadam Bumper 
è un pinball con due serie 
di pulsanti e un bel po' di 
target e bumper vari; risul- 
tato finale: forse il miglior 
pinball elettronico mai 
uscito sul mercato del soft- 
ware, anche se siamo anco- 
ra in spasmodica attesa del 
Pinball Consiruction Sei del- 
l'EIectronic Arts che dagli 
screen che si sono visti in 
giro dovrebbe battere tutti i 
record. Si chiama Wanderer 
il videogame spaziale e vet- 
toriale della Pyramide. Ven- 


duto in una confezione con 
gli occhialini per esaltare la 
tridimensionalità (due paia 
in ogni scatola) è una spe- 
cie di Star IVars delle arca- 
de, anche se è un pochino 
deludente. Alla lunga gli 
occhi si sforzano parecchio 
e poi non è facilissimo abi- 
tuarsi alla prospettiva parti- 
colare che il videogame im- 
posta. Parlando di belle 
confezioni e di scatole pie- 
ne di gadget non si può ta- 
cere della software house 
che per prima ha inventato 
questo modo di vendere i 
programmi: la Infocom. 

Nata ormai otto anni fa 
per l’iniziativa di alcuni in- 
gegneri elettronici in tutt'al- 
tre faccende affaccendati, 
già dalle prime produzioni, 
la leggendaria trilogia di 
Zork, s’impose subito all'at- 
tenzione generale per il suo 
inedito modo di usare il 
computer: avventure text 
only, ma con un grandissi- 
mo vocabolario e una enor- 
me possibilità d'interazio- 
ne. Il successo è immediato 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


121 




PLAYWORLD 



e conferma l'impostazione 
della Infocom. Nasce allora 
una sorta di giuramento 
aziendale: mai farsi irretire 
dalla possibilità di inserire 
immagini nel loro software, 
conservarsi anche di fronte 
a eccezionali novità in cam- 
po tecnologico fedeli alla 
propria immagine. Da quei 
tempi la Infocom ha fatto 
ancora molta strada, e con- 
ta intere legioni di fan in gi- 
ro per il mondo. Inutile ri- 
cordare i loro titoli più fa- 
mosi, basterà citare Wit- 
ness, Hitchhiker's guide lo 
thè galaxy, e il recentissimo 
e davvero interessante Lea- 
iher Goddsess of Phobos. La 
Infocom alla fine del 1986 
ha venduto la propria eti- 
chetta alla Activision con la 
clausola di rimanere in tut- 
to e per tutto autonoma ri- 
spetto alla casa madre: il 
125 di Cambridge Park dri- 
ve nel Massachussetts rima- 
ne il loro quartier generale. 
Immersi nel verde e entu- 
siasti come otto anni fa, i 
designer della Infocom 
continuano a sfornare una 
decina di nuovi text adven- 
ture ogni anno. Il loro ulti- 
mo prodotto, che ho ricevu- 
to in versione Atari ST, si 
chiama Hollywood Hi Jinx, 
ed è una gustosa rievoca- 
zione dei luoghi e dei per- 
sonaggi della Hollywood 
anni venti, giusto al tempo 
in cui si giravano i B-mo- 
vies, le pellicole di serie b 
piene di baci e inseguimen- 
ti, di ville sul mare e di am- 
bienti loschi. Opera di Dove 
Anderson, Hollywood Hi 
Jinx è un’avventura interes- 
santissima e affascinante a 
patto di conoscere bene 
l'inglese (anzi l'americano) 


ferroviere, come giocattola- 
io, come scaricatore ai mer- 
cati generali o perfino al- 
l'aeroporto; tutto questo la- 
voro per comprare i giocat- 
toli necessari a realizzare 
un parco giochi per i nipo- 
tini e per gli altri bimbi di 
Paperopoli. Diamogli una 
mano. Buoni tutti e due i 
prodotti Sierra. 

È uscito anche per Atari 
ST il secondo titolo della 
osannatissima (non troppo 
da me) Cinemaware. Come 
sapete si chiama SDÌ ed è 
la storia dello scudo stella- 
re americano. O almeno co- 
si dovrebbe essere. Finisce 
invece per essere un bellis- 
simo videogame spazialeg- 
giante che ha il suo punto 
di forza nella battaglia si- 
mulata contro i mezzi nemi- 
ci (ottima). La grafica è bel- 
lissima e anche la musica è 
stupenda. 

E uscito Liberator pubbli- 
cato da una sconosciuta 
software house inglese, la 
Tynesoft. Scritto da Tim 
Moore, che non ricordo di 
aver mai visto all'opera da 
qualche parte, il videoga- 
me, nonostante sia uno spa- 
ziale, convince sia per la 
grafica che per l'atmosfera 
generale, ambigua e ansio- 


e di amare il cinema e i suoi 
autori. 

Altre novità dal fronte 
Atari ST. È uscita la versio- 
ne ST di Trailblazer, un gio- 
chino mutuato dal C64 e 
abbastanza simile al decisa- 
mente più affascinante 
Ballblazer della Lucasga- 
mes. Confezionato in una 
scatola a forma di un pallo- 
ne da calcio, è notevolmen- 
te migliorato dal punto di 
vista estetico, anche se si 
tratta pur sempre di una 
folle corsa su un ponte a 
scacchi. 

Pubblicato dalla Gremlin 
in Inghilterra. 

Due nuovi prodotti della 
Sierra, la software house 
americana che ha l'esclusi- 
va worldwide per la traspo- 
sizione dei personaggi di 
Walt Disney in versione 
software. E uscita la terza 
parte di King quest, storia 
di un povero re che si aggi- 
ra senza trovare riposo tra 
foreste incantate e case de- 
solate, ed è finalmente 
uscita anche la versione per 
Atari ST di Donald Duck's 
playground, uno dei miglio- 
ri videogame di sempre su 
C64. Paperino entra a 
Duckburg alias Paperopoli, 
e deve cercare lavoro come 


sa come nei giochi di Fa- 
soulas, l'autore di Delta e di 
Sanxion, e come nei vecchi 
videogame di Jeff Minter. 
Lo consiglio a tutti quelli 
che amano il genere. Pub- 
blicato da Lago. 

La Michtron, una delle 
prime e più attive software 
house per ST, ha pubblica- 
to la parte seconda del suo 
successo Time Bandii. Sco- 
pro in questo momento di 
non avervi mai parlato del- 
la parte prima. Ecco in bre- 
ve: si tratta di una avventu- 
ra tipo Gauntlet, ambienta- 
ta nel tempo: s'incontano 
personaggi vari in una 
struttura labirintica, e si fi- 
nisce perfino nel settore 
vecchie glorie del videoga- 
me a tu per tu con una af- 
flosciatissima pattuglia di 
Pac Man. Consigliabile per 
i labirintomani e gli ammi- 
ratori del bellissimom Salo- 
mon ’s key delle arcade. 


MSX1 e MSX2 


Le ultime grida dalla >a- 
vana Msx non fanno gioire 
certo le legioni di impazien- 
ti che vogliono comprare 
software per i loro affama- 
tissimi computer. C'è un di- 
scorso preliminare da fare: 
quasi sempre i giochi Msx 
sono conversioni, cioè non 
sono stati realizzati espres- 
samente per quel computer, 
ma trasferitici a forza per 
sfruttare la diffusione della 
macchine che è comunque 
cospiqua in Europa e in 
Giappone. Questo va[e so- 
prattutto per l'Msx I. la 
macchina successiva dispo- 
ne di poco software, ma 
davvero ottimo come si è 
potuto vedere nel mio spe- 
ciale Msx di qualche mese 
fa. Vediamo un po’ adesso 
che cosa c'è di nuovo per 
Msx I. 

È uscita la versione di 
Rombo per Msxl: non si 
può certo dire che si tratti 
di un videogame memora- 
bile. La definizione più 
adatta è orrore inaudito, 
dal momento che il già 
brutto videogioco nato sul 
C64 qui è diventato orribi- 


122 


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PLAYWORLD' 


le. Non aggiungo altro che 
è meglio. Timetrax è un bel 
videogame degli autori del- 
la Odin che non ha perso 
troppo nel passaggio di 
standard: rimane un inte- 
ressante software che ne- 
cessita di parecchia atten- 
zione se si vuole capirne a 
fondo la possibilità. Spazia- 
le senza troppo brio è il su- 
peratteso Nemesis, che do- 
po essere stato un grande 
hit nelle arcade è stato tra- 
sferito dalla Konami, che ri- 
mane la grande bandiera 
dello standard nipponico in 
l'atto di videogame origina- 
li, nei piccoli computer ad 
otto bit. Non voglio affon- 
dare troppo il coltello nella 
piaga, ma Nemesis è uno 
spaziale spara e fuggi e 
niente di più. 

Se vogliamo trovare delle 
cose grandi per Msx I biso- 
gna andare nel catalogo e 
ripescare il Konami Soccer, 
che è a tutt'oggi il miglior 
calcio elettronico disponi- 
bile, anni luce lontano (in 
meglio) dal celebratissimo e 
a dire il vero molto giocar- 
le, Iniernational Soccer, del- 
l'ormai miliardario Andrew 
Spencer. Se ancora non ce 
l'avete dovete assolutamen- 
te procurarvelo. 

Anche Spy vs Spy 2 della 
bellissima trilogia delle spie 
della guerra fredda, esce in 
versione Msx 1. Pubblicata 
in Inghilterra dalla Databy- 
te ci rimette un bel po' nel 
passaggio dal C64 all’Msx. 
Il discorso è sempre lo stes- 
so: non è che l'Msx sia in- 
feriore al C64, anzi è proba- 
bilmente vero il contrario, 
ma come già sapete tutti è 
la bontà del software a fare 
buona una macchina e non 
viceversa. Ecco perché il 
miglior software per l'Msx 
è quello della Konami che 
ha studiato a fondo la mac- 
china. Dalla Sega, notissi- 
ma e buonissima casa di 
produzione di videogame 
arcade, esce Champion Pro 


Ringraziami i per arer calla bo- 
rala alla documentazione della 
pane MSX Eraldo Taioli e il club 
Soft & Computer di Ferrara. 



Wrestling. Il catch, noto an- 
che come Wrestling, non è 
esattamente lo spettacolo di 
maggiore gusto che sia 
emerso negli ultimi anni. 
Ma a beneficio dei suoi am- 
miratori annuncio che que- 
sta della Sega è una buona 
versione dello sport dei cic- 
cioni che appassiona gli 
americani. Finalmente mi 
posso accendere di entusia- 
smo per un gioco Msx I 
grazie alla pubblicazione in 
questo standard di Pinguin, 
un labirinto meraviglioso 
con protagonista un mobi- 
lissimo e simpaticissimo 
pinguino alle prese con un 
uovo quasi più grande di 
lui. Penso di riparlarvi me- 
glio di questo splendido vi- 
deogame Konami in una 
prossima occasione. 

Passiamo ad occuparci 
deli'Msx 2, il secondogeni- 
to dello standard nippo/eu- 
ropeo. La novità più inte- 
ressante credo che sia Lay- 
dok, uno sconvolgente vi- 
deogame spaziale che rias- 
sume la bellezza dei grandi 
antenati giapponesi. Gala- 
xian. Space Invaders e so- 
prattutto Galaga. Musica 


struggente e ossessiva, 
grandissima mobilità e faci- 
lità d'interazione, esseri 
alieni sempre diversi e tutti 
curatissimi: tutto questo fa 
di Laydok una delle miglio- 
ri space opera che io riesca 
a ricordarmi. 

Contemporaneamente è 
uscita la versione in italia- 
no di L'affaire la bellissima 
detective/adventure di cui 
già vi ho parlato due nume- 
ri addietro. Opera della 
software house francese In- 
fogames, autrice anche de 
Lheriiage sempre per Msx 
2, è la storia movimentatis- 
sima di Raymond Pardon, 
uno sfortunato personaggio 
immischiato ingiustamente 
in una storia di crimine. 
L'azione si svolge nelle 
maggiori capitali europee e 
Pardon ha soltanto una co- 
sa in mente: vuole farla pa- 
gare cara a chi lo ha fatto 
stare sei anni in prigione 
per una rapina che non ha 
commesso. Per riuscire a 
discolparsi si fingerà ora 
giornalista ora malvivente e 
svolgerà ostinatamente la 
sua indagine nonostante i 
sicari che vogliono uccider- 


lo. Raymond, vincerà o per- 
derà se noi vinceremo o 
perderemo. Esce in questi 
giorni per l'Msx 2 anche 
Kineiic Connection, il famo- 
sissimo videogame/puzzle 
cui ho dedicato moltissimo 
spazio circa un anno fa. 
Opera di Sodalo Teneda, 
designer e deus ex machina 
della Angelsoft, ripropone 
gli stessi temi della versione 
Apple e C64: la realtà si 
scompone in molti o moltis- 
simi pezzi e il computer la 
ricompone a suo piacere. 
Moltissimi menu «icons 
driven» aiutano a comple- 
tare con maggiore facilità i 
puzzle: i soggetti sono sem- 
pre gli stessi: barchette a 
vela e dirigibili, grafici elet- 
tronici e framework astratti. 

E con questo ho finito di 
parlarvi delle novità di que- 
sto mese. Restano fuori due 
software atipici, The Pawn 
per il Macintosh che potete 
chiedere a Mastertronic (tei. 
0332/212255) e Wilderness, 
un corso di sopravvivenza 
per IBM interessantissimo 
e molto bello anche grafica- 
mente che potete chiedere 
alla Lago. 



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123 









La storia era ambientata 
in un manicomio, un mani- 
comio popolato per lo più 
da ex giocatori di adventu- 
re, distrutti dalle difficoltà 
dei labirinti nei quali gli au- 
tori li costringono. Scritto 
da William Denman jr. in 
seguito e nello stesso perio- 
do autore di altri famosi e 
pregevoli pezzi di software 
(Fogo joe. Acrojet...), la sto- 



ria di Asylum fece veloce- 
mente il giro del mondo. 
Abbinato ad un appetibile 
concorso che prometteva 
10.000 dollari al primo che 
fosse riuscito ad uscire dal- 
l' Asylum, cioè dal manico- 
mio teatro delle operazioni, 
colpi subito moltissimo tut- 
ti gli appasionati di compu- 
ter per la grande varietà di 
vocabolario che assicurava 



e per lo splendore della gra- 
fica assolutamente raro per 
quei tempi. Gli screen dise- 
gnati dall’artista Michael 
O’Haire potevano anche es- 
sere visti tutti con un siste- 
ma di slide show che li met- 
teva sul video in sequenza. 
A vederle fu facile rendersi 
conto che c’era un grande 
fascino ambiguo in quelle 
immagini, lo stesso fascino 



Inauguriamo questa nuo- 
vissima rubrica dedicata al- 
le hardcopy realizzate con 
la stampante Nec Pinwriter 
che è una stampante in gra- 
do di restituire sulla carta 
gran parte del fascino del- 
l’immagine che potete ve- 
dere sul video. 

Ogni mese vi proporrò una 
schermata differente sem- 
pre ottenuta con questa 
macchina e con l'Amiga: 


saranno giochi, dump scre- 
en di schermate grafiche, 
altre cose curiose e spero 
divertenti anche per i lettori 
di playworld. 

Questo mese, per comin- 
ciare, una bellissima imma- 
gine di Saucer attack, famo- 
sissimo videogame spaziale 
alla J.D. Sachs enterprise. 
Su questo videogame ho un 
aneddoto da raccontarvi, è 
una storia da self made 


man, tipicamente america- 
na, di chi riesce ad arrivare 
al successo unicamente con 
le proprie capacità. Siamo 
nel 1984 e su Compute’s ga- 
zette, una celebre rivista 
per i commodoriani, com- 
pare una pubblicità di un 
quarto di pagina completa 
di schermo del videogame 
offerto per corrispondenza. 
Si tratta proprio di Saucer 
attack, tuttora giustamente 


considerato uno dei massi- 
mi storici raggiunti dal 
Commodore 64 in fatto di 
grafica. Il software ha un 
grandissimo successo e il 
suo autore, con un solo vi- 
deogame all'attivo, diventa 
ricco. Ci vediamo il mese 
prossimo con una nuova 
hardcopy e con un'altra 
storia. 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 















del tema manicomiale, 
qualcosa che richiamava al- 
la mente il nido del cuculo 
dove Milos Forman raccol- 
se una famosa serie di mat- 
ti. Le immagini, infatti, de- 
scrivono per lo più i pazien- 
ti dell’Asylum: un ciccione 
con i calzoni a scacchi che 
maneggia un giocattolo, un 
barbone con gli occhi spiri- 
tati che suona un pianofor- 


te con i tasti colorati, lo 
stesso Michael O'Haire in 
maglietta da marinaio a ri- 
ghe bianche e celesti che 
percuote un computer di 
cui vediamo la parte poste- 
riore, le guardie (maschi e 
femmine) in tuta alla Biade 
Runner, che sorvegliano 
tutte le uscite, i medici in 
camice verde che operano, 
per lo più alla testa, i letti 


con la testata provvista del 
marchio deil'Àsylum, una 
«A» in un cerchio. 

Follia, ambiguità, pazzia 
vera e matti elettronici, e al- 
la fine la beffa Finale: qual- 
cuno dei giocatori di tutto 
il mondo fa una scoperta 
desolante: i 10.000 dollari 
non potranno mai essere 
vinti. Non c’è nessun siste- 
ma per uscire dall’Asylum. 



Express Raider 

US GOLD. 

1987, GB, 

C64, Spec Ams 

Conversione Us Gold di 
un famoso videogame we- 
stern della Data East Usa. 
Il tema è piuttosto interes- 
sante: qualcuno vuole rapi- 
nare un treno, c’è chi è 
d'accordo e chi vorrebbe 
evitarlo. Naturalmente la 
nostra parte è quella del 
buono in lotta disperata 
contro il cattivo che, essen- 
do elettronico, di solito ha 
la meglio. 


Samuray Trilogy 

Gremlin, 

1987, GB 
C64 Spec Ams 

Chi tra voi sente ancora 
il bisogno di un bel video- 
game sulle arti marziali alzi 
la mano destra. Dalle po- 
che mani alzate che vedo 
percepisco che condividete 
la mia noia mortale per 
questa spaventosa ripetitivi- 
tà che le software house in- 
glesi dimostrano. Questa 
roba è come le opere del- 
l’antichità greca: una trage- 
dia. 


Laurei & Hardy 

Virgin 
1987, GB 
C64 Spec Ams 


nero. Per coerenza Wilson 
ha deciso di realizzare il vi- 
deogame senza usare i colo- 
ri. 


Ranarama 

Hewson 

1987, GB 
C64 Spec Ams 

Bellissimo dungeon and 
dragon della casa diretta 
con grande bravura da An- 
drew Hewson. Protagonista 
assoluta una tranquilla ra- 
nocchia disegnata stupen- 
damente da Steve Turner 
che forse ricorderete in 
Quazatron per lo Spectrum. 
La rana ispeziona decine di 
stanze e progredisce veloce- 
mente nel grande territorio 
pieno di cose da prendere. 
Viva la rana. 


Andy Wilson, autore di 
Dan Dare uno dei migliori 
videogame di tutto il 1986, 
ha preparato il suo nuovo 
software dedicato alla fa- 
mosa coppia nota in Italia 
come Stanlio e Ollio, me- 
morabile protagonista di in- 
numerevoli film in bianco e 



Shockway Rider 

FTL, 1987, GB 
C64 Spec Ams 

Durissima la vita per gli 
innocenti pedoni del futu- 
ro! Almeno se le cose an- 
dranno come in questo bel 
videogame della FTL, un'e- 
tichetta della Gargoyle ga- 
mes. Qui è tutta una scaz- 
zottata che attraversa l’inte- 
ro screen di gioco diviso in 
tre livelli. Il videogame è 
raffinato nella confezione e 
ben realizzato in tutto il re- 
sto. 


MCT 

Loriciels/Activision 

FR 1987 
Ams 

Videogame interessantis- 
simo che è già uscito anche 
in versione Atari ST e che è 
ambientato in uno splendi- 
do palazzo di cristallo pie- 
no di strane forze magneti- 
che e di uffici e porte in 
fondo ai corridoi. L'incari- 
co che abbiamo ricevuto è 
molto chiaro, e ancora più 
esplicita è la posta in palio: 
raggiungere lo scopo o ri- 
metterci il collo. MS 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


125 








foMB§]®CW] 


■ Seconda parte dedicata all’Insieme di Mandelbrot. Questo 
mese, guidati da Vivaldo Moscatelli e Francesco Maria 
Lelario, vediamo i listati in TurboPascal che ci permetteranno di 
studiare di persona l’affascinante geografia complessa introdotta il 
mese scorso. I sorgenti relativi, come al solito, sono a disposizione di 
tutti su MCLink. ■ 


Turbo 

Mandelbrot 

I listati in TurboPascal per studiare 
l'Insieme di Mandelbrot in due o tre dimensioni 

di Corrado Giustozzi 


L o scorso mese, se vi ri- 
cordate, abbiamo fatto 
conoscenza con quel- 
l'oggetto incredibile che è 
l’insieme di Mandelbrot. 

Una conoscenza piuttosto 
superficiale, però, in quan- 
to buona parte della punta- 
ta se n’è andata per intro- 
durre quel minimo di no- 
zioni per cosi dire prope- 
deutiche allo studio dell’in- 
sieme stesso, quali la defi- 
nizione di piano complesso 
e le regole di calcolo fra nu- 
meri complessi. E quindi 
dell'insieme vero e proprio 
non ho avuto molto tempo 
di parlare, se non per spie- 
gare cos’è e come viene 
fuori (introducendo la co- 
siddetta «Legge di Mandel- 
brot»). 

In questa puntata, per- 
tanto, il discorso sarà un pò 
più concreto che in quella 
precedente. Vedremo da vi- 
cino l’insieme di Mandel- 
brot e, anche con i suggeri- 
menti dei nostri due lettori 
romani, discuteremo degli 
algoritmi per calcolare e vi- 
sualizzare questo affasci- 
nante oggetto matematico. 
A corredo della puntata un 
listato in TurboPascal che 
calcola e visualizza l’insie- 
me sullo schermo di un PC 
IBM (o compatibile). In ef- 
fetti i programmi preparati 
da Vivaldo e Francesco so- 
no più di uno, come avrò 
meglio modo di chiarire in 
seguito; tutti sono scritti in 
TurboPascal ma sono facil- 
mente adattabili anche a 
macchine e linguaggi diver- 
si, e possono essere libera- 
mente prelevati tramite 
MCLink. 


Dov’è l’Insieme? 


Riepilogando, l’insieme 
di Mandelbrot è il luogo 
dei punti del piano com- 
plesso i quali soddisfano al- 
la proprietà per cui, detto c 
il punto in questione, la 
successione prodotta ite- 
rando la relazione “z z‘2 + 
c”, con z inizialmente pari 
a zero, non diverge. La for- 
mula “z z"2 + c" si chiama, 
lo ricordo, «Legge di Man- 
delbrot». 


L’insieme di Mandelbrot 
si trova in un intorno piut- 
tosto ristretto del l’origine 
del piano complesso, che è 
il punto O + Oi o, se volete, 
(0,0). Per la precisione, tut- 
to quanto l’insieme (ripro- 
dotto nella foto a pag. 99 
del mese scorso che intro- 
duceva l’articolo) è racchiu- 
so nel rettangolo i cui lati 
sono compresi fra —2 e 
+ 0,5 lungo l’asse reale 
(quello orizzontale) e 
— 1,25 e +1,25 lungo l’asse 


complesso (verticale). Il 
punto (0,0) si trova proprio 
dentro l’insieme, come è fa- 
cile verificare a mente; in 
esso la legge di Mandelbrot 
converge istantaneamente 
al valore zero. L’insieme in 
sè e per sè è tutto ciò che 
nelle immagini pubblicate 
appare in nero; tutto il re- 
sto sono punti fuori dell’in- 
sieme, colorati in modo da 
evidenziare il comporta- 
mento in essi della Legge di 
Mandelbrot, come avrò me- 
glio modo di chiarire fra un 
attimo. 

Come si calcola? 


Un algoritmo semplicissi- 
mo per calcolare l'insieme 
di Mandelbrot discende im- 
mediatamente dall'applica- 
zione della legge stessa. 
Una volta scelta la zona di 
piano complesso che si in- 
tende studiare la si suddivi- 
de in una griglia più o me- 
no fitta di punti e poi, per 
ogni punto della griglia, si 
va a vedere se appartiene o 
meno all’insieme. Per fare 
questo non si fa altro che 
usare pari pari la legge di 
Mandelbrot: si prendono il 
punto c in esame e la quan- 
tità z (inizialmente pari a 
zero), e si sommano c ed il 
quadrato di z. (Ricordo che 
dire «punto» equivale a di- 
re «numero complesso», e 
quindi queste operazioni 
fra punti sono in realtà ope- 
razioni fra numeri comples- 
si). Quello che viene fuori 
diventa il nuovo valore di z 
con cui ripetere il procedi- 
mento. Si va avanti cosi fin- 
ché non si è dimostrato che 



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127 



'MfflmOCMT 


la successione degli z diver- 
ge oppure no: se diverge al- 
lora il punto c non appar- 
tiene all’insieme, in caso 
contrario vi appartiene. 

Ma come si fa a stabilire 
se la successione diverge o 
no? Data la particolare for- 
ma della legge di Mandel- 
brot, in cui compare il qua- 
drato di z, ci viene in aiuto 
una proprietà dei numeri 
complessi la quale dice, 
grosso modo, che se un nu- 
mero complesso ha modulo 
maggiore od uguale a 2 il 
suo quadrato avrà modulo 
ancora maggiore. Per cui se 
in qualche momento della 
successione troviamo che il 
modulo di z è maggiore od 
uguale a 2 possiamo tran- 
quillamente terminare l'ite- 
razione in quanto abbiamo 
la certezza matematica che 
da quel punto in poi i z suc- 
cessivi saranno sempre cre- 
scenti fino aH'infinito. 

Sembrerebbe tutto a po- 
sto, ma c'è ancora un pro- 
blema: si tratta di uno di 


quei problemi di ordine 
squisitamente pratico che 
attanagliano i programma- 
tori e non i matematici. Per 
questi ultimi, infatti, la leg- 
ge generale basta per consi- 
derare un problema risolto 
in linea di principio, ma per 
chi poi le cose le deve fare 
nella realtà ciò spesso non 
è sufficiente. Nel nostro ca- 
so particolare potrebbe ad 
esempio succedere che una 
certa successione prenda ad 
oscillare intorno a valori di 
poco inferiori a 2, senza tut- 
tavia dar segno di volerlo 
raggiungere. In questo caso 
cosa si può concludere? In 
effetti il fatto che una certa 
successione non diverga 
dopo un certo numero di 
iterazioni non vuol dire che 
non divergerà mai: tutt'al 
più vuol dire che è troppo 
presto per decidere, ed oc- 
corre proseguire nelle itera- 
zioni. Ed allora come si fa a 
decidere il destino di quel 
punto? Potrebbe essere ne- 
cessario procedere nelle ite- 


razioni per un tempo infini- 
to, e questo è decisamente 
poco pratico! Bene, la cosa 
viene risolta in modo mera- 
vigliosamente empirico con 
uno di quei colpi d'ascia di 
Gordiana memoria che ser- 
vono spesso a sbrogliare 
matasse apparentemente 
impenetrabili. Non si fa al- 
tro che stabilire un certo 
numero massimo di itera- 
zioni permesse: se una suc- 
cessione non diverge entro 
quel numero di tentativi si 
presume che non divergerà 
mai e quindi si accetta il 
punto che la origina come 
membro dell’insieme. La 
cosa non è affatto corretta 
dal punto di vista teorico, 
ma si suppone che se sce- 
gliendo un limite abbastan- 
za alto le probabilità di 
commettere errori di attri- 
buzione siano limitate. Tra 
l’altro il valore di questo li- 
mite influenza direttamente 
il tempo di calcolo dell’in- 
sieme: una sua scelta accu- 
rata è essenziale per non 


dover attendere delle ore 
davanti allo schermo. 

Riassumendo dunque 
l’algoritmo: per ogni punto 
della griglia si itera l'appli- 
cazione della Legge di 
Mandelbrot fino a che il 
modulo di z non superi due 
o, in alternativa, non si sia 
superato il massimo nume- 
ro di iterazioni consentite; 
nel primo caso il punto non 
appartiene all’insieme, nel 
secondo caso si decide che 
vi appartenga (anche se con 
qualche incertezza). 

E i colori? 


Cosi facendo, tuttavia, 
l’insieme di Mandelbrot 
verrebbe visualizzato solo 
in due colori: ad esempio 
bianco per i punti che non 
appartengono all’insieme e 
nero per quelli che vi ap- 
partengono. Da dove na- 
scono allora quei meravi- 
gliosi vortici multicolore 
che vediamo nelle immagi- 
ni di queste pagine? Da un 
«trucco» piuttosto sempli- 
ce. Supponiamo di non vo- 
ler semplicemente studiare 
quali punti del piano ap- 
partengano all'insieme, ma 
più in generale come si 
comporta nel piano la Leg- 
ge di Mandelbrot. Possia- 
mo ad esempio studiare la 
velocità con cui la succes- 
sione diverge in funzione 
del suo punto di origine. 
Possiamo allora sfruttare i 
colori per visualizzare que- 
sto comportamento: ad 

esempio disegnando in 
bianco quei punti in cui la 
successione diverge alla 
prima iterazione, in giallo 
quelli in cui il numero di 
iterazioni è compreso fra 
due e dieci, e cosi via fino 
al nero per quei punti in cui 
il numero di iterazioni è in- 
finito (ossia la successione 
non diverge). 

Questa è la tattica seguita 
in tutti i programmi di vi- 
sualizzazione, con la quale 
si generano quegli stupefa- 
centi intrecci di filamenti 
che abbiamo visto più vol- 
te. Ovviamente ognuno ha 
la massima libertà nella 



128 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



lnNMMOCHr 



scelta dei colori e delle ri- 
spettive fasce di attribuzio- 
ne: conviene anzi sperimen- 
tare un pò per trovare la 
combinazione più valida 
esteticamente. Certo che 
col PC IBM le cose sono un 
pò squallide: solo quattro 
colori, per una risoluzione 
di 320x200 punti, non per- 
mettono visioni particolar- 
mente eccitanti. Tuttavia su 
macchine maggiormente 
dotate di risorse grafiche 
(Amiga o Atari) si possono 
ottenere risultati decisa- 
mente d'effetto: valgano ad 
esempio le immagini, pub- 
blicate per confronto, gene- 
rate proprio da un Amiga. 

La parola ai lettori 

Ma a questo punto credo 
sia ora di vedere cosa ci 
propongono i nostri due 
amici romani Vivaldo e 
Francesco Maria. Cedo 
quindi direttamente a loro 
la parola per farci narrare 
le loro sperimentazioni e 
descrivere il programma 
pubblicato questo mese. 

Il fascino delle mappe di 
Mandelbroi è dovuto alle 
forme caratteristiche che si 
originano lungo i bordi del- 
l'insieme. Questi bordi pos- 
sono essere esplorati all'infi- 
nito (almeno in teoria) e pos- 
siamo veder sorgere in que- 
sta esplorazione paesaggi 
sempre nuovi. In questo caso 
il limite è la macchina, o me- 
glio il numero di cifre di pre- 
cisione di cui disponiamo. 

Per quanto riguarda l'a- 
spetto tecnico dello studio 
dell'insieme di M aride Ibrot, 
le immagini pubblicate in 
questa e nella precedente 
puntata di IntelliGiochi sono 
state ottenute calcolando i 
dati relativi alla matrice di 
schermo con un programma 
in C che girava in ambiente 
Unix (su PerkinElmer): i dati 
così ottenuti sono stati tra- 
sferiti ad un IBM non grafi- 
co collegato con Unix. Essi 
quindi sono stati utilizzati, 
su un IBM AT. da un pro- 
gramma in Basic che attri- 
buiva un colore ad ogni pixel 


a seconda della sua apparte- 
nenza. o meno, all'insieme. 

Il programma di ricerca è 
basato su un algoritmo che 
studia un'area rettangolare 
del piano complesso. Que- 
st'area viene suddivisa in 
320x200 punti, rispettiva- 
mente lungo l'asse reale e 
quello immaginario, e per 
ogni punto viene iterato un 
processo per un numero di 
volte fissato dal programma- 
tore. Se dopo queste iterazio- 
ni il modulo del numero è 
minore di 2 il punto appar- 
tiene all'insieme ed in questo 
caso gli si attribuisce il colo- 
re nero: se durante le itera- 
zioni il modulo di questo nu- 
mero complesso supera il va- 
lore di 2 allora si attribuisce 
un colore al punto a seconda 
del numero di iterazioni ese- 
guite dal processo. 


Il programma è pertanto 
costituito da tre loop nidifi- 
cati che scandagliano la fi- 
nestra da studiare e verifica- 
no l'appartenenza o meno di 
ogni punto all'insieme di 
Mandelbroi. Per quanto ri- 
guarda l'ottimizzazione del 
programma gli accorgimenti 
più efficaci sono stali ap- 
prontati nei confronti del ci- 
clo più interno, cioè quello di 
verifica dell'appartenenza. 
Per esempio un semplice ac- 
corgimento è quello nella 
condizione di uscita, dove il 
modulo del numero comples- 
so in esame ( che è sqr 
t a *a+ b ’bu viene confronta- 
to senza la radice con il valo- 
re 4 risparmiando alla mac- 
china l'inutile e dispendiosa 
operazione di calcolo della 
radice. 

Nel programma pubblica- 


to. scritto in TurboPascal. le 
variabili fondamentali sono 
cinque: la parte reale ed im- 
maginaria del numero com- 
plesso z (zre. zim): la parte 
reale e immaginaria del nu- 
mero complesso c che rappre- 
senta il punto che stiamo 
studiando (ere. cim): la va- 
riabile contatore che rappre- 
senta il numero di iterazioni 
nel loop più interno. Il loop 
più interessante è il while più 
interno che verifica l'appar- 
tenenza de! punto che stiamo 
studiando: le condizioni di 
uscita sono due: la prima sul 
modulo del numero comples- 
so z, la seconda sul valore 
del contatore. All'uscita da 
questo loop con uno switch 
viene assegnato il colore al 
pixel che rappresenta il pun- 
to che si sta studiando. 

Come ulteriore passo di ri- 
cerca abbiamo realizzato 
delle versioni che permettono 
di rappresentare l'insieme di 
Mandelbroi in tre dimensio- 
ni. permettendo di creare 
paesaggi infiniti di infinite 
forme. Questi programmi si 
basano sull idea di associare 
ad ogni punto oltre che un 
colore anche una quota, vi- 
sualizzando quindi la super- 
ficie cosi generata. Le varie 
versioni che abbiamo prova- 
to si differenziano fra loro 
per la tecnica di attribuzione 
dell'altezza di ogni punto: in 
un caso in base al valore del 
contatore (come nel numero 
precedente) ed in un altro a 
quello del modulo del nume- 
ro complesso z. A chi volesse 
provare a studiare l'insieme 
in tre dimensioni, possiamo 
consigliare di dare un 'oc- 
chiala a questa zona: supx 
= 1.42. infx = 2.0005. supy 
= 0.1, infv = 0.1: e buon di- 
vertimento. 

Commenti 

Con queste descrizioni, 
ed il listato sotto mano, tut- 
to dovrebbe apparire chia- 
ro. Tuttavia vi do alcuni 
consigli di ordine pratico, 
ottenuti dalle mie personali 
sperimentazioni. 

Nonostante tutti gli ac- 
corgimenti tesi alla sua otti- 



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129 


toNnmocNi 



mizzazione, il programma 
impiega molto tempo a 
completare il suo lavoro. È 
difficile dare una stima pre- 
cisa, ma si parla di diversi 
minuti su una macchina 
classe AT, che diventano 
anche diverse decine su un 
PC. Potrebbe essere pertan- 
to utile modificare il pro- 
gramma in modo che non 
visualizzi l’insieme diretta- 
mente sullo schermo ma 
salvi i dati calcolati in un fi- 
le. I dati conviene che siano 
quelli grezzi, ossia il nume- 
ro di iterazioni per punto e 
non direttamente il colore. 
Un secondo programma, in 
tempi successivi, potrebbe 
quindi occuparsi di leggere 
il file, interpretarlo, asse- 
gnare i colori e visualizzare 
la schermata. In questo mo- 
do la fase di calcolo avvie- 
ne una tantum (magari di 
notte) e si rende più veloce 
la visualizzazione, a tutto 
vantaggio soprattutto di 
una eventuale sperimenta- 
zione sull’assegnazione dei 
colori. 

Per quanto riguarda que- 
sto aspetto, io suggerisco 
una valutazione a posterio- 
ri: conoscendo il massimo 
numero di iterazioni effetti- 
vamente occorse durante la 
ricerca, si possono assegna- 
re i colori suddividendo in 
fasce di uguale ampiezza 
l’intervallo fra questo mas- 
simo ed il minimo assoluto 
(ossia 1), in modo da otte- 
nere la massima risoluzione 
cromatica. Altre scelte sono 
tuttavia possibili, e vanno 
dall'uso di scale logaritmi- 
che all'effettuazione di zo- 
om su particolari intervalli 
di interesse. 

Un fattore che incide 
molto sul tempo di calcolo 
è la scelta dei limite delle 
iterazioni. Un valore gene- 
ralmente accettato come va- 
lido è 1000, ma sembra che 
valori anche notevolmente 
inferiori (100 o giù di lì) 
non comportino eccessive 
imprecisioni. Valori inferio- 
ri a 100 sono troppo bassi, 
ma possono essere usati per 
ottenere particolari «effet- 
ti» di visualizzazione. 


Esistono poi altri trucchi 
per velocizzare la ricerca, 
non citati dai nostri amici. 
11 più efficace consiste nel 
rivelare eventuali ciclicità 
della successione, in modo 
da accorgersi il più rapida- 
mente possibile della sua 
non divergenza risparmian- 
do passi di calcolo inutili. 
II metodo completo richie- 
de di mantenere una lista 
degli ultimi valori di z gene- 
rati, ma è piuttosto lungo e 
dispendioso da implemen- 
tare. Credo tuttavia che val- 
ga la pena di inserire quan- 
to meno un confronto con 
il valore immediatamente 
precedente, che già dovreb- 
be consentire un certo ri- 
sparmio in alcuni casi. A 
seconda della macchina e 
del linguaggio di cui si di- 
spone, poi, si possono ten- 
tare alcune ulteriori otti- 
mizzazioni: ad esempio ma- 
nipolando un pò le succes- 
sioni dei calcoli (conservan- 
do risultati intermedi per 
evitare calcoli ridondanti) 


od assegnando alcune va- 
riabili critiche ai registri del 
microprocessore (cosa pos- 
sibile ad esempio in C). Ma 
qui si entra in un campo 
troppo variabile, ed è diffi- 
cile dare consigli di validità 
generale. Ognuno, infatti, 
potrà scegliere le strategie 
migliori in funzione del 
proprio hardware e del 
compilatore a disposizione. 
Un solo consiglio: non pro- 
vate a scrivere questo pro- 
gramma in Basic, se non 
volete diventare vecchi da- 
vanti al video... 

Il prossimo mese 

La volta scorsa vi avevo 
promesso che avrei pubbli- 
cato più di un programma. 
Ed in effetti i programmi 
preparati da Vivaldo e 
Franceso sono tre: uno è 
questo pubblicato e gli altri 
due sono relativi alla visua- 
lizzazione tridimensionale 
«diretta» ed «inversa», os- 
sia con effetto «collina» o 


«valle» (avete presente la 
sigla di Quark?). Tuttavia 
per motivi di spazio non 
posso presentarli tutti in 
questa puntata. Mi limito 
quindi a pubblicare il pro- 
gramma principale, quello 
per la visualizzazione bidi- 
mensionale, lasciando gli 
altri per la prossima punta- 
ta. Già, ho deciso di dedi- 
care una terza puntata al- 
l’argomento perché riman- 
gono da dire ancora molte 
cose. Ad esempio discutere 
meglio delle possibilità di 
visualizzazione alternative, 
sul tipo di quella «a super- 
ficie» che consente varia- 
zioni dal notevole impatto 
estetico. Poi esiste tutta una 
serie di varianti alla Legge 
di Mandelbrot, che andreb- 
bero esplorate in quanto 
danno luogo ad insiemi to- 
talmente diversi nonché ad 
immagini altrettanto affa- 
scinanti. C’è spazio ancora 
per nuove immagini e per 
suggerimenti di zone parti- 
colarmente interessanti da 
scoprire. E poi... vorrei an- 
che parlarvi della conferen- 
za che Benoit Mandelbrot 
in persona terrà prossima- 
mente a Roma, all'Accade- 
mia Nazionale dei Lincei, 
sul tema delle applicazioni 
dei frattali nell’arte. (La da- 
ta è il 24 aprile, successiva 
a quella nella quale sto scri- 
vendo queste righe). 

Per cui c’è ancora tanta 
carne al fuoco, ed un’altra 
puntata diventa necessaria. 
Chi non avesse pazienza di 
attendere un mese potrà 
tuttavia trovare i listati dei 
tre programmi in TurboPa- 
scal su MCLink, comin- 
ciando cosi a sperimentare 
per suo conto. L’invito del- 
la volta scorsa, ovviamente, 
è ancora valido: chi avesse 
qualcosa di interessante da 
proporre sul tema dei frat- 
tali in generale, e dell'insie- 
me di Mandelbrot in parti- 
colare, me lo mandi senz'al- 
tro perché ne possa parlare 
su queste pagine. 

Buone sperimentazioni 
frattali, quindi, ed appunta- 
mento come al solito fra 
trenta giorni. oc 



130 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


(7 


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2° Program Cup 
EXODUS 


Archiviata la prima edizione della Coppa, ecco il 
nuovo impegno agonistico per i vostri computer. 


di Elvezio Petrozzi 


N el numero 59 di MC 
avevo descritto il gio- 
co deH’Halma ed 
avevo annunciato che a 
quel tema ludico si sarebbe 
ispirata la seconda Program 
Cup. 

Óra, dopo la conclusione 
del primo torneo e la pro- 
clamazione dei relativi vin- 
citori, è giunto il momento 
di affrontare la nuova fati- 
ca ed a giudicare dalle vo- 
stre lettere pare si tratti di 
un momento atteso con an- 
sia da molti. 

li nuovo gioco 

Entriamo dunque nel vi- 
vo del discorso ed iniziamo 
a descrivere il nuovo gioco 
cominciando dal nome: 
Exodus. 

In effetti il gioco consiste 
proprio in un esodo incro- 
ciato di pedine da un cam- 
po di partenza ad uno di ar- 
rivo disposto simmetrica- 
mente dall'altro lato della 
scacchiera e questo contem- 
poraneamente ad un analo- 
go spostamento di pedine 
avversarie a campi invertiti. 

È chiaro che lo scopo del 
gioco è quello di completa- 
re il trasferimento dei pro- 
pri pezzi da un campo al- 
l’altro prima che questo rie- 
sca all’opponente. 


Il tavoliere di gioco 

Il terreno di gioco è co- 
stituito dal tavoliere propo- 
sto in figura 1 nel quale si 
distinguono appunto i due 
campi e l’insieme delle 44 
caselle teatro degli sposta- 
menti. 

Come si può intuire dai 
contorni delle due basi, 
ogni giocatore dispone di 8 
pedine; quelle bianche si 
dispongono inizialmente 
nel campo superiore che 
occupa le case numerate 
1-2-3-5-6-7-10-11 mentre le 
nere partono dal campo in- 
feriore costituito dalle case 
34-35-38-39-40-42-43-44. 

Tutte le caselle sono col- 
legate tra loro da linee orto- 
gonali ed è solo lungo que- 
ste linee che le pedine pos- 
sono compiere i vari spo- 
stamenti; non sono dunque 
ammessi movimenti diago- 
nali. 

In alcune forme di Hal- 
ma gli spostamenti sono 
permessi in tutte otto le di- 


rezioni mentre nella popo- 
lare Dama Cinese questo 
può avvenire in sei direzio- 
ni dato che la scacchiera è 
coperta da esagoni, ma so- 
luzioni di questo tipo 
avrebbero sicuramente 
complicato in modo ecces- 
sivo la stesura dei program- 
mi di gioco per cui ho opta- 
to per i soli movimenti orto- 
gonali; comunque già cosi 
ritengo che il compito non 
sia assolutamente banale. 

Le regole del gioco 

Sono le stesse che ho ri- 
portato descrivendo l'Hal- 
ma, ma è sicuramente op- 
portuno che vengano ripe- 
tute: 

1) I pezzi possono utiliz- 
zare durante il loro movi- 
mento due tipi di mossa: il 
passo ed il salto. 

2) Il passo si esegue spo- 
stando un proprio pezzo 
dalla casa che occupa ad 
una qualsiasi adiacente 
purché libera; come detto. 




lo spostamento deve avve- 
nire esclusivamente lungo 
le linee disegnate sul tavo- 
liere. 

3) Il salto avviene invece 
facendo passare un proprio 
pezzo sopra una casa occu- 
pata da un pezzo qualsiasi 
(anche avversario) e facen- 
dolo quindi atterrare nella 
casella immediatamente se- 
guente nella direzione del 
salto, la quale deve essere 
obbligatoriamente libera. Il 
pezzo saltato non viene ri- 
mosso in quanto nell'Hal- 
ma (e quindi in Exodus) 
non esistono catture. 

Più salti consecutivi ese- 
guibili con la stessa pedina 
hanno il valore di mossa 
unica. 

Una serie di più salti può 
essere interrotta in qualsiasi 
punto a discrezione del gio- 
catore che esegue la mossa; 
non deve quindi per obbli- 
go essere continuata fino 
all’esaurimento dei salti 
possibili. 

4) Nel corso del proprio 
turno di mossa non è possi- 
bile eseguire movimenti mi- 
sti; durante ogni mossa è 
quindi possibile spostare 
una sola pedina e si è obbli- 
gati a farlo o con un passo 
oppure con uno o più salti 
concatenati. 

5) L’ingresso di una pro- 


132 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


pria pedina nel campo di 
arrivo è possibile solo dal 
momento in cui il campo di 
partenza sia stato compieta- 
mente sgomberato dai pro- 
pri pezzi. 

6) Ogni partita si svolge 
su due manche, una giocata 
con pezzi bianchi (che han- 
no sempre diritto di prima 
mossa) ed una con i pezzi 
neri. 

Ogni manche si conclude 
nel momento in cui uno dei 
due giocatori ha portato a 
termine il trasferimento dei 
propri pezzi, salvo quando 
questo venga fatto dal 
Bianco ed il Nero possa ot- 
tenere lo stesso risultato 
con la mossa immediata- 
mente successiva; in questo 
caso la partita viene consi- 
derata patta. 

Una partita viene vinta 
dal giocatore che realizza 
due vittorie di manche op- 
pure una patta ed una vitto- 
ria. 

In caso di una vittoria a 


testa viene dichiarato vinci- 
tore il giocatore che ha con- 
seguito il suo successo in 
un minor numero di mosse 
rispetto al successo dell'av- 
versario. 

In caso di ulteriore parità 
la partita va ripetuta per in- 
tero. 

A questo punto, per con- 
cludere il discorso sulle re- 
gole, voglio presentare 
qualche esempio che chiari- 
sca qualsiasi dubbio resi- 
duo. 

In figura 2 è riprodotta 
una porzione del tavoliere 
sulla quale si trovano di- 
sposti dei pezzi contrasse- 
gnati dal quadrato e dal 
triangolo. In relazione alla 
regola 2) il pezzo in 6 può 
ad esempio spostarsi in 2, 
in 5 ed in 1 1 , ma non in 7 in 
quanto si tratta di casella 
già occupata. 

Per quanto riguarda inve- 
ce la meno semplice regola 
3), vediamo che mentre il 
pezzo 8 non ha alcuna pos- 


sibilità di salto poiché le ca- 
selle di eventuale atterrag- 
gio 6 e 19 risultano occupa- 
te, il pezzo 14 può raggiun- 
gere sia la casa 12 (saltando 
il pezzo in 13) e lì fermarsi 
oppure proseguire per la 
casa 3 superando anche il 
pezzo 7. 

Più complesso il caso del 
pezzo 13: esso può sia rag- 
giungere la casa 4 saltando 
sull’8, che raggiungere la 
casa 2 saltando progressiva- 
mente i pezzi 19, 24, 17 e 6; 
questo fa capire che i salti 
possono avvenire in qual- 
siasi direzione, anche all'in- 
dietro rispetto alla normale 
direzione dell'esodo. 

Naturalmente, se ciò do- 
vesse giovare al disegno 
strategico, il pezzo 13 può 
anche raggiungere con un 
passo la casa 12. 

Vediamo ora di chiarire i 
vari casi possibili nell'ag- 
giudicazione di una partita: 

a) il giocatore A vince 


entrambe le manche: egli 
vince automaticamente la 
partita: 

b) il giocatore A vince 
una manche e patta l'altra: 
anche in questo caso egli 
vince la partita: 

c) il giocatore A vince la 
sua manche concludendo il 
trasferimento alla 36 a mos- 
sa mentre il giocatore B 
vince la sua con la 39 ‘ mos- 
sa: anche in questo caso A 
vince la partita in virtù del- 
la vittoria più «veloce»: 

d) entrambi i giocatori 
vincono la loro manche alla 
4l a mossa: la partila è da 
considerare pari e va ripe- 
tuta. 

Le regole 
«informatiche» 

Durante lo svolgimento 
della prima Program Cup ci 
siamo più volte occupati di 
questo argomento ed i vo- 
stri contributi epistolari 
hanno portato a galla nu- 


Trilogy, 1° Program Cup: le toppe e i vincitori 



Ecco le coppe. Quella grande è per cia- 
scuno dei due vincitori, che ne hanno ri- 
cevuta una a testa. Quella piccola abbia- 
mo deciso, in extremis ed in seguito ad 
un atto di somma bontà, di darla a ciascu- 
no degli altri sette finalisti. L'altra foto ri- 
trae i vincitori. Marco Patrone e Marco 
Borasio. Non è gran che, e per punizione 
pubblichiamo la lettera di accompagna- 
mento inviataci dai due lettori. 


Vi inviamo la /oio che ci avete cosi urgentemente 
richiesto te questa è veramente un'uhraistanta- 

una Polaroid e cosi non abbiamo potuto farci ri- 
trarre nel nostro ambiente « naturale ». ossia in 
me:zo a computer, stampante e interminabili li- 
stali, come ci avevate consiglialo. L'operazione di 

un po ' troppi rischi per la nostra amata macchina. 
Dopo aver tentato inutilmente di sottrargli la 
macchina fotografica con ignobili sotterfugi, ci 
siamo dovuti accontentare di fare la foto sulla 
scalinata di fronte a! suo negozio. Come foto è un 
po' bruttina, ma nell'esiguo tempo che a avete 

Sulla sinistra si dovrebbe riuscire a riconoscere fé 


un po' buia) Marco Patrone, che non ha avuto ne- 
anche tempo di farsi la barba, e sulla destra il sot- 
toscritto, Marco Borasio. 

Speriamo di potervi conoscere presto « dal viva » 
per vedere quelle persone che noi possiamo soltan- 
to immaginarci dalle loro parole stampate e che 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


133 







merosi problemi stretta- 
mente attinenti alle questio- 
ni per cosi dire informati- 
che. 

Il problema principale è 
sembrato riguardare il diva- 
rio di prestazioni ottenibili 
con computer di diversa ca- 
tegoria, ma purtroppo i 
confini non sono cosi facil : 
mente individuabili, per cui 
la decisione presa, descritta 
più avanti ha l’unico merito 
di accogliere almeno in par- 
te le vostre richieste pur 
non rappresentando la so- 
luzione ideale. 

Di fatto quest’ultima po- 
teva essere quella di accet- 
tare dei programmi scritti 
utilizzando un set genera- 
lizzato di istruzioni Basic, il 
che li avrebbe resi tutti tra- 
sferibili su un’identica mac- 
china, ma questo avrebbe 
comportato una mole im- 
proponibile di lavoro di 
riacquisizione dei listati ta- 
le da rendere inattuabile il 
progetto. 

Passiamo perciò all'elen- 
cazione delle regole di par- 
tecipazione al torneo nella 
speranza che risultino eque 
in modo soddisfacente: 

1) i programmi che par- 
teciperanno al torneo do- 


vranno pervenire alla reda- 
zione di MC entro il 31 ot- 
tobre di quest'anno: 

2) dovranno essere regi- 
strati su supporto magneti- 
co (disco o cassetta) e risul- 
tare immediatamente ese- 
guibili; non dovranno esse- 
re protetti e andranno ac- 
compagnati dalle note di 
utilizzo (computer, linguag- 
gio, configurazione richie- 
sta ecc.) e da un breve com- 
mento sulla strategia usata. 
Il listato del programma 
non è obbligatorio. 

3) i programmi dovran- 
no eseguire le mosse citan- 
do solo la casella di parten- 
za del pezzo mosso e quella 
prevista di arrivo; in questo 
andrà rispettata la numera- 
zione prevista nella figura 
I: 

4) non è indispensabile, 
anche se sarà gradita sia 
pure in forma schematica, 
la rappresentazione grafica 
del tavoliere di gioco con la 
posizione dei pezzi ; 

5) l’esecuzione di una 
mossa non valida compor- 
terà l’immediata perdita 
non solo della manche ma 
dell’intera partita; 

6) i programmi pervenuti 
verranno suddivisi in due 
categorie: una comprende- 


rà tutti quelli che girano 
sotto MS DOS o su macchi- 
ne con più di 128 KRAM 
(Categoria A); l’altra sarà 
destinata a tutti gli altri 
(Categoria B). 

Ogni categoria darà un 
vincitore e quindi assegnerà 
una coppa; l'incontro fina- 
le tra i due programmi vin- 
citori avrà uno scopo pura- 
mente dimostrativo ma non 
darà diritto ad ulteriori pre- 
mi se non a quello rappre- 
sentato dal platonico titolo 
di Supercampione. 

7) il tempo di riflessione 
per l'esecuzione di ciascuna 
mossa viene fissato in 15 se- 
condi per la Categoria A ed 
in 30 secondi per la Catego- 
ria B; il superamento di 
questi tempi fa rientrare la 
mossa «troppo lenta» sotto 
il caso previsto dalla regola 
5 ). 

Concludiamo queste no- 
te con una preghiera: 
chiunque abbia da spedire 
alla redazione altro mate- 
riale estraneo alla Program 
Cup è pregato di effettuare 
la spedizione con un invio 
a parte. 

Considerazioni finali 


A questo punto mi pare 


veramente di aver detto tut- 
to quanto potesse servire a 
chi ha intenzione di scrive- 
re un programma che gioca 
ad Exodus. 

Non mi rimane che fare 
qualche riflessione su que- 
sta seconda edizione del 
torneo per programmi che 
giocano. 

Mi pare che l’impegno 
sia molto più severo del 
precedente e questo per il 
semplice fatto che mentre 
Trilogy limitava l'interazio- 
ne tra i due giocatori all’oc- 
cupazione di caselle che si 
rivelavano non più disponi- 
bili ai propri disegni strate- 
gici, Exodus impone una 
più profonda valutazione 
della posizione avversaria 
poiché il movimento dei 
propri pezzi può sfruttare 
nella maniera più opportu- 
na le «scalette» costituite 
dalle pedine avversarie. 

La difficoltà di allesti- 
mento dei programmi risie- 
derà proprio nell'attenta 
valutazione cui si devono 
sottoporre le proprie mosse 
in rapporto alle facilitazio- 
ni di spostamento che esse 
possono costituire per i 
pezzi avversari. 

Un’impresa dunque de- 
gna delle noiose giornate 
estive, meglio se libere da 
inopportuni e malaugurati 
impegni di lavoro o, ancor 
peggio, di studio. 

Il tempo comunque non 
dovrebbe mancare ed in 
questo senso questa edizio- 
ne della Coppa risulta in 
termini di calendario, collo- 
cata più felicemente della 
prima, la quale aveva preso 
invece il via due mesi più 
tardi. 

Visto il lavoro che la di- 
sputa del torneo comporta, 
non so se augurarmi una 
partecipazione maggiore ri- 
spetto a quella del torneo 
ai Trilogy, ma tant’è, il 
meccanismo mi ha ormai 
travolto: vorrà dire che pri- 
ma di perire stritolato dagli 
orribili ingranaggi del suc- 
cesso, il mio ultimo grido 
sarà: viva MC, viva la Pro- 
gram Cup! 



Figura 2 



134 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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digitalizzatore audio 

di David laschi 



■ Parlando di Amiga si 
finisce sempre col 
parlare di grafica. Ma esistono 
molti altri lati di questa 
macchina, forse meno 
spettacolari ma ugualmente 
interessanti. E uno di questi è 
la musica. Le capacità sonore 
«di serie» di Amiga sono ben 
al di sopra di quelle delta 
media dei personal computer, e 
quindi ci sembra importante 
evidenziare ed analizzare le 
possibilità che esso ci offre. Ed 
eccoci quindi a parlare di una 
periferica che. avvalendosi 
delle capacità interne della 
macchina, ci permette di usare 
suoni «captati» dal mondo 
esterno, che potranno essere 
usati come strumenti in 
programmi musicali 
commerciali o come effetti 
speciali in programmi da noi 
creati, oppure come sintesi 
vocale ad alto livello. ■ 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


137 


mi li mi in in in iiiiiiiii iiiiiiii imi mi min 


Generazione dei suoni su Amiga 

La generazione del suono tramite 
computer si può effettuare general- 
mente in due modi. 11 sistema più sem- 
plice e più comune è quello di utilizza- 
re il timer di sistema per generare 
un'onda quadra; questo fa si che la 
complessità e la quantità di dati che il 
processore deve manipolare sia mini- 
ma. Ciò si traduce nei vari beep che 
troviamo in computer non specifica- 
mente pensati per il suono, tipo il PC 
IBM. Un ulteriore sviluppo di questa 
tecnica ci porta ai cosi detti «Sound- 
chip». Questi sono in genere costituiti 
da più generatori di onda quadra ad 
ampiezza controllabile. Alcuni di que- 
sti chip sono in grado di produrre di- 
versi tipi prefissati di forme d’onda, e 
di produrre rumore tramite un genera- 
tore numerico pseudo-casuale. Questo 
è il tipo di chip che comunemente tro- 
viamo negli home computer (vedi 64, 
MSX, ecc.) e nei video giochi da bar. 
Le limitazioni che si hanno generando 
il suono in questo modo risiedono ov- 
viamente nella scarsa varietà di forme 
d'onda, e quindi di suoni generabili. 
D'altro canto in questo modo il tempo 
che il processore deve dedicare alla 
generazione di suoni è poco, e lo ren- 
de libero di fare altre cose. 

Un altro approccio è quello del 
campionamento. Questa è la tecnica 
usata dai Compact Disc per la ripro- 
duzione musicale, che descrivo breve- 
mente. Qualsiasi forma d’onda può es- 
sere scomposta in campioni, ovvero 


numeri che rappresentano il valore di 
ampiezza della stessa ad ogni dato 
istante. Se effettuiamo dei campioni 
per un determinato periodo di tempo, 
avremo una serie di valori che ci per- 
mette di descrivere numericamente 
una qualsiasi forma d'onda. Più alto è 
il quantitativo di campioni, più grande 
il campo di valori che il campione può 
avere, e più alta sarà la fedeltà con la 
quale la forma d'onda in questione 
potrà essere descritta. Per motivi mate- 
matici che qui non tratteremo (esiste il 
Teorema del campionamento) la fre- 
quenza di campionamento deve essere 
almeno doppia della larghezza di ban- 
da della forma d'onda da campionare. 
Se infine traduciamo questi numeri in 
impulsi elettrici con voltaggio propor- 
zionale a quello del campione e li indi- 
rizziamo verso un altoparlante, ottere- 
mo il suono corrispondente alla forma 
d'onda campionata. Per esempio un ti- 
pico lettore CD riproduce un secondo 
di musica con 44100 campioni, ognu- 
no con un valore di 16 bit. Questo fa si 
che il CD riesca a riprodurre gamme 
di suoni fin oltre i 20000 Hz, in pratica 
il massimo percepibile dall’orec- 
chio umano. In termini di memoria su 
di un CD sono immagazzinati circa 
635 Mbyte per 60 minuti di musica! 

Se noi creiamo i campioni diretta- 
mente nella memoria di un computer, 
possiamo riprodurli mediante un con- 
vertitore digitale-analogico. Questo si- 
stema consente una grande flessibilità, 
permettendo di ricreare un qualsiasi ti- 


po di forma d'onda, quindi qualsiasi 
suono esistente in natura e non. 

Questa tecnica è stata poco usata 
nel corso della storia dei micro-com- 
puter per via delle grandi quantità di 
memoria che essa richiede, e per via 
dello sfruttamento intensivo del pro- 
cessore. Sul vecchio e glorioso Apple 
II esisteva la possibilità di produrre 
suoni campionati mediante un conver- 
titore D/A da 1 bit. Certo un bit era 
poco, ma già questo consentiva una 
grande varietà di suoni, persino voce. 
Date le quantità di memoria impiegate 
e il necessario intervento della CPU 
sul convertitore, poco tempo e memo- 
ria rimanevano per poter fare qualco- 
s'altro sull’Apple II. 

Su Amiga la generazione di suoni 
avviene interamente per campiona- 
mento. La sezione audio contenuta in 
Paula (uno dei tre coprocessori) com- 
prende quattro canali, con quattro 
convertitori D/A da 8 bit, con 6 bit di 
controllo d'ampiezza. Ognuno è indi- 
pendente dall'altro e dotato di un pro- 
prio canale DMA. Il DMA consente la 
riproduzione automatica di una forma 
d'onda in memoria. Una volta che un 
suono campionato è in memoria, è 
sufficiente per il 68000 di caricare nei 
registri del DMA i dati relativi alla 
lunghezza, alla posizione in memoria, 
e alla velocità di campionamento. Do- 
po di che il DMA passerà i dati descri- 
venti la forma d'onda al convertitore, 
senza intervento della CPU. Inoltre è 
possibile far generare ad un singolo 



138 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


convertitore più di una forma d'onda, 
concatenandone o sommandone due o 
più insieme. È possibile ottenere quin- 
di più voci usando un solo convertito- 
re, ovvero un solo canale. Possiamo 
anche collegare insieme due canali. In 
questo modo i dati provenienti da un 
canale verranno usati per modulare 
l'ampiezza, la frequenza o entrambe, 
di un altro canale. Questo apre il mon- 
do a sofisticati tipi di sintesi via soft- 
ware, paragonabili a quelli di sintetiz- 
zatori professionali. 

Inoltre l’hardware audio può essere 
usato con la filosofia multitasking di 
Amiga. Allocando dei canali virtuali, 
questi potranno essere utilizzati da più 
programmi coordinati insieme, ognu- 
no dei quali penserà di avere il con- 
trollo dei canali audio reali. Per esem- 
pio: un programma potrebbe gestire la 
partitura di un piano, usando i quattro 
canali per ottenere sino a quattro note 
insieme; un altro programma potrebbe 
controllare la sezione ritmica, con 
quattro diversi tamburi. La divisione 
del tempo concesso ai due programmi 
avverrebbe in maniera così rapida da 
poter udire un accordo di quattro note 
e quattro tamburi «simultaneamente». 
Purtroppo, a quanto ci risulti, un pro- 
gramma del genere non è ancora stato 
scritto. Del resto di programmi che 
sfruttano le reali potenzialità di Amiga 
ce ne sono pochissimi: una macchina 
potente vizia il programmatore. Il suo- 
no proveniente dai quattro canali vie- 
ne diviso in due uscite separate, per ef- 
fetti stereofonici. Inoltre l'uscita dai 
convertitori viene filtrata in modo da 
addolcire i «gradini» ottenuti con il 
campionamento, e per eliminare le va- 
rie frequenze spurie che si ottengono 
con questo metodo. 

FutureSound 

Spiegare a grandi linee la tecnica di 
campionamento di cui Amiga si avvale 
mi è sembrato necessario per far me- 
glio comprendere come funziona il 
FutureSound. Esso è in pratica un 
convertitore analogico-digitale ad alta 
velocità, una porta parallela ed una se- 
zione di amplificazione integrati in 
unico circuito. 

FutureSound si presenta come una 
piccola scatolina che si collega alla 
porta parallela. Il cavo della stampan- 
te verrà collegato direttamente al Fu- 
tureSound, ad un duplicato della por- 
ta parallela. All'accensione della mac- 
china il controllo della porta parallela 
è affidato al FutureSound, sul quale 
si illumina un rosso interruttore-spia: 
premendolo si spegne, collegando la 


stampante. Soluzione molto elegante, 
che ci evita un continuo scambio di 
cavi. 

L'input esterno avviene tramite un 
microfono, fornito con il sistema, o 
tramite una qualsiasi fonte AUX ester- 
na (piastra, giradischi, CD, ecc.) me- 
diante un Pin-Jack standard. Si posso- 
no anche usare le due entrate contem- 
poraneamente. Una manopola ci per- 
mette di controllare il livello d'ingres- 
so. 

Quello che avviene è esattamente il 
contrario di quello che succede all'in- 
terno di Amiga. In figura I sono sche- 
matizzate le varie fasi del passaggio: 

1) Una forma d'onda viene percepita 
tramite il microfono dal FutureSound. 

2) Qui essa viene campionata dal con- 
vertitore A/D del FutureSound. I dati 
vengono passati sotto forma di bit tra- 
mite la porta parallela. 3) Uno dei 
convertitori D/A di Amiga ricostrui- 
sce la forma d’onda campionando ■ 
dati del FutureSound. 4) Il segnale 
viene livellato da un filtro e spedito ad 
un amplificatore, il quale ci restituisce 
il suono iniziale. 

Tutto qui? No, il software in dota- 
zione permette molto di più che la re- 
gistrazione e la riproduzione di suoni 
fine a se stessa. 


Utilizzazione 

Come potete vedere dalle foto il 
pannello di controllo appare molto 
spartano, abituati alle solite spettaco- 
lari presentazioni. La prima cosa da 
fare per cominciare a registrare è rego- 
lare il livello di ingresso. Questo è con- 
tinuamente monitorato da un indicato- 
re a barra in tempo reale, sul quadro 
di controllo. 

L'indicatore è anche provvisto di 
memoria del picco e di spia che ci av- 
verte che stiamo campionando un se- 
gnale con livello troppo alto. Questo è 
molto utile perché per ottenere buoni 
risultati bisogna far sì che il livello 
raggiunga i limiti del valore massimo 
di campionamento (da + 128 a — 127), 
ma non li oltrepassi. Fatto questo pre- 
miamo il tasto RECORD, come su un 
registratore, e comincia il campiona- 
mento. Durante l'operazione Amiga si 
blocca sino a registrazione avvenuta. 
Per riascoltare quello che abbiamo in 
memoria premiamo PLAY e... meravi- 
glia! 

Sulla parte centrale dello schermo 
viene visualizzata la forma d’onda re- 
lativa alla traccia selezionata. Abbia- 
mo a disposizione quattro tracce indi- 
pendenti. Ad ognuna di queste tracce 
possiamo allocare un certo quantitati- 


vo di memoria, e registrare indipen- 
dentemente su ognuna. Possiamo sce- 
gliere se riascoltare una o più tracce 
contemporaneamente. Possiamo an- 
che riversare una traccia su di un'altra, 
o effettuare il miscelamento di due 
tracce. 

La velocità che possiamo seleziona- 
re per il campionamento è variabile, e 
può arrivare fino a 28800 Hz. Per la 
sola voce vediamo che 10000 Hz sono 
sufficienti: infatti con questa frequen- 
za abbiamo una banda di 5 Kz, che 
paragonata a quella delle linee telefo- 
niche di 3500 Hz (be', in teoria do- 
vrebbe esserlo), sembra più che accet- 
tabile. Ma i musicisti sono esigenti. Le 
apparecchiture professionali (che co- 
stano milioni) campionano fino a 
70000 Hz, più del doppio di Amiga. 
Diciamo che per registrare un brano 
musicale possiamo tenerci sui 15, 20 
kHz, mentre per applicazioni partico- 
lari come la creazione di strumenti 
(per la quale bastano uno o due secon- 
di), potremo usare la massima fre- 
quenza. Con un Amiga non espanso 
(512 K) abbiamo a disposizione circa 
290 Kbyte di memoria contigua: que- 
sto ci consente di campionare a 28 
kHz per dieci secondi: dieci Kbyte/se- 
condo. Notevole. Con un’espansione 
di memoria le cose migliorano, ma 
non di molto questa volta. Infatti i da- 
ti relativi al campionamento devono 
risiedere nella Chip Memory (i 512 K 
base) per poter essere indirizzali dal 
chip Paula, come accade per la grafi- 
ca. In compenso il programma può es- 
sere collocato nella memoria Fast (o 
esterna), liberando cosi altri 100 Kbyte 
circa. Al momento attuale il software 
di FutureSound non è in grado di uti- 
lizzare l'eventuale memoria esterna 
con un sistema di paginazione, vedre- 
mo nella solita, inevitabile versione 
2.0. 

Possiamo anche riascoltare le regi- 
strazioni a velocità diverse, come se 
variassimo la velocità di rotazione di 
un giradischi. 

Manipolazione dei suoni 

Una volta effettuata una registrazio- 
ne possiamo operare diverse operazio- 
ni di modifica su di essa. Sul grafico 
possiamo posizionare un cursore me- 
diante i tasti FF, REWIND, e STEP. 
Vari contatori indicano la posizione 
attuale del cursore e i punti d'inizio e 
fine riproduzione. Il grafico può esse- 
re ingrandito per evidenziare i punti 
più interessanti. Un indicatore ci dà il 
valore del campione alla posizione del 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


139 


i mmoli Mniiiiiiiinmm mimili ini» unii 



cursore, ed è anche possibile uno spo- 
stamento passo-passo del contatore. 

Una volta specificati i punti di ini- 
zio e fine riproduzione è possibile ope- 
rare in modo selettivo solo su questo 
segmento della registrazione. Possia- 
mo per esempio copiare più volte parti 
di un brano su di un'altra traccia, o 
sulla stessa, per effetti tipo No-No- 
Notorious (iieeegh!). Possiamo inverti- 
re il segmento selezionato, in modo da 
ascoltarlo al contrario. E possiamo ef- 
fettuare il loop sul segmento: con bra- 
ni abbastanza lunghi è possibile cen- 
trare esattamente una strofa e farla ri- 
petere aH’infinito, tipo accompagna- 
mento. Effetti speciali di vario genere 
si possono inventare: se facciamo ri- 
produrre a due tracce, l’una legger- 
mente in ritardo rispetto all’altra, lo 
stesso brano otteniamo un effetto di 
eco o di riverbero. 

Un'opzione di estrema utilità è 
quella di scala del segmento seleziona- 
to. Essa ci permette di individuare il 
valore massimo di ampiezza del seg- 
mento, e modificare quest’ultimo. 
L'intero segmento sarà soggetto ad 
una modificazione proporzionale a 
quella effettuata sul massimo. In que- 
sto modo possiamo specificare l'enfasi 
nel modo desiderato. Possiamo anche 
aumentare il valore totale di ampiezza 
della traccia, in modo da ridurre gli er- 
rori di quantizzazione, anche se au- 
menterà l'eventuale rumore di fondo. 

Una volta finita l’elaborazione del 
suono si salva tutto su disco. Si può 
farlo in tre formati. Il primo è sempli- 
ce, e serve per archiviare i dati o per 
richiamarli esternamente con le routi- 
ne fornite con il sistema. Il secondo 
permette di salvarli nello stesso modo, 
ma in formato IFF, per permettere ad 


I • II pannello di con- 
trollo. 


2. 3 - Il suono di un 
tamburo catturato con 
FutureSound e suona- 
to con De Luxe Music. 



altri programmi di utilizzare (ed even- 
tualmente modificare) i dati. Il terzo è 
il formato IFF 3 ottave, che serve per 
generare strumenti. Una volta selezio- 
nato il particolare segmento, esso vie- 
ne ricalcolato su tre ottave. Si può an- 
che specificare che una parte di esso 
venga usata come onda di ripetizione, 
per effetti di sostenimento. Il file risul- 
tante può essere caricato da altri pro- 
grammi che prevedono l'implementa- 
zione di strumenti IFF (lo standard di 
Amiga, sviluppato dalla Electronic 
Arts) come DeLuxe Music Construc- 
tion Set, o ProMIDI Studio. Tenendo 
presente che qualsiasi suono può esse- 
re campionato, si può immaginare l'in- 
credibile varietà di strumenti, anche ir- 
reali (pensate ad usare lo stridio delle 
gomme, o lo scroscio dell'acqua) che 
si possono «costruire». 

Infine la possibilità di usare i brani 
campionati nei nostri programmi. 


Chiari esempi in C e AmigaBasic si 
trovano sul disco del sistema. Trovia- 
mo addirittura il sorgente della routi- 
ne in C del comando Play, che serve 
per suonare un brano. 

Conclusioni 

Come prima occhiata al mondo mu- 
sicale di Amiga non ci sembra male. 
La musica con il computer è sicura- 
mente un argomento degno di nota, e 
visto che Amiga è notevolmente dota- 
to in proposito, ritorneremo sull'argo- 
mento. Per quanto riguarda il Future 
Sound, esso ci appare un ottimo stru- 
mento, considerato il basso costo, che 
mette nelle mani possibilità date sino 
ad ora soltanto ai professionisti, e do- 
tati di capacità finanziarie nonché mu- 
sicali. Un ottimo prodotto con una 
buona documentazione, anche se co- 
me al solito in inglese. Anzi a quel che 
ci risulta non è importato in Italia. MS 


140 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 






I llllll MIIIIIIIII IMI llllllllllllll llllll 1^11 


Tutta la grafita 
di Amiga 

di Andrea de Prisco 

■ C’è chi dice che l'Amiga sia una macchina prevalentemente grafica. 
Altri dicono che sia buona solo a far quello. Altri ancora (gli 
invidiosi) dicono che non è buona neanche per questo. AMIGhevole di 
questo mese mostrerà come «stanno i fatti», illustrando cosa è possibile e 
cosa è impossibile fare con un Amiga ■ 


Prologo 

Siamo nel lontano 1980... o qualco- 
sa prima. Eravamo agli albori dell'al- 
fabetizzazione informatica, quando i 
computer, pur costando mille volte 
meno di un centro di calcolo da uni- 
versità, ancora non avevano sfondato 
nelle fasce basse del mercato dell'ho- 
me computing. Il mitico PET della 
Commodore, dotato di soli 8, 16 o 
32K di memoria, venduto per alcune 
milionate in configurazione accettabi- 
le, si spartiva praticamente tutto il 
mercato computereccio dell'epoca as- 
sieme ai mitici Apple 11 e qualche 
TRS-80. 

L'Apple, in più dei due suoi concor- 
renti, disponeva di serie di una fatidi- 
ca grafica ad alta risoluzione con la 
quale (udite! udite!) era possibile per- 
fino disegnare sullo schermo... 

PET e TRS solo a richiesta acqui- 
stando cioè dell'hardware accessorio. 
Il TRS-80 disponeva delle variabili in 
doppia precisione nel Basic fornito 
con la macchina, mentre coi PET pote- 
vi sbizzarrirti un po’ di più con le peri- 
feriche (dischi, stampanti, plotter) di- 
sponendo di serie dell’interfaccia IE- 
EE-488 (che però non rispettava lo 
standard). 

Secondo alcuni l'Apple la spuntò 
vincitore (basta pensare che l'attuale 
2GS è ancora compatibile con il nonno 
di 8 anni fa...) proprio per il fatto di 
essere più grafico degli altri. Evidente- 
mente disponendo di un video grafico, 
le cose che potevi fare col tuo compu- 


ter erano certamente di più e l'idea do- 
veva risultare abbastanza allettante. 
Stiamo parlando di risoluzioni grafi- 
che massime di 280 x 192 pixel con 6 
colori non senza alcune limitazioni 
circa la disposizione di questi. 

8 anni dopo la macchina più grafica 
disponibile sul mercato con poche mi- 
lionate di scontrino fiscale è l'Amiga. 
Nessuna limitazione fino a 640x512 
pixel in 16 colori e se accetti qualche 
compromesso ne visualizzi ben 4096 
su di un solo schermo grafico. Più vol- 
te ho contato e ricontato i vari modi 
grafici di questa macchina e ogni volta 


ottenevo risultati diversi. Sono cosi 
tanti che è facile dimenticarne qualcu- 


2 di base 


Detto in due parole l’Amiga dispo- 
ne di 2 modi grafici di base, tre modi 
speciali, una variante, con un numero 
di colori per pagina grafica variabile. 
Il tutto è facilmente componibile se- 
condo degli schemi assai semplici che 
sviluppano una varietà di modi grafici 
in grado di soddisfare praticamente 
qualsiasi necessità. Fine dell'articolo. 

Bugia: procediamo con ordine. 

Dicevamo che esistono 2 modi gra- 
fici di base, detti di bassa e di alla riso- 
luzione coi quali definiamo la risolu- 
zione orizzontale della nostra pagina 
grafica: 320 o 640 punti per linea. Fis- 
sata una risoluzione possiamo definire 
il numero di linee di cui questa è com- 
posta e il numero di colori in cui è 
possibile visualizzare ogni pixel. Di ri- 
soluzione verticale ne riparleremo tra 
un po’, dapprima esauriamo l'argo- 
mento colori. Disponendo di 16 livelli 
di blu, 16 di rosso e 16 di verde, com- 
binando opportunamente tali compo- 
nenti cromatiche l'Amiga è capace di 
visualizzare 4096 tinte. I modi grafici 
«normali» di Amiga permettono di de- 
finire una palette di colori (da 2 a 16 
per l'alta e da 2 a 32 per la bassa riso- 
luzione) in cui ognuno di questi è scel- 
to indicando le tre componenti croma- 
tiche di cui sopra ovvero spaziando in 
tutti i 4096 colori possibili. Ovviamen- 
te, lo spiegheremo meglio in fondo al- 



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Ili II III MIMI!! Ili tini IIIIM limili limi DII III 



l'articolo, quanto più grande sarà la 
palette di colori tanta più memoria oc- 
cuperà la pagina grafica: per ogni pi- 
xel dovremo riservare più o meno bit a 
seconda del numero di colori che que- 
sto potrà assumere. 

Grazie poi all'architettura del pro- 
cessore video, è anche possibile visua- 
lizzare più pagine grafiche contempo- 
raneamente, anche con risoluzioni, nu- 
mero di colori, varianti e modi speciali 
diversi. La visualizzazione in tal caso 
avverrà per fasce orizzontali, dato che 
il processore video è in grado di varia- 
re più volte i contenuti dei propri regi- 
stri interni nel corso di un solo quadro 
dello schermo, ovvero in corrispon- 
denza di determinate (dall'utente) po- 
sizioni del pennello elettronico. In tal 
modo, ad esempio, possiamo avere 
una prima zona di schermo in alta ri- 
soluzione, poi un pezzo in bassa, infi- 
ne una porzione hold e modify (vedi 
dopo), tutto per la gioia dei nostri oc- 
chi. 

Chi solo ha giocato un po' col mou- 
se avrà certamente già sperimentato 
quanto detto: non è raro infatti che 
lanciando alcune applicazioni, possia- 
mo tirare giù lo schermo correntemen- 
te visualizzato e vedere il workbench 
sotto a questo. Se abbiamo ancora 
spazio in memoria, dal workbench ap- 
pena scoperto possiamo lanciare qual- 
cos'altro, e fare lo stesso con le due 
applicazioni all'opera: un vero diverti- 
mento. 


Interlace ON 


Settando un determinato bit di un 
opportuno registro del processore vi- 
deo di Amiga, possiamo accedere al 
modo interlacciato di visualizzazione 
col quale si raddoppia la risoluzione 
verticale portandola a ben 512 linee 
anziché 256. Il modo interlacciato è 
disponibile sia per la bassa che per 




Figura 2 - Modo interlacciato. 

* Figura I - Come i bit-piane selezionano i colori. 


l'alta risoluzione quindi avremo le se- 
guenti quattro risoluzioni: 

320 x 256 
640 x 256 
320x512 
640 x 512 

Lo scotto da pagare per avere 512 li- 
nee è un fastidiosissimo sfarfallio di 
schermo tanto più accentuato quanto 
più sono contrastati i colori visualizza- 
ti. Ciò si manifesta dato che le 512 li- 
nee non vengono visualizzate in una 
sola passata del pennello elettronico 
ma in maniera interlacciata: durante i 
quadri pari si visualizzano le linee pa- 
ri, durante i quadri dispari le linee di- 
spari sfasando le seconde di mezza ri- 
ga rispetto alle prime. Disponendo di 
un monitor ad alta persistenza (presso 
la Commodore alcuni mesi fa mi ave- 
vano preannunciato la futura commer- 
cializzazione di un simile salame), l'ef- 
fetto sfarfalloso diminuisce fino a 
scomparire del tutto, nel qual caso si 
rischia l'effetto cometa degli oggetti in 
movimento (scrolling compresi) e dun- 
que non sappiamo più qual è il male 
peggiore. Fatto sta, comunque, che al 
momento in cui scriviamo tale nuovo 
monitor Commodore, ancora non s’è 
visto, quindi ne riparleremo più ap- 
profonditamente a tempo debito. 

Modi grafici speciali 

Sono in tutto 3, e cominceremo dal 
più misterioso, il modo grafico Half 
Brite, non menzionato nella documen- 
tazione ufficiale di Amiga (redatta in 
America prima dell'uscita sul mercato 
della macchina) il quale sembra ap- 
partenere solo alle macchine europee, 
dotate di uscita videocomposita PAL. 

Traduzione: quello che state per 
leggere prendetelo con le dovute cau- 
tele essendo solo voci di corridoio, al 
momento attuale non verificabili. Dal 
momento che non si è visto ancora 


nessun programma che sfrutta tale 
modo grafico, né un demo, potrebbe 
anche essere tutto falso. Solo per com- 
pletezza lo annoveriamo tra gli altri. 

Il modo grafico Half Brite (brite è 
l'americanizzazione di bright, diminu- 
tivo di brightness, luminosità) è paren- 
te stretto dello standard RGBI digitale 
nel campo dell'RGB analogico. Ogni 
pixel di schermo, può essere visualiz- 
zato in 32 colori diversi, specificando 
anche per ognuno di essi se desideria- 
mo o meno la mezza luminosità: in 
tutto, dunque, 64 tinte per schermo 
grafico. 

Attenzione: non 64 tinte diverse, ma 
32 più le stesse con luminosità dimez- 
zata. Chiusa la parentesi corridoio. 

Il secondo modo grafico speciale di 
Amiga è detto Dual Playfield. Ridu- 
cendo il numero di colori sino ad un 
massimo di 8 per pixel possiamo vi- 
sualizzare, sovrapposti, due schermi 
grafici indipendenti. Non come visto 
prima suddividendo in senso orizzon- 
tale lo schermo: questa volta la so- 
vrapposizione è totale, e definendo dei 
buchi nello schermo visualizzato sopra 
possiamo vedere lo schermo con prio- 
rità più bassa. Inoltre i due schermi 
possono essere scambiati tra di loro 
(sotto il primo e sopra il secondo), ma- 
nopolati indipendentemente, e gene- 
ralmente contengono colori diversi. 
Con questa tecnica è facile realizzare 
giochi di simulazione astronave, som- 
mergibile o carro armato in cui il pri- 
mo playfield è l’interno del veicolo, 
buchiamo la pagina grafica in corri- 
spondenza dei finestrini, e sul secondo 
playfield visualizziamo il paesaggio 
esterno. Il famoso gioco Skyfox della 
Electronics Arts è sicuramente realiz- 
zato cosi: non a caso si contano solo 
otto colori per il disegno dell'abitaco- 
lo (sette più il colore dei vetri, traspa- 
rente) e otto per l'esterno. Anche il 
modo Dual Playfield è combinabile 
con la risoluzione orizzontale, e nel 


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inni limimi imimimiii mimi ini 


uni 

iote 


caso dell'aita risoluzione disponiamo 
al massimo di tre colori (più il traspa- 
rente) per schermo. 

11 terzo modo grafico speciale, com- 
binabile solo con la risoluzione verti- 
cale (interlace on/off) è detto Hold & 
Modify e permette di visualizzare con- 
temporaneamente 4096 colori su un 
solo schermo grafico, naturalmente 
con alcune pesanti limitazioni che ora 
illustreremo. Ciò perché per visualiz- 
zare una pagina grafica 320x256 in 
4096 colori senza limitazioni occorro- 
no ben 120 K e alla Hi-Toro (dove «si 
sono inventati» Amiga) hanno pensa- 
to che erano troppi per un computer 
normale, quindi limitiamo. 

Col modo hold & modify lo spazio 
occupato da una simile pagina grafica 
si riduce della metà (tutto qui) e la li- 
mitazione consiste nel fatto che due 
punti affiancati in orizzontale non 
possono differire che per una sola del- 
le tre componenti cromatiche. Ovvero 
se il pixel n ha come componenti cro- 
matiche rosso 3, verde 5 e blu 7, il pi- 
xel n + 1 avrà due componenti croma- 
tiche uguali al pixel n e una sola 
(eventualmente) diversa. Tale «fattap- 
posta» è poco noioso in caso di sfu- 
mature di tinte simili (es. gli incarnati) 
ma degrada non poco l'effetto finale 
in caso di pixel troppo diversi l'un Pai- 

Come palliativo della limitazione or 
ora menzionata un bonus di una palet- 
te di 16 colori qualsiasi, da usare per 
stacchi cromatici troppo bruschi che 


impiegherebbero ben tre pixel di sfu- 
matura intermedia. In tal caso l’effetto 
è molto soddisfacente se in tutto il no- 
stro schermo non abbiamo più di 16 
salti cromatici. In caso contrario do- 
vremo nuovamente ricorrere alle sfu- 
mature. Tutto ciò sarà molto più chia- 
ro quando ne spiegheremo (prossimo 
paragrafo) l'organizzazione in memo- 


Implementazione 

All’interno di Amiga distinguiamo 
due tipi di memoria RAM: la chip me- 
mory e la fast memory. La prima, for- 
mata da 512 K byte è fornita con la 
macchina ed è l’unica parte di memo- 
ria alla quale possono accedere i chip 
custom della macchina (oltre natural- 
mente al 68000). La fast ram, non for- 
nita con l'Amiga 1000, ma disponibile 
sottoforma di espansione esterna, è ac- 
cessibile solo da parte del 68000. 

È detta fast dato che il processore 
non deve spartire gli accessi a questa 
con gli altri coprocessori. Quando, di 
contro, questo tenta un accesso alla 
chip ram, potrebbe dover aspettare, il 
consenso del meccanismo di arbitrag- 
gio della memoria. Ciò non succede 
spesso in quanto generalmente i chip 
custom accedono alla chip ram solo 
quando il processore non lo fa, presu- 
mibilmente quando, dopo aver letto 
una istruzione, la sta decodificando 
per decidere il da farsi. 

Tutto ciò implica una prima grossa 


limitazione, il fatto che disponendo di 
molta memoria fast possiamo lanciare 
quante applicazioni vogliamo, ma se 
abbiamo tante schermate da visualiz- 
zare (dato che queste devono essere 
contenute nella chip ram) potremmo 
avere problemi di memoria pur non 
avendola ancora terminata. Traduzio- 
ne: possiamo anche avere 8 mega di 
ram, ma per tutto ciò che riguarda il 
video e il suono non potremo superare 
la soglia dei 512 K. A meno che, ov- 
viamente, non effettuiamo swap di 
memoria tra le due regioni, nel qualca- 
so un po' di problemi si semplifiche- 
ranno seppure con un certo degrado 
delle performance della macchina. 

Detto questo, per memorizzare una 
pagina grafica, l'Amiga utilizza il me- 
todo dei bit-piane, figura 2, col quale è 
possibile avere una gestione più otti- 
mizzata della Ram. Se la nostra pagina 
grafica è monocromatica avremo biso- 
gno di un solo bit per pixel visualizza- 
to quindi adopereremo un solo bit- 
piane. Un bit-piane è dunque una por- 
zione di memoria grande tanti bit 
quanti sono i pixel da visualizzare. Ad 
esempio, in bassa risoluzione non in- 
terlacciata (320x256), due soli colori 
per pixel (colore fondo o colore pixel), 
allocheremo 10240 byte di memoria. 

Passando da due a quattro colori, 
per ogni pixel avremo bisogno di due 
bit di memoria. Una organizzazione 
tradizionale allocherebbe semplice- 
mente una porzione doppia di memo- 
ria, mentre i progettisti di Amiga han- 



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■limi mi iiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiii mi 




no ben pensato di allocare due porzio- 
ni di memoria, uguali tra di loro e 
ognuna di dimensioni pari alla porzio- 
ne di prima. L'ottimizzazione sta nel 
fatto che non si necessita di grandi zo- 
ne contigue di byte, ma è sufficiente 
anche più zone di minor dimensione 
allocate anche distanti tra loro. 

Per 8 colori utilizzeremo tre bit-pia- 
ne, per 16 quattro, per 32 cinque (solo 
bassa risoluzione) per 64 sei bit-piane 
(modo half brite). 

Per visualizzare un punto, sarà suffi- 
ciente accedere tante volte in memoria 
quanti sono i bit-piane, e stabilire cosi 
di quale colore dovrà essere il pixel. 
All'uopo, 32 registri del processore vi- 
deo contengono la palette, ovvero per 
ognuno di questi è indicato la quantità 
di blu, di verde e di rosso. In figura 2 è 
mostrato uno scorcio di pagina grafica 
320x200 in 32 colori. Il pixel li evi- 
denziato, nei rispettivi bit-piane vale 
la sequenza binaria 11000 (24 in deci- 
male), il processore accede al registro 
24 per conoscere il colore e lo visualiz- 
za con quella tinta. Pixel dopo pixel. 

Nel modo grafico half brite, il sesto 
bit-piane è utilizzato per indicare, di 
ogni pixel, la visualizzazione a lumi- 
nosità normale o dimezzata, del colore 


indicato dai 5 bit-piane rimanenti. Il 
limite massimo di 6 bit-piane è dettato 
proprio dal fatto che il processore vi- 
deo di Amiga dispone di soli 6 registri 
puntatori ad altrettanti bit-piane. Ciò 
che non si capisce, è il fatto di limitare 
tale numero addirittura a 4 quando si 
passa dalla bassa all'alta risoluzione: 
in quest’ultimo caso, infatti, potremo 
disporre al massimo di una palette di 
16 colori. 

Il modo grafico Hold & Modify uti- 
lizza ancora tutti e sei i bit-piane di- 
sponibili. Quindi per ogni pixel visua- 
lizzato disporremo di 6 bit. Per visua- 
lizzare pagine grafiche con 4096 colori 
si utilizza la seguente decodifica dei 
bit associati ad ogni pixel: se i primi 
due pixel valgono 00. i rimanenti 4 pi- 
xel puntano ad uno dei 16 registri co- 
lore del processore: in pratica il fun- 
zionamento in questo caso è pari al 
modo grafico normale. Se i primi due 
bit non valgono 00 possiamo modifi- 
care, rispetto al pixel precedente, una 
delle sue tre componenti cromatiche. 
Per la precisione, se il valore è 01, i ri- 
manenti bit indicano la quantità di blu 
del pixel in questione, rosso e verde 
come nel pixel precedente. Se vale 10 
è il rosso a giocare la sua carta, se infi- 


ne il valore di tali due bit è 1 1, possia- 
mo modificare il verde. Per fare un 
esempio, per passare dal colore 
(blu = 3, rosso = 4, verde = 5) 
al colore 

(blu = 12, rosso = 6, verde = 9) 
se quest’ultimo è uno dei sedici conte- 
nuti nella palette, ad esempio alla po- 
sizione 4. basterà che i bit corrispon- 
denti al pixel segnino: 

0 0100 

altrimenti si dovranno utilizzare due 
pixel di colore intermedio cambiando 
una componente cromatica per volta: 
01 1010 

per impostare 12 di blu, 

10 0110 
per rosso = 6 
11 1001 

per verde = 9 ed ottenere il colore desi- 
derato. Il modo grafico Dual Play- 
field, infine, è implementato utilizzan- 
do fino a 6 bit-piane (massimo 3 per 
playfield) secondo l'assortimento mo- 
strato in figura 3. Se combiniamo con 
esso anche l'alta risoluzione potremo 
utilizzarne fino a 4. in totale. 

Se tutti i bit corrispondenti a un pi- 
xel sono a 0 otteniamo il colore traspa- 
rente che ci permette di vedere il play- 
field di sfondo. Con combinazioni di- 
verse di bit indichiamo come al solito 
registri colore nei quali sono contenu- 
te le componenti cromatiche di ogni 
tinta prescelta. 

Fortunatamente i due play-field 
puntano ad insiemi diversi di registri e 
quindi massimo di 8 colori disponibili 
sul primo possono benissimo essere 
diversi da quelli disponibili sul secon- 
do. Essendo due oggetti completamen- 
te distinti e separati risulta in tal modo 
facile effettuare complesse animazioni 
facendo, ad esempio, scrollare in due 
direzioni diverse gli schermi superiore 
e inferiore. Tutto qui. 


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iiiii li iiiii imi 

^software 


a cura di Andrea de Prisco 



■ Secondo appuntamento coi software Amiga dei 
lettori. Questo mese presenteremo un interessante 
gioco di navicelle, nemico e... mattonelle fatto 
interamente in AmigaBasic. Il divertimento è proprio 
questo: nonostante una velocità operativa non troppo 
elevata, il solo pensiero che sotto vi sia soltanto il Basic 
fa quasi accapponare la pelle. ■ 


| di Dame Sbrega - Roma 


Il programma listato in queste pagi- 
ne è il nucleo principale del gioco. Chi 
acquisterà il dischetto presso la reda- 
zione avrà in più una schermata inizia- 
le con tanto di FI 5 in volo ed una al- 
quanto stonata musichetta ispirata a 
Mozart (speriamo non se la sia presa a 
male... Mozart). 

Il gioco é assai semplice: ci trovia- 
mo in volo con il nostro FI 5 su di un 
paesaggio di piramidi mozzate. Il no- 


stro scopo è quello di colpire tutte le 
piramidi che ci passano sotto. Ovvia- 
mente le piramidi mancate potremo 
colpirle al giro successivo dato che lo 
sfondo si ripete ciclicamente, come se 
stessimo volando attorno ad un gigan- 
tesco cilindro. 

Semplice, no?... NO. C'è un piccolo 
problema: mentre compiamo la nostra 
missione la sfera viola del nemico, co- 
me lo stesso autore l'ha battezzata, si 
diverte ad andare in giro per lo scher- 
mo rimbalzando a mo‘ di pallina 
quando sbatte contro i bordi. Se nella 
sua traiettoria ci intercetta, ci distrug- 
ge facendoci quindi perdere una navi- 
cella. Il caso è tutt'altro che fortuito, 
anzi per completare uno schermo biso- 
gna praticamente “multiplexare” il no- 


stro apparato visivo, seguendo con un 
occhio il nemico e con l'altro le pira- 
midi da abbattere. 

Si parte con un credito di 5 navicel- 
le. e ogni quadro che completiamo ot- 
teniamo un bonus di 3 navicelle. Perse 
tutte le navicelle una allegra musichet- 
ta ci avvisa che siamo deceduti e il re- 
lativo punteggio appare sullo scher- 

Vuoi giocare ancora (Y/N)? 

Commento al programma 

Come già anticipato, in apertura, il 
gioco non è eccessivamente divertente, 
ma il solo fatto di essere realizzato in- 
teramente in Basic fa aggiudicare a 
pieni voti la palma d'oro all'autore. 



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ili li lini mi iiibiiiiiiiii ini iiinmimmi mi 



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Il IMI lllllllllllllllllllllllllll IMI 




Anche la grafica è curata sufficiente- 
mente bene (un no! alla musica) ma 
soprattutto il bello del programma... il 
programma! (ricordate la pubblicità 
del pollo?, a me fa letteralmente im- 
pazzire!). 

È veramente ben strutturato, ha fi- 
nalmente la vera forma di un program- 
ma (dichiarazioni-inizializzazioni, 
main program, procedure) i nomi del- 
le variabili e delle procedure sono in- 
tuitivi e non le solite x, y, a, b, c. Tro- 
viamo ad esempio la procedura init- 
mat che disegna una mattonella e l’as- 
socia al nome mat; troviamo initmus 
per la musica, initcol per i colori, init 
per inizializzare il campo di gioco. Di- 
scorso analogo per le procedure usate 
nel main, attac, defen, expnem, exp- 
nav. A tutto questo aggiungiamo la 
musica che cambia ogni due mattonel- 
le colpite e ci festeggia amighevolmen- 
le ogni quadro completato, più la ge- 
stione delle collisioni sprite-sprite sot- 
toforma di interrupt, altra caratteristi- 
ca interessantissima dell'AmigaBasic. 

Volendo, a tutti i costi, fare un pic- 
colo appunto potremmo consigliare 
l'autore e, giacché siamo nelle pagine 
di una rivista, i lettori che si accingono 
a scrivere in AmigaBasic, di non abu- 
sare troppo del costrutto SHARED 
per la condivisione delle variabili tra 
main e procedura, brutto informatica- 


mente parlando e sostituibile senza 
sforzi con una più elegante lista di pa- 
rametri formali con la quale interfac- 
ciare la procedura. Prendendo questa 
abitudine, anche se non è il caso del 
giochino navicelloso, potremmo co- 
minciare a pensare in termini di proce- 
dure in modo da crearci una collezio- 
ne di utility personalizzate da utilizza- 
re anche in programmi futuri. Il mec- 
canismo del passaggio dei parametri, 
infatti, permette di svincolare i nomi 
usati dal programma principale da 
quelli adoperati nel corso della proce- 


dura e quindi una stessa procedura, 
senza effettuare nessuna modifica, 
può essere usata in programmi diffe- 
renti. Ma anche di questo avremo mo- 
do di riparlarne in Amighevole, a tutti 
voi buon lavoro e un arrivederci. 


Questo programma è disponibile su 
diseo presso la redazione. Vedere l'e- 
lenco dei programmi disponibili e le 
istruzioni per T'acquisto a pag. 229. 



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llll 



Hard Disk 


Rodime 20 plus 


■ « Shopping far Megabytes», dice una pubblicità americana di un produttore 
di hard disk. E questo shopping si sta facendo sempre meno costoso e più 
affidabile, come è nella regola del mondo dei byte. Ormai anche al piccolo utente 
il floppy va stretto: sogna dischi di un metro di diametro, capaci di contenere il 
diario tormentato della sua vita, sogna accessi veloci e caricamenti da Ferrari 
Testarossa, pensa a quando riuscirà a nascondere nelle viscere più profonde del 
suo discente i conti delle sue spese per il computer o le sue poesie giovanili, di cui 
si vergogna atrocemente ma che continua a conservare dietro l'ultimo cassetto a 
sinistra. E la logica dell'evoluzione, tanto più veloce in un mondo tanto veloce 
come quello dei mega. 

Mac non ha perso tempo da parte sua. Dai dischetti singola faccia di un paio di 
anni fa si è passati all'hard disk incorporato del Mac SE. il tutto mantenendo più 
o meno sempre lo stesso prezzo. Nel frattempo molti costruttori hanno immesso 
sul mercato diversi dischi rigidi, dal vecchio ed un po' lento Paradise ( lento solo 
perché a connessione seriale) fino a! recente Supermac Technology DataFrame. 
all'atipico Bernoulli Box da 10+10. dal sofisticato software di sistema. In questa 
ottica si inserisce l'HD Rodime (per la precisione il Rodime System Hard Disk 20 
Plus), un eccellente, affidabile e poco costoso disco rigido, già comparso da 
qualche tempo sul nostro mercato. ■ 


L’hard disk Rodime viene fornito in 
un grosso imballo di cartone che, 
aperto, mostra una custodia di polisti- 
rolo espanso contenente il disco, un 
cavo multipolare dotato di connettore 
SCSI, della lunghezza di circa 50 cm 
ed alcuni manuali d'istruzioni. L'ap- 
parecchio ha la forma di un parallele- 
pipedo, di dimensioni pari a 
24.5 x 23.5 x 6.5 cm, con un'appendice 
centrale posteriore, a forma di tronco 
di piramide, che contiene il piccolo 
ventilatore di raffreddamento, effi- 
ciente e abbastanza silenzioso. Il gu- 
scio esterno, di plastica piuttosto spes- 
sa e robusta, ricorda nel colore e nella 
finitura il materiale dell’involucro del 
Macintosh. L'ingombro in pianta pres- 
soché identico a quello del Mac e la ri- 
dotta lunghezza del cavetto di collega- 
mento impongono la disposizione so- 
vrapposta del computer sulla periferi- 
ca, soluzione, comunque, generalmen- 
te adottata con la maggior parte degli 




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hard disk dedicati al «melone». 

La parte anteriore della periferica 
ospita, oltre la scritta di marca e la si- 
gla della periferica, un led indicatore 
di funzionamento; il pannello poste- 
riore, invece, è molto più affollato. La 
parte sinistra è dedicata all'alimenta- 
zione (presa ed interruttore d'accen- 
sione); quella destra ospita l’indicato- 
re di tensione di alimentazione (la 
macchina si adatta automaticamente 
ad una frequenza di rete variabile da 
47 a 63 Hz), il selettore di indirizzo 
(settato a 0 in default) di rete SCSI (ne 
parliamo in altro punto dell’articolo) e 
le due porte SCSI, quella superiore di 
entrata e l’altra d’uscita, nel caso si vo- 
gliano collegare insieme più HD Rodi- 
me. 

È in dotazione un cavo d’alimenta- 
zione di rete. Completa il tutto un di- 
schetto di software di sistema peraltro 
già registrato sullo stesso hard disk, 
che viene fornito già inizializzato. So- 
no cosi presenti (e conviene mantene- 
re sempre su disco) una serie di utility 
destinate alla periferica stessa ed ad 
operazioni di supporto, per l’utente, 
all'uso del disco stesso. La figura a) 
evidenzia, oltre la solita cartella siste- 
ma, due applicazioni di servizio: il 20 
Plus Tester, una utility di autotest effi- 
ciente e rapida, ed il 20 Plus Installer. 
La prima utility nominata esegue uno 
scanning dell'intero hard disk alla ri- 
cerca di blocchi difettosi che, se trova- 
ti, vengono sostituiti da blocchi di ri- 
cambio allocati in un'area, altrimenti 
non accessibile, del disco (ciò garanti- 
sce una capacità sempre fissa e costan- 


le che hanno subito modifiche dopo 
l'ultima sessione; ed infine «Selected» 
in cui, tramite una finestra, è possibile 
eseguire copie guidate da menu. Una 
scorciatoia, sotto questo punto di vi- 
sta, è rappresentata da alcune opzioni, 
come «Quicksel» che permette una ra- 
pida selezione di file analoghi, e «File 
Filler» che consente di escludere in 
maniera permanente certe applicazio- 
ni (come ad esempio, il System, il dri- 
ver Imagewriter, i programmi applica- 
tivi, come Paint e Write) da operazioni 
di copiatura ed aggiornamento ovvia- 
mente inutili. 

Qualche annotazione 
circa la velocità di accesso 
e caricamento 

La caratteristica principale cui l’u- 
tente guarda nell'acquistare un HD è, 
oltre la capacità, la velocità d'accesso 
e di caricamento nelle operazioni di 
I/O. Visto che nella prova non era ov- 
viamente possibile stabilire l'affidabi- 
lità nel tempo dei materiali (che co- 
munque dovrebbe essere eccellente, 
considerata la qualità dei materiali e 
la cura estrema dei particolari nella 
realizzazione della periferica), abbia- 


le del disco stesso). L'altra utility è un 
vero e proprio formattatore-installato- 
re di disco; il suo uso è piuttosto ov- 
vio, anche in considerazione che, per 
l'indirizzamento della procedura di se- 
gnalazione, viene utilizzato l'ID Num- 
ber. 

La terza utility merita un discorso a 
parte, cosi come d'altro canto le è de- 
dicata uno specifico manualetto d’i- 
struzioni. Va sotto il nome di File- 
guard (letteralmente «Guardia del 
Corpo dei File») e consente di esegui- 
re l'indispensabile operazione di back- 
up del disco rigido su floppy. L'utili- 
ty, che riconosce solo gli HD Rodime, 
e pertanto non funziona su altri dischi, 
ivi compresi quelli Apple, trasferisce 
documenti dalfhard disk sotto forma 
di particolari file compressi (Storage 
File) producendo, nel contempo, una 
Storage Directory, una specie di indi- 
ce generale che tiene traccia di tutti gli 
indirizzamenti e la movimentazione 
che avviene nel corso delle operazioni 
di backup. Senza tale directory non è. 
ovviamente, possibile eseguire alcuna 
operazione su file già salvati, per cui è 
opportuno eseguire sempre una copia 
di essa dopo ogni operazione di salva- 
taggio. 

Le operazioni di archiviazione sono 
piuttosto semplici, e solo una modesta 
collaborazione viene chiesta all'opera- 
tore. È possibile eseguire operazioni 
di backup e restoring in tre modi di- 
versi: «Entire Volume» in cui viene 
eseguita copia di tutto quello che c’è 
sul disco: «Incrementai» in cui viene 
eseguito solo un aggiornamento dei fi- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


149 



mo eseguito alcune operazioni di cari- 
camento e lancio del disco, confron- 
tando diverse combinazioni, ivi com- 
presa, ovviamente, la classica soluzio- 
ne di utilizzo dei floppy, come metro 
di base. 

Gli hard disk collegati alla porta 
SCSI di Mac hanno la caratteristica di 
essere incomparabilmente più veloci 
di quelli collegati alla porta seriale del 
floppy. In teoria la velocità potrebbe 
essere ancora maggiore ma addirittura 
Mac non può accettare informazioni 
dal disco alla velocità con cui questo 
gliele invia. 

Questa disparità di rapporto invio- 
accettazione è dovuta, comunque, al 
fatto che il Macintosh interrompe pe- 
riodicamente la propria attività di rice- 
zione dati per organizzare, nella sua 
memoria interna, le informazioni o la 


parte del programma che sta riceven- 
do. 

La velocità con cui vengono esegui- 
te le operazioni è, inoltre, notevolmen- 
te influenzata, anche, dalla suddivisio- 
ne gerarchica delle cartelle in cui è or- 
ganizzato il disco. Tanto per intender- 
ci gerarchie molto «profonde», o do- 
cumenti molto «lontani» dal program- 
ma che li ha generati allungano in ma- 
niera sensibile la velocità di carica- 
mento. 

Mac World, la più volte nominata e 
autorevole rivista dedicata esclusiva- 
mente al Macintosh riferisce ed evi- 
denzia come tempi di caricamento di 
un programma particolarmente com- 
plesso come Microsoft Excel siano di- 
mezzati nel confronto hard-floppy, 
mentre il caricamento di un documen- 


to Excel di 300 k risulti eseguito, da 
hd, in tempi trascurabilmente inferiori 
rispetto ad un floppy DSDD. Abbia- 
mo provato a fare qualcosa del genere 
anche noi con qualche programma 
lungo da caricare e lanciare (come ad 
esempio il Page Maker, il 3D ed il 
nuovissimo MSWord 3.0). I risultati li 
vedete nel grafico allegato, e parlano, 
come al solito, più di molte parole. 

Alcune note 

sull’uso di HD Rodime in rete 

Ogni Macintosh, dal Plus in poi, 
può supportare fino a 7 HD Rodime 
collegati su un bus condiviso SCSI. Il 
tipo di connessione utilizzato è quello 
meglio noto come collegamento a 
margherita (daisy chain). Tale tipo di 
collegamento (comunque comune ad 



150 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll 




altre periferiche) tiene conto dei se- 
guenti due fattori: 

— SCSI ID (numero di identifica 1 
zione di gruppo SCSI) 

— Bus termination (limite di bus) 

Nel caso occorra collegare due o 
più periferiche 20 PLUS in rete Daisy 
Chain, è necessario che ogni HD ab- 
bia un ID diverso. Sono deputati a tal 
uso numeri dallo zero (secondo la 
classica notazione americana) al sei, 
selezionabili su uno switch a rotazione 
sistemato sul pannello del coperchio 
posteriore del disco, immediatamente 
sopra a sinistra delle porte SCSI. Lo 
switch è comandabile tramite un cac- 
ciavite sottile: occorre ruotare una 
freccina fino a selezionare il valore de- 
siderato. 

L'ordine di assegnazione, lungo la 
sequenza, degli ID non deve essere ne- 
cessariamento quello numerico; non 
bisogna comunque assegnare il valore 
di ID 0 (zero) alla periferica più vicina 
al Mac. Ancora, in una rete di periferi- 
che collegate con sistema a margherita 
occorre che la prima e l'ultima perife- 
rica presente fisicamente sulla rete 
debba essere provvista di terminatore. 
Ogni HD Rodime è internamente già 
predisposto di un terminatore (un 
blocco di resistori sistemati a pressio- 
ne sul circuito stampato, nella parte 
inferiore del pannello), che va rimosso 
se il numero di periferiche presenti fa 
si che l’unità su cui stiamo operando 
non compaia come prima od ultima 
unità fisica della rete. 

È una operazione piuttosto sempli- 
ce, peraltro ben evidenziata e spiegata 
su un opuscolo allegato alla macchina 
stessa. 

Conclusioni 

L’hard disk Rodime si presenta con 

MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


tutte le carte in regola per fungere da 
ottimo collaboratore del Mac, e come 
economica alternativa al leggermente 
più costoso HD Apple. Funziona, per 
inciso, anche con l'SE, sia nella confi- 
gurazione con il solo microfloppy sia 
in quella con il disco rigido interno 
(un apposito switch consente di sele- 
zionare una delle due situazioni). Effi- 
ciente nella manipolazione dei file, ve- 
loce, silenzioso, poco soggetto ad at- 


tacchi di febbre nell'uso continuato, 
dotato di software di base efficiente e 
ben costruito, dimostra in maniera 
lampante come si stia avvicinando a 
grandi passi l'era del tramonto dei 
floppy come supporto magnetico abi- 
tuale. La presenza di un importatore 
ufficiale, dal nome ben noto, inoltre, 
garantisce quella continuità di assi- 
stenza troppe volte dimenticata o tra- 
scurata dall'utente. ^ 


Caratteristiche tecniche dell’HD Rodime 

collegamento a Macintosh Plus 

Memoria 


Capacità di memoria 

20805 k formattati 

Superfici di deposito dati 

4 

Testine per superficie 

1 

Dimensioni blocchi 

532 byte (512 + 20 di sistema) 

Totale blocchi presenti su disco 

40045 

Caratteristiche del drive 


Numero porte 

2 

Tempo d'accesso medio 

85 millisecondi 

Velocità di rotazione 

2700 g/m 

Tempo medio di bootstrap 

7,5 sec 

Rilancio da Finder 


Lancio da Minifinder 

4,7 sec 

Interfaccia 


Cavo tipo Amphenol lunghezza cm 

54; piedini 50; compatibile porta SCSI 

Norme di utilizzo: 


Temperatura di utilizzo 5 - 40 C° 


Umidità relativa non > al 90% (senza condensa) 

Tensione di rete 220-250 V 


Frequenza di rete 47-63 Hz 


Potenza massima 65 W 


Peso 2,620 kg 


Giudizi non quantizzabili: 


Rumorosità mollo contenuta 


Riscaldamento modesto 



151 


Calailator Construdion Set 


Può un calcolatore riprodursi secondo i 
nostri desideri e generare una calcolatrice 
tagliata secondo le nostre esigenze? Parreb- 
be di si, servendosi di Calculator Construc- 
tion Set. È questo un programma che, nel 
senso più pieno del termine, genera calco- 
latrici personali da inserire tra i desk acces- 
sory del Mac. 

Vediamo come funziona: al lancio del 
programma compare la finestra di figura 
a; essa può essere, idealmente e material- 
mente, divisa in 3 parti: quella centrale è 
per cosi dire, il banco di lavoro: quella a 
destra contiene i pezzi da assemblare, quel- 
la a sinistra i pezzi per costruire la macchi- 

La finestra centrale contiene un guscio di 
calcolatrice, del tutto vergine, delle dimen- 
sioni di 4.8 x 8 cm; questo è dotato solo, in 
basso a sinistra, del logo della Dubl-Click, 
rappresentato da due mouse affiancati. Il 
guscio possiede, in testa, la solita barra ne- 
ra di spostamento già presente sulla calco- 
latrice originale Apple. 

Diamo uno sguardo alla finestra a sini- 
stra: contiene 8 simboli, un cestino, e, nella 
metà inferiore, due finestre di editing, ri- 
spettivamente del cursore e del pattern de- 
stinato a colorare il guscio della calcolatri- 
ce. I tool superiori servono alle diverse 
operazioni di spostamento, resizing, editing 
e cancellazione nel campo centrale. 



La finestra a destra serve a «costruire» la 
calcolatrice. Si sceglie la misura iniziale, 
che può anche superare la finestra disponi- 
bile, e si trasportano in essa i tasti desidera- 
ti. Questi possono essere di varia forma (si 
vedono le figure) e possono rappresentare 
caratteri alfanumerici (tasti A), funzioni 
(F), macroistruzioni (M), e tasti program- 
mabili (P). 

I primi accolgono i classici numeri, o, vo- 
lendo. anche serie particolari di caratteri, 
jcome trattini o punteggiato. I secondi as- 
solvono all'inserimento di funzioni, come 
Sin, Log, % ecc. Con gli M-Key è possibile, 
ancora predeterminare delle macro. Si usa 
su una finestra come quella della figura b, 
che permette di assegnare ad un tasto una 
sequenza prefissata di operazioni, una for- 
mula, cioè. La quarta opzione si riferisce a 
tasti davvero programmabili, vale a dire 
che ad essi vengono assegnate sequenze 
non fisse, ma sono «liberi»; essi possono 
accogliere, nel calcolatore finale, una serie 
di istruzioni che verranno definite e reste- 
ranno valide finché la calcolatrice sarà 
spenta. A differenza di quelli precedenti, 
solo un tasto P è ammesso per ogni calcola- 
trice: in effetti si tratta di una specie del ta- 
sto LEARN delle piccole TI Texas e di al- 
cune HP. 

Nella stessa finestra sono inseriti due 
gruppi di funzioni finanziarie (valore pre- 
sente e futuro, annualità, ecc.) che sono as- 
semblale e pronte all'uso già in un'unica fi- 
nestra. Più in basso c'è il bottone acceso- 
spento e 12 tasti di utility, che consentono 
di fare varie cose, come stampa sulla Ima- 
gewriter, spool dei calcoli su un textfile o 
nel Clipboard, abbinamento di una nota ad 
un tasto, settaggi di un timer, un allarme, 
un contatore, o un indicatore tempo-data. 
Altri tool sono 5 tipi di switch, variabili da 
2 a 6 posizioni, cui è possibile, attraverso 
una apposita finestra, assegnare default ed 
opzioni di unità di misura (gradi, radianti, 
simbologia algebrica, notazione di base nu- 
merica, output personalizzato finanziario. 


ecc.). La cosa più interessante è che tutto 
quello (funzioni, notazioni) che finora ab- 
biamo esposto può essere mappato sulla ta- 
stiera, vale a dire che è possibile assegnare 
ad un tasto quello che, sullo schermo, è sta- 
to appena scelto (molto utile, ciò, nel caso 
di tasti programmabili). 

La base della finestra è occupata da un 
visore, che darà i risultati delle operazioni. 
Esiste ancora una piccola stampante a rul- 
lo, dotala di bottone di «Inverse» per leg- 
gere i valori pregressi (fino ad un massimo 
di 25). Infine esiste una catasta di cinque 
visori (che possono essere presi, però, sepa- 
ratamente), che consente di ottenere con- 
temporaneamente output diversificati: ad 
esempio, per un programmatore, potrebbe 
essere molto utile disporre di un altro viso- 
re con uscita esadecimale od ottale. 

In fondo a tutto troviamo un calendario, 
preassemblalo, pratico e veloce, già predi- 
sposto per i bisestili (in pratica decifra il se- 
gnale del clock interno). 

Infine il calcolatore, tramite un'opzione 
particolare, può funzionare in Notazione 
Polacca Inversa. 

L'uso del programma è del tutto intuiti- 
vo; apposite utility interne evitano la parte 
più seccante di riaggiustaggio e sistemazio- 
ne dei tasti. All'assemblaggio finale tutti i 
pezzi si riallineano da sè per dare un look 
più conveniente al tutto ed il guscio si ridi- 
mensiona nella misura più piccola possibi- 
le (come se uno dovesse portarsela in ta- 
sca!). Addirittura è consentito inserire un 
messaggio personale prefissato, che compa- 
re, come finestra, schiacciando l'icona di 
Doubl-Click. 

Il programma genera, comunque, calco- 
latori autoinstallantisi sul sistema prescel- 
to: una piccola comodità in più, per chi 
non vuole usare il DA Mover, che, comun- 
que, funziona ugualmente. Un piccolo di- 
fetto, rappresentato dalla memoria volatile, 
pare sia sparito nella nuova release, che ap- 
pare sul mercato USA in questi giorni. 




152 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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di Mauro Gandini 



E un po ' di tempo che, nel mondo, si 
parla sempre di più di Desktop Publishing. Ormai 
quasi tutti coloro che si interessano di computer sanno più o meno di 
cosa si tratta, pur non avendo magari un'idea precisa di quali siano i risultati che si 
possono ottenere e, soprattutto, con quale impegno di risorse sia economiche sia di energia umana. 

Quella di produrre documenti stampati con un ottimo livello non solo di qualità, ma anche di complessità è 
diventata un'operazione possibile anche partendo da un «normale» computer su una «normale» scrivania, che può 
essere anche quella di un manager che dopo aver impiegato un'intera giornata per preparare la sua importante 
relazione è interessato a spendere un'ulteriore mezz'ora per renderla esteticamente ineccepibile. Ma come in ogni 
campo, e più che in altri, anche ne! settore del Desktop Publishing ( DTP per gli amici ) è bene sapere cosa si sta 
facendo, cosa si può fare e cosa non si può fare o è meglio non fare. 

Questo articolo è il primo di una serie, destinata ad evolversi in una rubrica Jìssa su MCmicrocomputer, nella quale 
chiariremo il più possibile le idee a chi comincia e a chi ha già comincialo. Parleremo di teoria, analizzeremo in 
pratica le prestazioni dei principali sistemi, contiamo di riuscire anche a dare informazioni e consigli pratici sul come 
«fare» Desktop Publishing, grazie anche alla lunga esperienza « sul campo » maturata dall'autore di questi articoli. È 
superfluo, probabilmente, rinnovare il consueto invito ai lettori affinchè indirizzino alla rivista i loro commenti, le loro 

richieste e i loro suggerimenti, per il miglior successo della rubrica. 



Scrivere un articolo o, come in 
questo caso, una serie di articoli su 
Desktop Publishing non è impresa 
facile. E le ragioni di ciò sono 
varie. Prima di tutto, le novità in 
questo periodo si susseguono 
incalzanti e rischiano di mandare 
obsolete le informazioni in 
pochissimo tempo ; secondo, siamo 
in una fase di «seconda 
generazione» dei prodotti di 
desktop publishing e solo adesso si 
iniziano a intravedere i contorni 
precisi di questo fenomeno; terzo, il 
livello di informazione del mercato, 
che almeno in Italia è ancora 
basso, obbliga ad introdurre alcune 
considerazioni di base che anche se 
possono sembrare scontate ai più 
danno talvolta un valido aiuto a 
chi sta per effettuare una scelta 
ponderata del sistema che meglio si 
adatta alle proprie esigenze. 


Come «leggere» questo articolo 

Per rendere più comprensibile questa 
serie di articoli abbiamo pensato di par- 
tire da un livello abbastanza basso: que- 
sto non significa che chi già si interessa 
di desktop publishing non possa trovare 
interessanti spunti da questa introduzio- 
ne. Si parte quindi con l'esame dei vari 
problemi risolvibili dal desktop publi- 
shing e da come essi possono essere ri- 
solti. Nel secondo articolo passeremo ad 
esaminare cosa offre il mercato de! 
desktop publishing a livello di hardware 
e software. Con tre prove sul campo esa- 
mineremo i tre sistemi che si sono o si 


stanno imponendo sul mercato per la lo- 
ro serietà e per le soluzioni chiavi in ma- 
no che consentono. La terza parte sarà 
dedicata all'esame degli accessori e cioè 
di tutte quelle periferiche e software che 
consentono di rendere ancor più profes- 
sionali i sistemi di desktop publishing. Il 
seguito sarete voi a deciderlo: vi invitia- 
mo fin d'ora a scriverci i vostri dubbi, le 
vostre domande, ma anche le vostre so- 
luzioni e i vostri consigli su questi argo- 
menti. Un'ultima annotazione: alcuni 
dei termini utilizzati nell'articolo sono 
da «addetti ai lavori». Avremmo potuto 
a questo punto creare un piccolo lessico a 
parte per spi’” are questi termini: abbia- 


mo preferito inserire le spiegazioni man 
mano che si incontravano questi termini 
nel testo ciò per non costringere il lettore 
a continui passaggi da una parte all'al- 
tra dell'articolo. 

Desktop Publishing: 
significato e storia 

Non esiste una definizione univoca 
di desktop publishing: ogni produtto- 
re di hardware e di software sta utiliz- 
zando questo termine in modo più o 
meno esteso a seconda del livello della 
propria applicazione. Sia in inglese 
che nella traduzione letterale — Edito- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


157 



Figura 1 


Figura 2 



Un personal computer dotato di opportuno software ed una stampante ad aghi possono costituire il punto di partenza per una 
«rudimentale» forma di desktop publishing. Sostituendo la stampante ad aghi con una laser la qualità dei risultali ottenibili è de- 
cisamente migliore. 


ria da scrivania — la frase assume in 
effetti un significato molto esteso: de- 
rivando editoria da «edito» che signi- 
fica «divulgato per mezzo della stam- 
pa», la frase può trovare una sua ap- 
prossimativa definizione in «tutto ciò 
che può essere divulgato attraverso 
materiali preparati, elaborati e stam- 
pati stando comodamente seduti alla 
propria scrivania». 

Come si può ben notare questa defi- 
nizione è talmente ampia da includere 
tutti i materiali a partire dalla sempli- 
ce lettera per arrivare alla impagina- 
zione e preparazione degli originali di 
stampa di un giornale anche a grande 
tiratura. 

Tutto quello che sta in mezzo, dalla 
circolare alla relazione, dal depliant al 
manuale d'uso, dalla pagina pubblici- 
taria all'impaginazione del giornale 
aziendale, è identificabile in desktop 
publishing. 

Quando il personal computer è nato 


siamo andati avanti per diversi anni a 
domandarci «ma a cosa mi può servire 
un personal?». In America ovviamen- 
te l’hanno scoperto prima di noi. Men- 
tre in Italia nascevano i primi pro- 
grammi di contabilità su personal, per- 
ché quello sembrava il più valido cam- 
po d'applicazione, in America aveva- 
no già capito che il personal computer 
è un potentissimo sistema di comuni- 
cazione, che oltre tutto funzionava al- 
trettanto bene sia in un senso che nel- 
l’altro: cosi mentre da una parte si 
moltiplicavano gli utenti di banche da- 
ti per l’acquisizione delle informazio- 
ni, dall’altra si scopriva che i program- 
mi di scrittura consentono di esprimer- 
si meglio perché consentono con po- 
chissimo sforzo di modificare i propri 
testi fino alla stesura definitiva e preci- 
sa delle proprie idee (si è arrivati addi- 
rittura a confrontare lo stile di scrittu- 
ra di un autore prima e dopo l’utilizzo 
da parte di esso del personal compu- 


ter, per far notare i notevoli migliora- 
menti). Fortunatamente ormai da tem- 
po anche noi in Italia abbiamo scoper- 
to quanto sia bello scrivere una lettera, 
potendo modificare quanto si vuole il 
testo e stamparne quanti originali si 
vogliono, oppure quanto comodo sia 
l'utilizzo di un foglio elettronico in ca- 
si di calcoli continui e ripetitivi. 

Il desktop publishing è in gran parte 
figlio dei programmi di scrittura. D’al- 
tronde si sa, «l’occhio vuole la sua 
parte», per cui i contenuti sono molto 
importanti in un documento, ma se 
vengono presentati bene attirano mol- 
to meglio l’attenzione di chi poi deve 
leggerli. 

Desktop Publishing: 

«avvertenze per l'uso» 

Come in qualsiasi caso (e forse an- 
cora maggiormente in questo specifi- 
co) il personal computer non sopperi- 
sce alla mancanza di idee, anzi in talu- 
ni casi la può anche accentuare. 

Il desktop publishing non deroga 
dalla regola ed è per questo che mo- 
mentaneamente ha avuto il suo massi- 
mo splendore dove le idee sono di ca- 
sa, cioè nelle agenzie di pubblicità e 
nelle redazioni dei giornali. Non per 
questo esso dovrà restare relegato a 
queste attività altamente creative: la 
quantità di documenti che ogni giorno 
dobbiamo preparare per trasmettere le 
nostre idee all’esterno, ma anche quel- 
la che ormai quotidianamente ci assa- 
le, necessiterà un uso sempre maggio- 
re di questi sistemi proprio perchè 
consentono di generare informazioni 
ordinate e quindi facilmente leggibili 
ed assimilabili. 

Per questo vale la pena di affrontare 
subito il problema di base del desktop 
publishing che è quello della comuni- 
cazione. Il messaggio, cosi come deve 
essere chiaro nel testo, altrettanto lo 
deve essere nella presentazione grafi- 
ca, pena ovviamente la non lettura del 
messaggio stesso da parte di chi lo ri- 
ceve (ovvero una lettura superficiale e 
non attenta). Le pagine pubblicitarie 
lasciamo che siano i grafici e i copy a 
realizzarle: da parte nostra che per la 

MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


Figura 3 



Per applicazioni di desktop publishing di un certo impegno può essere conveniente una con- 
figurazione con più personal collegati in rete ed. eventualmente, connessi ad un mainfra- 


158 



prima volta affrontiamo problemi di 
questo genere cerchiamo di realizzare 
i nostri lavori senza eccessivi virtuosi- 
smi, senza utilizzare dieci tipi di carat- 
teri differenti nella stessa pagina, met- 
tendo le figure al loro posto, dove ef- 
fettivamente servono. Insomma non si 
pensi che un sistema di desktop publi- 
shing faccia diventare tutti grafici o 
impaginatori. In America si possono 
trovare in commercio biblioteche di 
disegni pronti per essere inseriti nei 
propri documenti e ultimamente si ini- 
ziano a trovare applicazioni sui pro- 
grammi di desktop publishing che 
consentono anche al profano di impa- 
ginare in gabbie preformate il suo te- 
sto e le sue figure ottenendo cosi un 
prodotto graficamente gradevole. In 
Italia stanno nascendo solo ora orga- 
nizzazioni che attraverso pubblicazio- 
ni e/o corsi intendono fornire una gui- 
da sicura al mercato. Nella parte dedi- 
cata agli «accessori» per il desktop 
publishing parleremo anche di questo 
specifico argomento. 

Desktop Publishing: 

cosa si può fare? 

Fino a meno di un decennio fa non 
si poteva certo immaginare che i siste- 
mi tradizionali di editoria sarebbero 
stati spazzati via dall'elettronica e dal 
computer. Adesso addirittura ci porta- 
no tutto sulla nostra scrivania e non 
possiamo nemmeno più fare una delle 
poche attività fisiche che ci restavano: 
la passeggiata dal tipografo per fargli 
preparare il testo per un cartello, per 


una slide, ecc. A parte questo i vantag- 
gi di avere un sistema di desktop pu- 
blishing in casa rispetto ai metodi tra- 
dizionali, sono in alcuni casi addirittu- 
ra macroscopici. Ogni passaggio di 
mano comporta un possibile inseri- 
mento di errori nel lavoro: il desktop 
publishing elimina tutti questi passag- 
gi e quindi tutte le relative possibilità 
di errore, consentendo inoltre di poter 
apportare modifiche anche all'ultimis- 
simo momento senza dover correre dal 
tipografo e fare i salti mortali per ave- 
re il lavoro definitivo in tempo utile. 

Il problema, fino a poco tempo fa, 
risiedeva nel tipo di materiale che si 
otteneva in uscita dal computer: le 
stampanti ad aghi infatti non erano al- 
meno nei primi tempi all'altezza di 
competere con una buona macchina 
per scrivere, mentre quelle letter quali- 
ty costavano molto e consentivano di 
stampare un unico tipo di carattere 
per ogni pagina. L'avvento delle prime 
stampanti laser ha risolto questi pro- 
blemi anche se il costo era ancora so- 
stenuto: poi man mano che il mercato 
è diventato interessante a livello di 
quantitativi anche i prezzi sono scesi e 
sicuramente scenderanno ancora fino 
a dimezzarsi rispetto agli attuali nel gi- 
ro di 3/5 anni (si parla già di una 
stampante laser che Apple dovrebbe 
presentare a settembre con un costo 
inferiore ai 3500$). 

Altro problema era quello che il te- 
sto ottenuto con le prime stampanti la- 
ser aveva delle notevoli limitazioni nel 
tipo dei caratteri utilizzabili e nella lo- 
ro grandezza e veniva visualizzato dal 





video in maniera talvolta compieta- 
mente differente da ciò che poi si otte- 
neva sulla carta. Inoltre le possibilità 
di formattazione dei testi erano abba- 
stanza minime e nella maggior parte 
dei casi erano solo le classiche di alli- 
neamento a destra, a sinistra, centrato 
o giustificato. I potentissimi software 
specifici per il desktop publishing con- 
sentono ora di vedere a video i propri 
lesti e disegni, modificarli, spostarli a 
piacimento nella pagina — la cosid- 
detta impaginazione a video — il tutto 
con la tecnica del WYSIWYG (What 
You See Is What You Get — Quello 
che vedi è quello che otterrai): le nuo- 
ve stampanti laser sono poi in grado 
di stampare il documento cosi come 
presentato sul video, anzi meglio visto 
che il video ha una definizione di circa 
60/80 punti per pollice mentre nor- 
malmente le stampanti laser arrivano 
fino ai 300 punti per pollice (alcuni si- 
stemi si possono addirittura collegare 
a vere e proprie unità di fotocomposi- 





I migliori risultali si ottengono quando, come unità di stampa, si usa non una laser, ma una vera e propria unità foto- 
compositrice. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


159 



zione che raggiungono i 2400 punti 
per pollice). 

Passiamo ad esaminare i diversi la- 
vori che possono essere eseguiti con 
un sistema di desktop publishing, la- 
vori che ricorrono normalmente nel- 
l’attività di un'azienda. Per ognuno 
dei lavori esaminati daremo un’idea 
dei materiali hardware e software per 
potere svolgere la specifica attività. In 
questa prima fase preferiamo non fare 
riferimento a sistemi specifici, ma dare 
solo indicazioni generiche: ogni siste- 
ma maggiore sarà in grado di coprire 


le prestazioni di quelli inferiori. Prima 
di tutto vediamo, quindi, i differenti 
sistemi da quello base a quello più 
avanzato: 

1) Personal Computer, stampante 
ad aghi, software integrato (diverse 
applicazioni come Scrittura, Foglio 
elettronico e Generatore di grafici che 
girano insieme e consentono di «ta- 
gliare e incollare» informazioni da un 
documento ad un altro) (Fig. 1). 

2) Personal Computer, stampante 
laser (l’unica che può assicurare una 
qualità di stampa pari a quella tipo- 


grafica), software integrato e/o soft- 
ware per desktop publishing (genera- 
tore di testo, generatore di disegni, im- 
paginatore) (Fig. 2). 

3) Personal Computer in rete even- 
tualmente collegato con mainframe, 
stampante laser, software integrato 
e/o software per desktop publishing 
(Fig. 3). 

4) Personal Computer in rete even- 
tualmente collegato con mainframe, 
stampante laser, unità di fotocomposi- 
zione, software integrato, software per 
desktop publishing e/o software di fo- 


Informazioni generali sull’hardware 


Processori veloci, clock e sistemi operativi 

La grafica ad altissima risoluzione è 
la base indispensabile per potere lavo- 
rare con i programmi di desktop publi- 
shing. Ma la grafica per essere gestita 
bene necessita di molti calcoli che a lo- 
ro volta necessitano di processori dedi- 
cati oppure di processori principali da 
16 a 32 bit. funzionanti con dei clock 
molto elevati (per rendere i tempi di cal- 
colo più brevi possibile) e in grado di 
gestire grosse quantità di memorie (vi- 
sto che non sempre è possibile compat- 
tare i disegni, ma bisogna trattarli punto 
per punto). Infatti non è detto che un 
Apple II con il processore a 8 bit non 
possa fare quello che fa un computer 
con processore a 16 o 32 bit, ma i tempi 
di esecuzione lievitano in maniera da 
renderne impossibile la gestione in tem- 

Per questa ragione il Macintosh con 
il processore 68000 a 32 bit è stato il pri- 
mo che si è potuto permettere il «lusso» 
di avere un sistema operativo compieta- 
mente grafico. I personal che lavorano 
sotto MS Dos solo ultimamente hanno 
adottato processori che per le loro ca- 
ratteristiche vuoi di struttura che di 
clock massimi di lavoro. È il caso dei 
nuovi AT e compatibili con processore 
80286 (ora si sono aggiunte le macchine 
con il più potente 80386) che hanno 
permesso la creazione di sistemi opera- 
tivi come Microsoft Windows e GEM, 
che sono emuli del capostipite sistema 
operativo del Macintosh. 

Dalla nascita di questi nuovi due 
standard (MS Windows e GEM) alla 
realizzazione di programmi grafici di 
desktop publishing per PC AT e relativi 
cloni, il passo è stato breve: infatti i due 
più famosi programmi di desktop publi- 
shing che girano su questo tipo di com- 
puter, il Ventura e il Page Maker, lavo- 
rano rispettivamente sotto GEM e sotto 
MS Windows. 

Stampanti ad aghi 

La qualità che una stampante ad aghi 


riesce ad assicurare è quasi sempre me- 
dia: infatti il numero di punti per polli- 
ce varia normalmente dai 75 ai 1 20. Per 
l’utente non specialista questa qualità è 
sufficiente nella maggior parte dei casi 
anche perché se la stampante viene usa- 
ta in grafica si ottiene un miglioramento 
notevole della resa dei testi e dà inoltre 
la possibilità (sempre che si stiano usan- 
do programmi grafici o di desktop pu- 
blishing) di inserire disegni e/o grafici 
nei propri testi. Attenzione però che la 
stampante sia grafica e che soprattutto 
lo standard adottato per la grafica sia lo 
stesso adottato dal computer: molti per 
risparmiare dopo l’acquisto di un Ma- 
cintosh hanno acquistato una stampan- 
te di un altro fabbricante, scoprendo 
poi che potevano stampare solo testi e 
nemmeno cosi come visualizzati a vi- 
deo. Le stampanti a margherita non so- 
no consigliate in quanto riescono si a 
produrre documenti con testo di quali- 
tà, ma sono del tutto impossibilitate alla 
riproduzione di disegni. 


Stampanti laser 

La domanda che si sente fare più 
spesso un venditore di stampanti laser 
è: «Ma questa stampante quante copie 
al minuto fa?». È una delle domande 
più «sbagliate» che si possono formula- 
re. Ed è anche specchio di quanto poco 
sia conosciuta questa specifica tipolo- 
gia di stampanti. Non vogliamo farvi 
ora una lezione approfondita sulle tec- 
nologie del laser e della xerografia (il si- 
stema particolare di stampa che utilizza 
inchiostro in polvere — toner — e un 
rullo sensibile alla luce) applicata alle 
stampanti, meglio tuttavia fare alcune 
puntualizzazioni. Una stampante laser 
funziona come una fotocopiatrice dove 
però non esiste un gruppo ottico per ri- 
prendere l’immagine e trasformarla in 
impulsi elettrici necessari a pilotare il 
raggio laser. Nelle stampanti laser que- 


sti impulsi sono creati direttamente dal- 
le istruzioni che il computer manda alla 
stampante. Il vero problema sta nel fat- 
to che il sistema xerografico necessita 
che le informazioni relative alla stampa 
siano tutte disponibili nel momento in 
cui parte il foglio da stampare. Cosi 
mentre nella fotocopiatrice le informa- 
zioni arrivano direttamente dal gruppo 
ottico che va ad esplorare il foglio origi- 
nale e quindi sono già in giusta sequen- 
za e velocità, nel caso della stampante 
laser i dati in arrivo dal computer devo- 
no essere rielaborati e poi quando in 
memoria ci sono le giuste informazioni 
si può eseguire la stampa. Tutto questo 
per arrivare a dire che la stampante de- 
ve eseguire un lavoro di rielaborazione 
delle informazioni che a seconda dei ca- 
si può durare dai pochi secondi (testi 
che siano da stampare con i font propri 
della stampante) alle decine di minuti 
(fino a 30 minuti in caso di disegni par- 
ticolarmente complessi). Solo quando 
la formattazione della pagina da stam- 
pare è pronta in memoria, la stampante 
può partire ad eseguire la copia: se si 
sono richieste più copie quelle successi- 
ve alla prima verranno stampate alla ve- 
locità indicata sui vari depliant e cioè 
dalle 8 alle 12 pagine al minuto. I fatto- 
ri che contano in una stampante laser 
sono, quindi, la memoria a disposizione 
(più è grande e più possibilità di stampe 
complesse si avranno), se la stampante 
possiede o meno un proprio processore 
(se sì, è ovvio che sarà questo processo- 
re ad incaricarsi di formattare la pagina 
da stampare piuttosto che quello del 
computer), se funziona con qualche 
particolare linguaggio appositamente 
creato per applicazioni di grafica avan- 
zata (tipo PostScript. PCL - Print Co- 
mand Language - DDL - Document De- 
scription Language), la quantità di lavo- 
ro che la stampante riesce a svolgere 
mediamente in un mese calcolate ap- 
punto in copie/mese, definizione del- 
l’immagine in punti per pollice (lo stand- 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


tocomposizione (Fig. 4). 

Per ogni tipo di situazione noi con- 
siglieremo uno o due tipi di soluzioni 
hardware/software sopra indicati: sa- 
rà il lettore a fare coincidere il tipo di 
lavori che normalmente vengono svol- 
ti nello svolgimento della propria atti- 
vità con il sistema più idoneo. 

Lettere 

Inutile rammentare quanto sia im- 
portante per l’immagine aziendale (e 
anche personale, non dimentichiamo- 


ard attuale è di 300 punti per pollice, ma 
attenzione poiché non è lontana l'epoca 
dei 400 e dei 600 punti per polli- 
ce!), quanti e quali tipi di caratteri è in 
grado di produrre — ovviamente sono 
molto apprezzati quei caratteri che si 
definiscono tipografici come l'Helvetica 
e il Times o molto simili a questi, per- 
ché sono quelli che danno proprio l’i- 
dea della stampa e non solo l'elabora- 
zione con il computer. Questi sono i da- 
ti veramente importanti per poter valu- 
tare le prestazioni della stampante in re- 
lazione al proprio lavoro. 


Fotocompositrici 

La fotocompositrice è l’ultimo scali- 
no dell'ipotetica scala del desktop pu- 
blishing e consente di ottenere diretta- 
mente la pellicola da mandare allo 
stampatore. La necessità di acquistare 
un'attrezzatura di questo tipo è abba- 
stanza remota per l'utente medio ed è 
giustificata solo nel caso vi sia una pro- 
duzione costante di materiali stampati 
di qualità in grossi quantitativi (case 
editrici soprattutto). La qualità di que- 
ste macchine, dall'alto degli oltre 2000 
punti per pollice, surclassa nettamente 
tutti gli altri sistemi, anche le stampanti 
laser. Ormai la maggior parte di queste 
macchine sono dotate di porte seriali 
che ne consentono il collegamento an- 
che a computer non particolarmente 
studiati per l'utilizzo tipografico. Atten- 
zione anche in questo caso alla velocità 
di formattazione della pagina da stam- 
pare: essendo il numero di punti da rie- 
laborare di sei o più volte maggiore di 
quello delle stampanti laser anche i 
tempi si allungano notevolmente, tanto 
che talvolta queste attrezzature vengono 
utilizzate di notte senza controlli da 
parte degli operatori. Il costo di queste 
macchine non è lineare rispetto al costo 
delle stampanti laser, ma quasi espo- 
nenziale visto che i modelli più modesti 
hanno dei costi superiori ai 100 milioni. 


cene) che una lettera risulti ordinata e 
ben scritta. Per i contenuti, come già 
detto precedentemente, dovete pensar- 
ci voi, ma il computer può aiutarvi 
profiquamente alla presentazione del 
testo in una maniera ordinata. Una 
volta ottenere un testo a pacchetto 
cioè allineato a destra e a sinistra dalla 
propria segretaria era difficilissimo, 
poi i programmi di scrittura su perso- 
nal computer (o anche i più olivettiani 
sistemi per la video scrittura) hanno 
reso disponibile questa possibilità che 
ormai utilizziamo quotidianamente e 
che aumenta decisamente la qualità 
della nostra corrispondenza. Per scri- 
vere una buona lettera non occorre 
spendere molto : basta la configurazio- 
ne minima di un personal computer e 
una stampante di media qualità: la so- 
luzione -1- sarà quindi sufficiente, ma- 
gari curando la scelta del software. I 
programmi di scrittura stanno in que- 
sto periodo migliorando e potenzian- 
do le proprie prestazioni, avvicinando- 
si ai veri e propri programmi per il de- 
sktop publishing: tra le caratteristiche 
che stanno avendo più successo in 
questo periodo ricordiamo la possibi- 
lità di introdurre testi di differente 
grandezza, possibilità di contornare 
parti di testo da cornici, inserimento 
di figure, possibilità di scrivere su più 
colonne in un'unica pagina, possibilità 
di visualizzare sul video come risulterà 
tutta la pagina una volta stampata at- 
traverso la funzione di preview che 
mostra la pagina intera ridotta a for- 
mato del video con i vari ingombri di 
testo e figure. 


Modulistica 

Il problema della modulistica può 
essere brillantemente risolto dal de- 
sktop publishing. Quasi indispensabile 
in questo caso un software di disegno 
per poter creare figure geometriche 
come rettangoli, quadrati, cerchi, ecc. 
oltre naturalmente al testo. La soluzio- 
ne -2- è la più consigliabile anche se si 
può tranquillamente fare dei buoni la- 
vori anche con la - 1 - e cioè avendo so- 
lo una stampante ad aghi, meglio an- 
cora se presente un plotter (il plotter è 
una periferica che consente al compu- 
ter di disegnare e scrivere in maniera 
molto precisa e utilizzando anche di- 
versi colori). Se il numero di copie ne- 
cessarie da un unico originale sono 
poche decine ovviamente si potranno 
preparare direttamente attraverso la 
stampante del sistema (magari facen- 
dola lavorare anche di notte se si uti- 
lizza una stampante ad aghi), ma per 
qualche centinaio si impone la stampa 
vera e propria utilizzando come origina- 
le quello creato dalla stampante del si- 
stema: vale la pena di ricordare che 
nella maggior parte delle città esistono 



piccole tipografie in grado di stampa- 
re con particolari macchine che utiliz- 
zano le cosiddette matrici di carta. Il 
risultato fino a 1000/1500 copie è buo- 
no e il costo è di molto inferiore alla 
stampa tradizionale. 

Listini 

Anche i listini sono pane per i denti 
del desktop publishing. In questo caso 
il sistema -1- è sufficiente a garantire 
buoni risultati, mentre il -2- è consi- 
gliato. In questo caso un buon foglio 
elettronico è il software indispensabi- 
le, specie se il prezzo dei prodotti è le- 
gato all’andamento ballerino delle va- 
lute (e state pur certi che quando i 
«cinque» o i «sette» si riuniscono per 
i problemi monetari mondiali, non 
pensano certo che domani voi dovrete 
rifare completamente i listini!). Qui 
ovviamente salta all'occhio il proble- 
ma della tempestività che solo l'utiliz- 
zo di queste tecniche permette: pensa- 
te, se ad ogni variazione di valuta, do- 
veste correre dal tipografo per correg- 
gere i listini e ristamparli, non riuscire- 
ste certo ad assicurare un buon servi- 
zio ai venditori della vostra società. 
Con un personal, una stampante ad 
aghi e un programma di foglio elettro- 
nico siete in grado di aggiornare i listi- 
ni in pochi minuti. 

Relazioni/Contratti 

Normalmente sono documenti di 
notevole importanza e quindi anche in 
questo caso l'ordine e la precisione del 
prodotto finale sono indispensabili. Il 
sistema -2- è senza dubbio quello più 
adatto, con possibilità di utilizzare an- 
che sistemi del tipo -1-. Il software più 
valido in questo caso risulta essere 
quasi sempre un integrato con possibi- 
lità di generare grafici e talvolta una 
stampante a colori può esaltare ancor 
di più il risultato finale (sempre che il 
programma sia in grado di utilizzarla 
al meglio). 

Depliant/Brochure 

Per questo genere di applicazioni, 
come per tutte quelle che seguiranno, 
è indispensabile l’utilizzo della stam- 
pante faser, in quanto non si tratterà 
di produrre i documenti definitivi, ma 
di preparare originali dai quali poi at- 
traverso una ripresa fotografica rica- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


161 


vare le pellicole per la stampa: sarà 
necessario quindi orientarsi su sistemi 
di tipo -2- o superiori. È indispensabi- 
le, anche, avere un vero e proprio pro- 
gramma di deskop publishing, che 
consenta cioè di impaginare il testo su 
colonne o con differenti giustezze e in- 
serire tabelle, disegni, ecc.: un norma- 
le programma di scrittura potrebbe es- 
sere sufficiente, ma necessiterebbe un 
intervento successivo manuale di im- 
paginazione che annullerebbe uno dei 
vantaggi del sistema di desktop publi- 
shing, quello dell’impaginazione a vi- 
deo. 

House Organ/News Letter 

Grande qualità necessaria anche per 
questi prodotti e quindi necessità di 
stampante laser. In questi casi potreb- 
be essere utile avere una vera e pro- 
pria rete di due o più personal collega- 
ti insieme (soluzione -3-). magari con 
un disco rigido anch’esso in rete con 
la funzione di serbatoio dei vari lavo- 
ri: questo sistema consente a più per- 
sone di scambiarsi informazioni, testi, 
ecc. in modo da poter gestire quantità 
di materiali decisamente elevate. Indi- 
spensabile anche in questo caso un 
programma di desktop publishing. 

Pubblicità 

Il desktop publishing può essere uti- 
le nella pubblicità in due differenti 
maniere: per la creazione di bozzetti 
e/o layout di pagine pubblicitarie, op- 
pure per la preparazione delle pagine 
stesse. In tutti e due i casi stampante 
laser e programma di desktop publi- 
shing sono quasi indispensabili: la so- 
luzione -2- nella maggior parte dei casi 
sarà sufficiente, tuttavia se si parla di 
vere e proprie agenzie di pubblicità 
potrà essere interessante prendere in 
esame l’ipotesi di una piccola struttura 
-3-, Ovviamente non solo le pagine 
pubblicitarie possono essere gestite 
con il sistema di desktop publishing, 
ma anche volantini, mailing, ecc.: in 
questi casi la stampante laser consenti- 
rà di preparare in pochissimo tempo 
l’originale dal quale si partirà per la 
stampa di tutto il materiale. 


Xlanuali 

Il desktop publishing sembra essere 
nato appositamente per chi ha la sua 
attività principale nella stesura e pre- 
parazione di manuali. Nessun altro si- 
stema consente di avere sotto control- 
lo il lavoro fino all’ultimo momento e 
nessun altro consente un rapido riag- 
giornamento del manuale in caso di ri- 
stampa. Nel caso poi si tratti di ma- 
nuali per macchine personalizzate ri- 
spetto alle esigenze del cliente, il de- 
sktop publishing consente di persona- 
lizzare il manuale per ogni singolo 
cliente con le sue specifiche procedure 
di utilizzo della macchina. Anche in 
questo caso la stampante laser e un 
programma specifico di desktop publi- 
shing sembrano indispensabili: se 
un'unica persona lavora alla stesura di 
questi manuali la scelta del sistema 
può ricadere sul numero -2- con la 
possibilità poi di passare a sistemi su- 
periori. Nel caso di manuali per singo- 
li utenti (come citato sopra) la stam- 
pante laser consentirà di ottenere di- 
rettamente le poche copie per il clien- 
te, con una riduzione di costi eccezio- 
nale rispetto al sistema tradizionale 
dove, al diminuire dei pezzi stampati, 
aumentano vertiginosamente i prezzi 
di stampa. 


Riviste 

Una rivista può trarre notevoli be- 
nefici dall'introduzione di queste tec- 
nologie nel suo iter produttivo. Il nor- 
male cammino delle informazioni nel- 
la redazione di una rivista è questo: 
battitura del testo originale, invio di 
tutti i testi alla tipografia, correzione 
delle bozze, correzioni in tipografia, 
seconda correzione di bozze, prepara- 
zione delle cosiddette strisciate di te- 
sto (sono delle lunghe strisce di testo 
già in formato colonna), montaggio 
manuale delle colonne e impaginazio- 
ne, ritorno dei testi in tipografia per le 
eventuali aggiunte o tagli — nei casi in 
cui il testo sia troppo lungo o troppo 
corto rispetto allo spazio a disposizio- 
ne — correzioni dell’impaginazione. 
Vediamo ora cosa succede con un si- 
stema di desktop publishing: battitura 
del testo originale con un programma 
di scrittura, correzione delle bozze, im- 
paginazione a video, modifiche al te- 
sto in caso sia troppo lungo o troppo 
corto con controllo diretto a video, 
preparazione degli originali con la 
stampante laser e passaggio successivo 
per la preparazione delle pellicole ne- 
cessarie alla stampa vera e propria op- 
pure passaggio dei dischetti al tipogra- 


fo che fornirà nel giro di qualche ora 
le pellicole con qualità tipografica 
(esistono ormai molti centri specializ- 
zati in questo tipo di Service). Come 
ben si può vedere nel sistema di de- 
sktop publishing i passaggi sono mi- 
nori, quindi minore è la possibilità di 
errori e più veloce la preparazione del- 
la rivista, con possibilità di modifiche 
anche dell’ultimissima ora. Nel caso 
inoltre si decida di fare tutto in casa, 
basterà l'acquisto di una reprocamera 
e di uno sviluppatore di pellicole, 
costo dai IO ai 15 milioni, per elimi- 
nare completamente tutte le spese del- 
la tipografia. Non illudiamoci tuttavia 
che questo sistema sia utilizzabile in 
tutte le occasioni: i piccoli editori pos- 
sono trarne i massimi vantaggi. Più è 
grande la massa di lavoro svolta e me- 
no vantaggioso sarà il sistema, fino ad 
arrivare ad un punto tale per cui è 
consigliabile l’acquisto di veri e propri 
sistemi di fotocomposizione. In Ame- 
rica, non si contano più ormai le rivi- 
ste che utilizzano questo sistema e 
nemmeno quelle nate proprio dalla fa- 
cilità di utilizzo di questi sistemi. An- 
che se forse ciò può sembrare strano 
anche in Italia esistono già decine di 
pubblicazioni che utilizzano questi si- 
stemi - Applicando, Lito, Monitor solo 
per citarne alcune. 

Libri 

Il caso dei libri è quello che dal 
punto di vista del desktop publishing 
dà meno problemi risolutivi. In qual- 
che caso sarà sufficiente utilizzare un 
buon programma di scrittura per otte- 
nere attraverso la stampante laser del- 
le pagine pronte da mandare in stam- 
pa. In questo caso essendo il problema 
di impaginazione abbastanza semplice 
si può pensare addirittura di utilizzare 
un sistema senza stampante laser, ma 
con una sola stampante ad aghi per fa- 
re la correzione delle bozze, per poi 
passare direttamente il dischetto alla 
tipografia specializzata nell'ottenere 
da esso la pellicola necessaria alla 
stampa vera e propria del volume. 

Il seguito 

Nella prossima puntata prenderemo 
in esame i vari sistemi di desktop pu- 
blishing disponibili sul mercato italia- 
no, sia dal punto di vista dell'hard- 
ware che del software. Per ogni siste- 
ma cercheremo di darvi quelle infor- 
mazioni sui punti di forza e sulle even- 
tuali lacune che vi consentiranno di 
scegliere la soluzione più consona alle 
vostre esigenze. 


162 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



Probabilmente è stata una Texas Instruments la vostra prima calcolatrice. 
Ora c’è TI' 74 BASICALC. E non vi serve altro. 


Tl-74 Basicalc. E’ una potente 
calcolatrice scientifica. Un computer 
programmabile in Basic. 

Da molti anni Texas Instruments produce 
calcolatrici e da sempre conosce le esigenze 
di chi li utilizza. Per questo ha progettato 
uno dei più sofisticati strumenti di calcolo 
mai esistiti: Tl-74 Basicalc. 

Alle 70 funzioni di una avanzata calcolatrice 
scientifica, Texas Instruments ha unito le 
caratteristiche di un computer 
programmabile in Basic a 113 comandi 
con 8K RAM. Le ha assemblate in 
un unico strumento portatile, ergonomico 
e di facile uso. 

Un connettore moduli vi permette di inserire 
una RAM addizionale da 8K. Oppure uno 
dei moduli software opzionali: matematica 
per risolvere velocemente operazioni 
con matrici, moltiplicazioni di polinomi 
o statistica. C’è persino un modulo 
che vi insegna a programmare in Pascal 
(Leam Pascal). 


Lavorare con Tl-74 è semplice. Usandola 
come calcolatrice e grazie al sistema 
operativo algebrico (SO A), potrete 
impostare il vostro problema come lo 
scrivereste, da sinistra a destra. 

Se già non lo conoscete, potrete imparare a 
programmare in Basic con l’ausilio di un 
pratico manuale. La stampante vi permette 
di stampare programmi e calcoli. 

E l'interfaccia cassette vi offre la possibilità 
di archiviare senza limiti di memoria. 

Per chi non ha il tempo di imparare i 
linguaggi di programmazione, Texas 
Instruments ha creato la "Super 
Programmabile” TI-95 Procalc 
per accedere velocemente 


Questi moduli vi 
permettono di aggiungere 
8K di RAM per 
archiviare dati esterni 
o altri moduli programmati. 



rapidamente ad oltre 200 funzioni 
preprogrammate. La TI-95 vi offre l'esclusivo 
sistema di finestre menù e tastiera virtuale. 
Così potete creare tutte le funzioni 
aggiuntive che desiderate. Come vedete, a 
una delle calcolatrici programmabili Texas 
Instruments potete chiedere di tutto. Tranne 
di fare di più. 

Programmate una visita ad un 
rivenditore Texas 
Instruments o chiamate 
direttamente 
(02) 253001. 


Texas 
Instruments 


le 


a 


nmmnn 


di Francesco Petroni 


Lo Standard Olivetti 


Nella marcia del carro armato IBM e 
nella affermazione delle sue caratteristi- 
che tecniche divenute l'ormai famoso 
«standard di mercato», non sono state 
poche le macchine che ci hanno rimesso 
le penne, non tanto in termini di scom- 
parsa di case e di modelli, quanto in ter- 
mini di non affermazione di caratteristi- 
che hardware, che se pur interessanti, 
non hanno avuto la forza di sopravvive- 
re allo scontro con il terribile concorren- 

Citiamo a memoria il formidabile 
Victor 9000 macchina dalle caratteristi- 
che grafiche, sia hardware che software, 
professionali, ma poi rapidamente tra- 
sformata in un compatibile di lusso. 

Ma pensiamo anche alle altre prima- 
rie marche, che pur non seconde ol- 
ii BM in quanto a prestigio, non sono 
riuscite a far emergere propri modelli. 
Pensiamo alla Digital, con la linea Pro- 
fessional, alla Texas con la linea TI. al- 
la Hewlett Packard con la serie 150. 

Anche la Sperry Univac ha lanciato 
una macchina di notevoli prestazioni, il 


PC/ IT ( vedi prova su MC 53) allineata 
con lo standard IBM AT. Tale macchina 
dispone anche di una scheda grafica a 
colori di caratteristiche elevatissime, ma 
del tutto ignorata dai vari prodotti gra- 
fici più diffusi. 

In questo singolare panorama di 
macchine innovative che tuttavia non 
riescono a tenere il confronto di mercato 
con la IBM, che risulta paradossalmen- 
te essere la meno innovativa, la casa che 
ha retto meglio è senza dubbio TOlivetti, 
con la serie M24, poi allargata all'MI9 
e all' M 28. 

Questo è successo sia negli Stati Uniti 
d'America, dove la macchina è stata 
commercializzata come AT&T 6300 (la 
AT&T, come noto, è la consociata ame- 
ricana della casa di Ivrea). In America 
ha ottenuto successo di vendite (170.000 
macchine) e di critica per le sue presta- 
zioni superiori (processore 8086 contro 
8088). per la sua linea più elegante ri- 
spetto all' IBM e per le sue dotazioni 
hardware superiori. Interfaccia paralle- 
la e seriale incorporate nella scheda ma- 


dre, caratteristiche grafiche, già nella 
configurazione base, del tutto compati- 
bili con quelle dell' IBM. ma anche con 
una modalità di lavoro superiore a quel- 
la più spinta dell’ IBM. 

L'Olivetti M24 ha avuto successo an- 
che in Europa e ovviamente anche in 
Italia dove il nome Olivetti rappresenta 
nel campo delle macchine per ufficio 
quello che la Fiat è per le automobili. Ed 
è quindi diffuso sia nei piccoli studi pro- 
fessionali che nei grossi uffici, pubblici e 
privati. 

Anche tra gli hobbisti TM24 è abba- 
stanza diffuso, anche se è ancora più co- 
stoso dei «cinesi». 

L'argomento che vogliamo trattare è 
quindi riferito al «quasi standard» Oli- 
vetti. Diciamo «quasi» in quanto è ab- 
bastanza standard da essere riconosciu- 
to da quasi tutti i prodotti specificamen- 
te grafici e da quasi tutti i prodotti an- 
che grafici. Ma non abbastanza da esse- 
re copiato dai produttori «cinesi». 

Daremo prima una occhiata ad una 
serie di prodotti Integrati (Framework 
II, Symphony e Lotus. Open Access), 
poi a qualche prodotto grafico tra i più 
diffusi. Infine esamineremo il GWBA- 
SIC che, nella versione compilatore, di- 
venta su Olivetti un linguaggio di pre- 
stazioni elevatissime. 

Caratteristiche grafiche Olivetti 

Ricordiamo che la grafica si ottiene 
per mezzo dei due elementi. L’hard- 
ware che permette certe prestazioni e il 
software che permette l’effettivo utiliz- 
zo di tali prestazioni. 

Le modalità grafiche più diffuse so- 
no le due IBM, CGA (Color Graphic 
Adapter) e EGA (Enhanced Grafie 
Adapter), la Hercules divenuto lo 
standard grafico monocromatico per 
l’IBM, e la Olivetti M24, che in pratica 
raddoppia le prestazioni della CGA 



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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



Figura 2 - OPEN ACCESS II. La predisposizione di un grafico si esegue in maniera interattiva agendo con i tasti freccia sulle varie funzionalità disponibili e visibili 
nei menu al contorno della immagine. 

Figura 3 - OPEN ACCESS II. L'effetto tridimensionale è ovviamente suggestivo, e lo sforzo per ottenerlo è analogo a quello di un comune grafico bidimensionale. 



Figura 4 - SYMPHONY LI Testo. Con il tabellone elettronico più dati vengono visualizzati nella stessa videata. meglio è. In questo caso mostriamo la configurazio- 
ne più spinta realizzabile con l' Olivelli . Vengono visualizzale 50 righe contemporaneamente... al limile della leggibilità. 

Figura 5 - LOTUS 123 2.0 Grafica. Disegno in modalità XY. La maggiore definizione presenta due vantaggi, il primo in termini di qualità del disegno, il secondo in 
termini di maggiore possibilità di inserire correttamente le scritte. 


usata in modo monocromatico. 

I prodotti grafici in generale ricono- 
scono queste schede. 

L'utilizzo di altri tipi di schede par- 
ticolari, specie di quelle ancora più 
avanzate, comporta la necessità di in- 
dividuare e di reperire il software che 
le riconosca, pena la non utilizzazione 
della scheda stessa. 

Altro problema di tali schede, non 
standard, è anche quello di riconosce- 
re i livelli più bassi, in modo da per- 
mettere comunque il loro utilizzo (a 
prestazioni inferiori) anche con pro- 
dotti che non dispongano di driver 
specifici. 

Per tornare ali'Olivetti M24 (e 
MI 9), questo permette le stesse presta- 
zioni della scheda IBM CGA (quella 
normale) e in tal modo consente co- 
munque l'utilizzo di tutto il software 


per IBM, ma in più dispone di una 
modalità superiore di 640 per 400 pi- 
xel monocromatici. 

Vediamo cosa permettono il 640 per 
400 pixel (256.000). In modalità testo, 
sfruttando generatori di caratteri che 
utilizzano matrici 8 per 8 si può arriva- 
re a 80 colonne e 50 righe, oppure, con 
matrici 7 per 8, ci si può spingere fino 
a circa 90 colonne per 50 righe, con- 
servando una buona leggibilità. Ricor- 
diamo che il glorioso Apple II utilizza- 
va una matrice 7 per 8. 

In modalità grafica utilizzando lo 
schermo 3 monocromatico l'alta defi- 
nizione si presta all'utilizzo di prodotti 
grafici avanzati, si tratta, ricordiamo- 
lo, di una definizione superiore a quel- 
la del MAC. 

Una cosi alta definizione risulta una 
valida, ed economica, alternativa in 


caso di mancanza del colore in quanto 
permette l'uso di Patterns con i quali 
realizzare o varie tonalità di grigio o 
retini per campiture. 

Per quanto riguarda i testi in moda- 
lità grafica, in genere i vari prodotti ne 
permettono fino a una decina, per cia- 
scuno degli stili disponibili, contem- 
poraneamente utilizzabili in una stessa 
immagine. 

In figura 1 vediamo, traendolo dai 
programmini standard di dimostrazio- 
ne della serie Olivetti, un tipico esem- 
pio della massima definizione in mo- 
nocromatico. 


Il software per Olivetti 
business Graphics 

con I prodotti integrati 

L'affermazione dello standard Oli- 


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GRAFICA 



vetti, al seguito di quello IBM, com- 
porta il fatto che sono ormai numero- 
sissimi i prodotti grafici, e non, che in 
sede di configurazione permettono 
l'installazione di driver specifici, met- 
tendo la macchina in condizione di la- 
vorare al meglio. 

E questo vale per le varie famiglie 
di prodotti grafici e non grafici. In 
questa carrellata partiremo dagli inte- 
grati, che essendo, per definizione, in 
grado di fare tutto, appartengono ad 
una categoria a sé stante. 

Cominciamo con l'Open Access, 
provato nella versione II sul numero 
60 di MC. Ricordiamo che l'Open Ac- 
cess II è un «integrato a pezzi» in 
quanto la sua integrazione consiste 
nella collegabilità tra i vari moduli che 
però possono vivere l'uno in assenza 
dell'altro. 

Il modulo grafico non è indipenden- 


te ma trova il suo logico ambiente nel- 
lo spreadsheet, e infatti i dati da visua- 
lizzare vengono prelevati dalle righe e 
dalle colonne del tabellone. 

La caratteristica grafica più interes- 
sante delI’OA è la possibilità di trac- 
ciare grafici tridimensionali, o meglio 
pseudo tridimensionali, in quanto le 
coordinate X,Y sono le celle della ta- 
bella, mentre il valore contenuto nella 
singola cella corrisponde alla coordi- 
nata Z. 

Viene utilizzato un metodo di rap- 
presentazione assonometrico, che è 
quello che comporta la conservazione 
delle proporzioni lungo i tre assi carte- 
siani. 

L’aspetto singolare della funzionali- 
tà grafica è quello di poter agire in 
modo manuale sul disegno, non sui 
valori numerici che rappresenta, che 
come detto risiedono nel tabellone. 


ma sulle caratteristiche «estetiche», 
come scelta dei colori o delle campitu- 
re, e scelta degli orientamenti degli as- 
si. 

In questa fase preparatoria (vedi fig. 

2) appare sulla destra del video un me- 
nu di opzioni grafiche, e un cursore a 
forma di freccia che permette di lavo- 
rare, via tasti freccia, direttamente sul- 
l'immagine. 

Una volta eseguito il «maquillage» 
per ottenere il disegno definitivo basta 
premere il tasto funzione F7 (vedi fig. 

3 ) . 

Altra specifica possibile è quella 
SURFACE, che consiste nella realiz- 
zazione di un reticolo che unisce i vari 
punti da rappresentare tridimensional- 
mente. Anche questo grafico viene co- 
struito elaborando dati presenti sul ta- 
bellone, dati che se derivanti da calco- 
lo, possono essere ottenuti con le fun- 



Figura S - FRA MEWORK II. Il Framework II si avvale delle caraneristiche grafiche della macchina su cui lavora, anche per te funzionalità non grafiche. Ad esem- 
pio nel Word Processor tutte le tipologie e stili di scrittura vengono riprodotti correttamente anche sul video. 

Figura 9 - FRAMEWORK II Grafica. Oltre che alle " normali » funzionalità di Business Graphic. per mezzo del Fred I linguaggio di programmazione del FRAME- 
WORK III è possibile realizzare schemi, grafici e disegni di tipo non standardizzalo. 


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GRAFICA 


zionaiità di calcolo del tabellone stes- 


Lotus 123 e Symphony 

Anche i due prodotti della LOTUS 
Corporation dispongono, nelle loro 
più recenti versioni, di driver per Oli- 
vetti (alias AT&T 6300). 

I driver specifici permettono sia mi- 
glioramenti nelle funzionalità grafi- 
che, è di questo che stiamo parlando, 
sia modalità di visualizzazione del ta- 
bellone vero e proprio più spinte (più 
righe e più colonne), e in un tabellone 
più dati appaiono nella videata meglio 
è. 

Nella figura 4 mostriamo il Sym- 
phony portato a 50 righe per videata. 
Ovviamente in queste situazioni non 
standard, anche i tasti speciali vengo- 
no riconfigurati. Ad esempio PgUp e 
PgDn scorrono di 45 righe, ovvero 
portano nella videata immediatamente 
superiore od inferiore. 

Tornando alla grafica ricordiamo 
che il LOTUS 123, che permette di 
realizzare anche più grafici all'intemo 
di uno stesso tabellone, ne visualizza 
uno solo per volta. La modalità più 
stimolante è la XY, che permette di vi- 
sualizzare anche funzioni matemati- 
che di tipo circolare. 

Nell'esempio di figura 5 viene rea- 
lizzata una curva Epiciclica, sviluppa- 
ta anch'essa nel tabellone, incolonnan- 
do le opportune formule. 

II Symphony a livello di singolo gra- 
fico permette in pratica le stesse cose 
del suo fratello maggiore, ma dispo- 
nendo di Finestre, consente di vedere 
più grafici insieme. Questo sia siste- 
mando più finestre sulla stessa videa- 
ta, sia sovrapponendo le finestre come 
foglietti di carta (fig. 6 e 7). 

In pratica si creano più finestre a 


ciascuna delle quali viene associato un 
grafo. Il passaggio da una finestra al- 
l’altra, ovvero da un grafico all'altro 
avviene con il tasto di «sfogliamento» 
delle finestre (F6). 

Il grafo è solo una delle cinque tipo- 
logie di finestre, per cui a finestre di 
tale tipo possono essere alternate ta- 
belle, testi, ecc. 

La disposizione delle finestre sul vi- 
deo può essere organizzata in vari mo- 
di, in quanto ciascuna finestra può oc- 
cupare una zona rettangolare di di- 
mensioni a scelta. Quindi si può sce- 
gliere tra finestre contemporanee 
«emergenti» sul video e finestre che si 
sovrappongono parzialmente e/o to- 
talmente. 

Framework II 

L'elegante ambiente di lavoro del 
Framework II (vedi prova su MC n. 58 
del gennaio 1987) trova nell'utilizzo di 
driver grafici un efficace supporto, 
non solo per le funzionalità grafiche, 
che vengono migliorate, ma anche per 
le funzionalità non grafiche. Ad esem- 
pio nella specificazione di effetti spe- 
ciali nella modalità Testo, dove il cor- 
sivo diventa corsivo anche sul video 
(fig. 8). 

Il Framework poi dispone di un 
proprio linguaggio di programmazio- 
ne (il FRED), che a sua volta dispone 
di comandi grafici con i quali è possi- 
bile realizzare anche disegni non di ti- 
po standard, ovvero non solo di tipo 
Business (fig. 9). 

Installato per l'Olivetti il Frame- 
work migliora il suo aspetto sia in ter- 
mini estetici, in quanto lo sfondo gri- 
gio, ottenuto con una puntinatura fit- 
ta, risulta più omogeneo, e viene utiliz- 
zata una matrice più estesa per genera- 
re i caratteri, che diventano «letter 


quality». La matrice diventa di 8 pixel 
per 12, non è dichiarata ma risulta dai 
calcoli che chiunque può fare con un 
risultato di 80 caratteri su 33 righe, un 
buon aumento dell’area «emergente» 
di lavoro. 

I prodotti grafici 

Quelli più diffusi riconoscono diret- 
tamente le macchine Olivetti, e anzi, in 
generale, sono stati anche tradotti in 
italiano. Esempio tipico è l'AUTO- 
CAD della AutoDesk, che è il più dif- 
fuso prodotto CAD per microcompu- 
ter, ormai disponibile in italiano e con 
driver Olivetti. 

I prodotti meno diffusi, anche se 
non tradotti, riconoscono la macchina 
AT&T 6300, che come detto è l'M24 
per il mercato americano. 

Esemplificando vediamo un tipico 
Paint, il Painbrush della Zsoft, pro- 
dotto con il quale, preferibilmente per 
mezzo di un mouse, si disegna a mano 
libera sul video (fig. 10). 

Anche i due Desktop Managers più 
diffusi, Windows della Microsoft e 
GEM della Digital Research sono stati 
«olivettizzati». In figura 1 1 vediamo il 
GEM DRAW, che è lo strumento per 
il disegno «semitecnico» su PC. An- 
che questa categoria di prodotti si av- 
vantaggia con l’uso del Mouse. 

In particolare quest’ultima catego- 
ria di prodotti trova nell'Olivetti M24 
il loro ambiente ideale, molto più che 
nell'IBM standard, sia per le citate ca- 
ratteristiche grafiche, che per le pre- 
stazioni dell'8086 rispetto al «lento» 
8088, che in prodotti di questo tipo, 
oggettivamente molto complessi, sia 
nella parte «calcolo» che nella parte 
«output» possono diventare critiche. 

Infine, se tra i driver, non è presente 
né quello Olivetti né quello AT&T, oc- 



Figura 10 - PC PAI NT. Olire ai pacchetti integrati, che per il fatto di essere n generai purpose » sono molto diffusi e quindi sono stati italianizzati, ormai lo standard 
Olivetti è disponibile anche su pacchetti specificamente grafici. 

Figura II -GEM. Altra categoria di prodotti che utilizzano le caratteristiche grafiche delle macchine, è costituita dai Desktop Manager, i cui esponenti più diffusi 
sono Microsoft Windows e Digital Research GEM. Fediamo quest'ultimo montalo su Olivetti. 


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GRAFICA 




corre allora configurare il prodotto co- 
me IBM, ma con una notevole ecce- 
zione. Infatti l’IBM può lavorare in 
due modi, a quattro colori con lo 
schermo 1 e in monocromatico con lo 
schermo 2. Per l'OIivetti è possibile la- 
vorare, se si dispone di solo schermo 
monocromatico, anche con lo schermo 
1, con il risultato che i quattro colori 
diventano quattro tonalità di grigio. 

Ovviamente lo stesso risultato si 
può ottenere con IBM se si dispone di 
scheda grafica a colori, ma non si di- 
spone che di un video monocromati- 
co. 

Questo permette quindi di poter uti- 
lizzare tutti i prodotti grafici a colori 
per IBM, ad esempio tutti i prodotti di 
grafica per presentazione, oppure tutti 
i giochi, anche su monitor normale 
(fig. 12, 13, 14). 

In definitiva la soluzione «Olivetti» 
è un ottimo compromesso tra compati- 
bilità con lo standard, che è totale, mi- 
glioramento delle prestazioni, che è 


notevole per i prodotti con driver per 
lo schermo 3, e economia, per il fatto 
che «girano» tutti i prodotti, anche 
quelli a colori, sul video monocromo. 
In questo ultimo caso, i risultati, in 
termini di qualità deH'immagine, sono 
del tutto soddisfacenti. 

GWBASIC 

Della larga gamma di possibilità of- 
ferte dalle macchine Olivetti si avvan- 
taggia più di tutti l'hobbista che utiliz- 
za il GWBASIC che come tutti i Basic 
è il linguaggio che meglio permette di 
sfruttare le caratteristiche hardware 
delle macchine. 

Per la cronaca il GWBASIC può es- 
sere caricato anche su IBM, e i pro- 
grammi con il comando SCREEN 3 
non danno errore di sintassi ma danno 
errore in esecuzione. 

In pratica il GWBASIC deU'Olivetti 
è del tutto compatibile con il BASICA 
in particolar modo per quanto riguar- 


da le istruzioni grafiche che sono esat- 
tamente le stesse. 

Per dare un'idea della migliore defi- 
nizione dello schermo 3 Olivetti abbia- 
mo realizzato, vedi figura 15, un pro- 
grammino che esegue in sequenza 
quattro programmi che in Basica gira- 
no sullo schermo 1. 

Inoltre del GWBASIC per Olivetti 
esiste anche la versione compilata, al- 
lineata al BASICA 2.0 Compiler per 
IBM, per cui è possibile anche un uso 
«pesante» dei vari schermi. 

Niente da fare invece per il Quick- 
Basic 2.0 (in gergo QB2), il nuovo ed 
economico compilatore della Micro- 
soft, per il quale non c’è, per ora, un 
Driver Olivetti. Per non parlare poi 
del TurboBasic della Borland, che an- 
cora non è uscito, ma che già sta cre- 
ando grandi aspettative, e darà nuovo 
vigore al mondo Basic, per tanto tem- 
po ignorato, in termini di sviluppo di 
prodotti innovativi, da parte delle soft- 
ware house. mc 


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DISK-DRIVE 


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di Francesco Petroni 


Organizzazione e modalità di lavoro 
con il tabellone elettronico 


Introduzione 

C’è uno strano parallelismo tra le 
modalità di diffusione degli Home 
Computer tra gli hobbisti (fine anni 
'70 primi anni ’80) e dei Personal 
Computer negli uffici (pieni anni ’80). 

Per i primi lo strumento software 
che ha consentito lo sviluppo è stato il 
Basic, linguaggio «benemerito» che 
con i suoi pregi e i suoi difetti, conser- 
va ancor oggi uno stuolo di fedelissi- 
mi, soprattutto tra chi usa il Computer 
per scopi «scientifici» e comunque di 
calcolo complesso. 

11 pregio del Basic, nella versione 
interprete, consisteva nella facilità di 
uso anche da parte di persone comple- 
tamente a digiuno di basi e concetti di 
elaborazione dati. 

Presso gli specialisti il Basic era ed è 
tuttora lo strumento ideale con il qua- 
le mettere a fuoco, realizzandola, in 
poco tempo una procedura di calcolo, 
specie se isolata dalla problematica di 
gestione e acquisizione dati, che co- 
munque può essere risolta a parte e 
successivamente. 

A fronte di questi indubbi pregi sta 
un difetto che in qualche caso è risul- 
tato essere un grave difetto. 11 Basic è 
un linguaggio che permette un certo 
disordine d'uso a parità di risultato 
raggiunto. 

Generalizzando il problema ed 
esponendolo in termini più scientifici, 
va ricordato che il giudizio che si può 
formulare sulla qualità di un program- 
ma può essere scomposto in fattori. 

Il primo è l’efficacia, ovvero l’aver 
comunque raggiunto il risultato volu- 
to. Questo fattore in genere è il più ap- 
parente, e sarebbe quindi un errore 
fermarsi a questo primo giudizio. 

Il secondo è l’efficienza, ovvero a 
parità di risultato ottenuto, il miglior 
programma è quello che «consuma di 
meno», in termini di lunghezza del 
programma e in termini di tempi di 
esecuzione. 

L'ultimo elemento, ancora più «na- 
scosto» è l’ordine con il quale è realiz- 
zato il programma. Ovvero un pro- 


gramma deve essere realizzato con or- 
dine, questo per un motivo fondamen- 
tale, che quando lo si deve modificare, 
o per correzioni o per implementazio- 
ni, lo si deve fare nel minor tempo 
possibile. 

Questo aspetto che non interessa 1’ 
hobbista è invece tuttora l'argomento 
più scottante nell'informatica classica, 
che risolti, da tempo, i due primi 
aspetti, sta ancora cercando di risolve- 
re il terzo. 

L’obbiettivo è quello di industrializ- 
zare la produzione delle procedure, in- 
troducendo regole tali che il singolo 
programma sia comprensibile nella 
stessa misura da chi Io ha scritto e da 
chi poi lo deve mantenere. 

Le soluzioni si chiamano, anche i 
non tecnici, ne hanno più volte sentito 
parlare. Metodologie di Analisi, Meto- 
dologie di Documentazione, Program- 
mazione Strutturata, ecc. 

Ritorniamo al parallelismo citato 
prima. Il boom dei Personal Compu- 
ter negli uffici è dovuto, più che al Ba- 
sic, che è pur sempre un linguaggio 
studiato per tecnici, alla tecnologia del 
tabellone elettronico, strumento stu- 
diato per i non tecnici, che come filo- 
sofia, simula il foglio di carta a qua- 
dretti. 

E il parallelismo prosegue sul meto- 
do di usare lo strumento e sulla facol- 
tà, da questo concessa, di essere disor- 
dinati. Anche il blocco di fogli a qua- 
dretti può essere usato male, sia scri- 
vendo in maniera disordinata i dati 
nei quadretti, sia sprecando carta. 

E infatti anche il tabellone elettroni- 
co, per quanto facile e intuitivo, è be- 
ne che sia usato ponendosi delle rego- 
le, sia di comprensione del tabellone 
stesso sia di economia di spazio, che 
anzi, con tali tipologie di strumenti 
che lavorano in memoria centrale, è 
comunque un fatto critico. 

Disposizione dei dati sul tabellone 
ed occupazione di memoria 

Quindi chi usa il tabellone elettroni- 


co deve essere, o meglio è bene che sia 
una persona ordinata. Il motivo di 
questa necessità in termini pratici deri- 
va dal fatto che se si usa il tabellone 
per lavori di un certo impegno, che 
prevedono cioè l’occupazione di mi- 
gliaia di celle con varie tipologie di 
dati, può diventare difficile ritrovare i 
dati quando servono. 

In tale situazione di tabellone è in- 
fatti quasi tutto sommerso, in quanto 
la parte emergente (quella visualizzata 
su video) ne è una minima porzione. 

Inoltre una disposizione non ocula- 
ta dei dati sul tabellone comporta in 
genere una occupazione superiore di 
memoria, con evidenti svantaggi sia in 
termini di volumi di dati trattabili che 
di prestazioni. 

Ad esempio se su un tabellone del 
tutto vuoto utilizziamo una sola cella, 
occupiamo un’area rettangolare che 
va dalla cella in alto a sinistra a quella 
da noi riempita. Quindi se utilizziamo 
la cella riga 26 colonna 100 (R26CI00 
oppure ZI 00) occupiamo, in pratica 
2600 celle. 

Tra l’altro occorre fare attenzione 
che l’utilizzazione della cella, ad esem- 
pio la ZI 00, può essere non evidente, 
ad esempio se vi abbiamo lasciato, per 
sbaglio, una stringa costituita da un 
solo carattere blank. 

Facciamo una precisazione tecnica. 
Le ultime generazioni di spreadsheet 
prevedono la gestione della «memoria 
sparsa», che gestisce in maniera più 
oculata la memoria e quindi considera 
piena non genericamente un'area ret- 
tangolare ma le zone effettivamente 
piene di dati. 

In realtà questa gestione più intelli- 
gente si paga un poco in termini di oc- 
cupazione e di prestazioni, per cui l’u- 
tilizzatore ordinato, che sta cioè atten- 
to ad organizzare bene il tabellone, ri- 
sulta essere penalizzato rispetto all'uti- 
lizzatore disordinato che delega allo 
strumento le operazioni di riorganizza- 
zione. 

È ovvio che comunque è meglio es- 
sere ordinati. 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


Più si copia meno si scrive 

Al contrario di quanto si 
scuola, per chi lavora con il 
ter, il copiare è una virtù. Si pensi al- 
l'uso dei Word Processor, negli uffici 
dove si producono documenti sempre 
simili. 

Utilizzando frequentemente il tabel- 
lone elettronico si arriva a possedere 
una certa manualità con la quale oltre- 
tutto certe operazioni ricorrenti vengo- 
no svolte in maniera del tutto automa- 
tica. La similitudine più chiarificatrice 
è quella della guida di un'automobile 
in cui il principiante «pensa» ogni 
movimento, ma l’esperto esegue auto- 
maticamente qualsiasi manovra. 

Ad esempio se in un lavoro occorre 
che nelle ultime due colonne di ciascu- 
na riga siano inserite due formule ma- 
tematiche che coinvolgano colonne 
precedenti, l’automatismo consiste 
nell’ottimizzare le operazioni, scriven- 
do solo nella prima riga le due formu- 
le, e nello scriverle prevedendo la suc- 
cessiva operazione di copia. 

Non solo, ma se si vuole specificare 
un formato particolare in cui si vuol 
visualizzare il risultato, è opportuno 
attribuire alle due celle il formato. Poi 
con un’unica operazione di G 
si riproducono le due formule, 
spettivi formati, per tutte le r 
cessarie. 

Poiché lo stesso risultato si poteva 
raggiungere in tante maniere differenti 
si tratta di stabilire quale è, tra le tante 
strade, la più veloce. L’unità di misura 
più logica per misurare tale «velocità» 
è sicuramente costituita dal «numero 
di mosse», ovvero dal numero di digi- 
tazioni da eseguire. 

Questa sensibilità dell’ottimizzazio- 
ne delle operazioni è una «dote» che 
si raggiunge con la pratica, 
fortuna non pregiudica l’t 
del prodotto. 

Per tradurre in pratica qui 
espresso facciamo un esercizio di 
piatura formule, contiamo le «mo: 
necessarie e facciamo alcune cons 
razioni sulle varie operazioni da 
guire. Poiché trattiamo esercizi arii 
tici utilizzeremo il MULTIPLAN 
ben si presta ad elaborazioni nun 
che, e inoltre possiede una funzioi 
tà di copia particolarmente potent 


niri- 


Copia... in cinque mosse 

Può assomigliare ad una partita di 
scacchi. Dato un problema, ad esem- 
pio la costruzione del noto triangolo 
di Tartaglia, vince chi lo realizza in un 
minor numero di digitazioni di tastiera 
(mosse). 

Il trucco consiste nello studiare le 
formule sia per quello che debbono ef- 
fettivamente calcolare, sia per il fatto 
che poi queste stesse formule debbono 
essere copiate. 





copiata, il riferimento alla data cella. 
Nel secondo viene copiata la logica, 
per cui la cella a sinistra rimane la cel- 
la a sinistra relativamente alla cella in 
cui si sta. 

L’esercizio sul triangolo di Tarta- 
glia, visibile e descritto in figura 1, uti- 
lizza solo due formule. La prima scrit- 
ta in R2C2, somma 1 al contenuto del- 
la cella superiore e della cella a sini- 
stra. Per la R2C2 tali due celle sono 
vuote e quindi tale operazione risulte- 
rebbe incomprensibile, se non dovesse 



considerazioni. 


Nel fare questi esercizi ci siamo po- 
sti il vincolo di utilizzare solo formule 
semplici, con solo le quattro operazio- 
ni. Risultati più brillanti infatti si po- 
trebbero raggiungere utilizzando fun- 
zioni di tipo condizionale. 

Altro vincolo è quello di non utiliz- 
zare funzioni che individuano la riga e 
colonna fisiche del tabellone. Ovvero 
l’esercizio deve valere in una zona 
qualsiasi del tabellone. 

Obbiettivo dell’esercizio è la pratica 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


171 



.'ANGOLO DELLO SPREADSHEET 




Figura 4 - TABELLA PRESENZE DEL PERSONALE. Compilalo il modulo, quotidianamente vanno im- 
messi solo matricola dipendente e codice presenza. Tutto il resto viene calcolato o mediante tabelle al contor- 
no (fi g. Si o mediante formule di calcolo. 


sulle funzionalità di copia, che sono 
alla base dell'uso dei tabelloni elettro- 
nici, e che possono essere anche fun- 
zionalità sofisticate, se ad esempio si 
copia una formula non solo verso una 
riga o colonna, ma verso una zona ret- 
tangolare, e se coinvolge varie tipolo- 
gie di riferimenti. 

Tabelllna pitagorica 

Il secondo esercizio, che consiste 
nella produzione di una semplice ta- 
vola Pitagorica, è simile al precedente 
ma fa uso dei riferimenti assoluti. Ri- 
ga superiore e colonna di sinistra sono 
costruite come nell’esercizio preceden- 
te. La formula in R3C3, è R2*C2. 

Tale formula significa Riga 2 stessa 
colonna per Colonna 2 stessa riga. Ta- 
le formula copiata su tutta l’area, assu- 
me in ciascuna posizione lo stesso 
aspetto e la stessa logica, ma il risulta- 
to cambia perché la logica «stessa co- 
lonna», vale per ogni colonna e signi- 
fica colonna 2, se si sta sulla colonna 2 
e colonna 5 se si sta sulla colonna 5. 

Nei due esercizi sono state analizza- 
te le due, uniche, tipologie di indiriz- 
zamento. Sono solo due, ma usarle be- 
ne a fondo non è così elementare co- 
me sembra. Tranquilli questo non è. 


fortunatamente un aspetto critico, per- 
chè in genere gli stessi risultati si ot- 
tengono, facendo solo qualche «pas- 
saggio» in più, ed, in compenso, tale 
passaggio è più semplice. 

Protezione del lavoro 

In ogni lavoro con lo spreadsheet 
vanno distinte due fasi. La prima è la 
predisposizione del lavoro, ovvero la 
costruzione della tabella, che compor- 
ta la soluzione di una serie di proble- 
mi che vanno dalla individuazione de- 
gli elementi di calcolo, alla scrittura, 
in forma sintatticamente e concettual- 
mente corretta, delle formule di calco- 
lo, fino alla cura degli aspetti estetici. 

La seconda fase consiste nell'uso, in 
genere ripetuto più volte, del tabello- 
ne. In questa seconda fase rimangono 
inalterate tutte le parti fisse, ovvero 
tutta la struttura dei dati (scritte, inte- 
stazioni, Lineature, ecc.) e soprattutto 
la parte formule di calcolo, che una 
volta scritte e provate non vanno più 
modificate. 

Soprattutto se la persona che predi- 
spone il tabellone non è la stessa che 
lo usa, risulta indispensabile limitare 
l'accesso a quelle celle dove vanno im- 
messi i dati nuovi. Una immissione 


per sbaglio di un valore in una cella 
«formula» provoca infatti la perdita 
della stessa, con il rischio della com- 
promissione dell’intero tabellone. 

La funzionalità degli spreadsheet 
che pone rimedio a tale rischio è quel- 
la della «protezione» delle zone, che 
comporta l'individuazione di una va- 
sta zona (al limite tutto il tabellone) da 
definire Protetto, e alPintemo di que- 
sto l'individuazione delle celle (colon- 
ne, righe, o singole celle) da dichiarare 
Libere per l’immissione. 

In tale maniera la mobilità, che 
aviene via tasti freccia, all'interno del 
tabellone viene limitata alle sole zone 
accessibili. 

Facciamo un esempio Calcistico. 

Supponiamo di voler seguire ogni 
domenica gli incontri di calcio, calco- 
lando ogni momento la schedina vali- 
da. In tale attività si identificano tre 
momenti differenti. 

Il primo, a inizio campionato, quan- 
do si definisce, si costruisce e si testa 
la funzionalità della tabella. Se tutto 
funziona la tabella non va piu toccata 
(almeno per un anno), anzi e bene pro- 
teggerla da modifiche/cancellazioni 
involontarie. 

Tutta la tabella, realizzata in LO- 
TUS 123 (e il discorso vale anche per 
gli altri spreadsheet) va dichiarata ZO- 
NA PROTETTA (fig. 3). 

All’interno della tabella poi vanno 
identificate zone accessibili, nelle qua- 
li ogni domenica vanno inseriti i nuovi 
dati. Anzi volendo essere pignoli esi- 
stono due tipi di dati da immettere, gli 
incontri, che variano settimanalmente, 
e risultati, che globalmente, variano 
ogni volta che una squadra segna. 

Quindi all’interno della più vasta 
area protetta vanno identificate due 
ZONE LIBERE (battezzate PARTI, 
PART2) da rendere accessibili per le 
modifiche. 

L’utilizzo di questa situazione (di 
accesso a zone libere interne ad un’a- 
rea protetta) non è automatico ma va 
richiesto mediante lo specifico coman- 
do ZONA IMMISSIONE, al quale va 
indicata la zona da utilizzare. 

In questo caso il cursore si sposta 
nella prima cella dichiarata libera ed 
entra in azione un blocco dei movi- 
menti, che risultano limitati all’interno 
delle celle libere. 

Quindi nel caso di applicazioni rea- 
lizzate per un utilizzatore che deve so- 
lo inserire dei dati va costruito un si- 
stema di protezione del genere, e atti- 
vato all’ingresso nel tabellone median- 
te una opportuna macro. 

Fogli pieni e togli vuoti 

Il discorso sulla protezione dei dati 
ci porta ad introdurre una tipologia 
abbastanza diffusa di applicazioni de- 
gli spreadsheet, specialmente negli uf- 


172 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


.'ANGOLO DELLO SPREADSHEET 



Figura 5 - TABELLA AL CONTORNO. Le tabelle sorto due. quella delle matricole/nominalivi e quella dei codici presenza. In tale ambito sono riportate anche delle 

Figura 6 - TA BELLA PRESENZE VUOTA. Durante la immissione le formule di calcolo, che si riferiscono a celle ancora vuole, continuano a funzionare, quelle che 
» pescano » nelle tabelle danno 0. Quelle che eseguono le somme danno la somma al momento. 


Pici privati e pubblici, dove esiste la 
cosiddetta «modulistica». 

Per Modulo, in tali uffici, si intende 
uno stampato che serve per eseguire 
un determinato lavoro. Tale stampato, 
che può essere un singolo foglio o un 
insieme di fogli contiene delle parti 
scritte, sia titoli che indicazioni per 
l’uso, e delle zone, individuate per 
mezzo di fincature, vuote, dove chi 
compila il modulo, deve riportare a 
mano dei dati. 

La numerosità dei moduli, che co- 
prono sempre tutte le attività azienda- 
li, costituisce per le aziende un proble- 
ma, identificabile come un classico 
problema di magazzino e quindi con 
problema di scorte minime, di riordi- 
no, ecc. 

In moltissimi casi il tabellone elet- 
tronico può sostituire benissimo il 
Modulo, apportando anzi numerosi 
vantaggi rispetto alla soluzione del tut- 
to cartacea. 

I vantaggi, al di là di quelli ovvii, 
ma già consistenti, che non esistono 
più i problemi della gestione delle 
scorte e dei rifornimenti, sono riferibi- 
li alla possibilità di informatizzare il 
modulo in termini di introduzione di 
codifiche e di formule di calcolo che 
facilitino la predisposizione del modu- 
lo, e soprattutto la esattezza delle in- 
formazioni immesse. 

Vediamo subito un esempio nel 
campo del personale. 

Una azienda con più uffici distacca- 
ti utilizza un modulo cartaceo per se- 
gnare le presenze (e le assenze) del 
proprio personale, riempito il quale, 
l’apposito ufficio totalizza le varie po- 
sizioni (tot. presenti, tot. malati, ecc.). 

Tipico lavoro manuale e ripetitivo, 
che genera frequenti errori. La solu- 
zione di realizzare il modulo su Tabel- 
lone Elettronico presenta alcuni van- 
taggi: 

— minimizzazione del lavoro di im- 
missione; 

— esecuzione contestuale dei cal- 
coli; 


— eliminazione di buona parte del- 
le cause di errore. 

Ciascun modulo può essere «perso- 
nalizzato» per ciascun ufficio utilizza- 
tore adeguando la apposita tabella del 
matricola/personale. 

Gli automatismi consistono nell'uso 
delle due tabelle Personale e Posizio- 
ni, cui il modulo attinge mediante dei 
LÓOKUP, e nelle somme delle varie 
posizioni. 

Vediamo nelle tre figure 4, 5, 6 ri- 
spettivamente Modulo Pieno, Tabelle 
e Zone al contorno, e Modulo semi- 
vuoto (durante l’immissione). 

Per evitare errori nel LOOKUP in 
caso di cella codice ancora vuota, ba- 
sta prevedere tale condizione allun- 
gando la tabella del personale di una 
riga vuota. 

Per sommare le varie tipologie di 
Posizioni, occorre utilizzare dei campi 
somma condizionata, appoggiandosi 
quindi a zone criteri esterne (quelle in 
fig. 5). 

Un’applicazione di questo genere, 
che peraltro può facilmente essere im- 
plementata con altre funzionalità, ri- 
chiede per un utilizzatore «medio» di 
tabelloni da 30 a 60 minuti. 

In termini di Modulistica nelle 
Aziende citiamo altri due vantaggi, ri- 
scontrabili nella traduzione di moduli 
in spreadsheet. 

Il primo è l’uniformità nell’uso dei 
moduli. Se si tratta di un modulo uti- 
lizzato da più uffici di una stessa 
Azienda, la sua informatizzazione 
comporta la omogenizzazione dei ri- 
sultati. 

Il vantaggio estremo consiste nell’e- 
liminazione del modulo stesso. Se il 
modulo confluisce in una procedura 
automatica, la soluzione più rapida è 
quella di riempire il modulo-tabellone, 
e poi riversare via dischetto, o via col- 
legamento in rete o via collegamento 
con il Mainframe aziendale i dati di- 
rettamente nella procedura ricevente. 

In questo ultimo caso il successivo 
passo in avanti consiste nella comple- 


ta automazione della procedura, per 
cui il PC periferico diventa terminale 
per l’immissione e il controllo alla fon- 
te dei dati. 

Se questo è il risultato da raggiunge- 
re la strada di passare prima attraver- 
so una procedurina su PC può essere 
la soluzione più soft del problema, e 
può valere come prototipazione della 
procedura finale su Mainframe, che 
comunque richiede approcci classici e 
quindi molto più costosi. 

Uno dei tipi di utilizzazione misco- 
nosciuti dei tabelloni elettronici è pro- 
prio quello di strumento con il quale 
realizzare, a costi bassi, con l’interven- 
to o direttamente dall’utente finale, il 
prototipo di una procedura, che se ri- 
solta su tabellone elettronico lo sarà 
più facilmente su procedura classica. 

In pratica diventa un metodo di 
analisi più economico di quelli tradi- 
zionali, quelli cartacei, per intenderci. 


Conclusione 

Lo spreadsheet è uno strumento ver- 
satile, la cui caratteristica principale è 
quella di adattarsi al grado di cono- 
scenza e di abilità dell’utente. Sempli- 
ce per i «pivellini», sofisticato per gli 
specialisti. 

Questa gradazione vale non solo ri- 
ferendosi al numero di funzioni cono- 
sciute e utilizzate, ma anche, e il caso 
della funzione di copia ne è un esem- 
pio, al livello di conoscenza della sin- 
gola funzionalità. 

L’esercizio, anche se fine a se stesso, 
o fatto per simulare una situazione di 
gioco, è comunque un buon metodo 
per acquistare padronanza dello stru- 
mento. 

È questa la filosofia che diamo alla 
rubrica sugli spreadsheet, in cui cer- 
chiamo di dare dei temi su cui eserci- 
tarsi e dei suggerimenti su cui lavora- 
re, senza una finalità applicativa espli- 
cita immediata. 

MC 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


173 


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di Corrado Giustozzi 



ì I Cominciamo dunque da questo mese ad occuparci del 
— ' C, dopo aver introdotto, il mese scorso, questa serie di 
articoli ed aver visto brevemente la filosofia generale del 
linguaggio. Ancora per questa prima puntata non entreremo 
nei dettagli operativi; fàremo invece un po' di storia, 
parlando delle origini congiunte del C e di Unix. Questo ci 
servirà per capire meglio il perché di alcune fra le più 
peculiari caratteristiche del C. ■ 


Un po' di storia 


Il C viene solitamente associato in mo- 
do assai stretto al sistema operativo 
Unix. Questo non è un caso, dal mo- 
mento che in effetti Unix è scritto in C 
ed il C è stato creato praticamente per 
scrivere Unix. L'uno e l'altro sono quin- 
di legati da una medesima origine, il cui 
inizio si può collocare grosso modo ver- 
so la seconda metà degli anni '60. La 
storia di Unix e del C è piuttosto interes- 
sante perché ci permette di capire meglio 
anche molti sviluppi attuali del mondo 
dei linguaggi e dei sistemi operativi. Ov- 
viamente non se ne può dare una versio- 
ne completa in questo poco spazio; cre- 
do tuttavia che sia opportuno riassumer- 
la brevemente. Infatti tutto il mondo in- 
formatico nel quale viviamo ora si basa, 
se non proprio direttamente sull'espe- 
rienza Unix, quantomeno sulle medesi- 
me ricerche da cui è nato Unix. Tutte le 
tecniche usate nei moderni sistemi ope- 
rativi e le basi stesse degli attuali lin- 
guaggi di programmazione derivano da- 
gli studi e dalle sperimentazioni di una 
ventina di anni fa: dai quali sono usciti, 
tanto per dire, il PL/I, l'Algol, il C, lo 


Unix, perfino il Pascal. E non c'è biso- 
gno di ripetere che perfino l'attuale dif- 
fusissimo MSDOS, il più diffuso siste- 
ma operativo per micro a sedici bit, pur 
essendo stato progettato per consentire 
una facile migrazione dal mondo CP/ 
M, si è col tempo sempre più avvicinato 
a Unix nella struttura, quasi a costituire 
un ponte di transizione fra CO/M e 
Unix/Xenix. 

La ricerca 

verso la metà degli anni '60 

Facciamo quindi un salto indietro 
nel tempo di circa vent’anni. Verso la 
metà degli anni sessanta l’interesse 
primario della ricerca informatica era 
focalizzato principalmente verso la 
progettazione di linguaggi e sistemi 
operativi più potenti dei precedenti, 
ed in grado soprattutto di sfruttare 
adeguatamente le ampliate potenze di 
calcolo dei computer di terza genera- 
zione appena resisi disponibili. 11 pro- 
blema era duplice: da un lato distri- 
buire a numerosi piccoli utenti le ri- 


sorse di calcolo dei grossi mainframe, 
dall’altro creare linguaggi ispirati a 
criteri più rigorosi di facilità di scrittu- 
ra e manutenzione. Le soluzioni a que- 
ste esigenze, viste nell’ottica a poste- 
riori in cui ci troviamo oggi, furono 
il timesharing e la programmazione 
strutturata. Mettere a punto questi 
nuovi strumenti non fu tuttavia que- 
stione di un giorno: furono anzi esco- 
gitate e discusse tecniche nuove quali 
la gestione in memoria virtuale, lo 
scheduling dei task, gli algoritmi di ri- 
soluzione dei conflitti per le risorse, il 
progetto dei file System: tutte cose che 
in un verso o nell’altro ritroviamo pari 
pari nei moderni sistemi operativi. La 
stessa programmazione strutturata 
nacque in quel periodo, con le prime 
teorie formali sui linguaggi che si so- 
stanziarono nell’Algol 68. L’influenza 
di questo linguaggio sul mondo so- 
prattutto accademico fu enorme: è for- 
se superfluo ricordare che l’Algol è 
stato il capostipite di una nutritissima 
serie di linguaggi strutturati, fra cui 
spiccano il Pascal di Wirth ed anche il 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


175 


C di Ritchie. 

In questo ribollire di attività la vec- 
chia Europa non giocava certo la par- 
te del leone. Tuttavia, per quanto ri- 
guarda la storia che vi sto raccontan- 
do, un certo credito spetta anche alla 
ricerca europea, la quale ha indiretta- 
mente influenzato se non la nascita 
quantomeno la struttura del C e quin- 
di di Unix. Parlo in particolare del 
progetto congiunto intrapreso dalle 
università di Londra e Cambridge per 
la definizione di un nuovo linguaggio 
di programmazione. Questo studio fu 
denominato CPL (Combined Pro- 
gramming Language), e portò alla 
messa a punto del «Basic CPL» o, più 
brevemente, BCPL, scritto da Martin 
Richards. Questo linguaggio non ebbe 
mai un successo commerciale (anche 
se tuttora ne esistono versioni anche 
per i micro) ma, come vedremo tra un 
attimo, contribui indirettamente alla 
storia di Unix. 


Il ruolo dei Bell Labs 

Ed entriamo nel vivo della nascita 
di Unix. Siamo nel 1968, anno in cui 
nei laboratori di ricerca Bell (attual- 
mente facenti parte della AT&T) si in- 
contrano Key Thompson e Dennis 
Ritchie, provenienti il primo dall'Uni- 
versità della California a Berkeley ed 
il secondo da Harvard. Entrambi ave- 
vano fatto parte di gruppi di lavoro 
che si occupavano della implementa- 
zione di sistemi operativi, e Thompson 
in particolare lavorava con alcuni 
transfughi dal progetto Multics. Que- 
sto era (o, meglio, avrebbe dovuto es- 
sere) un nuovo sistema operativo mul- 
tiutente in timesharing, sviluppato co- 
me progetto congiunto fra i Bell Labo- 
ratories, la General Electric ed il Mas- 
sachussetts Institute of Technology. Il 
progetto Multics per varie ragioni non 
ebbe successo, ma con l'esperienza 
fatta Thompson e Ritchie cominciaro- 
no a scrivere un semplice file System 
per un Digital PDP-7 dei Bell Labs 
che giaceva più o meno inutilizzato. 
Lo scopo era realizzare un qualcosa di 
funzionante e abbastanza interessante, 
per poter convincere l’amministrazio- 
ne dei laboratori ad investire danaro 
in un «gruppo di ricerca di informati- 
ca» che sperimentasse in un settore 
dall'aspetto almeno vagamente frut- 
tuoso. Il PDP-7 era una macchina 
piuttosto limitata, con 64 Kbyte di 
RAM condivisi fra programmi e dati, 
ed in più disponeva solo di un Assem- 


bler. Cosi il neonato file System (cioè 
un po' meno di un sistema operativo 
vero e proprio) fu sviluppato in parte 
su un'altra macchina e crossassembla- 
to sul PDP-7, con grande fatica da 
parte dei suoi autori i quali dovevano 
fisicamente trasportare da una stanza 
all'altra decine di metri di nastro per- 
forato contenente il codice oggetto 
crossassemblato (!). Il risultato fu un 
sistema che, benché funzionante, era 
piuttosto rozzo e per di più monouten- 
te. A questo sistema, nel 1970, Kerni- 
ghan diede scherzosamente il nome di 
Unix ironizzando sul fatto che in defi- 
nitiva si trattava di una brutta versione 
monoutente del vecchio Multics. 


Unix sul PDP-11 

Dopo un'ulteriore revisione, tutta- 
via, il sistema fu reso biutente e mi- 
gliorato un tantino. Fu a questo punto 
che il costituendo gruppo di ricerca in- 
formatica, arricchito da componenti 
quali Brian Kernighan, Joe Ossanna, 
Rudd Canaday, Dou Mclllroy ed altri, 
riusci a convincere i Bell Labs ad ac- 
quistare un più potente PDP-11/20, 
spacciandolo per macchina che sareb- 
be servita per sviluppare un sistema 
per l'elaborazione di testi. Non appe- 
na il nuovo computer arrivò, tuttavia, 
la prima cosa che venne fatta fu tra- 
sportarvi Unix. La nuova versione fu 
scritta ancora in Assembler, ma l'as- 
semblatore era stato scritto in un parti- 
colare linguaggio di livello intermedio, 
sviluppato appositamente da Thom- 
pson e da lui denominato B in quanto 
ispirato al BCPL da poco messo a 
punto in Europa. Accanto al nucleo 
del file System ed all'interprete di co- 
mandi fu in effetti scritto un Text Ma- 
nagement System di buon livello, che 
cominciò ad essere usato internamente 
ai Bell Labs per preparare documenti 
di vario tipo. 

Ritchie si occupò quindi di miglio- 
rare il linguaggio B aggiungendogli fra 
l'altro il concetto di «tipi di dato». Il 
B infatti, come del resto il BCPL, era 
un linguaggio senza tipi basato unica- 
mente sulla «machine word», un inte- 
ro senza segno a sedici bit. Il PDP- 1 1 
invece disponeva a livello di linguag- 
gio macchina delle istruzioni di mani- 
polazione dei byte, e quindi sembrava 
opportuno disporre di una nuova ver- 
sione del B che avesse accesso all'inte- 
ro set di risorse della macchina. Que- 
sta revisione del B fu chiamata NB 
(che stava per «New B»), e servi per 


scrivere alcuni programmi di utilità. 
Fu anche tentata la riscrittura dell’in- 
tero sistema in NB, purtroppo senza 
successo. Ritchie pensò allora di scri- 
vere un generatore di codice NB, ossia 
un sistema di programmazione che 
producesse programmi scritti in NB 
da compilare in un secondo tempo. 
Questo metalinguaggio fu denominato 
(senza troppa fantasia) C, in quanto 
successore del B di Thompson. 

Visto che i primi esperimenti col C 
diedero risultati soddisfacenti, Ritchie 
e Kernighan provvidero ad una gene- 
rale riedizione del linguaggio, cui ag- 
giunsero fra l'altro i tipi di dati struttu- 
rati (array e strutture) e le variabili 
globali. Presto il C divenne un lin- 
guaggio vero e proprio, dotato di un 
apposito compilatore indipendente. 
Nel 1973, infine, Thompson e Ritchie 
tentarono la riscrittura di Unix in C. 
La cosa questa volta ebbe pieno suc- 
cesso, sfatando così la consuetudine 
secondo la quale i sistemi operativi 
dovevano necessariamente essere 
scritti in Assembler e segnando l'inizio 
di un successo che non è più diminui- 
to. 


Unix Settima Edizione 

Unix scritto in C cominciò a diffon- 
dersi rapidamente all'interno dei Bell 
Labs, e ad esso furono presto aggiunti 
numerosissimi programmi di utilità in- 
dipendenti. Inoltre la necessità di far 
parlare fra loro le macchine dei diversi 
dipartimenti portò all'implementazio- 
ne di funzioni native di comunicazio- 
ne fra sistemi remoti (denominate 
«uucp»). Il successo nel mondo acca- 
demico venne poco dopo (1974) grazie 
ad un accordo col quale i Bell Labs ce- 
devano ad alcune università america- 
ne i diritti per usare Unix a scopi di- 
dattici. Nel 1975, infine, con la sua se- 
sta revisione, Unix fu messo ufficial- 
mente in commercio. 

Da allora Unix ed il C hanno subito 
diverse evoluzioni, la più importante 
delle quali fu la cosiddetta «Settima 
Edizione» rilasciata nel 1979: in quel- 
l’occasione Unix fu interamente ri- 
scritto per i processori a 32 bit, ed il C 
fu «limato» ancora un po': ad esso 
vennero aggiunti i cast e furono intro- 
dotte le union ed il typedef (tutte cose 
che vedremo in futuro). 11 nucleo di 
Unix Settima Edizione constava ora- 
mai di circa 13000 linee sorgente di C, 
cui si aggiungevano una quantità im- 
precisata di programmi di supporto ed 


176 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


c 


utilità anch'essi interamente scritti in 
C. La migrazione dall’ambiente a sedi- 
ci bit del PDP-1 1 a quello a trentadue 
bit dell'Interdata 8/32 usato come ca- 
via (per la sua architettura assai vicina 
a quella dell'IBM 370) avvenne tutto 
sommato senza troppe difficoltà, evi- 
denziando senza più alcun dubbio gli 
enormi vantaggi di avere tutto il siste- 
ma scritto in un linguaggio ad alto li- 
vello. (A titolo di cronaca, solo 800 li- 
nee in tutto Unix Settima Edizione 
erano scritte in Assembler). 

Unix e C sui micro 

Il successo di Unix da allora non è 
più diminuito. Anche se oramai lo si 
potrebbe definire «vecchio» (ed alcu- 
ne sue parti sono in effetti obsolete, 
valga per tutte la gestione delle perife- 
riche come TTY), anche se la sua 
«scorbuticità» è oramai proverbiale, 
Unix si mantiene più vivo e vitale che 
mai. Implementato oramai su tutti i 
principali mini e mainframe in versio- 
ni più o meno custom (dal PC/RT 
IBM al VAX), sta ora tentando l’assal- 
to perfino al mondo dei micro con la 
versione reingegnerizzata da Micro- 
soft denominata Xenix. Quest'ultima, 
già disponibile da qualche tempo per 
le macchine basate sul microprocesso- 
re Intel 80286, è stata da poco riscritta 
per il nuovo processore a 32 bit Intel 
80386 per sfruttarne al meglio le eleva- 
tissime potenzialità native di multitask 
e gestione della memoria virtuale. 

Parallelamente a questo dilagante 
successo di Unix è accaduto che il C, 
da linguaggio di sistema che era, si sia 
sganciato ad un certo momento dal 
carrozzone Unix riscuotendo l’interes- 
se autonomo dei programmatori per le 
sue caratteristiche assai peculiari. 
Hanno così cominciato a comparire i 
primi compilatori C per ambienti non- 
Unix, dapprima timidamente ma ben 
presto in modo sempre più aggressivo. 
Il primo ambiente in cui si è pensato 
di portare il C è stato quello dei pro- 
cessori a sedici bit 8088/8086, e quindi 
quasi per forza sotto MSDOS. All’ini- 
zio si trattava magari di compilatori 
scritti da qualche ditta o software hou- 
se per puro uso interno, ma ben presto 
sono nate versioni commerciali com- 
plete e rispettabili. Una delle prime, 
ancora oggi valida, fu prodotta dalla 
Lattice ed in seguito acquistata dalla 
Microsoft. 

Neppure il mondo delle macchine 
ad otto bit è stato risparmiato: esisto- 
no attualmente compilatori C perfino 


per il C64 e gli MSX (quest’ultimo fat- 
to dalla Microsoft giapponese), con 
quali salti mortali e stiracchiamenti al 
linguaggio solo Dio lo sa! Il mercato 
poi, si sa, è un cane che si morde la co- 
da: più un prodotto «tira» più viene 
spinto, e viceversa: e cosi è accaduto 
che il C sia assurto a livelli di notorie- 
tà che nessuno, solo pochi anni fa, 
avrebbe immaginato. La «corsa al C» 
come linguaggio alternativo è nata in 
America, ovviamente, ma sta verifi- 
candosi anche da noi (e questo è uno 
dei motivi per cui ho cominciato a 
scrivere questa serie). 

In effetti il C risulta attualmente es- 
sere il linguaggio maggiormente usato 
dalle software house per lo sviluppo 
di applicazioni serie di personal com- 
puting. Basta citare il caso dell'A- 
shtonTate (dBase III e Framework), 
della MicroPro (Wordstar 2000) e del- 
la stessa Microsoft (parte dell’MSDOS 
è scritta in C, cosi come i nuovi compi- 
latori C, Fortran e Pascal, il Macro As- 
sembler 4.0 ed il debbuger simbolico 
CodeView). 

Riflessioni 

sulle caratteristiche del C 


Il C, dunque, è nato come linguag- 
gio di livello intermedio: più di un As- 
sembler ma meno di un Algol o di un 
PL/I. Il perchè ora ci appare chiaro: 
le limitazioni dell'ambiente di svilup- 
po originale non lasciavano ai suoi 
creatori molte libertà di azione. Non 
sarebbe stato possibile per loro realiz- 
zare un grosso compilatore per un lin- 
guaggio di alto livello; d’altronde 
quello di cui avevano bisogno non era 
un linguaggio particolarmente elevato 
quanto uno strumento semplice e ab- 
bastanza vicino alla macchina, adatto 
per fare programmazione di sistema in 
sostituzione dell’Assembler. 

Queste limitazioni sono quelle che 
hanno fatto si che il C fosse ciò che è. 
Come abbiamo visto brevemente la 
volta scorsa, il C manca ad esempio di 
alcuni tipi di dati presenti in altri lin- 
guaggi. Tanto per dime una le strin- 
ghe, presenti perfino in Basic, o i set 
tipici del Pascal; per non parlare dei 
tipi ancora più eterogenei quali i nu- 
meri complessi del Fortran o i «tipi 
definiti dall’utente» sempre del Pa- 
scal. A questa apparente mancanza di 
dati «ad alto livello», tuttavia, il C 
sopperisce con la possibilità di lavora- 
re con dati «a basso livello» quali le 
word, i byte e perfino i singoli bit, in 


un modo che pochi fra i linguaggi evo- 
luti consentono (Assembler a parte). 
Questo è in parte retaggio del BCPL, 
che come dicevo prima contemplava 
solo la parola di memoria come dato, 
ed in parte risultato della necessità di 
semplificare il più possibile il linguag- 
gio eliminando tutto il non strettamen- 
te necessario. D’altronde per scrivere 
un sistema operativo occorre lavorare 
con i bit e i byte reali, non con tipi di 
dati fantasiosi e astratti. 

Un'altra fra le peculiarità del C, la 
presenza degli strani operatori di au- 
toincremento e autodecremento, trova 
la sua giustificazione nella struttura 
del linguaggio macchina del PDP-11. 
Come vedremo meglio in futuro, gli 
autoincrementi (e autodecrementi) so- 
no operatori unari che si scrivono 

« + + » e « » ed hanno la funzione 

di incrementare o decrementare di una 
unità il valore della variabile (intera) a 
cui vengono applicati. Ad esempio l'e- 
spressione «pippo + +» in C equivale 
al costrutto «pippo = pippo + 1» di 
uso comune in qualunque altro lin- 
guaggio. Attualmente questi operatori 
hanno la sola utilità di aumentare la 
chiarezza e la sintesi dell'espressione; 
in origine, tuttavia, il loro scopo era 
più ampio e più importante: semplifi- 
care un po' la vita al compilatore ge- 
nerando un codice più efficiente. In- 
fatti il linguaggio macchina del PDP- 
1 1 comprendeva un’istruzione di in- 
cremento o decremento unitario del 
contenuto di una cella di memoria, e 

quindi gli operatori « + 4- » e « » 

potevano essere direttamente ed effi- 
cientemente tradotti in una singola 
istruzione macchina. 

Conclusioni 

Pur non avendo affrontato ancora il 
linguaggio vero e proprio, questo mese 
credo che abbiamo fatto la conoscen- 
za con diverse cose interessanti. Quan- 
to meno abbiamo gettato un po' di lu- 
ce sulle origini del C, e questo ci servi- 
rà per darci una giustificazione di al- 
cune cose che vedremo in futuro. 

Ho appena accennato ai tipi di dati 
ammessi dal C; non sono entrato in 
argomento in quanto il discorso si sa- 
rebbe esteso ben oltre lo spazio rima- 
sto in questa puntata. Per cui lo riman- 
do alla prossima, nella quale vedremo 
in dettaglio non solo questo aspetto 
ma anche quello degli operatori e del- 
la struttura di un programma. Appun- 
tamento quindi fra trenta giorni. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


177 


Seconda parte 


La (ostruzione dei modelli 


Abbiamo visto la volta scorsa la 
componentistica di base del program- 
ma, e ormai dovrebbero essere anche 
abbastanza ovvi l’uso e le interconnes- 
sioni tra le parti. Vediamo adesso co- 
me fare per costruirci i nostri modelli, 
in modo tale che il programma possa 
fornirci risposte valide e sicure. 

Generalmente, quando si affronta, 
con carta e penna, un problema mate- 
matico (e non), cercando di schematiz- 
zarlo in un modello poi risolubile per 
parti, si segue una successione di azio- 
ni che può essere, cosi, schematizzata: 
— determinazione del procedimen- 


to matematico (e, in definitiva, scrittu- 
ra delle formule, funzioni, od equazio- 
ni necessarie per la soluzione del pro- 
blema), e sua riduzione in forma scrit- 
ta, sia esso diagramma di flusso, sche- 
ma esecutivo, o, più semplicemente, 
stesura delle rispettive equazioni alge- 
briche; 

— risoluzione delle formule stesse, 
tenendo in debito conto: 
le unità di misura adottate, la loro 
congruenza, e le relative modalità di 
conversione, se necessarie; 

l'uso di tabelle, schede, od altre rac- 
colte di dati (costanti) necessarie ad 


ottenere la massima informazione pos- 
sibile sulla variabili stesse: 
la necessità di dover ricorrere a me- 
todi iterativi per ottenere le risposte 
desiderate; 

— esposizione dei risultati, con ti- 
pologie diverse; ad esempio, in forma 
numerica, grafica, tabellare, ecc. 

Sembra che le eminenze grigie di 
Software Art abbiano a cuore gli uten- 
ti dotati di carta e matita. TKISolver, 
dopo Visicalc, è organizzato proprio 
in questo modo, anche se lui lavora in 
termini di SHEET, fogli. La sequenza 
appena descritta può essere, in 


simbolo simbolo comando 

TKISolver' PlsiCalc + “ - Analogia ira comandi TKISolver e Visicalc. 


S 

W 


B BLANK 

REPLICATE COPY 

0 DELETE 

E EOIT 

1 INSERT 

LIST (non disp. m PC) 

PI I10PE 

P PRIffT 

SO OUIT 

CLEAR RESET 

S STORAGE 

LI LIINDObJ 

! SOLPE 

HELP 


Figura b - Finestra di Help con relative opiioi 


HELP Coaaand Sy.bol 


Topic no» 


più dettagliate Istrur 
circa l'uso di HELP 
Hostra un quodro delle 
risorse disponibili 


178 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


(lr> Rute; 194/! 

For H*lp, type ? 


Figura c - Defauh dell'area di sialo su sistemi MS-DOS. 


TKISolver cosi riassunta, in analogia 
alle fasi appena descritte: 

— fase iniziale: 
uso di: 

GLOBAL SHEET 
RULE SHEET 

— determinazione delle modalità 
di soluzione 

uso di 

VARIABLE SHEET e VARIABLE 
SUBSHEET 
UNIT SHEET 
FUNCTION SHEET 
USER FUNCTION SHEET 
LIST SHEET (nel caso si debba ricor- 
rere a soluzioni iterative) 

— determinazione del tipo di resa 
dei risultati 

come lista 
come disegno 

Come si vede TKISolver utilizza 
una metodologia del tutto analoga a 
quella manuale per la soluzione di 
problemi. Anzi, a dire il vero, fin da 
quando si inizia ad utilizzarlo, la sud- 
divisione in fogli, lungi dall'essere 
complicata o d'impiccio, consente una 
tenuta in ordine delle diverse parti del 
problema, che risulta alla fine di inso- 
stituibile chiarezza. Tanto per riferire 
un particolare, ho provato, successiva- 
mente alla mia prima conoscenza di 
TKISolver, a risolvere alcuni proble- 
mi, adottando carta e penna, dividen- 
do il foglio in zone, destinate ad acco- 
gliere le diverse parti del problema. Ci 
si ritroverà con un ordine impensato, 
con una facilità di controllo del pro- 
blema, in caso d'errore, del tutto im- 
pensabile, e con velocità di esecuzione 
insospettabilmente ridotta rispetto a 
quella dei nostri beneamati fogli pro- 
tocollo zeppi di calcoli disordinati. 
Provare per credere. 

For Help, type? su questa linea, ol- 
tre questa frase, possono comparire 
messaggi relativi a suggerimenti, forni- 
ti dal programma, su comandi da ese- 
guire, od informazioni associate con 
l'ultimo errore in cui si è incorsi. 

Sull’Apple Macintosh (fig. di), ov- 
viamente, i risultati, a livello grafico, 
sono incomparabilmente migliori; l'u- 
so delle finestre e della barre di scroll 
permette una organizzazione dello 
schermo e delle informazioni più effi- 
ciente e razionale. Ciononostante la 
sostanza è la stessa, e le modalità d’u- 
so non cambiano. 

Quando il programma TKISolver 
viene lanciato, ci troveremo di fronte 
ad una schermata simile a quella delle 
figure d) e di). Il programma si riferi- 
sce ai fogli individuandoli come fine- 
stre, a cui accede mediante i tasti di 
movimento del cursore (MS-DOS) o 


tramite il mouse (su Mac). L'uso più 
diffuso è quello di mostrare due fine- 
stre, ognuna delle quali viene trattata 
indipendentemente dall’altra, e le ope- 
razioni di modifica, ridimensionamen- 
to, scrolling dell’una non influiscono 
in alcun modo sull'altra. Su Mac, la 
cosa inoltre è particolarmente facilita- 
ta dalle barre laterali di scroll. In ogni 
caso, comunque sia ottenuto il movi- 
mento, sia tramite l'uso dei tasti con le 
freccette, sia tramite il mouse, l’indica- 
tore di posizione del cursore si aggior- 
nerà automaticamente per indicare la 
nuova posizione. 

Sotto questo punto di vista TKISol- 
ver dispone di un comando molto più 
efficiente per spostare il cursore, che 
risulta molto più apprezzato quando il 
modello è particolarmente lungo ed 
ampio: il comando GOTO. Esso fun- 
ziona come il classico GOTO Visicalc, 
ma con qualche miglioria. Vediamo le 
opzioni : 


— quando sono presenti un nume- 
ro ed una lettera (l'opzione più gene- 
rale) viene indicata la precisa locazio- 
ne di spostamento 

— solo un numero: spostamento 
sulla stessa colonna, alla riga specifi- 
cata (si ricordi: il numero indica la ri- 
ga, la lettera la colonna, e la stessa let- 
tera fa riferimento all'iniziale della co- 
lonna riferita: cosi (r] sta per [rule], o 
[s] sta per [status] od [st], ad esempio) 

— solo lettera: spostamento sulla 
stessa riga, alla colonna che inizia con 
la lettera 

— [*]: spostamento al fondo della 
stessa colonna 

— [*], seguito da una lettera (si ri- 
cordi: le parentesi quadre sono qui in- 
serite solo per evidenziare che si tratta 
di una specifica lettera da battere alla 
tastiera, e non vanno quindi incluse 
nel comando): spostamento all'estre- 
mo della stessa riga. 

— r "1. seguito da una serie di lettere: 



179 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




TKISOLVER 


1 TK!iolu«f « ttg Spumare Ufi» 3M 



Figura e - Introduzione di una semplice formula. Si noli come, nel foglio 
variabili, la capienza della colonna NAME. di sole 7 lettere, «tagli- il no- 
me della variabile, che. comunque, può essere letta utilizzando i triangoli 
di scrolling laterale, e che compare sempre, per intero, nella status area. 

Figura f)- Calcolo della superficie totale di un cono. Si noti che. al contra- 
rio di quanto suggerirebbero le apparenze, non è necessario esprimere le 
formule in forma canonica. Vale a dire che (si veda la figura Fi) il pro- 
gramma provvede ad estrarre dalle formule fornite tutti gli elementi che gli 
servono per la risoluzione delle incognite, se possibile . 



si tratta di un comando più sofisticato 
di finding e searching; consente di 
effettuare ricerche, sulla stessa colon- 
na, dell'argomento seguente le virgo- 
lette. 

Il comando GOTO è efficiente in 
qualsiasi momento, e in qualunque fo- 
glio si stia lavorando in quel momen- 
to. Basta battere: 

GOTO 

Il sistema risponde: 

GOTO: Destination of search 

Si inserisce la nostra richiesta e l’o- 
perazione è conclusa. 

Un altro comando da apprendere 
subito è quello che consente il passag- 
gio tra due fogli diversi. Mentre su 
Mac basta spostare il cursore col mou- 
se e schiacciare, in MS-DOS occorre 
battere: 

SWITCH 

per trasferirsi sul secondo foglio, se 
presente. Si noti che il salto posiziona 
il cursore in alto a sinistra, nella prima 
casella del nuovo foglio: se si decide 
di ritornare indietro, con un nuovo 


SWITCH, il sistema «ricorda» la sua 
precedente posizione, e si rimette al 
posto che occupava precedentemente. 

È arrivato il momento di partire, e 
facciamolo con un esempio: imbriglia- 
mo la tremenda potenza della nostra 
macchina per eseguire il calcolo della 
superficie di un rettangolo. Una lunga 
ed estenuante ricerca in alcune biblio- 
teche universitarie ci porta a scoprire 
la regola di soluzione. Andiamo col 
cursore nel foglio regole (RULE) e 
battiamo la formula. Essa segue le 
normali regole grammaticali e sintatti- 
che imparate nell'algebra e nella geo- 
metria. L'equazione dovrà essere rap- 
presentata da due termini, separati da 
un segno di [ = ]; le variabili in essa 
contenute saranno riconosciute dal- 
l'essere separate da spazi o da segni 
matematici, come [ + ], [*], [(], [sin] e gli 
altri a noi ben noti. Il RULE SHEET, 
sotto questo punto di vista, è il più 
semplice da usare: esso, come abbia- 
mo visto la volta scorsa, possiede solo 
due colonne; la prima [S] indica lo sta- 
to della riga: ad esempio, se contiene 
un asterisco indica rinserimento di 
una nuova formula od un’equazione 


non ancora risolta: una parentesi ton- 
da chiusa, [)], indica che un tentativo 
di soluzione ha trovato un errore nel- 
l’equazione. 

Nel foglio formule (RULE) l'equa- 
zione o l'espressione va inserita secon- 
do le più pure regole e precedenze sta- 
bilite dall'algebra. La formula, accura- 
tamente trafugata, dell'area del rettan- 
golo sarà scritta, nella colonna [Rule] 
del RULE SHEET, come più ci aggra- 
derà (si ricordi solo di lavorare anche 
con la finestra delle variabili aperta). 
Battiamo, quindi 

superficie = base • altezza 

Qualche piccola cosa da ricordare: 
si possono usare i nomi che si preferi- 
scono, purché siano tutti interi. Perciò 
non va bene [superficie del rettango- 
lo], ma [superficie— del— rettangolo] 
si! Inoltre la lunghezza massima della 
formula non può superare i 200 carat- 
teri (MS-DOS); è possibile inserire, in 
coda alla equazione, dei commenti, se- 
parati dalla formula stessa da virgolet- 
te [”]. 

Inserita correttamente la formula (l'u- 
so di tasti di BACKSPACE e BREAK 


180 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


TKISOLVER 


è del tutto analogo a quello dei 
Word Processor) e dato il RETURN 
succede qualcosa nel foglio Variabili: 
il programma interpreta la formula, ne 
estrae i nomi delle variabili e li colloca 
nel foglio superiore. Lo schermo si 
presenterà nella forma che vediamo in 
figura e). 

Nella figura f2) vediamo come è 
possibile inserire, in successione, una 
serie di formule, tra loro collegate, atte 
a risolvere un problemino di geome- 
tria un po' più complicato. Non esiste 
alcun problema di interpretazione: il 
valore di (ATAN (1) *4) non è altro 
che il valore di ji approssimato alla 
dodicesima cifra (1 rappresenta ra- 
dianti). Il foglio variabili non presenta 
grandi difficoltà, tranne, forse, il signi- 
ficato della colonna di status [St], il cui 
significato è stato riassunto la volta 
scorsa, ma che non è male ricordare 
adesso, in fase di sperimentazione. Di- 
remo, quindi che, in questa colonna, 
la lettera[B]lank resetta il valore della 
variabile, [GJuess individua un valore 
inserito come limite da usare in una 
soluzione iterativa, [I]nput «fissa» la 
variabile come valore da assegnare in 
input, con [0]utput accade il contra- 
rio, e, infine, [L]ist definisce la variabi- 
le associata con una lista. Delle altre 
colonne, [Input] indica variabili asse- 
gnate da chi usa il programma, [Out- 
put] indica risultati delle operazioni. 


[Unit] evidenzia unità di misura e con- 
versione (ne parleremo in seguito), ed 
infine vediamo la colonna [Commen- 
ti], di intuibile uso. 

Nella figura f2) è rappresentata una 
serie di formule destinate a calcolare 
l'area totale di un cono: le operazioni 
da eseguire per impostare il disegno 
della maschera sono semplici ed intui- 
tive: partendo dal RULE battiamo di 
seguito le formule necessarie (ogni ri- 
ga può contenere una sola formula): 
ogni volta che si batte il [RETURN] i 
nomi delle nuove variabili inserite 
compaiono automaticamente nel fo- 
glio Variabili (è questo, oltre tutto, un 
buon sistema per controllare che si 
siano fatti errori di battitura). Esaurita 
la lista delle formule proviamo a 
schiacciare il segno [!] (che in Mac è 
possibile fare con il mouse). Non suc- 
cede nulla, tranne un segnale di atten- 
zione: il programma non riesce a risol- 
vere un sistema d'equazioni in cui non 
conosce alcuna variabile ! Passiamo al 
foglio variabili. Ricordi sbiaditi della 
scuola media e della nostra compagna 
di banco, oggi mamma di tre figli, ci 
fanno intendere che, per la soluzione 
del problema, occorre conoscere alme- 
no due delle dimensioni caratteristi- 
che del cono. Nel foglio variabili, nel- 
la colonna [Input] battiamo i relativi 
valori (se tentassimo di scrivere nella 
colonna [Output] avremmo solo un 




Figura g 

Elenco delle funzioni 

ACOS(x) 


ACOSH(x) 

arcocosenolperbollco 

disponibili in TK'.Solver ; 

APPLY(funzlone . area) 

applica una funzione ad un'area 








ATANH(x) 

arcotangente iperbolica 

frammiste tra loro. 

COS(x) 



C0SH(x) 

cosenoiperbollco 


COUNTflista) 



D0T(llsta, lista) 

moltiplica tra di loro gli elementi di 


E() 

base del logaritmi neperiani 


ELEMENTO 

nu mero degl lelementl utilizzati 


EXP(x) 

esponenziali ( E elevato alla potenza 
di x) 


OIVEN(varlablle.x,j») 

valuta le variabili come valori di 


INRx) 

funzione Intero 


LN(x) 

logaritmo naturale ( neperiano) 


L0G(x) 

logaritmo ( base IO) 


MAX( serie o lista) 

valore massimo nel la serie 


Miniserie o lista) 

valore minimo nella serie 


MOO(a.b) 

valore modulo ( divisione Intera) 


NPV(x. serie) 

valore presente netto 


PIO 

valore di pi greco 


POLY(x, erte) 

funzlonq>ollnomiale 


SCN(x) 

funzione segno 


SlN(x) 



SINH(x) 

seno Iperbolico 


SQRT(x) 

radice quadrata 


STEP(x.y) 

funzione passo 


SUM< serie) 

funzione somma elementi della sene 


TAN(x) 

tangente 


TANH(x) 

tangentelperbolica 



messaggio d’errore). Riprovando la so- 
luzione, col tipico sfarfallio, nei cam- 
pi, di Visicalc, compare. Come si vede 
nella prima riga, nel foglio formule è 
possibile inserire una serie di funzioni 
già predefinite: l'elenco completo del- 
le funzioni riconosciute dal sistema è 
in figura g). 

La nostra griglia funziona, come si 
vede dalla congruenza dei risultati. 
Prima che tentativi grossolani guasti- 
no il nostro capolavoro di geometria 
proviamo ad usare il comando [S]ave. 
Questo ordine permette di salvare, as- 
segnandogli un nome, il disegno di ba- 
se che abbiamo appena costruito (inci- 
dentalmente conserva anche i dati in 
esso contenuti, ma si tratta di un parti- 
colare trascurabile, visto che, alla nuo- 
va riapertura ed alla successiva fase di 
ricalcolo i vecchi parametri spariranno 
per far posto ai nuovi). Esiste, in verità 
un altro comando per uscire dal pro- 
gramma [QJuit, ma la spiacevole carat- 
teristica di non registrare il contenuto 
e l'aggiornamento eventuale del mo- 
dello appena costruito. Per essere più 
precisi il sistema informa che si sta la- 
sciando una griglia non salvata su di- 
sco e permette di ritornare al program- 
ma normale per eseguire le desiderate 
registrazioni (in Mac il solito menu in 
finestra abbrevia e semplifica, come al 
solito, molto le operazioni), ma, or- 
mai, è ben piccola barriera, come si sa. 
alle abitudini cattive di battere conti- 
nuamente tasti in sequenza senza pre- 
occuparsi di guardar bene cosa si fa 
effettivamente. A chi scrive (e penso a 
molti di voi) è capitato sovente di 
mangiarsi le mani fino ai polsi per 
aver risposto meccanicamente a richie- 
ste del sistema in maniera bovina e su- 
pina! 

Prima di sospendere per questa 
puntata vedremo, ancora, un utile co- 
mando: [E]dit. Come è facilmente in- 
tuibile, si tratta di un comando che 
consente, come se si lavorasse con un 
WP od un editor di un linguaggio, di 
eseguire modifiche nelle finestre. In 
Mac la cosa è abbastanza rapida, in 
quanto l'operazione funziona puntan- 
do, «cliccando», e, eventualmente, 
con operazioni di taglio ed incollag- 
gio. In MS-DOS e su macchine HP la 
cosa è un tantino più noiosa, affidata 
com'è al tasto di Backspace ed alle 
frecce direzionali. Si tratta, comunque, 
sempre di operazioni abbastanza intui- 
tive, che abbisognano di poca pratica, 
anche perchè, ovviamente, non si stan- 
no manipolando grossi volumi di scrit- 
tura. 

Anche per stavolta sospendiamo, 
data la lunghezza del dire! La prossi- 
ma volta entreremo nelle «features» 
più complesse del nostro programma; 
a risentirci! 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


181 


B» 


di Andrea de Prisco 


And, Or, Not 

■ Concluso il breve ciclo sulla teoria della calcolabilità, a partire da questo numero 
Appunti di Informatica tratterà il tema delle reti logiche: i veri «mattoni» che 
costituiscono Vhardware di un computer. 

Trattando di calcolabilità abbiamo mostrato come partendo da semplici strumenti 
quali i numeri naturali e le operazioni primitive su essi definite era possibile calcolare 
qualsiasi funzione calcolabile. A partire da questo mese, con le reti logiche, andando 
a rispolverare i fatidici zeri e uno binari che corrono all'interno di ogni calcolatore 
digitale, scopriremo insieme fin dove è possibile arrivare. 

Buon viaggio... ■ 


Algebra della commutazione 

Tra le tante cose che «sanno pure le 
pietre» annoveriamo certamente il fat- 
to che i computer (tradizionali) inten- 
dono solo in termini di zeri e di uno, 
le cosiddette cifre binarie, e non in ter- 
mini di programmi scritti in un lin- 
guaggio ad alto livello o in una qual- 
siasi forma di linguaggio assembly. Al- 
la fin fine, ciò che la CPU sarà in gra- 
do di masticare saranno sempre e solo 
livelli logici 0 e 1, vero-falso, +5 volt 
— 0 volt, che dire si voglia. 

Nel corso di questi articoli, i quali 
come al solito non hanno neppure il 
minimo intento di sostituirsi ai testi 
specifici in materia, assumeremo che 
all’interno di un computer circolino le 
cifre binarie 0 e 1. Il fatto che questi 
non siano veri e propri numeri ma se- 
gnali elettrici non lo terremo in consi- 
derazione, tanto per cambiare, per non 
appesantire troppo la faccenda. Anco- 
ra una volta, e non poteva essere di- 
versamente, ci comporteremo quanto 
più informaticamente possibile: ciò 
che manipoleremo è pura informazio- 
ne. Punto e basta. 

Detto questo, prima di entrare nel 
merito, occorre fare una piccola intro- 
duzione riguardo l'algebra della com- 
mutazione (tranquilli, è di una banali- 


tà unica...) che è alla base della descri- 
zione delle reti logiche che tratteremo. 
Gli 0 e gli 1 già li abbiamo: diamo per 
vero il fatto che in qualche modo esi- 
stono e dobbiamo solo manipolarli. 
Per fare questo, si usano essenzial- 
mente tre operazioni: l'And, l’Or e il 
Not che danno il nome a quest’artico- 
lo. Le prime prendono due cifre bina- 
rie e ne restituiscono una, la terza 
prende una cifra binaria e ne restitui- 
sce un’altra. Per cifra binaria, qualora 
non fosse chiaro, si intende uno 0 o un 
1. Null’altro. 

La più semplice, il Not non fa altro 
che complementare la cifra binaria: se 
è 0 da 1, se è 1 da 0, ovvero: 

NOT(O) = 1 

NOT(1) = 0 

L’And di due cifre binarie è uguale 
a 1 se entrambe le cifre sono pari a 1, 0 
altrimenti. Per iscritto: 

0 AND 0 = 0 

0 AND 1 = 0 

1 AND 0 = 0 

1 AND 1 = 1 

Di contro, l’Or di due cifre binarie è 
uguale a 1 se almeno una di queste due 
è pari a 1 : 

0 OR 0 = 0 

0 OR 1 = 1 


1 OR 0 = 1 

1 OR 1 = 1 

Fanno parte dell’algebra della com- 
mutazione alcuni importanti teoremi 
facilmente dimostrabili col metodo 
della perfetta induzione: essendo il do- 
minio e il codominio così ristretto, è 
sufficiente verificare le relazioni sosti- 
tuendo una per una (e sono sempre 
poche) tutte le combinazioni di valori 
alle variabili indicate. Tali relazioni 
sono mostrate in figura 1 : li, per com- 
pattare la scrittura, l'AND è sostituito 
da un puntino, l’OR dal simbolo + e 
il NOT col simbolo di complementa- 
zione. A, B, o C sono variabili binarie 
ovvero possono valere 0 o 1. 

Reti logiche combinatorie 

Nell’introduzione di questo articolo 
dicevamo che le reti logiche rappre- 
sentano i veri e propri mattoni coi 
quali è formato l’hardware di ogni cal- 
colatore digitale. 

Distinguiamo tra reti combinatorie 
e reti sequenziali: di quest’ultime ci 
occuperemo in seguito. Una rete logi- 
ca combinatoria, vista dall' esterno ap- 
pare come una scatola chiusa dotata 
di morsetti di ingresso e morsetti di 
uscita. Se volete, pensate pure ad un 


182 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


APPUNTI DI INFORMATICA 



integrato con tanto di piedini. Appli- 
cando in ingresso una qualsiasi combi- 
nazione di valori binari (uno per mor- 
setto di ingresso) otterremo ai morsetti 
di uscita un determinato valore bina- 
rio dipendente da questo. Né più né 
meno che una funzione. 

Da sottolineare la staticità di una re- 
te combinatoria: a differenza delle reti 
sequenziali, applicando più volte lo 
stesso dato in ingresso otterremo sem- 
pre lo stesso risultato in uscita. Ovvero 
presa la nostra misteriosa scatoletta fi- 
gura 2A, la prima cosa che possiamo 
fare è costruire la corrispondente ta- 
bella di verità (figura 2B): applichia- 
mo agli ingressi tutte le combinazioni 
di 0 e di 1 e annotiamo cosa accade in 
uscita, ai morsetti Y0...Y3. 

Le reti logiche, come intuibile, pos- 
sono avere un numero qualsiasi di in- 
gressi e un numero qualsiasi di uscite, 
il nostro scopo sarà quello di realizza- 
re la rete partendo solo dal comporta- 
mento esterno: un po’ come risolvere 
un gioco, dimmi come ti comporti... ti 
dirò come sei. 

AH'interno 

Cominciamo la nostra avventura al- 
l'interno delle reti logiche svelandovi 
il primo segreto: le funzioni logiche 
elementari. Non sono una novità in 
quanto ne abbiamo appena parlato 
nell'algebra della commutazione: ci ri- 
feriamo all'AND, OR e NOT, questa 


volta sottoforma di componenti più 
che funzioni binarie. In figura 3 sono 
mostrate rispettivamente una porta 
AND, una porta OR e una porta NOT 
tutte con relativa tabellina di verità. 
Come nel caso della scatoletta di cui 
sopra, applicando ad esempio ad una 
porta AND uno 0 e un 1, troveremo in 
uscita uno 0; applicando due 1 otterre- 
mo un 1 in uscita. Discorso analogo 
per le altre porte, riferendovi sempre 
(finché non imparate!) alle relative ta- 
belline di verità. È inoltre possibile 
estendere le porte AND e OR di cui 
sopra a più di due ingressi, lasciando 
ovviamente inalterato il loro significa- 
to: una porta AND ad n ingressi pre- 
senta in uscita il valore 1 se lutti i suoi 
ingressi sono ad 1 ; una porta OR ad n 
ingressi restituisce 1 se almeno uno dei 
suoi ingressi è ad 1. Altrimenti 0. 

Le reti logiche combinatorie sono 
formate da elementi di questo tipo. 
Progettare una rete logica si traduce 
nel combinare opportunamente i com- 
ponenti di figura 3 (possibilmente con 
minor spreco possibile) fino ad ottene- 
re una rete rispondente alle caratteri- 
stiche richieste. Le caratteristiche ri- 
chieste sono semplicemente di avere 
una relativa tabella di verità uguale a 
quella di partenza tutto qui. 

Un primo esempio 

Secondo segreto: una rete logica ad 
n ingressi ed m uscite non è altro che 


un insieme di m reti ad n ingressi ed 
una sola uscita che forniscono ognuna 
uno dei valori Yl...Ym. Da questo, la 
risoluzione di una rete siffatta si ridu- 
ce a risolvere un certo insieme di reti 
ad una sola uscita. Ovvero come pri- 
mo esempio vedremo la risoluzione di 
una rete a tre ingressi ed una uscita, la 
cui tabella di verità è mostrata in figu- 
ra 4A. 

La prima operazione che compire- 
mo sarà di ricavare l’espressione logi- 
ca equivalente alla tabella: una espres- 
sione fatta di Not, And e Or che valu- 
tata (sostituendo i valori per X0, X 1 e 
X2) ha un comportamento analogo a 
quello della rete da risolvere. 

È molto facile: dalla tabella si evi- 
denziano tutte le righe la cui Y vale 1 e 
si costruisce la forma canonica dell’e- 
spressione come somma di termini 
prodotto, ognuno di questi ottenuto 
complementando o meno le variabili 
se in quella riga valevano 0 o 1. Come 
prima, somma sta per Or e prodotto 
per And. Procediamo: prendiamo la 
prima riga in cui la Y vale 1, la terza. 
Le variabili valgono Oli, quindi il 
primo termine è: 

X2X1X0 

X2 è complementato dato che il suo 
valore era 0, X I e X0 no in quanto va- 
levano 1. 

La quinta riga (la seconda con Y 
uguale a 1) vale 1 1 0. Il secondo ter- 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


183 


APPUNTI DI INFORMATICA 


mine, di conseguenza, sarà: 
X2X1X0 


EQUIVALENZE 


Mappe di Karnaugh 


e cosi via sino all’ultimo termine. 

L’espressione completa è mostrata 
sempre in figura 4. II passaggio da 
espressione a rete è quantomai imme- 
diato, trattandosi semplicemente di so- 
stituire ogni termine con l'opportuno 
elemento AND (con elementi NOT al- 
l’ingresso, i pallini, dove necessario) e 
mettere in OR tutte le uscite di questi, 
come mostrato in figura 4B. Signore e 
signori ecco a voi la rete corrisponden- 
te. 

Si poteva anche procedere in manie- 
ra complementare in prodotti di som- 
me invece che di somme di prodotti, 
nel qualcaso avremmo evidenziato le 
righe in cui la Y valeva 0. In tal caso la 
rete sarebbe stata formata da tre ele- 
menti OR le cui uscite finivano in una 
porta AND: a dire il vero avremmo 
anche risparmiato elementi, ma non 
importa, il primo è solo un esempio... 
e per risparmiare si utilizzano ben altri 
metodi. Prima di svelarvi altri segreti, 
una simpatica curiosità. 

NAND & NOR 

Esistono altri due importanti ele- 
menti logici, le porte NAND e NOR, 
mostrati in figura 5, sottoforma di 
componente e di relativa tabellina di 
verità. Non sono altro che delle nor- 
mali porte AND e OR suffissale da un 
NOT: dove le prime valevano 0 queste 
valgono 1 e viceversa. Perché tanta im- 
portanza a questi due nuovi signori? 

Semplice, usando solo elementi 
NAND o solo elementi NOR è possi- 
bile costruire qualsiasi rete combinato- 


= £ = 



Figura 6 


ria. Per dimostrare questo fatto, assun- 
to che OR, AND e NOT di prima so- 
no sufficienti (credeteci), è sufficiente 
mostrare come è possibile costruire 
ognuna di queste tre porte con soli ele- 
menti NAND e NOR. Il tutto è mo- 
strato in figura 6. Ad esempio per otte- 
nere un NOT è sufficiente cortocircui- 
tare gli ingressi di una di queste nuove 
porte per ottenere il voluto. Infatti dal 
teorema 3 di figura I abbiamo che 
A A = A e che A + A = A, se dopo di 
questo troviamo un «pallino» si ha 
che: 

A NAND A = NOT(A) 

A NOR A = NOT(A) 


Matteo SuperStar 


Che bella battuta! 

Fatto sta che il sottoscritto (erano da 
poco passate le 17 di un grigio pomerig- 
gio romano, in compagnia del piccolo Ri- 
no), armato dei potenti mezzi tecnologi- 
camente avanzati della mia valigetta tut- 
tofare, si accingeva a sedere al tavolo dei 
grafici (i noti fratelli Saltarelli) per ese- 
guire i disegni che trovate ora in queste 
pagine. 

11 buon Matteo, approfittando del mo- 
mentaneo attimo di quiete (ebbene si, 
strano a dirlo, ma in quel momento in re- 
dazione c'era proprio silenzio) ronzava 
anch'egli tra le stanze e i corridoi redazio- 
nali di MCmicrocomputer. 

Dovete sapere che il buon Matteo, as- 
sunto dalla Technimedia in qualità di ma- 
gazziniere addetto anche (a quanto pare) 
alla spedizione di programmi su disco e 
nastro, è sicuramente il più amato da tutti 
proprio per le sue alte doti di signorilità, 
savoire faire, feeling, public relation (ne- 
gate al sottoscritto da molti) e tant’altro. 


Soprattutto, a differenza di altri/e dipen- 
denti, non urla, non piange, non è isteri- 
co, non è nevrastenico, esaurito o schizo- 
frenico o... peggio. 

Pallometro in mano, comincio a dise- 
gnare le prime porte and/or. Matteo mi 
guarda e dice: 

«Toh!, un bel servizio di bicchieri...» 

Lieve sorriso comprensivo da parte del 
sottoscritto, mentre continuo a disegna- 

Pochi attimi ancora poi Matteo replica: 

«Ah!, no, sono delle porte logiche... 
toh! anche le mappe di Karnaugh...» 

La matita mi scivola tra le dita. Rino ed 
io ci guardiamo nelle palle degli occhi 
per poi esclamare in coro: 

«Azzo!... Che bella battuta!» 

Poi scoprimmo che Matteo (da oggi ri- 
battezzato professor Matteo) prima di 
prendere il posto di lavoro in questione, 
studiava fisica all’università e dopo aver 
lasciato gli studi ufficiali, alla sera legge 
libri di informatica di vario taglio e peso. 
Propongo una targa di riconoscimento... 
più una bella promozione a docente ordi- 
nario. Tanti auguri. 



Figura 7 


Esempi di Implicanti 





Figura 8 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


APPUNTI DI INFORMATICA 



Per ottenere porte AND e OR usere- 
mo il teorema 8 (le cosiddette formule 
di De Morgan, per chi non le avesse 
riconosciute) se dobbiamo costruire 
una porta AND da porte NOR o porte 
OR da porte NAND, o semplicemente 
ne useremo due in cascata, dove la se- 
conda funziona da NOT (caso in cui 
dobbiamo passare da NOR a OR o da 
NAND ad AND). Bell'è dimostrato: 
con le sole porte NOR o con le sole 
porte NAND possiamo costruire 
AND, OR e NOT e, conseguentemen- 
te, qualsiasi rete combinatoria. Tutto 
questo è «cosa buona» quando si è in- 
teressati più alla standardizzazione cir- 
cuitale (uso di un solo tipo di porta) 
che ad un vero e proprio risparmio di 
elementi. Non è nuovo il fatto che co- 
sti meno la realizzazione e costruzione 
di un integrato fatto da molti pezzi 
«facili» piuttosto che da pochi pezzi 
«diffìcili». 

Karnaugh e gli Implicanti 

In barba a tutto quello che abbiamo 
detto poche righe fa, mettiamoci nel- 
l’ottica di voler risparmiare a tutti i co- 
sti elementi. In altre parole ci propo- 
niamo di realizzare reti funzionalmen- 
te equivalenti a quelle ricavabili dalle 
tabelle di verità, con un numero infe- 
riori di componenti. Per fare questo 
adopereremo le note (?) mappe di 
Karnaugh, e il metodo degli implican- 
ti. Procediamo con ordine. 

Le mappe di Karnaugh costituisco- 
no semplicemente un modo diverso 
dalle tabelle di verità per descrivere 
come si comporta per i vari input ogni 
terminale di uscita di una rete. II caso 
più semplice è ovviamente quello di 
una rete con due soli ingressi (reti a un 
solo ingresso possono solo essere il 
NOT o l'indentità): in questo caso la 
mappa ha dimensione 2x2 dove le ri- 
ghe sono etichettate dai valori di un 
ingresso le colonne dai valori dell'al- 
tro ingresso (figura 7A). Nelle caselle, 
in figura 7, sono indicati dei generici 
puntini, metteremo 0 o 1 a seconda del 
valore della funzione sugli ingressi di 
riga e colonna corrispondenti. In figu- 
ra 7B troviamo la mappa per un termi- 



Quanti lettori? 

Proprio in questi giorni sono arrivate in 
redazione alcune migliaia (si fa per dire) 
di lettere. Praticamente tutte iniziavano 
con... non c’è due senza tre!!! Pare infatti 
che a leggere Appunti di informatica sia- 
no in 6 o 7 e non 2 come evidenziato sul 
numero 61. Matrice comune di tutte que- 
ste lettere, oltre ai complimenti per la rivi- 
sta (qualcuno, poveraccio, s'è anche com- 
plimentato per la rubrica in questione), 
dicevamo matrice comune la soluzione 
del quesito proposto dal lettore di Mon- 
falcone, con tanto di dimostrazioni del 


fatto che il 4 non compare mai ecc. ecc. 

Sapete che vi dico? 

Bravi! Però nessuno ha detto di man- 
dare a noi le soluzioni. Considerato però 
che tra le lettere giunte ce n'è una dispe- 
rata di un lettore che non é riuscito a sco- 
prire l'enigma, quasi quasi sul prossimo 
numero faremo una bella selezione delle 
soluzioni più interessanti. A causa dei 
tempi tecnici della rivista non è stato pos- 
sibile farlo questo mese (a stento siamo 
riusciti a infilare questo riquadretto) indi- 
per-cui-poscia il mese prossimo faremo 
una pausa circa le reti logiche. Appunta- 
mento dunque tra trenta giorni. 


185 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


APPUNTI DI INFORMATICA 



naie di uscita di una rete a 3 ingressi, 
in figura 7C quella per reti a 4 ingres- 
si. Si noti come siano state accorpate 
le variabili: sulle righe o sulle colonne 
abbiamo i valori congiunti di due va- 
riabili. Altra cosa importante, il fatto 
che tra una colonna e l’altra (e tra una 
riga e l'altra nel caso di fig. 7C) varia 
sempre una variabile alla volta: dalla 
coppia 00 si passa a 01, da questa si 
passa a 11 e da questa a 10: il tutto 
funziona anche da una sponda all’al- 
tra, da 10 si passa a 00, come se la 
mappa fosse un «doppio cilindro». 
Ciò è importante per poter evidenziare 
gli implicanti che ora tratteremo. 

Si tratta di evidenziare sulla mappa 
zone quanto più estese possibile di 1, 
formate da 1 -2-4-8 caselle adiacenti in 
modo da formare rettangoli o quadra- 
ti. Dal momento che le mappe godo- 
no, per così dire, di simmetria circola- 
re, una di queste aree (gli implicanti) 
può anche iniziare da un estremo e 
terminare sull'altro, «passando da die- 
tro alla mappa». Giusto per fare qual- 
che esempio, in figura 8 sono mostrate 
delle mappe a tre ingressi in cui abbia- 
mo evidenziato 5 tipici implicanti. Ad 
esempio, in figura 8A abbiamo eviden- 
ziato l’implicante di quattro 1 disposti 
a quadrato. In figura 8B e 8C, rispetti- 
vamente, implicanti rettangolari da 2 a 
4 caselle. In figura 8D e 8E due impli- 
canti di quelli «che girano da dietro 
alla mappa». 

Detto questo, la domanda più ovvia 
è: «a che servono questi benedetti im- 
plicanti?». Semplicissimo: un impli- 
cante identifica un termine AND del- 


l'espressione che stiamo costruendo e 
una volta evidenziati tanti implicanti 
quanti bastano a coprire tutti gii 1 del- 
la mappa possiamo passare alla 
espressione corrispondente e da que- 
sta alla rete. 

Il problema è semmai quello di ca- 
pire un dato implicante quale termine 
identifica. Per risolvere questo piccolo 
arcano, cominciamo dall'implicante di 
figura 8A: notiamo che gli 1 in que- 
stione restano tali indipendentemente 
dal valore di X2 e dal valore di X0. 
Ciò significa che basta che XI valga 1 
che il valore della Y è 1. Questo impli- 
cante identifica allora il termine XI. 
Passiamo a figura 8B: li gli 1 eviden- 
ziati non dipendono da X2 ma sono 
tali quando XI vale 0 e X0 vale I. 
L’implicante corrispondente è: 

X7-X0 

Discorso simile al primo per l’impli- 
cante di figura 8C : basta che X2 valga 
0, quindi l’implicante è: 

X2 

Per le figure 8D e 8E gli implicanti 
corrispondenti, sempre per gli stessi 
motivi, sono rispettivamente: 

XO e X0 • X2 

Riassumendo, una volta evidenziati 
tanti implicanti (più grandi possibile, 
anche a costo di sovrapporre parte di 
questi) quanti bastano a coprire tutti 
gli 1 della mappa, ricaviamo i corri- 
spondenti termini AND da mettere in 
OR come facevamo col metodo delle 


tabelle. Anche in questo caso possia- 
mo muoverci in senso diametralmente 
opposto, evidenziando zone di 0 (gli 
implicati) ed ottenere espressioni di 
prodotti di somme: guardando la 
mappa è facile comprendere se è me- 
glio evidenziare gli implicanti o gli im- 
plicati. 

Facciamo ora un esempio concreto: 
torniamo alla tabella di figura 4A e, 
per prima cosa costruiamo la mappa 
corrispondente, mostrata in figura 9A. 
Riusciamo ad evidenziare facilmente 
due implicanti, uno di 2 e uno di 4 ca- 
selle. Il primo identifica il termine 
XI X0, il secondo il termine X2. L’e- 
spressione corrispondente: 

Y = X2 + X1X0 

e la rete corrispondente di figura 9B 
parlano da sole: esse sono funzional- 
mente equivalenti a quelle di figura 
4B: come risparmio non c’è male! 


Un bel digit 

Per concludere questa sessione com- 
binatoria delle reti logiche, una picco- 
la applicazione paleo-computereccia: 
piloteremo un digit a sette segmenti. 
Dando in ingresso un numero compre- 
so tra 0 e 7 in binario (per utilizzare tre 
sole linee) vedremo apparire sul no- 
stro digit il valore decimale dato dal- 
l’accensione dei necessari segmenti. 

La nostra rete logica combinatoria 
avrà dunque tre ingressi (X2, XI, X0) 
e sette uscite (Y0...Y6) che come detto 
piloteranno i sette segmenti mostrati 
in figura 10A. In figura 10B troviamo 
la tabella di verità dell'intera rete. In 
figura 10C una per una le mappe rela- 
tive ai 7 morsetti di uscita, già comple- 
te di espressioni relative agli implican- 
ti. A proposito di queste, vogliamo far- 
vi notare quella relativa a Y5, dove 
troviamo un implicante A di dimensio- 
ne 1 che identifica un termine di tre 
variabili : proprio lo stesso che avrem- 
mo trovato sviluppando la rete secon- 
do il metodo delle tabelle di verità. 

La rete completa è mostrata in figu- 
ra 11, un bel lavorone, ma alla fine 
funziona... 


Uffa! 

Questa volta l'ho sparata grossa. Errata 
corrige: MC n. 61 pagina 152 dove sta 
scritto «Se ad esempio il nostro insieme è 
finito ed è formato da 4 elementi l'insie- 
me delle funzioni da tale insieme in se 
stesso è 2 alla 4 dunque 16...» non è vero 
un tubo! Si vede proprio che io i conti 
non li so proprio fare. Infatti 4 alla 2 so- 
no il numero delle funzioni da 4 elementi 
in 2 elementi, mentre il numero delle fun- 


zioni da 4 in 4 è 4 alla 4 ovvero 256 (alme- 
no credo... che faccia 256). Quindi la pro- 
fezia di fine paragrafo (cfr. sempre la 
stessa pagina) pare più una maledizione 
che altro. Stile legge di Murphy. 

Ovviamente, fermo restando che il re- 
sto, Murphy permettendo, dovrebbe esse- 
re giusto, in particolare per quel che ri- 
guarda gli insiemi infiniti. Non chiedete- 
mi comunque di dimostrarvelo... non ci 
casco più. Scusate il contrattempo. Gra- 
zie. Arrivederci. Punto. 


186 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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Numeri di Fibonacci 
e di Lucas 


Nel campo della matematica relati- 
vo alla Teoria dei Numeri la succes- 
sione di numeri interi F 0 , F ( , F,, F 3 , 
F^, definita dalla seguente rela- 
zione di ricorrenza: 

F k = F k _, + F k _2 
con 

F 0 = 1 e F, = 1 

(K = 2,3.4 ) 

prende il nome di successione di Fibo- 
nacci. F^è il generico numero di Fibo- 
nacci di indice K. 

Un'altra successione di numeri, 
chiamata successione di Lucas, forse 
meno nota, ma non meno interessante 
per le sue proprietà aritmetiche, che 
giocano un ruolo importante nella ve- 
rifica della primalità di particolari nu- 
meri (i numeri di Mersenne: per la de- 
finizione di tali numeri vedasi la rubri- 
ca «MC algoritmi» n. 53 di MCmicro- 
computer) è la successione di numeri 

interi L„, L,, L 2 , Lj L N , definita 

da una relazione di ricorrenza del tipo 
di quella che vale per i numeri di Fi- 
bonacci : 

L k = L*. + l* » 
ma con 

Ln = 2 e L, = 1 

(K = 2,3,4 ...). 

L k è il generico numero di Lucas di 
indice K. 

Si è già altre volte parlato sulle pagi- 
ne di questa rivista dei numeri di Fibo- 
nacci. Sono stati anche dati esempi di 
routine con istruzioni di tipo iterativo 
o ricorsivo (lasciamo agli informatici 
puri la diatriba sulla scelta più conve- 
niente), partendo sempre dalla relazio- 
ne di ricorrenza suddetta. Tali pro- 
grammi tuttavia danno dei risultati nu- 
merici condizionati dalla limitata pre- 
cisione che presenta l'organo di calco- 
lo utilizzato. 

Volendo calcolare ad esempio F,#,, 
ci si dovrebbe accontentare di avere 
un risultato approssimato e precisa- 
mente: 

F 100 = 3.54224848 E + 20 
con un computer con precisione 
PR = 9 

F 100 = 3.542248481792619 E + 20 
con computer a doppia precisione 
(PR= 16). 

Soltanto avendo a disposizione un 
organo di calcolo più preciso (ad es. a 
tripla precisione: PR = 24) potremmo 


conoscere il valore numerico esatto di 
Fia,,, che risulta composto da 21 cifre. 

Per numeri di Fibonacci o di Lucas 
di indice più elevato e quindi piùi 
grandi sarebbe necessario un calcola- 
tore con precisione ancora più alta e 
cosi via. Come si può allora riuscire 
ad ottenere i valori esatti, cioè calcola- 
ti con tutte le cifre esatte sino all’unità, 
di tali numeri anche molto grandi, co- 
stituiti da centinaia od addirittura da 
migliaia di cifre? 

Il programma proposto in questo ar- 
ticolo risolve il quesito. 


Esso, in pratica, non è altro che una 
versione in aritmetica a precisione 
multipla della classica routine che 
s'avvale della relazione di ricorrenza 
citata, rifacendosi peraltro alle indica- 
zioni generali date in un precedente 
articolo su questo tipo di aritmetica 
(vedi n. 56 di MCmicrocomputer). 

Con tale programma, il lettore è in 
grado di visualizzare a sua scelta i nu- 
meri di Fibonacci o di Lucas sino al- 
l'indice N desiderato. Inoltre, per ac- 
celerare il tempo di risposta del risul- 
tato, il lettore può scegliere di visualiz- 
zare solo il valore del Numero con 
l'indice richiesto. Le uniche limitazio- 
ne sono date dalla capacità di memo- 
ria del calcolatore (ad esempio con il 
C64 non si può andare oltre un indice 
N = 95000), ma soprattutto dal tempo 
impiegato dal computer per eseguire 
la gran mole di calcoli elementari ri- 
chiesti. 

Proprio per accelerare l’esecuzione 
di questa mole di calcoli è opportuno 
eseguirli in base 10° con G il più ele- 
vato possibile, compatibilmente con la 
precisione PR del computer. Nel pro- 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


ALGORITMI 



gramma proposto si opera con un G 
= PR — I = 8, quindi in base IO 8 , per- 
chè il computer usato (C64 o CI 28) 
presenta una precisione PR = 9. Per un 
computer con PR diversa basterà cam- 
biare il valore della variabile PR alla 
riga 250. 

Che si possa operare qui con un G 
cosi alto senza mai perdere in ogni cal- 
colo elementare eseguito la piena pre- 
cisione, ciò non è in contrasto con 
quanto asserito nel citato articolo. Nel 
presente programma infatti l'unico ti- 
po di calcolo in multiprecisione da 
eseguire è l'addizione fra due soli ope- 
randi. 

Per dimensionare poi in modo otti- 
male i vettori necessari nell'elabora- 
zione, si è sfruttata la possibilità di po- 
ter conoscere a priori di quante cifre 
risulta composto il numero di Fibo- 
nacci o di Lucas in esame. 

Dalla letteratura tecnica (vedi rif.ti 
bibliografici citati) sono note le se- 
guenti formule dirette (chiamate For- 
me di Binet): 

f 1 /1-V5\ * 1 / Ì-V5\ ‘ 

V5\ 2 ) VS\ 2 I 



Sfortunatamente queste formule, 
nemmeno usando l’aritmetica a preci- 
sione multipla, possono essere conve- 
nientemente utilizzate per il calcolo 


diretto di F K o L K . Possono però esse- 
re usate per conoscere il numero Y di 
cifre componenti F K o L K . Un esempio 
può chiarire quanto asserito. Si voglia 
sapere di quante cifre è composto F 157 . 
Si ha: 



se si trascura, come è lecito, la parte 
con segno negativo della (I). 

Poniamo ora 

J_/UV5\»L ra > 

Vìi 2 / 

da cui: 

i=157loi„(iìYìj_ Log, ,5 

Svolgendo i calcoli si ottiene: X = 
32.4615... 

F, 57 è dunque un numero intero 
compreso tra IO 32 e IO 33 e sarà pertanto 
composto da 33 cifre. Si ha 

Y = INT(X) + 1-33 cifre 

Scelto pertanto l’indice N, trovato il 
numero di cifre degli operandi (si ri- 
corda che qui gli operandi sono vetto- 
ri), è facile allora dimensionare tali 
vettori con il numero strettamente ne- 
cessario di componenti. Inoltre, du- 
rante l'esecuzione dei calcoli relativi a 
F k con K < N, dalla conoscenza sem- 
pre a priori delle cifre costituenti cia- 
scun F k si è in grado di eseguire solo i 


calcoli indispensabili per arrivare al ri- 
sultato finale. 

Nelle Tabelle 1, 2, 3, 4 vengono ri- 
portati alcuni esempi di calcolo sia di 
numeri di Fibonacci che di Lucas, cosi 
come effettivamente compaiono sul vi- 
deo. 

Ci si può domandare se sia possibi- 
le trovare il valore esatto di numeri di 
Fibonacci o di Lucas, anche molto 
grandi, senza dover calcolare tutti i 
numeri dello stesso tipo, di indice in- 
feriore. Ciò è quello che si è costretti a 
fare impiegando nel programma, co- 
me si è fatto, la relazione di ricorrenza 
che definisce la successione. 

La risposta è affermativa. Infatti fa- 
cendo ricorso alle seguenti relazioni, 
prese dalla letteratura specializzata 
(vedi Bibliografia): 


i,=f, 

Fa=f«L, 

L„=L ( -L,-(-1)*2 

Fm=F|mVF|-F|m 

L,.„ = L k L„-(-1) ii L„ 

F^F i . 1 F,.,-(-1)‘ 


si può già intravedere la possibilità di 
realizzare interessanti programmi atti 
a calcolare i numeri in esame in ma- 
niera più efficiente e meno banale. 

Ma rimandiamo ad un prossimo in- 
tervento il proseguimento del discor- 
so. 


Bibliografia 

G.H. Hardy and E.M. Wright: An introduction to thè theory of numbers - Fifth edi- 
tion - Clarendon Press. Oxford 1984. 

M.R. Schroeder: La teoria dei numeri - Franco Muzzio Editore, dicembre 1986. 

P. Filipponi: Sulle proprietà dei rapporti fra particolari numeri di Fibonacci e di Lu- 
cas - Note Recensioni Notizie, pubblicazione trimestrale dell'Istituto Superiore Po- 
ste e Telecomunicazioni - voi. XXXI II, N. 3-4, 1984. 

P. Filipponi: Fibonacci e i suoi numeri - Poste & Telecomunicazioni, gennaio/febbra- 
io 1986 - Editore Fondazione Ugo Bordoni. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


nraisu^^ 

pjsnsvsu&x 


di Raffaello De Masi 


Identificazione degli 


Discutiamo qualche attimo sul pro- 
blema della identificazione degli og- 
getti individuandoli come immagini 
bidimensionali. L'approccio al proble- 
ma non presenta soverchie difficoltà 
specie quando ci si accontenta di una 
certa tolleranza nei risultati o, in altri 
termini, se non è necessario affinare 
l’analisi oltre certi gradi di sensibilità, 
per quanto attiene al riconoscimento 
dell'immagine come confronto fra 
quella incognita ed un «dizionario» di 
immagini standard, tra cui scegliere. 

Il problema più semplice di ricono- 
scimento è quello della individuazione 
del significato di un carattere alfanu- 
merico stampato secondo certe regole 
e stereotipi; questa semplificazione 
del problema in rigidi limiti è necessa- 
ria, per far intendere come il procedi- 
mento di riconoscimento parta da al- 
cuni stretti canoni di analogia che, 
proprio per la loro stessa, intrinseca 



scarsa flessibilità, ben difficilmente 
possono portare a certi risultati «intel- 
ligenti». 

La figura a) ottenuta, per comodità 
utilizzando il pacchetto «Fontastic» 
mostra una lettera C come immagine 
digitalizzata (viene utilizzato, a tal uo- 
po, un carattere «Cape Canaveral», 
piuttosto squadrato, molto simile al 
carattere usato per la stampa con in- 
chiostro magnetico utilizzata su asse- 
gni), in cui viene usata una risoluzione 
di 21 x 14 caselle ed i soli due colori 
bianco e nero (senza toni diversi di 
grigio). L’algoritmo di riconoscimento 
si basa sul confronto tra la matrice bi- 
dimensionale di sequenze bianco-ne- 
ro, rappresentante la lettera, ed una 
serie di array precostituite, campione, 
destinate a dizionario di confronto. 
Ma cosa succede se un numero è sbia- 
dito o stampato male. Occorre, in tal 
caso, eseguire un test di somiglianza, 
nel caso più semplice sommando il 
numero dei punti della matrice e con- 
frontandolo con quello della lettera 
campione. 

Il procedimento si presta a gravi er- 
rori, se si considera che, anche al di 
fuori di imperfezioni nella stampa del 
carattere da riconoscere, le lettere [p], 
[q], [b] e [d], sono rappresentate dallo 
stesso numero di punti. Ancora pur 
immaginando di operare sempre sugli 
stessi caratteri, si andrà incontro, pro- 
babilmente, a problemi di scala, anche 
se questo è, forse, il minore dei mali. 

Un metodo di soluzione per la ricer- 
ca delle analogie è quello, di cui ab- 
biamo già parlato qualche mese fa, 
quando indicammo una metodologia 
più raffinata di confronto basata non 
solo sulla corrispondenza tra numero 
di punti, ma anche tra punti aventi lo 
stesso «peso». Chi non ricorda quanto 
dicemmo sappia che l'immagine viene 
conservata in una array bidimensiona- 


oggetti 


le, in cui viene annotata non solo la 
presenza (o l’assenza) di punti, ma an- 
che la stessa posizione. Questo sistema 
posizionale consente una univoca cor- 
rispondenza tra punti analoghi del bi- 
nomio immagine-oggetto, e permette 
confronti più rigorosi (si tratta della 
metodologia attualmente in uso in 
molte macchine riconoscitrici di carat- 
teri). 

Ma come si fa quando si desidera 
che una macchina riconosca non più 
una immagine riferibile, per forma o 
dimensione, a qualcosa già in suo pos- 
sesso, ma occorre «riconoscere» l’im- 
magine facente parte di una categoria, 
di un «tipo». Ad esempio, immaginia- 
mo di individuare una metodologia 
destinata a riconoscere figure piane: 
come fare ad identificare la figura bl) 
come un trapezio? Il metodo di sem- 
plice confronto appena descritto è del 
tutto inutile (le figure b2) b3) e b4), so- 



^\] „ Q ■ 

b4 b5 


190 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


INTELLIGENZA ARTIFICIALE 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


191 


INTELLIGENZA ARTIFICIALE 


lo per fare qualche esempio, sono al- 
trettanti trapezi, per nulla confrontabi- 
li, con tecniche di confronto tra array 
bidimensionali, tra loro). Una routine 
di rotazione e di scalatura darebbe ri- 
sultati soddisfacenti, ma appare ovvio 
che si tratta di ben misera soluzione, 
se si considera che la figura b5) non sa- 
rebbe, in questo modo, riconosciuta co- 
me trapezio, pur essendolo. Occorre, 
allora, abbandonare il criterio di puro 
confronto, per passare a quello di defi- 
nizione: se per l’uomo, un trapezio è 
«una figura piana, limitata e chiusa da 
quattro lati, con soli due lati paralle- 
li», la soluzione potrebbe essere quella 
di dotare il programma di riconosci- 
mento di routine capaci di contare i la- 
ti, misurare le ampiezze degli angoli, 
individuare linee rette e parallele, rico- 
noscere contorni chiusi, ecc. Il pro- 
grammatore potrebbe, col tempo, cre- 
arsi una biblioteca piuttosto organica 
di semplici routine di riconoscimento, 
abbinando le quali (si ricordi come il 
Lisp consente di strutturare liste orga- 
niche di elementi congruenti) sarebbe 
possibile aggirare intrinsechi problemi 
di orientamento, scalatura. e, per 
quanto possibile, sfumatura e mancan- 
za di definizione dell’immagine. 

Ma siamo, in questo, come nel caso 
precedente, sempre in una tipologia 
piuttosto stretta e limitata di schemi ri- 
conoscitivi fondamentali: saliamo ad 
un livello superiore chiedendoci: «Co- 
me è possibile riconoscere oggetti da 
una immagine prelevata dal vivo?». 
Superato il problema della acquisizio- 
ne della immagine sotto forma digita- 
le, ci troveremo inizialmente di fronte 
alla solita array bidimensionale di nu- 
meri da cui estrarre le informazioni 
destinate a distinguere le immagini 
stesse. 

L'array appena descritta va sottopo- 
sta ad una prima manipolazione, in 
quanto esiste un primo problema da 
rimuovere. Una immagine digitalizza- 
ta (chi usa una telecamera od un digi- 
tizer conosce già il problema per esser- 
visi trovato di fronte spesso; molti di- 
gitizzatori possiedono opzioni destina- 
te a manipolare l’immagine prodotta 
per eliminare difetti della rappresenta- 
zione stessa) possiede una serie di er- 
rori e di discrepanze casuali che oc- 
corre correggere prima di procedere, e 
che sono stati introdotti nelfimmagine 
da inevitabili più o meno grandi difetti 
di risoluzione della macchina lettrice 
(d'altro canto gli stessi fotografi, scru- 
polosi, di una volta ritoccavano le foto 
da loro eseguite, sebbene la lastra fo- 
tografica sia un mezzo di riproduzione 
immensamente più efficiente e risolu- 


Figure e concelli espressi nel presente ar- 
ticolo sono stali ricavati da diversi scritti; 
tra essi ci sentiamo di segnalare, per la 
chiarezza espositiva e per la organicità 
dei contenuti, l'opera di Raphael — Il 
computer che pensa Muzzio Editore, 
di recente pubblicazione, cui chi scrive si 
rifa per numerose notizie di base e per di- 
verse tipologie di indagine, descritte nel 
presente articolo. 


tivo di una telecamera o di un digiti- 
zer). 

La tipologia più comune d’errore è 
rappresentata da aree (nella maggior 
parte dei casi, punti) piccole bianche 
completamente circondate da punti 
neri (o viceversa, ovviamente). In que- 
sti casi, con buona probabilità si tratta 
di un errore nella lettura della immagi- 
ne sorgente. La macchina esegue, allo- 
ra, un processo di regolarizzazione 
della immagine oggetto, secondo alcu- 
ne regole che vedremo di seguito. 

Il ragionamento che anima il pro- 
cesso di omogeneizzazione dell'Imma- 
gine si basa sul presupposto che i pun- 
ti di discrepanza notati sono errori, o 
particolari cosi piccoli dell’oggetto da 
poter essere agevolmente trascurati. 
Processi di omogeneizzazione possono 
essere eseguiti con diverse procedure, 
più o meno efficienti, cosi riassumibi- 
li: 

— se un punto possiede luminosità 
superiore od inferiore a tutti quelli ad 
esso circostanti, esso viene «ricolora- 
to» in modo da assumere la luminosi- 
tà, rispettivamente, del più o del meno 
brillante dei punti ad esso adiacenti; 

— se un punto possiede luminosità, 
ancora una volta, superiore od inferio- 
re a tutti quelli circostanti, esso viene 
sostituito con un nuovo punto, la cui 
luminosità è la media aritmetica di 
quella dei punti adiacenti; 

— ad ogni punto spurio viene asse- 
gnato un valore di luminosità determi- 
nato da una verifica matematica delle 
luminosità dei punti immediatamente 
vicini. In questa ottica varie formule 
sono state proposte, tra cui è abba- 
stanza accurata quella proposta nel 
volume di Raphael, nominato di segui- 
to, che assegna al punto un valore di- 
pendente dalla somma delle due diffe- 
renze tra i punti a maggiore «distan- 
za» luminosa e quelli a minore. Si trat- 
ta di un'operazione, questa, abbastan- 
za difficile da codificare, in quanto oc- 
corre stabilire una scala di gradualità 
od almeno un limite di valori che se- 
gni il passaggio tra i due valori da as- 
segnare: zero ed uno. 

Qualunque sia il sistema adottato il 
processo di «spianamento» dell’im- 
magine cosi effettuato porta a varia- 
zioni notevoli dell’immagine. Successi- 


ve operazioni di regolarizzazione por- 
tano all'effetto contrario di quello de- 
siderato, vale a dire che l’immagine, 
piano piano, degrada ad una massa in- 
distinta di parti scure e chiare. Il terzo 
degli algoritmi citati, comunque, se ra- 
gionevolmente usato, porta ad una 
schematizzazione utile e sufficiente- 
mente accurata dell'immagine, che, so- 
vente, può portare a buoni risultati 
nella fase di riconoscimento. 

Raphael, nel volume già richiamato, 
evidenzia come un principio di regola- 
rizzazione sia utilizzato nel ben noto 
Life, il gioco della vita cosi caro al 
Giustozzi. Le regole del gioco, per chi 
non le ricordasse, sono: 

— si considera un piano (il mondo 
bidimensionale in cui vivono le cellule 
del gioco) come array di punti neri 
(cellule viventi) e bianchi (posti vuoti). 
Ogni posto vuoto che abbia 3 cellule 
immediatamente circostanti (negli otto 
posti disponibili), viene occupato da 
una nuova cellula ( I, o, il che è lo stes- 
so, da un punto nero); 

— ogni cellula che non sia circon- 
data da due o tre cellule muore (si tra- 
sforma in 0; spazio bianco); 

— tutte le modifiche descritte ven- 
gono operate simultaneamente sull’in- 
tera area. 

Questo algoritmo di modifica, come 
è noto, può portare a risultati del tutto 
dissimili dall'immagine di partenza; 
con ciò viene dimostrato che un pro- 
cesso automatizzato di modifica e re- 
golarizzazione della disposizione di 
punti, lungi dall'essere il toccasana, 
abbisogna di continua verifica da par- 
te di un supervisore (uomo o macchi- 
na) che stabilisca quando e dove fer- 
mare la modifica deH’immagine per 
evitare che il rimedio sia peggiore del 
male. 

«Life» è interessante per un altro 
motivo: consente cioè di verificare se 
esiste la possibilità che due immagini, 
per successivo addolcimento delle 
stesse siano tra loro confondibili: nel- 
la serie di figure c) è possibile vedere 
l’evoluzione della lettera di figura a) 
sottoposta a successivi passaggi del 
gioco attraverso un programma dispo- 
nibile su Macintosh. Il risultato finale, 
che vedete, ottenuto dopo 17 passaggi, 
mostra come ben poco sia rimasto del- 
l’immagine iniziale, e come questa vi 
sia del tutto irriconoscibile. 

Premesso ciò, vedremo la prossima 
volta come è possibile giungere ad un 
diverso approccio nel riconoscimento 
delle immagini, senza far uso di criteri 
di somiglianza con modelli precosti- 
tuiti. 


192 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



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Il set di istruzioni 

Istruzioni di stringa 


primo t°* e 


■ In questa puntata parleremo di cosa si intende. nelVassembler 
dell' 8086 / 88 , con il termine di stringa ed analizzeremo le 
istruzioni di gestione delle stringhe. Vedremo che con tale termine non si 
intendono necessariamente insiemi di caratteri ASCII, così come siamo 
abituati lavorando con linguaggi ad alto livello. ■ 


Le «stringhe» 

Tale termine, che come detto può 
ingenerare confusione se paragoniamo 
il suo significato con quello assegnato- 
gli da linguaggi ad alto livello (Basic e 
Pascal in testa), rappresenta innanzi- 
tutto un generico blocco di dati, siano 
essi byte o word, sui quali possiamo 
effettuare un certo numero di opera- 
zioni «primitive», intendendo con 
quest’ultimo termine il fatto che si 
tratta di operazioni «basilari», «stand- 
ard» ed in un certo senso «irrinuncia- 
bili» sulle quali eventualmente co- 
struire operazioni più complesse. 

Tali operazioni sulle stringhe sono 
paragonabili alle quattro operazioni 
sui numeri, le quali sono anch'esse 
delle operazioni «primitive»: come 
per calcolare un integrale utilizziamo 
una opportuna sequenza di operazioni 
primitive su operandi «numero» cosi 


avremo operazioni più complesse su 
stringhe, ad esempio la sostituzione di 
tutte le occorrenze di certi dati all’in- 
terno di un dato blocco con altri dati 
di un altro blocco. 

Proprio quest’ultimo esempio può 
mostrare che le «stringhe-ad-alto-livel- 
lo» (quelle di caratteri ASCII, tanto 
per intenderci) sono solo un caso par- 
ticolare del più generico «blocco di 
dati elementari»: l’esempio infatti può 
benissimo riferirsi alla sostituzione, al- 
l’interno di un testo, di tutte le occor- 
renze di un certo vocabolo con un al- 
tro, operazione che è fondamentale in 
un qualunque word processor. 

Tra parentesi il termine «stringa», 
di uso ormai corrente, è una brutta ita- 
lianizzazione del termine inglese, 
«string»: con tale termine gli anglofo- 
ni intendono (oltre ad una ventina di 
altri significati, come loro solito) sia il 
termine «stringa» (inteso come laccio 


da scarpa), sia il termine «fila» (ad 
esempio di perle in una collana), sia 
appunto l’atto di infilare le perle per 
creare una collana. Riteniamo che gli 
ultimi due significati siano più vicini 
alla realtà rappresentata da un certo 
numero di caratteri o dati generici che 
siano, uno posto di seguito all’altro 
(quasi in fila indiana!), tanto è vero 
che ne possiamo eliminare da un certo 
punto in poi come estrarre uno ad 
uno: in questo senso non vediamo co- 
me un laccio da scarpa (che è il signifi- 
cato che diamo noi alla parola «strin- 
ga», anche se francamente non l’usia- 
mo poi spesso) possa avere qualcosa a 
che fare con un insieme di caratteri o 
dati. 

Comunque il termine è ormai tal- 
mente radicato nella terminologia cor- 
rente che non ci ricordiamo più del 
suo significato vero... 

Chiusa dunque questa parentesi eti- 


194 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



niologica, torniamo alle «stringhe- 
8086»: un singolo byte, tre word con- 
secutive, un intero segmento di 64K 
byte sono tre esempi di stringhe sulle 
quali possiamo appunto eseguire certe 
operazioni. 

Non importa il «contenuto» della o 
delle celle di memoria che costituisco- 
no la stringa, ma ci interessa appunto 
l'insieme di dati nella sua interezza, 
insieme sul quale e con il quale possia- 
mo compiere operazioni di sposta- 
mento di comparazione, di analisi, di 
caricamento e di lettura. 

Particolarità dell’assembler 8086/88 
è quella di avere delle operazioni pri- 
mitive al massimo, che agiscono sul 
singolo elemento dell'insieme conside- 
rato, ma che possono essere agevol- 
mente estese ad un insieme molto 
grande di singoli elementi. 

Entrando più nei dettagli abbiamo 
visto già che possiamo lavorare su ele- 
menti dati da byte o word, posti in me- 
moria: ora a seconda se l’operazione 
lo richiede, si avrà in alcuni casi un 
blocco di dati «sorgente» ed un bloc- 
co di dati «destinazione». 

Ancor più esattamente potremo ave- 
re un byte o una word all'interno del 
gruppo sorgente ed un byte o una 
word all'interno del gruppo destina- 
zione: intuitivamente gli spostamenti e 
le comparazioni avranno un’entità sor- 
gente ed una destinazione, le analisi 
ed i caricamenti avranno solo entità 
destinazioni mentre infine le letture 
avranno solamente le entità sorgenti. 

Tutte le volte che parliamo di sor- 
genti e di destinazioni dobbiamo tener 
presente che ci riferiamo a locazioni di 
memoria, che come tali posseggono 
un indirizzo rappresentato dalla solita 
coppia «segment:offset»: nel caso di 
byte o word sorgenti, si «punterà», al- 
l'entità per mezzo del registro SI, in- 
tendendo per default che il dato si tro- 
va nel Data Segment (DS) corrente, 
mentre viceversa (e qui si scopre una 
prima applicazione dell’Extra Seg- 
ment) nel caso di byte o word destina- 
zione si punterà a tale dato per mezzo 
del registro DI (per quanto riguarda 
l’offset) e per mezzo dell’Extra Seg- 
ment (ES appunto). 

Bisogna sempre tenere bene a mente 
quest'ultima particolarità, secondo la 


quale il dato destinazione si trova al- 
l’indirizzo formato da «ES:DI», con- 
trapposto al dato sorgente che si trova 
in «(DS:)SI», dove appunto il «DS» è 
stato messo tra parentesi in quanto di 
default. 

Inutile dire che una dimenticanza in 
tal merito comporta non già un errore 
sintattico o di programma, ma bensì 
un malfunzionamento all’atto dell’ese- 
cuzione del nostro programma, che 
non funzionerà come vogliamo (ma gi- 
rerà comunque!) 

Detto dunque questo, c’è da aggiun- 
gere il fatto che la singola operazione 
primitiva sul singolo dato potrà essere 
ripetuta per un certo numero prefissa- 
to di volte: dal momento che si ha a 
che fare con strutture formate da più 
byte o word, nasce allora l’esigenza di 
aggiornare il puntatore, formato nel 
primo caso da SI e nel secondo caso 
da ES:D1. 

In entrambi i casi l'assembler ci 
consente un incremento o un decre- 
mento automatico (a nostra scelta) del 
puntatore, senza dover materialmente 
utilizzare un’istruzione di INC o di 
DEC, ma sfruttando un particolare 
flag detto di «direzione» (Direction 
Rag, DF), che con il suo stato indiche- 
rà all’istruzione di stringa se il o i pun- 
tatori dovranno essere incrementati o 
decrementati. 

Altra particolarità (e poi inizieremo 
l'analisi vera e propria delle istruzioni) 
è che sarà l'istruzione stessa ad indica- 
re se si deve operare su byte o word e 
perciò decidere se l'incremento o il de- 
cremento del puntatore deve essere di 
un'unità (nel caso del byte) o di due 
unità (nel caso di word): se infatti la- 
voriamo con word è ovvio che il pun- 
tatore deve avanzare o indietreggiare 
di due ogni volta altrimenti si andreb- 
be a puntare al byte più significativo 
di una word. 

Le Istruzioni dì strlnga-STOS 

Iniziamo dunque dall’istruzione più 
semplice, la STOS, che permette di 
memorizzare il contenuto dell'accu- 
mulatore nella cella puntata da ES:DI 
e cioè in una cella della nostra stringa. 

In particolare avremo le due istru- 
zioni STOSB e STOSW se rispettiva- 


mente il dato da inizializzare sarà un 
byte o una word (è questa una regola 
generale: la «B» finale indicherà un’o- 
perazione su entità byte, mentre la 
«W» si riferirà ad entità word): nel ca- 
so della STOSB sarà il contenuto di 
AL a finire nel byte destinazione men- 
tre è intuitivo che nel caso della 
STOSW sarà il contenuto di AX a fini- 
re nella word posta in ES:DI. 

Nel primo caso si avrà l’incremento 
o il decremento di DI di un’unità men- 
tre nel caso della STOSW il registro 
DI aumenterà o diminiurà di due uni- 
tà. 

Bisogna dunque ricordarsi di settare 
opportunamente il (lag di direzione, 
con le due istruzioni di cui parleremo 
nel prossimo paragrafo. 

Le due istruzioni qui viste (STOSB e 
STOSW) non necessitano di operandi 
in quanto l'assemblatore già presup- 
pone che i registri siano stati caricati 
correttamente (in caso contrario poi il 
programma non ci darà risultati cor- 
retti, pur essendo esatto sintatticamen- 
te...) e si può riassumere il loro com- 
portamento con i due schemi seguenti : 



Aggiungiamo che, come ogni istru- 
zione di caricamento che si rispetti, i 
flag non vengono alterati in alcun mo- 
do, neanche se ad esempio il valore da 
porre nella stringa è proprio 0. Analiz- 
ziamo ora un esempio nel quale sup- 
poniamo di voler inizializzare un byte 
(posto alla locazione VETTORE), con 
il valore 55H. 

Per poter sfruttare la STOSB, dob- 


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ASSEMBLER 8086/8088 



biamo innanzitutto inizializzare l’Ex- 
tra Segment (ES), in modo da farlo 
puntare al segmento che noi vogliamo 
(supponiamo che VETTORE si trovi 
nel Data Segment corrente), poi dob- 
biamo caricare il registro DI con l’off- 
set della locazione di memoria in que- 
stione poi dobbiamo inizializzare l’ac- 
cumulatore ed infine... dobbiamo usa- 
re la STOSB. 

Un esempio di frammento di pro- 
gramma può essere l’esempio B. 

I lettori più attenti potrebbero già 
brontolare notando che il tutto si pote- 
va ottenere con una sola istruzione 
senza scomodare nell’ordine l’Extra 
Segment (ES), il registro DI, l’accumu- 
latore (AL) e., la STOSB: basta infatti 
scrivere l’istruzione: 

MOV VETTORE. 55H 

per ottenere esattamente la stessa co- 
sa! 

Evidentemente abbiamo fatto que- 
sto esempio solo per introdurre il con- 
cetto di «ripetizione» di un’istruzione 
di stringa. 

Come vedremo infatti nel seguito 
analizzando in dettaglio il «prefisso» 
REP, le due istruzioni in esame posso- 
no essere ripetute per un numero di 
volte impostato nel registro CX, ed è 
inutile dire che è qui che compare tut- 
ta la potenza di questa istruzione di 
stringa (e anche delle altre, come ve- 
dremo). 

Supponiamo dunque di voler azze- 
rare non più un byte, ma ben 64K e 
cioè addirittura un intero segmento, 
che supponiamo chiamarsi «SEG- 
MENTÒ»: in questo caso dovremo 
aggiungere a quanto fatto in preceden- 
za l'inizializzazione del registro CX ed 
il settaggio del flag di direzione. 

Inoltre possiamo usare l’istruzione 
STOSW che ci permette di azzerare 
una word alla volta fatto che consente 
di dimezzare il valore contenuto in 
CX e contemporaneamente di effet- 
tuare l’azzeramento in metà tempo. 

Nell’esempio C dimostriamo come 
possiamo azzerare un intero segmento. 

Non vogliamo usare la STOSW, ma 
vogliamo eseguire il programma con 


le istruzioni normali? Presto detto: lo 
stesso programma si può scrivere nel 
modo seguente: 



In questo caso non si scomodano al- 
tri registri, all’infuori di CX e DI, ma 
il rovescio della medaglia è nel tempo 
di esecuzione che è quasi il doppio 
che nel caso della STOSW: mentre in- 
fatti nel primo caso c’è solo la REP 
STOSW che viene eseguita ogni iterata 
e perciò per 32768 volte, nel secondo 
caso è un pacchetto di istruzioni che 
viene eseguito per ogni iterata. 

Tanto per addentrarci in un campo 
non ancora affrontato, cerchiamo di 
quantizzare in «soldoni» le durate dei 
due cicli magari in termini di un clock 
di 4.77 MHz, tipico di un PC IBM. 

Nel primo caso ogni istruzione 
«REP STOSW» richiede 6+ 10 cicli di 
clock per ogni iterata (6 per la REP e 
10 per la STOSW) e perciò un totale di 
16*32768 = 524288 cicli, che a 4.77 
MHz significano circa 0.11 secondi! 
Pensate! un decimo di secondo per az- 
zerare 64K byte di RAM... Un secon- 
do per azzerare tutta la RAM (640K) 
del nostro PC! (Ma allora perchè il PC 
ci mette cosi tanto all’accensione? 
Non è questa la sede adatta: ne parle- 
remo nella rubrica apposita. N.d.r.). 

Il secondo programmino invece ri- 
chiede 15 cicli solo per l’istruzione di 
MOV, altri due cicli ne richiedono le 
singole INC e DEC (invece di INC DI 
- INC DI potevamo usare ADD DI,2 
che impiega sempre 4 cicli), mentre in- 
fine la JNZ impiega ogni volta 8 cicli 
(nel caso in cui la condizione NZ è ve- 
rificata e nel nostro caso 32767 volte!) 


contro i 4 cicli dell'ultima iterata in 
cui non deve effettuare il salto a ritro- 
so: in totale abbiamo (15 + 2 + 2 + 2) * 
32768 + 8 * 32767 + 4 cicli pari alla 
bellezza di 950268 cicli con durata di 
circa 0.2 secondi, come dire quasi il 
doppio del caso precedente... 

Le istruzioni CLD e STD 


Sono due istruzioncine semplici 
semplici che rispettivamente azzerano 
(CLD, «CLear Direction flag») e set- 
tano (STD, «SeT Direction flag»), il 
flag di direzione (DF), nel primo caso 
permettendo l’incremento automatico 
di uno o entrambi i registri puntatori 
DI e SI (a seconda di quale dei due sia 
richiesto dall'istruzione di stringa) e 
nel secondo caso abilitando il decre- 
mento automatico di DI e/o SI di una 
o due unità. 

Volete una regoletta facile facile in- 
ventata dal redattore della rubrica? 

Per ricordarsi mnemonicamente se 
il flag DF posto a «0» indichi un in- 
cremento o un decremento (non utiliz- 
zando molto spesso istruzioni di strin- 
ga capita di dimenticarsi questi piccoli 
particolari), invece di andare a sfoglia- 
re manuali (o la rivista...), allora si può 
aggirare l’ostacolo pensando mental- 
mente alla lettera «D» di CLD e STD 
non più relativa al «Direction flag» (la 
qual cosa appunto non ci è di minimo 
aiuto in caso di dimenticanza), ma 
piuttosto possiamo associare la «D» 
alla parola «Decrement» e cosi la 
CLD si può leggere come «CLear De- 
crement» (cancella il decremento e 
perciò attiva l’incremento...), mentre la 
STD si può leggere come «SeT Decre- 
ment» (setta il decremento...): sempli- 
ce ma efficace, non c’è che provare! 

L'istruzione LODS 

Questa istruzione è in un certo sen- 
so la «duale» della STOS già analizza- 
ta, in quanto consente di caricare nel- 
l'accumulatore (AL o AX) il contenu- 
to di una cella di memoria apparte- 
nente ad una stringa. In questo caso la 
cella è individuata a livello «offset» 
dal registro SI (che ricordiamo essere 


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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


ASSEMBLER 8086/8088 



il «Source index») e come segment 
per default da DS e perciò dal seg- 
mento corrente contenente in genere i 
dati del programma. Analogamente al- 
la STOS, la LODS ha insito nel suo 
funzionamento, l’aggiornamento auto- 
matico del puntatore SI, il quale può 
essere incrementato o decrementato a 
seconda dello stato del (lag DF. 

Anche in questo caso si hanno due 
istruzioni distinte (LODSB e 
LODSW), rispettivamente riferite ad 
un byte e ad una word, il cui contenu- 
to viene posto rispettivamente in AL e 
AX. 

Anche in questo caso possiamo ve- 
dere quali sono le operazioni che il 
microprocessore compie all'atto del- 
l’esecuzione: in particolare si ha quan- 
to si vede nell'esempio E. 

Dal momento che le istruzioni in 
esame non fanno altro che caricare 
l'accumulatore con un dato contenuto 
in memoria, nel 99% dei casi non ha 
alcun senso effettuare la «ripetizione» 
dell’istruzione stessa per mezzo dell'i- 
struzione (o meglio «prefisso») 
«REP» in quanto non ha molto senso 
caricare in accumulatore un valore e 
nell'istruzione dopo caricarne un al- 
tro: nell’1% dei casi in cui si ha neces- 
sità di usare la «REP LODSB» (casi 
che effettivamente esistono, ma sui 
quali non è interessante soffermarci in 
questo contesto) basta sapere che la 
coppia di istruzioni funziona egregia- 
mente, come dire che é permesso ripe- 
tere anche le istruzioni LODS. 

Come tutte le istruzioni di carica- 
mento di registri, anche le due LODS 
non alterano in alcun modo i flag. 

L'istruzione MOVS - come 
spostare blocchi di memoria 

Siamo arrivati dunque alla MOVS, 
la quale è in un certo senso l'unione 


delle due istruzioni di stringa viste 
precedentemente ed è un'istruzione 
molto potente in quanto, unica nel suo 
genere consente di effettuare sposta- 
menti «da memoria a memoria», cosa 
che finora, con la semplice «MOV» 
non era possibile fare. 

In particolare anche in questo caso 
si può avere a che fare con dati sotto 
forma di byte o di word (e questo sarà 
deciso dalla presenza rispettivamente 
della lettera «B» o della lettera «W» 
nel nome dell'istruzione, che dunque 
si chiamerà MOVSB e MOVSW) e 
combinando la potenza di questa 
istruzione, che agisce sul singolo byte 
o sulla singola word, con la ripetibilità 
data dal prefisso REP, si ottiene una 
super-istruzione che effettua lo sposta- 
mento di blocchi di memoria da un 
certo indirizzo ad un altro. 

In questo caso il byte o la word sor- 
gente sarà indirizzata fisicamente dal- 
la coppia formata da DS (di default 
come per la LODS), e da SI (come off- 
set), mentre il byte o la word di desti- 
nazione avranno un indirizzo fisico 
che (è facilmente intuibile) è dato dal- 
la coppia formata da ES (l'Extra Seg- 
ment, come per la STOS) e da DI (il 
«Destination Index»). Ancora una 
volta si ha l’automatismo nell’incre- 
mento o decremento di entrambi i re- 
gistri indice. 

Possiamo infatti vedere nelle due ta- 
belline di figura F il comportamento 
dell’istruzione nel caso di movimento 
di byte e di word. 

In parole povere, l'istruzione MOVS 
trasferisce il dato puntato da DS:SI 
nella locazione puntata da ES:D1, ag- 
giornando subito dopo i due puntatori 
a seconda dello stato del «Direction (o 
Decrement...) Flag». 

Vogliamo ad esempio spostare 1000 
byte, contenuti in un segmento, in un 
altro segmento, non solo «formalmen- 


te» (come sarebbe più semplice fare a 
livello assemblatore), ma soprattutto 
fisicamente. 

Supponiamo di avere due segmenti 
di dati, chiamati rispettivamente PAR- 
TENZA e ARRIVO, contenenti l'uno i 
1000 byte (riempiti non ci interessa co- 
me) e l'altro i byte «vuoti»; il blocco 
inizia all'etichetta START avente un 
certo offset (non necessariamente nul- 
lo) e deve essere spostato all’etichetta 
BEGIN, anch'essa dotata di offset 
non nullo, appartenente al segmento 
ARRIVO. 

Vediamo dunque come è facile ef- 
fettuare lo spostamento, per mezzo del 
frammento di programma G. 

Da notare, in questo programma, 
che i registri SI e DI sono caricati ri- 
spettivamente con l’offset dell'etichet- 
ta START e dell’etichetta BEGIN per 
mezzo dell'istruzione MOV, anche se 
START e BEGIN appartengono l'uno 
al Data Segment e l'altro all'Extra 
Segment. 

C"è da dire che per velocizzare l’o- 
perazione (in pratica si dimezza il tem- 
po!) conviene caricare il valore 500 nel 
registro CX e pensare di trasferire 
word anziché byte per mezzo dell’i- 
struzione MOVSW: l’assembler in 
questo caso non genera errori di sorta 
in quanto si «fida» (grazie alla lettera 
«W») che tanto la sorgente quanto la 
destinazione sono dello stesso tipo e 
cioè word. 

Concludiamo questa prima parte di- 
cendo che anche per l'istruzione di 
spostamento blocchi (o stringhe, che 
dir si voglia) MOVS vale la constata- 
zione che non c’è nessuna ragione per 
cui i flag possano essere alterati: infat- 
ti il nostro buon microprocessore si 
guarda bene di effettuare scriteriate al- 
terazioni dei poveri flag. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


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di Andrea de Prisco 



MMU: stonanti rivelazioni 

■ MMU sta per Memory Management Unti. Nella sua accezione più classica, una MMU serve 
per tradurre un indirizzo logico in un indirizzo fisico. Molte volte, per motivi di praticità, 
sono demandati alle MMU altri compiti sempre inerenti la gestione della memoria. Con questo 
articolo vedremo cosa fa la MMU aliinterno del 128. oltre naturalmente a gestire i banchi di 
memoria discussi alcuni numeri fa. ■ 


Cos’è una MMU 

Prima di entrare nel merito centovet- 
totesimo desideriamo dare alcuni chia- 
rimenti circa l’accezione classica di 
MMU. Come descritto in Appunti di 
Informatica di MC numero 53, i calco- 
latori veri dispongono del meccanismo 
della memoria virtuale. Ciò al fine di 
ottimizzare l'utilizzo della memoria fi- 
sica, da parte dei vari processi in ese- 
cuzione. 

Semplicisticamente parlando, per 
ogni programma in esecuzione non è 
mantenuto in memoria centrale tutto il 
codice e tutti i dati, ma solo un sottoin- 
sieme di questi necessari per l'elabora- 
zione in quel momento. Se un determi- 
nato dato o un pezzo di codice è ri- 
chiesto, ma non è contenuto in memo- 
ria, il sistema provvede a prelevarlo 
dalla memoria secondaria (dischi) 
eventualmente scaricando qualcos'al- 
tro per «fare posto». A causa di que- 
sto fatto, lo spazio di indirizzamento 
logico di un processo è in generale di- 
verso dai veri e propri indirizzi di me- 
moria e quindi (generalmente a tempo- 
di esecuzione) si rende necessario un 
meccanismo di traduzione (indirizzo 
logico|/|indirizzo fisicoj, per poter ac- 
cedere al dato necessario. Se ad esem- 
pio il calcolatore in questione imple- 
menta la sua memoria virtuale a pagi- 
ne, un processo in esecuzione potreb- 
be riferire un dato contenuto nella pa- 
gina logica 3, posizione 100. Dal mo- 
mento che tale pagina logica, sempre- 
chè sia presente in memoria, potrebbe 


198 


essere locata nella pagina fisica 5, l’in- 
dirizzo effettivo per prelevare il dato 
sarà pagina 5 locazione 100. 

Per attuare questa traduzione nel 
più breve tempo possibile (ogni acces- 
so alla memoria deve essere tradotto) 
tale compito è interamente demandato 
ad una unità specializzata interposta 
tra processore e memoria denominata 
appunto MMU. Essa riceve l'indirizzo 
logico dal processore, esegue imme- 
diatamente la traduzione in indirizzo 
fisico, richiede il dato alla memoria e 
lo invia al processore che continua l’e- 
laborazione normalmente, non essen- 
dosi accorto di nulla (per lui è stato un 
normale accesso in memoria). 

Oltre a questo, una MMU che si ri- 
spetti si occupa anche di smistare indi- 
rizzamenti a periferiche I/O memory 
mapped, a segnalare eventuali fault di 
pagina o di segmento, a gestire le in- 
terruzioni (questo assieme al processo- 
re). 



L’MMU del 128 

L’utilizzo di una MMU nel 128 non 
è certamente necessaria per i motivi 
sopra esposti. Trova la sua ragion 
d'essere dato che, tutti ormai lo sanno, 

11 processore di questo è capace di in- 
dirizzare solo 64 k, mentre la memoria 
disponibile tra ram e rom è molta di 
più. Come nel caso dei veri calcolatori, 
avremo che un riferimento logico ad 
una cella di memoria è dato dalla cop- 
pia (banco, posizione) mentre I'indiriz- 
zamento fisico... beh, quello proprio 
non è identificabile dato che la memo- 
ria fisica del 128 è sparsa per tutta la 
macchina sottoforma di due banchi 
ram da 64 k l'uno, 16 k rom del siste- 
ma operativo, 32 k rom del Basic -f 
monitor, generatore dei caratteri, me- 
mory mapped I/O ecc. 

Purtroppo, a livello hardware, non è 
possibile che un programma locato in 
un banco possa fare riferimenti ad al- 
tri banchi, se non comandato alla 
MMU una commutazione di banco. 
Fortunatamente al livello di sistema 
operativo ciò non accade essendo di- 
sponibili delle apposite routine che 
permettono di accedere a qualunque 
locazione di qualsiasi banco semplice- 
mente effettuando opportune chiama- 
te (cfr. MC n. 57, 128 da zero). 

12 registri 

Per impartire ordini alla MMU. che 
come vedremo non si occupa solo dei 
banchi nudi e crudi, si utilizzano 12 re- 

MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


128 DA ZERO 



gistri mappati a partire dall'indirizzo 
esadecimaie SD500 del banco 15 (figu- 
ra 1). In quella zona, come più volte ri- 
petuto, è mappato l'I/O della macchi- 
na compreso quindi i registri per il 
suono, per i CIA, per il video ecc. 1 
primi 5 registri della MMU sono inol- 
tre mappati a partire daH'indirizzo 
esadecimaie SFFOO di ogni banco: ciò 
per evitare che, una volta commutato 
un determinato banco di memoria, 
non sapremmo più come tornare in- 
dietro. 

Del primo registro, SFFOO o SD500, 
ne abbiamo già parlato nel numero 57, 
ed è li che vi rimandiamo per maggiori 
chiarimenti. Esso è la vera cloche di 
comando della memoria dato che set- 
tando o resettendo i suoi bit si può im- 
postare qualsiasi configurazione, an- 
che non prevista dal comando BANK 
del Basic. In figura 2 è mostrato tale 
registro e il significato dei suoi bit. 

I registri 1-4, locati a SD50I-SD504 
del banco 14, e disponibili solo in let- 
tura anche a SFF01..04, servono per 
impostare delle preconfigurazioni di 
memoria, quelle che più useremo, ri- 
chiamabili semplicemente accedendo 
ai registri copia corrispondenti. Ovve- 
ro, una volta settate le nostre configu- 
razioni preferite a partire da SD501, 
per effettuare una commutazione sarà 
sufficiente accedere in scrittura nel re- 
gistro copia corrispondente (SFF01.. 
04) ed essere cosi catapultali nella 
nuova configurazione di memoria. 

II primo dei registri non disponibili 
sottoforma di copia è registro Modo 
di Configurazione (MCR) ed è raffigu- 
rato in figura 3. In esso possiamo leg- 
gere alcune informazioni a dire il vero 
non troppo interessanti: ad esempio se 
all'accensione il tasto 40/80 colonne 
era premuto o meno. Il bit 0 sembra 
l’unico degno di nota dato che con- 
trolla quale processore è attualmente 
al lavoro (Z80 o 8502). 

A partire dall'indirizzo SD506 le co- 
se si fanno sempre più interessanti. 
Con questo primo registro (Registro 
Configurazione Ram, figura 4) è possi- 
bile configurare la memoria secondo 


altri punti di vista. Ad esempio possia- 
mo cambiare la ram visibile dal Video 
Interface Chip, (40 colonne) impostan- 
do il banco 1 . È cosi possibile effettua- 
re rapidi swap di schermo, sia in bassa 
che in alta risoluzione (oppure swap 
di sprite...) semplicemente allocando 
lo stesso spazio di memoria video sia 
nel banco 0 che nel banco 1. Per effet- 
tuare lo swap sarà sufficiente comuni- 
care alla MMU quale banco deve esse- 
re visibile dal VIC e il gioco è fatto. 

Sempre nel registro RCR troviamo 
la possibilità di definire aree comuni 
ai due banchi in testa o in coda, di di- 
mensioni pari a 1,4,8 o 16 k byte. Per 
default, come detto sempre alcuni nu- 
meri fa, l’area di memoria comune as- 
somma a 1 k, allocato a inizio memo- 
ria. Grazie a questo artificio, un pro- 
gramma giacente in una zona di me- 
moria comune può ordinare commuta- 
zioni di configurazione alla MMU 
senza perdere il controllo del flusso. 

Puntatori di pagina 

Tramite la MMU del 128 è possibile 
definire pagine (non banchi, attenzio- 
ne) 0 e 1 in qualsiasi punto della me- 
moria del 128. Come si sa, il processo- 
re 8502 permette alcuni modi di indi- 
rizzamento solo in pagina 0 mentre lo 
stack di sistema è sempre allocato in 
pagina I. Ad esempio, per spostare 
grosse aree di memoria, chiunque ab- 
bia usato solo un po' il linguaggio 
macchina, conoscerà il modo di indi- 
rizzamento: 

LDA ($PP), Y 

dove SPP è un indirizzo in pagina 0. 
Chi invece il linguaggio macchina lo 
usa spesso e volentieri, avrà notato co- 
me le locazioni libere in pagina 0 sono 
sempre poche (sono quasi tutte adope- 
rate dal sistema) e occorre ricorrere a 
vari artifizi per rubarne qualcuna in 
più. Utilizzando opportunamente la 
MMU possiamo tagliare la testa al to- 
ro definendo una nuova pagina 0, ad 
esempio a partire daH’indirizzo SI 000 
e disporre cosi di 256 locazioni di tale 
tipo, tutte libere per noi. Ovvero, dopo 


aver impostato opportunamente la 
MMU, scrivendo: 

STA $03 

immetteremo il contenuto dell'accu- 
mulatore nella locazione SI 003 e un 
accesso del tipo: 

LDA ($03), Y 

equivale a un LDA (S 1 003), Y addirit- 
tura non disponibile normalmente. 

Come detto prima, è possibile fare 

10 stesso giochetto anche per lo stack 
(pagina 1) nel qual caso potremmo im- 
plementarne uno nuovo in qualsiasi 
punto della memoria. Ciò può essere 
utile non tanto come nuovo stack, ma 
come indirizzamento rapido di una 
qualsiasi area di memoria. Ad esem- 
pio per azzerare 256 byte a partire da 
SI 000 allochiamo li in nostro nuovo 
stack e, caricato nell'accumulatore il 
valore 0, non ci resta che dare 256 
PHA per essere accontentati. Si noti 
che un «PHA» è ben più rapido di un 
normale «STA 1000, X» dato che il 
primo richiede 3 cicli di clock il secon- 
do 5. In figura 5 sono mostrati i regi- 
stri interessati, per la pagina 0 e 1. Le 
rispettive parti basse indicano la pagi- 
na riferita come pagina 0 o 1, mentre 
delle parti alte interessa solo il bit me- 
no significativo nel quale indicheremo 
se ci riferiamo al banco 0 o 1 della 

Attenzione a rimettere a posto stack, 
stack pointer e pagina 0 dopo l’uso: 
avremmo sicuramente effetti catastro- 
fici dimenticandocene. 

Per finire, in figura 6, è mostrato il 
registro Versione, nel quale possiamo 
leggere (!) quanti banchi ram possiede 

11 nostro 128 e, addirittura!, la versione 
della nostra MMU. Il massimo. 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


199 



128 da u ro 


fornai di I/O 

di Asnaghi Adriano - Mestre (VE) 

La routine presente in questa sezio- 
ne permette di definire i file sui quali 
l’utente intende operare. 

Per utilizzare un file in CI 28 occor- 
re passare alle routine specializzate il 
nome del file, i parametri di modo, il 
banco dove prelevare il nome stesso 
ed il banco dove prelevare (SAVE) o 
mettere (LOAD) il file stesso. Questi 
lavori sono eseguiti dalle seguenti rou- 

1) Definisce il BANCO per il NO- 
ME e l’AREA di memoria. 

La routine è locata a SFF68 con sal- 
to a SF73F. I parametri da fornire so- 

Accumulatore - indice di configura- 
zione del banco per l’area di memoria; 

Reg. Y - indice di configurazione 
del banco per il nome del file. 

L’utente può anche fare a meno di 
utilizzare la routine se memorizza nel- 
le locazioni di pagina zero SC6 e SC7 
rispettivamente il banco per il nome 
dei file e quello per l’area di memoria. 

2) Definisce i PARAMETRI del file. 

La routine è locata a SFFBA con un 

salto a SF738. Essa utilizza i seguenti 
parametri ; 

Accumulatore - numero logico del 
file; 

Reg. X - indirizzo device; 

Reg. Y - indirizzo secondario. 

I valori possono essere memorizzati 
direttamente dall'utente nelle posizio- 
ni SB8, SBA e $B9 di pagina zero. 

Per l'indirizzo di device si ha la se- 
guente assegnazione: 

0-3 tastiera, tape, user-port (RS- 
232), screen; 

4-7 printer; 

8-1 1 disk drive. 


Per l’indirizzo secondario si devono 
consultare i manuali relativi ai dispo- 
sitivi usati. Per esempio un indirizzo 
secondario 0 per la stampante specifi- 
ca il modo upper/graphic, ecc. 

3) Definisce il NOME del file. 

La routine è locata a SFFBD con un 
salto a SF731. Essa utilizza i seguenti 
parametri: 

Accumulatore - lunghezza del nome 
del file; 

Reg. X - indirizzo basso del nome 
del file; 

Reg. Y - indirizzo alto del nome del 
file. 

I valori possono essere memorizzati 
direttamente dall'utente nelle posizio- 
ni SB7, SBB e SBC di pagina zero. 

4) APRE il file. 

La routine è locata a SFFCO con un 
salto indiretto a S031A che contiene 
l’indirizzo SEFBD. Nessun parametro 
è richiesto. 

Finché questa routine non è esegui- 
ta, non è possibile aprire canali di In- 
put o Output. 

5) Apre un canale di INPUT o di 
OUTPUT. 

Esiste una routine per l’INPUT lo- 
cata a SFFC6 con salto indiretto a 
$031 E che contiene l'indirizzo SF106 
ed una per l’OUTPUT locata a SFFC9 
con salto relativo a S0320 che contiene 
l’indirizzo SF14C. 1 parametri da pas- 
sare sono: 

Reg. X - numero logico del file. 

Le routine ritornano un indicatore 
di errore nel Carry. Se esso è 0 l’opera- 
zione è avvenuta correttamente. 

6) LEGGE un carattere dal canale 
di INPUT. 

La routine è locata a SFFCF con 
salto indiretto a $0324 che contiene 
l'indirizzo 8EF06. 

La routine legge un carattere del ca- 
nale di input definito con la routine in 



5). Nessun parametro deve essere pas- 
sato. La routine ritorna il carattere let- 
to nell’Accumulatore. 

7) SCRIVE un carattere nel canale 
di OUTPUT. 

La routine è locata a SFFD2 con 
salto indiretto a S0326 che contiene 
l’indirizzo SEF79. 

La routine manda il carattere al ca- 
nale di output definito con la routine 
in 5). Il carattere da scrivere deve esse- 
re passato nell’Accumulatore. 

Se si desidera invece mandare un 
carattere direttamente sul video, alla 
posizione corrente del cursore, basta 
utilizzare la routine locata a SC72D. 

8) CHIUDE il file. 

La routine è locata a SFFC3 con sal- 
to indiretto a S031C che contiene l’in- 
dirizzo SFF18. 

La routine chiude il file logico il cui 
valore è specificato nell’Accumulato- 
re. 

La routine ritorna un indicatore di 
errore nel Carry. Se esso è a 0 l’opera- 
zione si è conclusa correttamente. 

9) CARICA un file in MEMORIA. 

La routine è locata a SFFD5 con 

salto a SF265. Prima di chiamare que- 
sta routine devono essere definiti i 
banchi per il nome del file e per l'area 
di memoria, il numero logico del file 
ed il nome del file stesso. 

I parametri da passare alla routine 
sono: 

Reg. X - indirizzo basso dell'area di 
memoria dove verrà caricato il file; 

Reg. Y - indirizzo alto dell'area di 
memoria dove verrà caricato il file. 

Nella figura A pubblichiamo un 
esempio di caricamento: 

10) SALVA la memoria su di un FI- 
LE. 

La routine è locata a SFFD8 con 
salto a SF53E. Come per la routine 
precedente, anche questa deve essere 
chiamata dopo aver definito il banco 
per l’area di memoria, per il nome del 
file, ecc. 

I parametri da passare alla routine 

Accumulatore - indirizzo di pagina 
zero di due byte contenenti rispettiva- 
mente l’indirizzo basso e alto indicanti 
l’indirizzo dell’inizio dell’area da sal- 

Reg. X - indirizzo basso della fine 
dell’area da salvare; 

Reg. Y - indirizzo alto della fine del- 
l’area da salvare. 

Nella figura B possiamo vedere un 
esempio di salvataggio. 


200 


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Il Video 

di Maurizio Mauri 


I Ed eccoci giunti all'ultima tappa del nostro viaggio all'interno del VDP e dintorni, durante 
la quale approfondiremo la descrizione degli screen grafici, cioè tutti escluso lo screen 0. 

Il fatto che lo screen I possa essere considerato uno screen grafico non deve meravigliare visto che 
tale viene considerato dallo stesso costruttore de! VDP e dai numerosi videogiochi che ne fanno uso. 
Iniziamo la descrizione proprio da questo ■ 


Lo Screen 1 

Il Basic lo usa solo come screen di 
testo e ne limita parzialmente le possi- 
bilità; la ridefinizione dei caratteri e il 
cambiamento dei colori può essere fat- 
to però tramite l'istruzione VPOKE. 

La memoria di schermo (la screen 
image table) è lunga 768 byte e contie- 
ne il codice ASCII del carattere visua- 
lizzato su ciascuna delle 768 (32 per 
24) posizioni dello schermo ad iniziare 
dalla posizione in alto a sinistra. L’i- 
struzione del Basic PR1NT modifica 
solo questa zona della VRAM ; per cui 
la stampa di un carattere sullo scher- 
mo può essere fatta anche con: 


VPOKE BASE <5>-»R»32»C, ASC <A*> 

dove R e C rappresentano la riga e la 
colonna ove si vuole stampare il carat- 
tere contenuto in AS. 

La pattern descriptor table contiene 
la definizione dei 256 caratteri ASCII 
(8 byte per carattere). La seguente rou- 


tine in Basic ridefinisce il carattere 65 
(A): 



La color table è lunga 32 byte; ogni 
byte definisce il colore di un gruppo 
di 8 caratteri: il nybble più significati- 
vo rappresenta il colore del primo pia- 
no, mentre il nybble meno significati- 
vo rappresenta il colore dello sfondo. 
Ad esempio possiamo cambiare il co- 
lore della lettera A (e di tutti i caratteri 
con codici ASCII compresi tra 64 e 
71) in rosso con sfondo celeste con: 

VPOKE BASE<6>»65\B.&H67 

Non a caso in Basic queste 3 «ta- 
ble» hanno lo stesso inizio anche in 


screen 2; questo permette alcuni truc- 
chi di programmazione quali l’uso del- 
le istruzioni tipicamente grafiche (co- 
me LINE e CIRCLE) anche in screen 
1. Queste istruzioni, modificando solo 
la pattern descriptor table, consentono 
un diverso modo di ridefinire i caratte- 
ri. Provate a ridefinire la lettera A con 
il seguente programmino: 



70 POKE E.HFCAF . I 


Le prime 3 linee cancellano il pat- 
tern della lettera A; nella linea 40 la 
locazione di memoria OFCAFH 
(SCRMOD), che contiene l’attuale 
screen, viene modificata per «inganna- 
re» il Basic e fargli credere di trovarci 
in screen 2; l’istruzione PSET (8,24) 
serve per posizionare il cursore grafico 
nella parte bassa a sinistra della lettera 
A. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


203 


MISTER MSX 


Lo Screen 2 

Lo screen 2 presenta molte analogie 
con lo screen 1, e pur essendo uno 
screen grafico è organizzato come uno 
screen di testo: infatti può pensarsi 
composto di 32 colonne e 24 righe ed i 
codici ASCII dei 768 caratteri visua- 
lizzati sono contenuti nella screen 
image table. Come in screen I ad ogni 
carattere corrispondono 8 byte nella 
pattern descriptor table, che rappre- 
sentano appunto il pattern del caratte- 
re. A differenza dello screen 1 abbia- 
mo però la possibilità di definire i pat- 
tern di 768 caratteri diversi, e, poiché i 
caratteri ASCII sono solo 256, lo 
schermo è immaginato diviso in 3 par- 
ti, ognuna delle quali ha un suo gene- 
ratore di caratteri. 

In pratica nella pattern descriptor 
table (che è lunga 6K) i primi 2K sono 
i pattern dei caratteri visualizzati nelle 
prime 8 righe dello schermo, i succes- 
sivi 2K sono i pattern dei caratteri vi- 
sualizzati nelle 8 righe centrali, ed infi- 
ne gli ultimi 2K rappresentano i pat- 
tern dei caratteri visualizzati nelle ulti- 
me 8 righe dello schermo. 

Ad ogni byte della pattern descrip- 
tor table (che definisce 8 punti del ca- 
rattere) corrisponde un byte nella co- 
lor table: il nybble più significativo 
definisce il colore dei pixel 'on', men- 
tre il nybble meno significativo rap- 
presenta il colore dei pixel 'off. Ad 
esempio se il primo byte della pattern 
descriptor table è 010I0000B e il pri- 
mo byte della color table è 2FH, il co- 
lore del secondo e del quarto punto 
sarà verde (codice 2) mentre gli altri 
punti saranno bianchi (codice 15). Di 
qui la limitazione per cui si possono 
avere solo 2 colori diversi per ogni 8 
punti. 

La maniera più semplice di usare 
questo screen è di inizializzare la scre- 
en image table con i numeri da 0 a 
255, nell’ordine, ripetuti 3 volte; in 
questo modo il tracciamento di un 
punto consiste solo nel modificare un 
byte nella pattern descriptor table ed, 
eventualmente, anche il corrisponden- 
te byte nella color table. Supponendo 
che la pattern descriptor table inizi da 
0 (come è di default), per ricercare il 
byte ed il bit da modificare si possono 
utilizzare le seguenti formule: 


(dove X e Y rappresentano le coordi- 
nate del punto). 

Anche se non è usuale vi è la possi- 
bilità di gestire lo screen 2 in modo le- 
sto, in maniera analoga allo screen 1, 
ma sfruttando le sue migliori caratteri- 
stiche. Con le istruzioni: 

IO SCREEN I ^ 


entriamo in screen 2 senza che il Basic 
se ne accorga. Dobbiamo, a questo 
punto, inizializzare i generatori di ca- 
ratteri : 



Inizializziamo poi la color table: 



Ci troviamo, ora, in un ambiente si- 
mile a quello che si ha in screen I ; in 
più abbiamo la possibilità di definire 3 
differenti set di caratteri, attivi ognuno 
nella propria porzione di schermo, (ed 
è quello che fa, fra gli altri, PRINT X 
PRESS della Anglosoft) o di definire 
addirittura caratteri multicolor. Per i 
più scettici valga il seguente esempio: 



Lo Screen 3 

In screen 3 (modo multicolor) lo 
schermo è diviso in 48 righe e 64 co- 
lonne; ognuno dei 3072 elementi 
(«box») è composto di 4 per 4 pixel. 

La screen image table è lunga, ap- 
punto, 3072 byte e deve essere inizia- 
lizzata nel seguente modo: i primi 128 
byte devono contenere i numeri da 0 a 
31 ripetuti 4 volte; i successivi 128 by- 
te devono contenere i numeri da 32 a 
63 ripetuti sempre 4 volte; e cosi fino 
agli ultimi 128 byte che devono conte- 
nere i numeri da 160 a 191 ripetuti 4 
volte. La pattern descriptor table, inve- 
ce dei pattern, contiene i colori: ogni 
byte descrive il colore di 2 box adia- 
centi; il nybble più significativo con- 
tiene il colore del box di sinistra, men- 
tre il nybble meno significativo contie- 
ne il colore del box di destra. I primi 8 
byte definiscono il colore delle prime 
8 coppie di box poste nelle prime 8 ri- 
ghe; i successivi 8 byte definiscono il 
colore delle successive 8 coppie di box 
poste sempre nelle prime 8 righe; e co- 
si di seguito. 

La color table non viene usata, in 
apparente contrasto con la tabella 
pubblicata sulla prima parte di questa 
serie di articoli sul video. 

In fatto di complicazione lo screen 
3 ci fa sembrare banale tutto quello 
che abbiamo visto in precedenza, ma 
per fortuna, come al solito, ci sono le 
routine del BIOS che ci danno un vali- 
do aiuto. 


Le routine del Bios 

Dopo l'ampia carrellata delle routi- 
ne del BIOS presentata nello scorso 
numero, continuiamo l'elenco di quel- 
le mancanti, cioè quelle relative agli 
screen grafici. Tutte queste routine che 
verranno illustrate in seguito lavorano 
in tutti gli screen grafici, anche quelli 
degli MSX2. 

010EH (SCALXY): 

Controlla che le coordinate del pun- 
to abbiano un valore corretto; se que- 
ste hanno un valore superiore al valo- 
re massimo, quest'ultimo viene asse- 
gnato ad esse; se hanno un valore ne- 
gativo, vengono poste a zero. Se siamo 
in screen 3 le coordinate vengono an- 
che divise per 4. In ingresso BC e DE 
devono contenere le coordinate X e Y; 
in uscita BC e DE contengono le coor- 
dinate corrette. Se una delle coordina- 
te è al di fuori del campo permesso, il 
flag di carry viene cancellato, altri- 
menti viene settato. I registri AF, BC e 
DE sono alterati. 

01 11H (MAPXYC): 

Questa routine serve per calcolare 
l’indirizzo in VRAM del pixel definito 
dalle coordinate contenute in BC (X) e 
DE (Y). In screen 3 le coordinate deb- 
bono essere comprese tra 0 e 47 (riga) 
e 0 e 63 (colonna), per cui è conve- 
niente chiamare prima la precedente 
routine (SCALXY) per correggere le 
coordinate. In uscita l’indirizzo del by- 
te da modificare viene posto nei 2 byte 
a 0F92AH (CLOC) con il byte meno 
significativo per primo. Inoltre la loca- 
zione di memoria 0F92CH (CMASK) 
rappresenta la posizione del bit all'in- 
terno del byte, nel senso che tale bit 
viene posto ad 1 : quindi se il pixel è 
rappresentato dal bit 3 del byte. 
CMASK conterrà 8 (0001000B). In 
screen 3, dove ogni box è composto di 
4 pixel, vengono settati tutti e 4 i bit 
che compongono il nybble; per cui, se 
il box di sinistra è quello interessato, 
CMASK conterrà I1110000B. I regi- 
stri AF, D e HL vengono modificati. 

In pratica questa routine posiziona 
il cursore grafico senza disegnare il 
punto. 

01 14H (FETCHC) e 
0117H (STOREC): 

La prima routine riporta il contenu- 
to di CLOC in HL ed il contenuto di 
CMASK nell’accumulatore. La secon- 
da fa l’operazione inversa, cioè memo- 
rizza il contenuto di HL e di A in 
CLOC e in CMASK. 

011DH (READC): 

Riporta nell’accumulatore il colore 
del pixel indirizzato, come al solito, da 
CLOC e CMASK, ed è equivalente al- 
l’istruzione Basic POINT. Col seguen- 
te esempio leggiamo il colore del pun- 
to di coordinate (100, 120): 


204 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


MISTER MSX 



Questa routine abilita gli interrupt. 
0120H (SETC): 

Disegna un punto indirizzato da 
CLOC e CMASK, assumendo come 
colore il contenuto della locazione di 
memoria 0F3F2H (ATRBYT). Date le 
limitazioni dello screen 2, vengono 
modificati anche i colori di tutti gli al- 
tri pixel, definiti dallo stesso byte, che 
si trovano nelle stesse condizioni (cioè 
che sono ugualmente 0 o 1). Viene mo- 
dificalo solo AF e gli interrupt sono 
abilitati. 

OOFCH (RIGHTC) e OOFFH (LETTO): 

Spostano il cursore grafico di un pi- 
xel a destra (la prima) o a sinistra (la 
seconda), modificando di conseguen- 
za il contenuto di CLOC e CMASK. 
Queste routine non controllano se ci 
troviamo già al margine (destro o sini- 
stro) dello schermo; per cui, se ci tro- 
viamo al margine destro, richiamando 
RIGHTC il cursore verrà posizionato 
al margine sinistro della riga successi- 
va. In screen 3 il cursore grafico è 
mosso di un box. 

0102H (UPC) e 0108H (DOWNC): 

Queste routine spostano il cursore 
grafico rispettivamente in alto e in 
basso. Se per effetto di questo sposta- 
mento il cursore si trovasse al di fuori 
dello schermo, la posizione del curso- 
re rimane invariata. 

0105H (TU PC) e 010BH (TDOWNC): 

Sono analoghe alle 2 precedenti, 
con l'unica differenza che, se il curso- 
re si trova al bordo superiore o inferio- 
re dello schermo, il flag di carry viene 
settato, altrimenti questo flag è resetta- 
to. 

0123H (NSETCX): 

Traccia N punti a destra del cursore 
grafico: il numero dei punti da traccia- 
re deve essere contenuto in HL, men- 
tre il colore è definito da ATRBYT. In 
screen 2 la posizione del cursore rima- 
ne invariata, mentre in screen 3 il cur- 
sore è posto un box a sinistra dell'ulti- 
mo box disegnato. Modifica AF, BC, 
DE, HL e gli interrupt vengono abili- 
tati. 

0I29H (PNTINI): 

Routine di inizializzazione dell’i- 
struzione Basic PAINT, la cui unica 
funzione è quella di controllare che il 
colore del bordo dell'area da riempire 
sia inferiore a 16; in caso positivo il 
colore, contenuto nell'accumulatore, 
viene memorizzato in 0FCB2H 
(BDRATR). Se il contenuto dell'accu- 
mulatore è maggiore di 15 viene setta- 


to il flag di carry. Se ci troviamo in 
screen 2 il colore dell’area da riempire 
(ATRBYT) viene ricopiato in 
BDRATR, aggiungendo una ulteriore 
limitazione. 

012CH (SCANR): 

È una delle routine usate per riem- 
pire una figura. A partire dalla posi- 
zione del cursore controlla tutti i punti 
a destra sino al raggiungimento del 
bordo della figura (BDRATR) o del 
margine destro dello schermo, quindi 
traccia una linea (del colore in 
ATRBYT) composta dal numero dei 
punti controllati. Se il cursore si trova 
già su un punto che ha il colore del 
bordo questa routine si comporta in 
maniera differente dall’istruzione Ba- 
sic PAINT (che non riempirebbe nien- 
te), ma controlla N punti a destra fino 
a che non trova un punto di colore dif- 
ferente dal bordo; il numero N (skip 
count) deve essere contenuto in DE. 
Inoltre il riempimento della linea con- 
trollata dipende dal contenuto di B: se 
è zero la linea non viene tracciata. Il 
numero dei punti controllati viene sal- 
vato in 0F867H (FILNAM+1). Que- 
sta routine modifica AF, BC, DE, HL 
ed abilita gli interrupt. 

Nel seguente esempio viene dise- 
gnata una cornice massiccia bianca, 
viene posizionato il cursore sul bordo 
e x infine, l'area interna viene riempita 
di rosso; quest'ultime due cose sono 
evidentemente impossibili da fare con 
la sola istruzione del Basic PAINT. 



La linea 180 contiene le seguenti 
istruzioni in linguaggio macchina: 



012FH (SCANL): 

Routine analoga alla precedente, 
controlla i punti a sinistra del cursore. 
A differenza di SCANR non richiede 
parametri in ingresso, dato che non 
ammette lo skip count e dato che i 
punti controllati vengono in ogni caso 
tracciati. In screen 2 (e in screen 4 su- 
gli MSX2) questa routine, oltre a trac- 
ciare una linea a sinistra del cursore, 
traccia anche una linea, a destra del 
cursore, composta del numero di punti 
contenuti in FILNAM+1: segno evi- 
dente che l'istruzione del Basic 
PAINT richiama prima SCANR, sen- 
za fargli tracciare la linea, e poi richia- 
ma SCANL che provvede a disegnare 
la linea intera. Vediamo un esempio di 
uso di questa routine in A. 

Questa routine modifica AF, BC, 
DE, HL ed abilita gli interrupt. 

008DH (GRPPRT): 

Stampa il carattere contenuto nel- 
l'accumulatore su uno schermo grafi- 
co. La posizione in cui avviene la 
stampa è definita dalle 2 coppie di by- 
te in 0FCB7H (GRPACX) e 0FCB9H 
(GRPACY). Provate l’esempio B. 

Come si poteva intuire dall'esem- 
pio, questa routine abilita gli interrupt 
e non modifica alcun registro. 

E usuale vedere programmi Basic 
che posizionano il cursore grafico, per 
la successiva stampa di una stringa, 
con l'istruzione PSET, con la conse- 
guente comparsa di un antiestetico 
punto all'inizio del primo carattere. 
Questo problema si può risolvere facil- 
mente «pokando» le coordinate del 
punto in GRPACX e GRPACY. 

E con questo abbiamo veramente 
terminato con il video. L’appuntamen- 
to è fra un mese con un nuovo argo- 
mento. 



////ss. 



205 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



/ ( omandi esterni 


Abbiamo analizzato in dettaglio nel- 
le scorse puntate i vari comandi inter- 
ni dell'MS-DOS, intendendo con il 
termine «interni» il fatto che i coman- 
di in questione sono inglobati nel file 
che costituisce il sistema operativo 
stesso: dato che quest'ultimo viene ca- 
ricato in memoria all’atto del boot- 
strap, ecco che l'esecuzione di tali co- 
mandi è immediata. 

Viceversa abbiamo già detto che esi- 
stono i cosiddetti comandi «esterni», 
nel senso che pur facendo parte del 
corredo dell’MS-DOS, sono presenti 
nel dischetto di sistema come file a 
parte, da caricare ogni volta che ne 
sorga la necessità e che fatalmente 
vengono cancellati per sovrapposizio- 
ne da parte di altri programmi: come 
meccanismo di gestione si vede che si 
tratta di programmi veri e propri come 
quelli che possiamo generare noi con 
un compilatore. 

Per analizzare meglio questi coman- 
di esterni li abbiamo suddivisi in quat- 
tro gruppi, da analizzare uno ogni 
puntata della rubrica, a seconda dello 
scopo che tali comandi si prefiggono: 



COMANDI ESTERNI 

disk 

directory utility 

filter 

backup 

assign 

exe2bin 

find 

chkdsk 

attrib 

link 

more 

diskcopy 

join 

mode 

sort 

format 

share 

print 


recover 

restore 

subst 

sys 



In questa puntata dunque analizze- 
remo in dettaglio i comandi apparte- 
nenti al primo gruppo e che si riferi- 
scono a routine di gestione dei di- 
schetti. 

A dispetto dell’ordine riportato nel- 
la tabellina precedente, che è pura- 
mente alfabetico, andiamo ad analiz- 
zare dapprima il comando CHKDSK, 
che già abbiamo incontrato nel nume- 
ro 60 di MC. 

I comandi esterni - chkdsk 

Si tratta di un comando che consen- 
te di effettuare l’analisi di un dischetto 
individuandone gli errori, che in alcu- 
ni casi possono anche essere corretti e 
come aggiunta fornisce la qualità di 


memoria esistente nel nostro compu- 
ter e quanta ne abbiamo a disposizio- 
ne per i nostri programmi: ricordiamo- 
ci sempre che il sistema operativo oc- 
cupa spazio cosi come lo fa la zona di 
dati utilizzati dall'MS-DOS e dal firm- 
ware (il BIOS residente su di una 
EPROM). 

Chi sperasse ancora di avere tutti e 
640k byte (o 512k o 256k a seconda 
delle «non-espansioni») a disposizio- 
ne per i propri programmi forse rimar- 
rà deluso, ma questa è la legge... 

Vediamo dunque per cominciare 
quale è la sintassi del comando in esa- 
me: 


dove come al solito abbiamo posto tra 
parentesi quadre ciò che può anche 
non essere impostato. 

In particolare il comando 
«chkdsk», da solo o con l'aggiunta di 
una certa unità a dischi, fornisce l'in- 
dicazione completa dell’utilizzazione 
dei 360k byte del dischetto, suddivisi 
tra byte occupati da file, da directory e 
subdirectory, dal sistema operativo e a 
disposizione dell’utente. 

Vediamo ad esempio che cosa ci 
mostra il comando 

chkdsk a: 

sapendo che ci troviamo nel disco vir- 
tuale «C:» ampio 360k byte e sapendo 
che in «A:» c’è il ben noto Wordstar 
con i suoi file di appoggio più qualche 
altro file: 


206 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



I TRUCCHI DELL'MS-DOS 


È molto semplice comprendere il si- 
gnificato delle varie voci dell’elenco 
riportato da chkdsk: notiamo che ad 
esempio il nome del volume può esse- 
re ampio fino ad 1 1 caratteri e se è in- 
feriore (nel nostro caso 8) allora viene 
riempito di «blank»; la data di crea- 
zione in realtà non è quella vera, così 
come accade quando si creano file 
nuovi, a meno di non disporre di un 
«reai time clock» all'interno del com- 
puter o di avere la pazienza di aggior- 
nare data e ora ogni volta che accen- 
diamo o resettiamo il computer. 

Infine i «pochi» byte a disposizione 
(chi s'è «mangiato» i 400k e passa by- 
te?!) sono dovuti al fatto che è stato 
creato appunto un disco virtuale da 
360k byte sul quale di solito copiamo 
il Wordstar: tra l'altro il nostro benea- 
mato word processor diventa vera- 
mente più veloce («una scheggia» co- 
me si dice nella capitale) dal momento 
che gli accessi al disco in memoria so- 
no di gran lunga più veloci che non 
quelli da dischetto. 

Tornando alla sintassi del comando 
in esame, la voce «<pathname>» si 
riferisce al path completo di un certo 
file che possiamo controllare (si parla 
di «path», lo ricordiamo, in quanto 
non necessariamente il file in esame si 
trova nella directory principale, ma 
potrà trovarsi in una sotto-directory): 
in particolare viene analizzato se il file 
in esame è allocato nel dischetto in 
settori contigui, fatto che ne snellisce 
la gestione durante il caricamento ed 
il generale in tutte le operazioni da e 
verso il disco. 

Ad esempio con il comando 

chkdsk a:wsv 

si ottiene, oltre alla tabellina già vista, 
l'analisi di eventuali errori riscontrati 
nel file esaminato: 


>lu»e UORDSTBR creato 1 Jan 1980 0 : 


Ecco dunque l'indicazione che il fi- 
le WS.COM contiene 2 blocchi di set- 
tori non contigui, il che comporta co- 
me visto un rallentamento nelle opera- 
zioni da e verso il disco. 

Lo switch «/V» consente di visua- 


lizzare i messaggi inviati dal comando 
in questione man mano che vengono 
generati e si ottiene un output più 
completo. 

Noi abbiamo provato ad inviare il 
comando 

chkdsk a:-.- N 

per analizzare tutti i file del disco ed 
abbiamo ottenuto: 




Vediamo dunque che in questo caso 
vengono visualizzati tutti i file presenti 
nel disco, compresi quelli «hidden» 
(«nascosti») quali «IBMBIOS.COM» 
e «IBMDOS.COM», come pure il «fi- 
le» WORDSTAR che altro non è, in- 
vece, che il nome del volume o disco 
che dir si voglia. 

Se fossero state presenti delle sotto- 
directory, allora avremmo visto sia 
l’indicazione dell'«indirizzario» (chis- 
sà che lingua è?!) che dei file ad esso 
appartenenti. 

Per ovviare infine all'inconveniente 
dei file con blocchi non contigui, con- 
sigliamo di copiare l'intero dischetto 
su di un altro appena formattato e an- 
cora vuoto, per mezzo dell'ovvio co- 
mando 

copy b: 

il quale generalmente permette di otte- 
nere in «b:» tutti i file allocati in setto- 
ri contigui. 

La frammentazione, per chi volesse 
scendere più nei dettagli, è causata ad 
esempio dalla cancellazione di un file 
e la successiva scrittura di un nuovo fi- 
le di ampiezza maggiore del preceden- 
te: in tal caso il sistema operativo allo- 
ca nella zona occupata dal file cancel- 
lato una parte del nuovo file, mentre 
la parte rimanente la alloca nella pri- 


ma zona libera che trova, magari qual- 
che traccia più in là. 

Peggio si ha se in un dischetto can- 
celliamo alcuni file piccoli qua e là (ri- 
ducendo il disco ad una sorta di «co- 
labrodo logico») e poi andiamo a scri- 
verci sopra un file molto grande: que- 
st'ultimo andrà a sistemarsi proprio 
nei buchi del colabrodo... 

Lasciamo immaginare al lettore co- 
sa succede in ogni istante in un hard- 
disk, senza che nemmeno ce ne rendia- 
mo conto. 

Ci rimane da analizzare il significa- 
to dello switch «/f»: la «f» sta per 
«fix» e cioè consente di correggere gli 
eventuali errori trovati nella directory. 

In questo caso il comando fa si che 
venga emesso un apposito messaggio 
diagnostico, a cui segue in alcuni casi 
la correzione dell’errore, anch’essa se- 
gnalata da un altro messaggio, mentre 
in altri viene lasciato all’utente il com- 
pito di effettuare la correzione (di soli- 
to si tratta di errata indicazione della 
directory o del file o della subdirecto- 
ry)- 

Non spingiamo ulteriormente 1 ana- 
lisi dei casi in cui «chkdsk» effettua la 
correzione, in quanto dovremmo pri- 
ma parlare della struttura fisica del di- 
schetto : se ne riparlerà senz’altro e più 
in dettaglio in una prossima puntata (è 
una promessa!). 

I comandi esterni - format 

Ecco un comando molto ben noto e 
perciò utilizzato tutte le volte in cui 
dobbiamo formattare un dischetto ver- 
gine. 

E un comando anche ben noto per i 
suoi effetti disastrosi su dischetti vice- 
versa contenenti il nostro miglior soft- 
ware oppure (peggio...) sul nostro 
«Winchester» (alias hard disk) che 
conteneva anni di sudato lavoro. 

Nella sua versione originaria di for- 
mattatore (e non in quella successiva 
di distruttore) il comando «format» ha 
la seguente sintassi 

format [<drive:>l [/o] [/v] [/s] 

dove il termine «drive» consente ov- 
viamente di formattare il dischetto po- 
sto in quel «drive». 

Il primo switch, «/o», è praticamen- 
te sconosciuto perché di pochissima 
utilità, in quanto permette al program- 
matore di formattare un dischetto se- 
condo i dettami della versione l.x del- 
l'MS-DOS, seppur ancor compatibile 
con le versioni 1.25 e 2.00: abbiamo 
detto che è praticamente inutile come 
switch in quanto le vecchie versioni 
del DOS non brillavano certo per ve- 
locità di accesso a dati registrati su di- 
sco (e questo lo diciamo «per sentito 
dire» in quanto non abbiamo vera- 
mente mai fatto la prova...) e poi il co- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


207 


TRUCCHI DELL'MS-DOS 



mando stesso è in questo caso ancora 
più lento del solito. 

Il secondo switch, «/v», permette di 
inserire un nome per il volume o di- 
schetto che sia, impostandolo dopo 
che si ha un apposito prompt da parte 
del programma: sappiamo già che il 
nome del volume può avere al massi- 
mo 1 1 caratteri, mentre è divertente 
vedere che nella versione italiana (che 
per pietà non riportiamo...) il prompt 
di richiesta è cosi lungo da lasciare so- 
lo qualche spazio per il nome da im- 
postare dopodiché il cursore va a ca- 
po, lasciando le prime volte nel dub- 
bio se è stato accettato tutto il nome 
intero oppure solo la prima parte. 

Comunque, estetica a parte, il nome 
viene preso per intero, ma certo basta- 
va aggiungere un «return - line feed» 
al prompt per avere un output appena 
decente. 

Il terzo switch, «/s», infine istruisce 
il programma «format» di copiare i fi- 
le del sistema operativo dal dischetto 
di default a quello appena formattato, 
dopodiché visualizza una tabellina do- 
ve sono indicati i byte presenti sul di- 
sco, quelli utilizzati dal sistema opera- 
tivo, quelli eventualmente appartenen- 
ti a tracce o settori difettosi e quelli ri- 
masti liberi per l'utilizzatore. 

Nel caso che compaiano dei byte 
inutilizzabili per errore di formattazio- 
ne (ed in genere sono sempre in quan- 
tità pari a multipli di 512 byte), allora 
conviene tentare una nuova formatta- 
zione e solo in caso di nuova segnala- 
zione di settori non utilizzabili, con- 
viene scrivere sull'etichetta del di- 
schetto che in esso ci sono meno byte 
utilizzabili. 


I comandi esterni - diskcopy 

Si tratta del comando esterno che 
consente di ricopiare totalmente un di- 
schetto in un altro, che deve già essere 
formattato: è tutto sommato pratica- 
mente inutile in quanto non aggiunge 
altro al comando «copy *.*» se non 
l'eliminazione della viceversa utile in- 
dicazione del file appena copiato, a 
vantaggio di una maggiore velocità di 
esecuzione. 

Inoltre poi il comando «diskcopy» 
(che non prevede altri parametri che il 
drive di partenza e quello di arrivo) ef- 
fettua la copia intera di un disco «per- 
fettamente MS-DOS» e perciò non 
serve per copiare i dischetti protetti ed 
in genere «formattati in maniera stra- 
na» (vedi i vari giochi, i pacchetti ap- 
plicativi tipo Lotus, Symphony, ecc., 
ecc.) per i quali esistono una ventina 
tra copiatori-sbloccalori-sprotettori- 


convertitori, continuamente aggiornati 
ed in grado di «sproteggere» qualsiasi 
software. 

Nei rari casi in cui il «diskcopy» 
riuscisse poi a copiare un disco protet- 
to allora il programma nel 99,99% dei 
casi non girerà mai... 

I comandi esterni - recover 

Questo programma è, «sulla carta», 
un’utility che permette di recuperare 
un file o addirittura un intero dischet- 
to contenente settori rovinati, rispetti- 
vamente indicando come parametro il 
«pathname» del file oppure il nome 
dell'unità dove poniamo il dischetto 
da recuperare. 

Dicevamo che «sulla carta» fa 
quanto detto, mentre in realtà, se non 
si dispone di un manuale in cui è spie- 
gato meglio il suo meccanismo, si ri- 
schia di rovinare definitivamente un 
dischetto, nel senso che ora tutti i no- 
stri file si chiameranno «fileOOO», «fi- 
leOOl », «file002» ecc. e tanto valeva 
che li chiamasse «vattelapesca», «ti- 
zio», «caio», «sempronio» o, perché 
no, l'onnipresente «pippo» in quanto 
poi anche la lunghezza dei file stessi 
non corrisponde più in alcuni casi a 
quella dei file originari. 

Questo lo diciamo per esperienza 
vissuta ed allora consigliamo, in casi 
in cui si ha il sospetto che uno o più fi- 
le siano rovinati, di rivolgersi al più vi- 
cino amico o collega dotato anche lui 
dello stesso dischetto! 

Se il consiglio non vi sembra attua- 
bile oppure troppo semplicistico, allo- 
ra possiamo consigliare l'uso di una 
serie di «Utilities» (con la «U» maiu- 
scola, è proprio il caso!) reclamizzate 
e reperibili ovunque, le quali permet- 
tono di compiere salvataggi a tutti i li- 
velli: se ancora non avete capito di 
quali utility si tratta, ve ne citiamo 
l’autore, il ben noto Peter Norton. 

Non credano i lettori che questa 
sorta di pubblicità ci venga pagata: è 
soltanto «dare a Cesare quel che è di 
Cesare» riconoscendo le qualità di un 
prodotto in paragone alle caratteristi- 
che (è il caso di dire) «vecchiotte» di 
un prodotto anche lui «vecchiotto». 

Con questo abbandoniamo il co- 
mando «recover» e passiamo oltre. 

I comandi esterni 

backup e restore 

Abbiamo riunito i due comandi 
«backup» e «restore» in quanto tutti e 
due, chi in un verso e chi nell'altro, 
consentono di effettuare il salvataggio 
(backup) di un hard disk su floppy 
disk ed il ripristino (restore) da questi 


ultimi all’hard disk: anche i parametri 
ed in particolare gli switch saranno 
simmetrici nell’uno e nell'altro coman- 
do. 

Iniziamo dunque da «backup» la 
cui sintassi è indicata nella figura E, 
dove i vari parametri e switch hanno il 
seguente significato: 

— il primo «drive:» unito al «pa- 
thname» rappresenta l'hard disk da 
cui si vuole effettuare il back-up del o 
dei file indicati appunto dal path; 

— il secondo «drive:» è viceversa il 
nome dell'unità a dischi che ospiterà il 
dischetto di back-up: a meno che non 
sia usato Io switch «/a» (vedi dopo), i 
file presenti sul dischetto di destina- 
zione verranno cancellati: 

— lo switch «/s» («subdirectory») 
consente di effettuare il back-up an- 
che delle sub-directory oltre che dei fi- 
le indicati: 

— lo switch «/m» («modified») in- 
forma il comando di effettuare il back- 
up soltanto dei file che sono stati cam- 
biati dall'ultimo salvataggio: vedremo 
in seguito, con Io switch «/l», in quale 
modo il sistema «ricordi» quali file 
erano stati salvati e quali no: 

— lo switch «/a» («append») inve- 
ce consente, all'atto del salvataggio 
dei file dall'hard disk, di lasciare inal- 
terati i file già presenti nel dischetto di 
destinazione, esplicando cosi una fun- 
zione di «append»; 

— lo switch «/p» («pack») serve 
ad impacchettare più file possibili al- 
l’interno del dischetto di destinazione: 
addirittura in ultima analisi crea una 
sottodirectory nuova sul dischetto di 
destinazione, se è l'unica possibilità di 
riempire tale dischetto. Curioso, no?! 

— lo switch «/d» («date») è molto 
utile per far eseguire il back-up dei file 
che erano stati modificati a partire da 
una certa data: da qui sorge la necessi- 
tà di avere un «reai lime clock» all'in- 
terno del computer altrimenti questo 
sotto-comando cosi potente risulta 
praticamente inutilizzabile se non ab- 
biamo avuto l'accortezza di settare la 
data di sistema con l’apposito coman- 
do «date»; 

— lo swicth «/t» («time») è analo- 
go al precedente solo che effettua il 
back-up dei soli file modificati in un 
istante successivo a quello dato: valgo- 
no per questo switch le medesime con- 
siderazioni di quello precedente; 

— lo switch «/l» («log») consente 
di creare nella root directory dell’hard 
disk un file «di log» (il cui nome è 
eventualmente specificato oppure è 
BACKUP.LOG), contenente le infor- 
mazioni salienti riguardo il back-up in 
corso. 


208 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


I TRUCCHI DELL'MS-DOS 


In particolare la prima linea riporta 
la data e l'ora del back-up e le linee 
successive riportano il nome del file 
salvato ed il numero del floppy disk su 
cui è stato salvato: è inutile dire che 
questa informazione è di fondamenta- 
le importanza allorché andremo ad ef- 
fettuare la «restore» (vedi dopo) del 
file in esame, direttamente dal dischet- 
to che contiene il file, senza doverlo 
cercare tra tutti i dischetti. C’è da ag- 
giungere che se il file di «log» (avente 
il nome definito da noi oppure «back- 
up.log») già era esistente, allora il no- 
stro comando si guarderà bene dal di- 
struggerlo (vista l'utilità delle informa- 
zioni in esso riportate), ma semplice- 
mente aggiungerà in coda le successi- 
ve informazioni relative al back-up in 
corso. 

Parlando ora del comando «resto- 
re» vedremo molte analogie con il co- 
mando «backup»: in particolare alcu- 
ni switch avranno un significato «dua- 
le» rispetto ai precedenti. 

La sintassi del comando è indicata 
nella figura F, dove i parametri hanno 
il seguente significato: 

— il primo «drive:» è il nome dell’u- 
nità contenente il dischetto di back- 
up: 

— il secondo «drive:» e l’eventuale 


«pathname» rappresentano l’indica- 
zione dell'unità hard disk e del file che 
vogliamo recuperare; 

— Io switch «/s» («subdirecto- 
ries») -consente il recupero anche delle 
sotto-directory oltre che dei file; 

— lo switch «/p » («permission») 
non è il duale del precedente, ma vice- 
versa fa si che, se il file corrente da re- 
cuperare è di tipo «hidden» o «read- 
only», venga emesso un prompt richie- 
dente il consenso al recupero del file; 

— lo switch «/b» («before») effet- 
tua il «restore» dei file che sono stati 
modificati «prima» di una certa data 
specificata; 

— lo switch «/a» («after») invece 
serve per ripristinare i file modificati 
solo «dopo» una certa data, anch'essa 
da specificare; 

— lo switch «/e» («earlier») è l’a- 
nalogo allo switch «/b», solo che è ri- 
ferito ad un istante di tempo e non ad 
una data: il salvataggio avviene solo 
per i file modificati «prima» di quell’i- 
stante indicato. Che sciccheria! 

— lo switch «/l» («later») è analo- 
go al precedente, ma relativo stavolta 
ai file modificati «dopo» il dato istan- 
te di tempo; 

— lo switch «/m» («modified») in- 
vece effettua il recupero dei file che 


erano stati modificati a partire dall'ul- 
timo salvataggio (e qui ritorna in ballo 
l’utilissimo file di «log»); 

— Io switch «/n» («no longer») in- 
fine permette di restorare solo quei fi- 
le che non esistono più sul Winchester, 
in quanto erano stati cancellati a parti- 
re dall’ultimo back-up: è in fondo pro- 
prio questo il motivo per cui usiamo il 
comando «restore», o no?! 

Infine diciamo che il comando «re- 
store», caso alquanto raro per i pro- 
grammi in genere, come ultimo atto al 
termine dell'esecuzione setta il para- 
metro di sistema «ERRORLEVEL» a 
seconda di quanto è successo nel cor- 
so dell'esecuzione. 

Si hanno i seguenti valori: 


Valore 

Significato 

0 

operazione terminata 
correttamente 

1 

il o i file indicati nel comando 
non sono stati trovati 

2 

Il comando è stato interrotto 
dall'utente 

3 

il comando è stato interrotto 
a causa di un errore 


Con questo abbiamo terminato l'a- 
nalisi del primo lotto di comandi 
esterni. 



F.M. STEREO 


MB4DIO CITM'UNO 

TERNI 105 Mhz ROMA 97,5 Mhz - 98,8 Mhz VITERBO 97,4 Mhz 

LA TUA ROCK STATION 
CON QUALCHE STRAPPO ALLA REGOLA 

Via di Vigna Stelluti, 23 - 00191 Roma - Tel. 06/3272997 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


209 



QUALITÀ DELL'ENERGIA 
QUALITÀ DELLA VITA 


L’ENEL, si è posto all'avanguardia, in ambito europeo, per 
quanto concerne il rispetto dell’ambiente, nella produzione 
di energia elettrica con centrali termoelettriche 

Nelle nuove centrali policombustibili, l’ENEL produrrà ener- 
gia elettrica secondo norme che si è autoimposto e che an- 
ticipano le direttive che la CEE, è previsto, dovrebbe appro- 
vare in futuro per le “Centrali pulite” 

Anche nelle centrali in fase di conversione (da petrolio a 
carbone), si avrà una drastica riduzione delle emissioni in- 
quinanti che si ridurranno a meno di un terzo rispetto ai va- 
lori che si avevano prima della trasformazione 


ENEL 



a cura di Valter Di Dio 


In attesa dei programmi per il nuovo 
nato llgs (attesa che si prospetta molto 
più breve del previsto) andiamo avanti 
con il software «tradizionale». Il primo 
programma permette di stampare le eti- 
chette per le cassette audio e quindi, con 
qualche modifica, può essere usato an- 
che per le videocassette. 

Il secondo programma è un semplice 
Shell/Metzner, ma accompagnato dal 
classico BubbleSort e dall'HeapSort; 
tutti in Basic, e con una tabella di con- 
fronto. 

A proposito della valutazione dei tem- 
pi di lavoro di un programma di Sort 
spesso non basta valutare quanto impie- 
gano ad ordinare un vettore di stringhe 
generate a caso, ma si deve calcolare la 
velocità per tre tipi di vettore: 

1) Vettore già ordinato (il Bubble è il 
più veloce): 

2) Vettore in ordine inverso (se ne ve- 
dono delle belle!): 

3) Vettore disordinato; 

4) Vettore parzialmente ordinato 

(9096): 

5) Vettore parzialmente ordinato al 
contrario. 

Il più delle volle conviene utilizzare 
metodi di Sort diversi a seconda delle 
condizioni dell'archivio, uno dei Sort più 
veloci in generale è comunque il Quick- 
Sort (del resto lo dice il nome) poco co- 
nosciuto in giro. 


lapidila 

di Riccardo Giannetti 
Torrenieri (SI) 

Capita, molto spesso, di avere più di 
un interesse: da parte mia, unisco al- 
l’interesse per Tinformatica personale 
un interesse notevole anche per la mu- 
sica. Sono quindi in possesso di una 
certa quantità di cassette registrate 



softwar 


presso altri ragazzi o in proprio. Que- 
ste cassette rimangono spesso senza ti- 
toli. Qualcuno potrebbe obiettare che 
ciò è di poca importanza, ma questo 
qualcuno non ha mai cercato un pezzo 
in un album triplo registrato su tre cas- 
sette senza titoli. A questo punto po- 
trebbe sorgere un’altra obiezione: non 
ci vuol niente a prendere una penna e 
scrivervi su i titoli: è vero, ma il lato 
estetico va a farsi benedire; se a qual- 
cuno il dato estetico non importa può 
cessare di leggere a questo punto per- 
ché il programma che presento è per- 
fettamente inutile dal punto di vista 
funzionale, ma utilissimo, a mio avvi- 
so, al lato estetico. Ma, in sostanza, 
Lapicida, cosa fa? scrive i titoli delle 
canzoni sulle cassette. Vediamo come 
funziona. 

Partiamo dal titolo: Lapicida è, in 
latino, lo «scalpellino», colui che scri- 
ve le lapidi (non solo mortuarie) e 
quindi questo nome si adatta abba- 
stanza bene alla funzione che svolge il 
programma, anche se ciò che scrive è 
certamente meno duraturo di una lapi- 
de. All’inizio il programma chiede di 
selezionare lo stile in cui verrà stampa- 
ta la «lapide». 1 codici di controllo 
non sono universali e quelli del mio 
programma si adattano alla mia stam- 
pante, cioè una Copal SC-1200 che 
dovrebbe, dico dovrebbe, essere com- 
patibile con l'EPSON FX-80. 

Chi possiede un’altra stampante 
non deve far altro che modificare i co- 
dici alle linee 330-410. Selezionato il 
modo di stampa bisogna immettere il 
titolo che non può essere più lungo di 
tanto a seconda del modo di stampa 
scelto. Comunque si può stare tran- 
quilli perché se il titolo immesso è 
troppo lungo, verrà visualizzato un 
messaggio sullo schermo. Dopo si può 
scegliere di giustificare il titolo a sini- 
stra, a destra o nel centro della casset- 
ta premendo rispettivamente le lettere 
S, D e C. Premendo ESC si può sce- 


gliere di nuovo il tipo di stampa senza 
che quello prima venga annullato. Mi 
spiego. Se in un primo tempo aveva- 
mo selezionato il corsivo, ritornando 
indietro e selezionando il grassetto la 
stampa avverrà in corsivo grassetto. 
Giustificato il titolo possiamo immet- 
tere i titoli delle singole canzoni. Ab- 
biamo a disposizione 13 linee di stam- 
pa e due colonne. Per scrivere i titoli 
basta posizionarsi con i tasti - > e <- 
(il -> va avanti e il <- indietro) sulla 
linea desiderata ed iniziare a scrivere. 
Se sbagliamo possiamo correggere 
sempre con le due frecce. Non essen- 
do un INPUT, ma una serie di GET 
possiamo immettere tutti i caratteri de- 
siderati come le virgole. Da notare il 
fatto che con CTRL-I si inserisce uno 
spazio e con CTRL-D si cancella un 
carattere. 

Questo si ottiene conoscendo la loca- 
zione di memoria in cui si trova il cur- 
sore e arretrando o avanzando i carat- 
teri successivi. Per conoscere la loca- 
zione del cursore si ricorre alla formu- 
la: LOC = Q3 + Y + 128*(XX— 1) in 
cui Q3 è 1023, 1063, 1 103 a seconda del 
fatto che il cursore si trovi fra le linee 
1-8,9-16,17-24. Y è la posizione oriz- 
zontale del cursore e XX è, con le stes- 
se condizioni di prima, X, X-8, X-16. 

Quando abbiamo completato la pri- 
ma colonna, premendo CTRL-P pas- 
siamo alla seconda e premendo ESC 
ritorniamo al titolo. CTRL-P e ESC 
possono essere premuti in qualsiasi 
momento purché non si stia scrivendo 
il titolo di una canzone. La seconda 
colonna funziona come la prima sol- 
tanto che premendo ESC si torna alla 
prima e premendo CTRL-P si passa 
alla fase di stampa. Questa è l’ultima 
fase e avviene in due tempi. In un pri- 
mo tempo il risultato viene visualizza- 
to sullo schermo e la pressione di 
CTRL-P viene stampato. Premendo 
invece ESC torniamo all’INPUT della 
seconda colonna. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


211 


4 software 


Descrizione del programma 

1310 

Subroutine per la scritta: 

MO$(2): 

Pica e Elite 




<ESC> per tornare indie- 

TA$(X): 

Modi di stampa della 

10-30 

Reset della stampante 


tro. 


stampante 

40-110 

Inizializzazione variabili 



PO: 

Posizione del cursore ne- 

120-470 

Scelta carattere 




gli INPUT 

480-590 

600-920 

Input titolo 
Input 1' e 2’ colonna 

Variabili usate 

CA$(13,2): Linee per i titoli delle can- 

TA(X): 

Se 1 il corrispondente mo- 
do è inserito se 0 disinse- 

930-1120 

Fase di stampa 


zoni 

MO(X): 

Come sopra per Pica e 

1130 

Subroutine che scrive il no- 

C$(13): 

Contiene le scritte 1 — , 2 


Elite 


me del programma 


- 13 - 

MX: 

Massimo numero di carat- 

1140-1300 

Subroutine che calcola la 

M%: 

Numero dei possibili mo- 


teri utilizzabili 


loc. del cursore 


di della stampante 

Tl$: 

Titolo. 



212 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


software. 


Sor! più velote 

di Silvano Mattoni - Roma 



Tabella dei tempi impiegati per il riordino di elementi costituiti da stringhe di nove caratteri 
ciascuna (L = IO), ottenute con la funzione random e memorizzate per aver sempre le stesse 
parole da riordinare. 

Si fa notare che mentre nell'HEAPSORT tradizionale i confronti e gli scambi tra gli elementi 
del vettore da riordinare non tengono conto se gli elementi sono già in ordine ed il tempo im- 
piegato dipende solo dal numero degli elementi, nel metodo SHELL.METZNER modificato 
che Vi presentiamo, invece il numero dei confronti e degli scambi dipendono dal « disordine » 
del vettore. Nel caso che gli elementi sono già in ordine, non avviene nessuno scambio ed i con- 
fronti sono limitati, di conseguenza i «tempi» indicati nel citalo prospetto vengono ridotti a cir- 
ca un quarto del totale: normalmente, per un riordino parziale il «tempo indicato» può essere 
dimezzato. 


Vi presentiamo un programma di 
riordino, ottenuto mediante alcune 
modifiche apportate sul metodo deno- 
minato SHELL.METZNER (pubbli- 
cato su MC n. 4), il quale risulta più 
veloce anche dell'HEAPSORT (vedere 
MC n. 6) ritenuto uno dei più veloci. 

Le modifiche consistono nel riunire 
su una stessa riga più istruzioni con lo 
scopo di ridurre, o eliminare, i «GO- 
TO». Questo, credo, comporta anche 
una migliore interpretazione del lista- 
to in quanto ogni riga di programma è 
un'espressione logica di un'azione 
completa. 

Le variabili usate sono: 

AS(NN) = vettore degli elementi 
stringa da riordinare; 

NN = numero degli elementi da 
riordinare; 

M = NN/2, intervallo tra due ele- 
menti, successivamente dimezzato. 

È strutturato in tre LOOP nidificati: 

— il primo pone la variabile «M» 
uguale alla metà del valore preceden- 
te; 

— il secondo, ponendo la variabile 
J da 1 a NN-M, confronta i vari ele- 
menti; 

— il terzo, ponendo I uguale a J, 
nel caso che gli elementi non sono in 
ordine, procede allo scambio e ridu- 
cendo la variabile I, ritorna su se stes- 
sa. 

La linea n. 150 è, ovviamente più 
lunga del normale, ma esegue sequen- 
zialmente, quattro funzioni diverse, 
ma solo se necessario (cioè dipendenti 
l’una dalla precedente): 


1) confronta due elementi posti nel- 
l'intervallo «M»; 

2) esegue lo scambio dei due ele- 
menti (solo se è soddisfatta la condi- 
zione del prec. n. 1); 

3) decrementa l’indice I dell’inter- 
vallo «M», solo se è possibile; 

4) riporta il confronto agli elementi 
del precedente intervento (sempre se 
soddisfatte tutte le precedenti condi- 
zioni). 


Credo che, esaminando il listato, ci 
si possa rendere conto del funziona- 
mento: i vari elementi del vettore da 
riordinare vengono sequenzialmente 
confrontati con un intervallo «M», 
dapprima uguale alla metà dell’intero 
vettore e, nel caso che gli elementi 
confrontati non sono nell’ordine, ven- 
gono scambiati, e successivamente (ve- 
dere linea n. 150), vengono ri-confronta- 
ti a ritroso (cioè ponendo 1 = 1 — M). 


100 REM =SHELL .METZNER . 2 

110 M = NN: PRINT CHR* <7>: REM «INIZIO 

US FOR P = 1 T0 LOG (NN) / LOG <2> 

120 M = INT <M / 2) 

130 FOR J « 1 TO IN - M:I = J 

150 IF A*(I> > A*<I ♦ M) THEN K* = A*(I):A*<I) 

= A*<1 ♦ M):A*(I ♦ M) = K*: IF I > M THEN 1 = 1 - M: GOTO 150 
140 NEXT 
170 NEXT 

200 PRINT CHR» (7): REM «FINE 


100 REM «BUB8LE.S0RT2 
110 PRINT CHR» (7): REM «INIZIO 
120 FOR M = 1 T0 (« - I 
125 T = M 

130 FOR J = 1 * M TO KN 

150 IF A»(T) > A*< J) THEN T = J 

140 NEXT 

170 IF T > M THEN K* = A*(M):A»<M> = A»(T):A»(T) = K* 
180 NEXT 

200 PRINT CHR» (7): REM «FINE 


Figura I - Metodo SHELL METZNER modificato 
Figura 2 - Metodo BUBBLE.SORT t tipo ridotto) 
Figura 3 - Metodo HEAPSORT (originale). 

programma. 


100 REM «HEAPSORT 

101 PRINT CHR» (7): REM «INIZIO 
110 L = INT <W / 2) ♦ 1:M = MS 

120 IF L ) 1 THEN L = L - 1 :B» = A»(L> ! GOTO 150 
130 B» = A*(M) :A»(M) = A»<1):M = M - I 
140 IF M » 1 THEN A»(l) = B*: GOTO 200 
150 J = L 

140 I = J:J = 2 » J: IF J > M THEN A«<I) « B* : GOTO 120 

170 IF J < M THEN IF A*<J> < A*(J ♦ 1) THEN J = J ♦ 1 

180 IF B* < A»(J) THEN A*< I > = A*(J>: GOTO 140 

190 A»< I ) = B*: GOTO 120 

200 PRINT CHR» (7): REM «FINE 

3 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


213 


software 


Successivamente il ciclo si ripete di- 
mezzando l’intervallo «M» fino a por- 
re M = 1. 

Nel caso che gli elementi sono già 
ordinati i confronti sono limitati (circa 
NN * INT (LOG(NN)/LOG(2)— I) 
ed aumentano a seconda degli scambi 
necessari per il riordino. 

Cioè il riordino viene eseguito, co- 
me per il Bubble-Sort, mediante un 


preliminare controllo della sequenzia- 
lità dei vari elementi, e se necessario, 
successivamente scambiati (o spostati 
verso l’alto). La differenza è che i con- 
fronti cominciano con un intervallo 
pari alla metà del totale (successiva- 
mente dimezzato) e che il numero dei 
cicli è proporzionale alle cifre del det- 
to numero «NN» (per mille elementi 
sono 9 e per duemila sono 10 cicli). 


In ogni modo, pur ritenendo questo 
programmino di riordino abbastanza 
efficiente, non è paragonabile a quello 
di Bo Arnklit (vedere MC n. 3) il quale 
però può essere usato solo con il com- 
puter APPLE II e solo in memoria, 
mentre questo, con i necessari adatta- 
menti, può essere usato con qualsiasi 
altro computer e lavora anche con ar- 
chivi su disco.. 


POSTA 


ari amici di MCmicrocomputer. 

ho letto con molto interesse il vostro eccel- 
lente test dedicalo all'Apple llgs nel numero 
di dicembre, ma vi ho trovalo qualche impre- 
cisione che mi permetto di riferirvi, pensando 
che possano interessare anche ai vostri letto- 

Non è vero che Apple abbia limitalo la me- 
moria RAM del computer ad 8 Megabyte: 
quello è il limite imposto dall'attuale versione 
del sistema operativo ProDOS 16. ma il limi- 
le di visibilità della macchina è di 15 Mega- 
byte. mentre il megabyte più in alto nella 
mappa di memoria è riservato alla ROM. Ag- 
giungo che è già in fase di sviluppo una ulte- 
riore versione di ProDOS 16 chiamala I.I. 
anche se non so se apporti modifiche nella 
gestione della memoria. 

Sempre restando al sistema operativo, l'o- 
rologio incorporalo di serie non è riconosciu- 
to automaticamente da tutti i ProDOS 8. ma 
solo dalle versioni più recenti ( dalla 1.2 in 
poi), in quanto non aderisce allo standard 
Thunderclock adottato dalla Apple sino a 
pochi mesi fa. 

Il Finder. MouseDesk 2.0. non è parte in- 
tegrante del sistema operativo ProDOS 16 
dell'Apple llgs: anzi, funziona perfettamente 
anche sugli Apple II e Ile, in quanto usa la 
doppia alta risoluzione e non la super alta ri- 
soluzione. Il selector-dispatcher di ProDOS 
16 che fa parte integrante del sistema è inve- 
ce il programma chiamato START oppure 
START.OUT che si trova nella subdirectory 
SYSTEM. MouseDesk è perfettamente di- 
spensabile. e da considerarsi solo una utile 
utility, di sistema. 

Per un impeto d'orgoglio correggo anche 
un errore assai veniale: IWM. la Integrated 
Wozniak Machine che controlla i floppy 
disk, non è stata creata da Wozniak per Ma- 
cintosh. Anzi. Woz ha negalo in una intervi- 
sta di aver mai collaborato alla creazione di 
Mac. IWM è stata creata per Apple Ile. ed è 
stata anche adottata dai creatori di Mac. 

Il disco RAM selezionato da Pannello di 
Controllo non si chiama /RAM ma bensì 
/RAM 5 ed è disponibile su tutti gli Apple II 


con almeno 128 Kbyte di RAM nella macchi- 
na RAM è. invece, il nome del disco RAM 
da 64 Kbyte disponibile su tutti gli Apple II 
con almeno 128 Kbyte e che viene cancellato 
rilanciando il sistema operativo, mentre que- 
sto non avviene con RAM 5. gestito diretta- 
mente dal Memory Manager e non dal siste- 
ma operativo. 

Grazie e saluti, 

Luca Accomazzi. Triuggio (MI) 


li ingraziamo Accomazzi a nome dei let- 
tori cui giriamo le precisazioni, riguardo la 
massima RAM disponibile per l'Apple 
IIGS il limite di 8 mega byte non è imposto 
ovviamente dall'hardware, ma dalla Apple 
Ine. che si è riservata I mega per la ROM e 
7 per un ROM disk (una serie di routine su 
E PROM che vengono viste come un disco 
a sola lettura). Leggendo la prova, del re- 
sto, si legge che la RAM è allocata ai ban- 
chi 224 e 225 (per cui 224 ♦ 64k = 
14.679.840) ben oltre quindi il limite degli 8 
mega. È verissimo invece (e aggiungerem- 
mo purtroppo) che la versione del ProDOS 
16 e quella del MouseDesk sono provviso- 
rie, ma la Apple ci ha assicurato che saran- 
no pronte quanto prima le versioni definiti- 
ve (si diceva addirittura contemporanea- 
mente alle prime consegne!). Per il RAM 
disk mi sembrava sufficiente la didascalia 
della foto dell'ultima pagina della prova, 
comunque precisare non fa mai male... 


orto un assiduo lettore e conservo tutte le 
copie della Pi rivista. 

Nel numero 53 di MC. a pag. 128. si legge 
che il programma Heapsort di Bo Arnklit 
(MC n. 3) può funzionare anche con il Pro- 
DOS. 

Ho provalo: ma appena tento di caricare il 
programma ottengo: NO BUFFER A VA ILA - 
BLE. Ho provato anche a modificare (oltre 
alla HIMEM da 37800 e 37532) anche la lo- 
cazione del programma stesso. 

Posseggo un Apple Ile rinnovalo (cioè con 
il microprocessore 65C02) e Vi prego di indi- 
care quale procedura è necessaria per utiliz- 
zarlo con il ProDOS. 

Silvano Mattoni. Roma 


solo che il ProDOS vuole che HIMEM ini- 
zi ad un numero di pagina (pagina di me- 
moria: 256 byte) intero; inoltre se si usano 
dei file sul disco si devono lasciare tra l'ini- 
zio del programma in L.M. e HIMEM altri 
1024 byte (per i buffer di I/O), quindi l'HI- 
MEM deve essere posto a 37632 se non si 
aprono altri file, c a 36608 se si usano file 
sul disco. 


A lami lettori chiedono dove si possono tro- 
vare informazioni relative alla gestione degli 
interrupt sull'Apple Ile e Ile /e. Tutto ciò che 
interessa si trova sul Reference Manual del 
Ile. ordinabile direttamente alla Apple Italia 
o presso i rivenditori Apple. In attesa eccovi 
una piccola «chicca»: 

Buffer di tastiera per Apple Ile 

Questa piccola routine in linguaggio 
macchina setta i parametri della porta se- 
riale numero 2 in modo da portarne a 128 i 
caratteri del buffer che, per la cronaca, si 
trova nella memoria ausiliaria a partire dal- 
la locazione $800. Una volta lanciata non 
serve più (salvo dopo un reset) e per que- 
sto motivo é stata allocata dentro al buffer 
di input (pagina 2) a partire dalla locazione 
S2FO. 


2F0: 78 
2F1 : A9 80 
2F3: 8D FA 05 
2F6: 8D FF 05 
2F9: A9 OF 
2FB: OC AA CO 
2FE: 58 
2FF: 60 


SEI 

LDA #*80 
STA *5FA 
STA *5FF 
LDA #*0F 
TSB *C0AA 
CLI 
RTS 


BSAVE KEYBUFF , A*2F 0 , L* 1 0 


Purtroppo la routine non funziona men- 
tre l’Apple utilizza il disco. Per disattivarla 
temporaneamente fare una 
POKE 1530,0 
e per riattivarla 
POKE 1530,128. 


214 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 




software 


D a qualche mese posseggo un Apple II eu- 
roplus. Vorrei chiedervi alcune cose: 

— come fare per stampare la seconda pa- 
gina grafica ? I per ora riesco solo a far stam- 
pare la prima pag. grafica con i comandi 
PR# I : PR1NT CHR$(14S) da me scoperti 

— Come mai non riesco ad ottenere dalla 
mia EPSON RX-100+ i caratteri grafici co- 
me l'omino, il telefono ecc. (vedi fotocopia al- 
legata delle pagine del manuale) né da pro- 
gramma né agendo sugli switches della stam- 

— Cosa debbo acquistare per disporre del- 
le minuscole? (sulla piastra del circuito stam- 
pato del mio APPLE tra il T e l'8' slot é 
stampato il numero 102 e vicino il connettore 
dell'alimentazione compare il numero 8122 
scritto a mano). 

— Cosa debbo acquistare per utilizzare 
lettere e numeri sulle pagine grafiche? (mi in- 
teressa il prezzo) 

— Cosa pensate del computer APPLE 
compatibile proposto in kit nel numero 
104-105 della rivista NUOVE ELETTRONI- 
CA? Sarà veramente compatibile al 100%? 

Vi ringrazio dell'attenzione e vi invio i miei 
più cordiali saluti. 

Roberto Giannetti, Paliano (FR) 

O Itre al tipo di stampante avrebbe dovu- 
to comunicare la scheda di interfaccia uti- 


lizzata; dai comandi sembra che si tratti di 
una Graftrax + , se è cosi il comando di 
stampa della pagina grafica è il CTRL Q, 
se la stampante accetta il chr$( 1 45) vuol di- 
re che il bit alto non viene inviato dalla 
scheda o, più probabilmente, non viene 
considerato dalla stampante (vedere in pro- 
posito gli switch di configurazione dentro 
la stampante stessa). Per stampare la secon- 
da pagina occorre settare prima i parametri 
di HARD COPY in un certo byte. 

— L'impossibilità di accedere ai simboli 
semigrafici può dipendere sempre dal bit 
alto mancante, oppure dal fatto che l’Ap- 
plesoft tende ad intercettare le sequenze di 
escape destinate alla stampante; se fosse 
questo il problema si deve usare un apposi- 
to programmino in Linguaggio Macchina 
per inviare i parametri preceduti da Escape 
(chrS 27). 

— Se ha acquistato il suo Apple 11 negli 
ultimi 5 anni è sicuramente un PLUS e 
quindi va bene il Kit n. MI. 

— Per scrivere testi in Alta risoluzione 
basta comprare ... MC numero 1 7 oppure di- 
rettamente il disco con «il meglio di 
MC». Un programma molto valido (anche 
se macchinoso) è l'HRCG del disco Tool 
Kit che si trova presso tutti i rivenditori 

— Con quello che costano oramai i 
computer Apple originali (usati), vale anco- 
ra la pena di acquistare un Compatibile di 


seppur minimamente dubbia compatibili- 
tà? 


kj onci un fortunato possessore di un Apple 
Ile e recentemente ho acquistato la nuova 
stampante Apple Imagewriler II. Ho alcuni 
quesiti da porvi: 

1) Esiste qualche programma grafico del 
tipo «The Print Shop» che preveda la stampa 
grafica a colori con la mia stampante? 

2) Esiste una nuova versione del Print 
Shop che stampi a colori? 

3) Come fare a modificare il programma 
originale « The Print Shop » in modo da inse- 
rire una routine che esegua la stampa grafica 
a colori? Cordiali saluti. 

Gianfranco Mascaro. Como 


E sistono vari programmi che permettono 
di effettuare la stampa grafica a colori con 
le nuove Imagewriter li, di una nuova ver- 
sione del Print Shop ho sentito vociferare 
ma non so se sia già arrivata in Italia e chi 
la distribuisca. Se qualche lettore (o il di- 
stributore stesso) volesse fornire ulteriori 
informazioni può inviarle in redazione (o 
alla mia casella in MC-LINK) e le pubbli- 
cheremo volentieri. 




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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


215 




a cura di Tommaso Paniuso 


StruH-80/33 

di Fabrizio Brunetti - Ferrara 

Descrizione generale 

Il programma «STRUTT-80/33» 
permette di studiare strutture piane, 
comunque caricate, riconducibili ad 
un insieme di aste collegate tra loro 
quali, ad esempio, telai e strutture reti- 
colari. La risoluzione dello schema 
statico fornisce gli sforzi assiali cui so- 
no sottoposte le varie aste nonché i 
momenti di estremità delle stesse. Tali 
valori consentono di trattare ogni asta 
ed i relativi carichi come travi sempli- 
cemente appoggiate e soggette appun- 
to ai carichi esterni ed alle azioni cal- 
colate dal programma. 

Come indicato nelle schermate in- 
troduttive del programma stesso, la ri- 
soluzione degli schemi statici è basata 
sul metodo generale delle deformazio- 
ni e tiene conto della deformabilità 
flessionale ed assiale degli elementi. Si 
ottengono cosi notevoli precisioni nel 
calcolo degli spostamenti e degli sfor- 
zi. 

Le strutture esaminate devono esse- 
re vincolate esternamente, come verrà 
suggerito nel seguito, in modo da evi- 
tare spostamenti e rotazioni rigide del- 
le stesse. 

Il numero massimo di elementi in 
cui può essere scomposta una struttu- 
ra è riportato nella tabella che segue: 


Numero massimo aste: 80 

Numero massimo nodi spostabili : 33 
Numero massimo nodi presenti: 40 
Le indicazioni riportate in prece- 
denza sono frutto di alcune scelte per- 
sonali ispirate a criteri di ottimizzazio- 
ne della memoria RAM disponibile e 
di possibili configurazioni strutturali 
studiabili. Tali valori possono essere 
comunque variati, ridimensionando 
opportunamente le matrici indicate al- 
l'inizio del listato BASIC, in funzione 
della memoria disponibile (eventuali 
espansioni RAM) o di particolari esi- 
genze strutturali. 

Il programma consente il salvatag- 
gio e la lettura da disco dei dati relati- 
vi alla struttura; in questo modo sono 
possibili eventuali modifiche degli ele- 
menti stessi senza dover reinserire tutti 
i dati. 

È possibile indirizzare l’output sia 
al video che ad una stampante (COM- 
MODORE MPS 802 od equivalente): 
nel caso si opti per la stampa su carta 
è possibile ottenere anche lo schema 
strutturale studiato sfruttando un pro- 
gramma di hard-copy la cui attivazio- 
ne è completamente automatica: que- 
sta ultima fase risulta abbastanza lun- 
ga, anche se il programma è compilato 
con PETSPEED 128, in quanto il gra- 
fico prodotto viene generato sfruttan- 
do la stampa espansa di caratteri pro- 
grammabili propria della MPS 802. 

È da rilevare che il programma per- 
mette lo studio di strutture particolari 


quali archi e travi ad inerzia variabile: 
infatti si possono scomporre tali strut- 
ture in conci, di dimensioni qualsiasi, 
considerati ciascuno a geometria co- 
stante. 


Per chi vuole il listato 


Il listato di questo programma è 
molto lungo. In conseguenza di ciò, 
si è ritenuto opportuno non pubbli- 
carlo, sia perché avrebbe occupato 
troppo spazio sulla rivista sottraen- 
done ad altri argomenti, sia perchè 
una digitazione senza errori di un li- 
stato cosi lungo appare poco proba- 
bile. Chi è interessato al programma 
può ordinare secondo il solito siste- 
ma, il disco o la cassetta in redazio- 
ne. È anche possibile «pescare» di- 
rettamente (e gratuitamente) i pro- 
grammi per via telematica, dal no- 
stro servizio MC-Link: questo ov- 
viamente vale per chi è attrezzato in 
tal senso. Ricordiamo che per otte- 
nere una casella su MC-Link è suffi- 
ciente telefonare (con un modem e 
un programma di comunicazione) al 
numero 06/4510211. 

Questo programma è disponibile su 
disco presso la redazione. Vedere l’e- 
lenco dei programmi disponibili e le 
istruzioni per l'acquisto a pag. 229. 


216 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


software ^ 

©S 


NOTA: Il programma principale gi- 
ra perfettamente in BASIC ed il pro- 
cesso di compilazione dello stesso vie- 
ne completato; purtroppo il program- 
ma compilato non gira. Da controlli 
effettuati risulta che il compilato non 
elabora i dati per la costruzione della 
matrice di rigidezza. Se qualche utente 
riesce ad effettuare la compilazione 
del programma in questione è pregato 
di comunicarlo all'autore (Tel. 
0532/63038; 0532/26383). 


Uso del programma 


Per tradurre uno schema statico 
classico in uno schema strutturale 
adatto alla risoluzione automatica è 
opportuno seguire le seguenti fasi: 

1) Individuare i punti caratteristici 
dello schema e collocarvi un nodo; 
operativamente occorre considerare 
come nodo qualsiasi variazione di di- 
rezione o di caratteristiche geometri- 
che delle aste nonché qualsiasi punto 
di applicazione di azioni concentrate 
(forze o coppie). 

2) Analizzare il tipo vincolo esterno 
presente. Se il vincolo esterno è un in- 
castro è sufficiente sostituire ad esso 
un nodo. Se il vincolo esterno è una 
cerniera occorre considerare un nodo, 
in corrispondenza della cerniera stes- 
sa, a cui sono collegate due aste fitti- 
zie, ortogonali tra loro, di area molto 
grande ed inerzia molto piccola in mo- 
do che siano consentite le rotazioni ed 
impediti gli spostamenti del nodo (cer- 
niera). Infine se il vincolo esterno è un 
appoggio semplice è sufficiente consi- 
derare collegata al nodo una sola asta 
fittizia di area molto grande ed inerzia 
molto piccola in modo che sia consen- 
tita solo la rotazione del nodo e lo 
spostamento dello stesso nella direzio- 
ne perpendicolare alla direzione del- 
l’asta fittizia. Si può considerare che 
una grandezza come l'area o l'inerzia, 
espresse rispettivamente in cnr e cm\ 
sia «molto grande» quando assume un 
valore pari a 1E20 (dieci elevato alla 
ventesima); analogamente tali gran- 
dezze sono «molto piccole» quando 
assumono un valore pari 1E-20 (dieci 
elevato alla -20). 

3) Se lo schema statico è dotato di 
un asse di simmetria è possibile consi- 
derarne solo metà; i punti giacenti sul- 
l'asse di simmetria saranno vincolati 
ad aste fittizie di opportuna sezione ed 
inerzia. Più precisamente occorre con- 
sentire lo spostamento lungo l'asse di 
simmetria e bloccare le rotazioni e lo 
spostamento nella direzione ortogona- 
le allo stesso; quindi ogni punto sul- 
l'asse di simmetria dovrà essere colle- 
gato ad un'asta fittizia, orientata come 


wwKimnnnHHt i n i t Ki nnnt)ntKim)t)H(H)!itwn»() ! y»inmit> i» ìi>rKKiniKifinr)( ] i)(miiiiin(miiim j n 

* t 

* Risoluzione automatica di telai piani con aste * 

* cotwnque inclinate e comunque caricate » 

* * 

* * 

* Ing. Fabrizio Brunetti, Piazza Europa n. 7 Ferrara * 

* » 


Per «ere ragguagli sul funzionawnto del program^ premere i: ì 
altrimenti premere " C " 


l'asse stesso, di area molto piccola ed 
inerzia molto grande e ad una seconda 
asta fittizia, orientata perpendicolar- 
mente all’asse di simmetria, di area 
molto grande ed inerzia molto piccola. 
In tal modo si realizzano le condizioni 
di congruenza degli spostamenti impo- 
ste da un asse di simmetria. 1 nodi di 
estremità, esterni, delle aste fittizie 
possono essere posizionati in modo 
che la lunghezza dell'asta sia pari a 10 
o 20 cm. 

4) Una volta stabilita sia la distribu- 
zione dei nodi «interni» (quindi spo- 
stabili) che «esterni» (quindi fissi), 
delle aste reali e di quelle fittizie, oc- 
corre procedere alla individuazione 
pianimetrica degli stessi. Operativa- 
mente occorre creare un sistema di as- 
si cartesiani X-X ed Y-Y a cui riferire i 
nodi stessi. Ad ogni nodo sarà associa- 
to un numero, un'ascissa ed un'ordi- 

NOTA BENE: È molto importante 
numerare per ultimi i nodi esterni in 
quanto il programma provvede a por- 
re uguali a zero gli spostamenti e le ro- 
tazioni di un numero di nodi pari al 
numero di nodi esterni partendo dal- 
l'elemento con numero più alto e pro- 
cedendo a ritroso. È altresi importante 
predisporre un numero sufficiente di 


nodi esterni in modo che siano impe- 
dite rotazioni rigide e spostamenti del- 
la struttura. In caso di labilità della 
struttura il valore dello spostamento 
consentito dal vincolo mancante sa- 
rebbe senza significato; una condizio- 
ne di labilità è comunque deducibile 
dai tabulati risultanti in quanto i valo- 
ri degli spostamenti consentiti proprio 
dalla condizione suddetta mandereb- 
bero in overflow il formato di stampa 
degli spostamenti stessi (si otterrebbe 
perciò una serie di asterischi). 

5) Si dovrà quindi procedere alla 
numerazione delle aste che potrà esse- 
re eseguita liberamente non esistendo 
in questo caso nessun vincolo di nu- 
merazione (presente invece nella nu- 
merazione dei nodi). È buona norma 
numerare consecutivamente le aste di 
caratteristiche geometriche, sezione ed 
inerzia, uguali: in tal modo infatti è 
possibile, durante la fase di input, evi- 
tare la ridigitazione dei dati richiesti 
posizionando il cursore sui dati già in- 
seriti, relativi all’asta precedente, e 
premendo il tasto “RETURN” (dopo 
aver cancellato il punto interrogativo a 
sinistra dei valori dell'area e dell’iner- 
zia già immessi). Una descrizione sul 
modo di procedere è indicato nell'e- 
sempio allegato. 


Per risolvere una struttura occorre innanzi tutto nuHerare i nodi, tenendo 
presente die i nodi da considerare fissi (vincolati esternanente) debbono essere 
Mwrati per alt ini in nodo che il program» possa porre i loro Hovinenti uguali 
a zero, e le aste. 

fccorre altresi' fissare un sistena di assi cartesiani a cui riferire le 
coordinate dei nodi. lina volta definiti i carichi (forze concentrate e/o distri- 
buite e coppie) nonché' l'area e l'inerzia delle aste e' possibile iniziare 
l'input dei dati. 

Il program» richiede in input alcuni dati riguardanti la struttura quali, 
ad ese* io, una indicazione ed on comento, nonché' le unita' di Misura che 
potranno essere variate da cm in Metri e da kg in tonnellate. 

Per continuare con le istruzioni prenere " 1 " 

altrinenti preMere " C " 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


217 


^software 


6) Le forze esterne agenti sulla 
struttura dovranno essere scomposte 
nelle direzione X X ed Y-Y. Per con- 
venzione si considerano positive le 
forze, sia concentrate che distribuite, 
orientate verso destra e verso l'alto; le 
coppie concentrate sono positive se 
orarie. Si precisa che durante l'input 
dei dati relativi alle aste saranno ri- 
chiesti, ovviamente se presenti, i valori 
dei carichi distribuiti "qx” e “qy". Per 
carico distribuito “qx” (o “qy”) si in- 
tende il carico effettivo proiettato nel- 
la direzione X-X (o Y-Y) e diviso per 
la proiezione del tratto unitario di asta 
nella direzione Y-Y (o X-X). A titolo 
di esempio si consulti la figura 2.1. 
Sempre in merito all'input dei dati re- 
lativi alle aste si precisa che il nodo 
«iniziale» ed il nodo «finale» di un'a- 
sta dipendono dall'inclinazione della 
stessa rispetto all'orizzontale; più pre- 
cisamente l'angolo che identifica la di- 


rezione dell'asta deve sempre essere 
compreso tra —90 e +90 DEG (misu- 
rati in senso antiorario a partire dal- 
l'asse X-X). Quindi, analizzando la fi- 
gura 2.1, il punto A è da considerarsi 
nodo «iniziale» ed il punto B nodo 
«finale» (angolo ALFAI minore di 
+ 90 DEG); infatti considerando co- 
me «iniziale» il nodo B l’angolo che 
identifica l'orientazione dell'asta risul- 
ta essere quello indicato con ALFA2 
di valore maggiore a +90 DEG. L'a- 
sta compresa tra il punto C ed il punto 
D, sempre in figura 2.1, risulta quindi 
essere orientata da C verso D (nodo 
«iniziale» = C) in quanto l’angolo 
ALFA3 soddisfa la condizione richie- 
sta mentre l’angolo ALFA4 no. 

Giunti a questo punto si dovrebbero 
avere a disposizione due tabelle conte- 
nenti i dati in input. La prima tabella, 
riferita ai nodi, conterrà nell'ordine i 
seguenti elementi: 


y* 



9* - 


9* 

■i nivLtli 


i 


un (X 
aìm-OU 



£ Mof».r£ cl ie 
"<j„ pe.rpe.heUcoLt.irt- 


_ gnUtx 
-d- unni. 

se of= QO-ted (Càrneo 
tuU'atste.) st he,: 


_ q un ( 20- ud) 

* AÌu-eCd 

0 ~ 9 '**■ _ 

U ~ Aia. eli 
Figura 2.1 


218 


— Numero d'ordine del nodo. 

— Valore dell’ascissa del nodo. 

— Valore dell’ordinata del nodo. 

— Valore del carico concentrato 
nella direzione X-X. 

— Valore del carico concentrato 
nella direzione Y-Y. 

— Valore della coppia concentrata. 

La seconda tabella, relativa alle 
aste, conterrà nell’ordine i seguenti 
elementi: 

— Numero d’ordine dell’asta. 

— Valore della sezione dell’asta. 

— Valore del momento d’inerzia 
della sezione. 

— Numero del nodo iniziale. 

— Numero del nodo finale. 

— Valori dei carichi distribuiti 
agenti sull’asta. 

Nel seguito vengono descritte le va- 
rie fasi di input dei dati; per semplifi- 
care le cose si procederà all’analisi di 
una struttura di prova, peraltro non 
molto reale ma completa come gamma 
di carichi e vincoli i cui schemi, statico 
e strutturale, sono illustrati in figura 
2. IL AI termine dell'elaborazione il ta- 
bulato risultante dovrà corrispondere 
con quello dell’esempio riportato. 

Fasi operative 

La minima configurazione hard- 
ware richiesta per l’utilizzazione del 
programma è la seguente: 

1) Unità centrale: Commodore 128 

2) Disk drive: Commodore 1571. 

3) Stampante: Commodore MPS 
802 

4) Monitor monocromatico, o a co- 
lori, collegato alla presa RGBI. (Predi- 
sposto cioè per una visualizzazione su 
80 colonne - N.d.r.). 

Digitare RUN “STRUTT-80/33” e 
premere il tasto RETURN. Il disco 
programma dovrà rimanere inserito 
nel drive in quanto su di esso verranno 
creati, se desiderato, i file di dati rela- 
tivi alle strutture analizzate. È possibi- 
le registrare i dati su altri dischi a 
patto di ricopiare su di essi anche 
il programma denominato "HCO- 
PY.BRON”. L’operazione può essere 
eseguita molto semplicemente carican- 
do il programma “HCOPY.BRON" 
dal disco sorgente e salvandolo digi- 
tando DSAVE "HCOPY.BRON” sul 
disco da destinare alla raccolta dei da- 
ti. 

Nel seguito verrano descritte le va- 
rie fasi di input del programma con in- 
dicazioni sui dati da immettere per ri- 
solvere la struttura della figura 2. IL I 
caratteri od i valori da digitare sono 
compresi tra virgolette (ad esempio 
“Struttura di prova” oppure "12,5”). 

II programma inizia con una scher- 
mata introduttiva che consente all’u- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


software 



Schema statico 



Schema strutturale 



@ : Numcrt-it-a^c t.ite 
m : NumtW't *0<L 
Figura 2.11 


terne di accedere ad una piccola serie 
di note relative al programma; più 
precisamente premendo la lettera "1" 
(maiuscola) si passa alle note e pre- 
mendo la lettera “C” (maiuscola) si 
inizia la fase di input vera e propria. 
Nelle schermate è possibile passare di- 
rettamente alla fase di input premen- 
do la lettera “C”. 

[Digitare la lettera "I”, leggere alcu- 
ne o tutte le schermate e premere “C"]. 

Viene richiesta una descrizione del- 
la struttura ed un commento (servono 
di completamento alla fase di output). 

[Digitare ‘‘Struttura di prova del 
programma." e ‘‘Carichi vari.”]. 

Si passa quindi al controllo delle 
unità di misura; quelle proposte sono i 
cm per le lunghezze ed i kg per i cari- 
chi. Si può optare per i metri e le ton- 
nellate (si noti che vengono cambiati i 
simboli rappresentativi delle unità di 
misura che vengono indicati nelle suc- 
cessive fasi di input). 

[Digitare “N" ed inserire “m,t"; alla 
successiva richiesta digitare ancora 


“N” e poi “cm,kg" (oppure digitare di- 
rettamente all'inizio “S" e bypassare 
l’opzione)]. 

Seguono nell’ordine le richieste di 
immissione del numero totale di aste, 
del numero totale di nodi, del numero 
di nodi esterni (nodi fissi = incastri) e 
del modulo di elasticità del materiale. 

[Digitare "14" quindi “14" e "4" ed 
infine "2100000” (si è ipotizzato che le 
aste siano realizzate con profilati in 
acciaio)]. 

A questo punto viene chiesto se i 
dati inerenti la struttura sono introdot- 
ti per la prima volta. A chiarimento si 
precisa che il file di dati è sempre del- 
la stessa dimensione qualunque sia il 
numero di aste e nodi della struttura 
studiata; in questo modo infatti è pos- 
sibile aggiungere e togliere aste a pia- 
cere (con la dovuta accortezza) ad una 
struttura già studiata e risultata non 
idonea, senza dover reimmettere tutti i 
dati. Allo scopo è sufficiente inserire 
in input il nuovo numero di aste (per i 
nodi la cosa è un po' più delicata in 


quanto è possibile aggiungere o toglie- 
re solo nodi esterni) leggere i dati dal 
file relativo alla vecchia struttura ed 
immettere in input o variare, nella ap- 
posita fase, le caratteristiche delle 
nuove aste. 

[Digitare “N”; apparirà la directory 
del disco relativa ai soli file costruiti 
con il programma. Alla richiesta del 
nome del file di dati da aggiornare di- 
gitare “prova 1 " ; nel disco originale so- 
no inseriti altri file per allungare la di- 
rectory. Digitando qualsiasi altro no- 
me verrà segnalato un errore e verrà ri- 
proposta la domanda descritta all’ini- 
zio del capoverso]. 

Dopo la lettura dei dati si ha la pos- 
sibilità di creare un nuovo file. Alla ri- 
chiesta rispondere digitando “S" se si 
vuole la creazione del file; verrà ripro- 
posta la directory. Seguirà la richiesta 
del nome del file di dati; inserendo un 
nome contenuto in directory, che sia 
diverso dal nome del file di lettura, si 
ottiene un messaggio di errore seguito 
dalla directory e dalla riproposizione 
della domanda descritta all'inizio del 
capoverso. [Digitare “S", quindi "pro- 
va?" o qualsiasi altro nome]. A questo 
punto viene creato o aperto un file da- 
ti. 

Nel caso non si desiderasse creare 
un nuovo file è sufficiente rispondere 
"N” alla domanda illustrata al punto 
precedente. 

Inizierà a questo punto l’input dei 
dati sui nodi; vengono richieste le co- 
ordinate rispetto al sistema di assi car- 
tesiani scelto. Si noti che rispondendo 
con un RETURN a vuoto alla richie- 
sta di “Nodo numero” si avvierà la nu- 
merazione automatica e progressiva 
degli stessi. 

[Premere RETURN senza aver digi- 
tato nulla: verranno richieste le coor- 
dinate del nodo numero 1. Siccome i 
dati sono già stati letti ed il computer 
mantiene in memoria i valori delie va- 
riabili richieste in input, anche se l’in- 
put degli stessi valori non avviene (co- 
sa che non succede su altre macchine 
tipo l’HP 87), è possibile controllare le 
coordinate dei nodi premendo ripetu- 
tamente il tasto RETURN. È possibile 
uscire dalla fase di input digitando il 
numero “0” (zero) alla richiesta del 
numero di nodo. Ovviamente per 
strutture nuove occorre immettere i 
dati richiesti. Premere alcune volte il 
tasto RETURN senza digitare nessuna 
cifra per controllare le coordinate dei 
nodi della struttura in esame]. 

Successivamente verrà chiesto se i 
nodi sono tutti scarichi; rispondendo 
con “S” si passerà direttamente all’in- 
put dei dati delle aste; rispondendo 
“N” si passerà all’input dei carichi 
concentrati sui nodi. Come in prece- 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


219 


®gj software 


Esemplo 

Programma di analisi strutturale 
Convenzione sui segni delle azioni esterne. 

Positive verso destra e verso l’alto; momenti positivi se destrorsi. 
Convenzione sui segni delle azioni interne: 

Sforzo normale positivo: trazione; 

Storzo normale negativo: compressione: 

Momenti alle estremità: positivi se tendono le fibre Inferiori dell'asta 
considerata orientata dal nodo Iniziale al nodo finale. 

Descrizione struttura in esame. 


Struttura di prova del programma. 

Carichi vari, 

Unità di misura: 

Lunghezze: cm 
Forze: Kg 

Modulo di elasticità: 2100000 Kg/cm' 

Nome del file che contiene i dati: prova2 dwg 



denza digitando un RETURN a vuoto 
si avvierà la numerazione automatica 
e progressiva dei nodi. 

[Digitare “N" e premere alcune vol- 
te il tasto RETURN per controllare i 
carichi sui nodi relativi alla struttura 
in esame]. Per uscire dalla fase di in- 
put digitare il numero “0” alla richie- 
sta del numero di nodo. 

A questo punto inizierà l'input dei 
dati relativi alle aste. Anche in questo 
caso premendo RETURN alla richie- 
sta del numero dell’asta si avvierà la 
numerazione automatica e progressiva 
delle stesse. Il modo di procedere nel- 
l'immissione dei dati è indicato nei 
punti seguenti. 

1) Alla richiesta del numero dell'a- 
sta premere il tasto RETURN. 

2) Verranno richieste “Area ed iner- 
zia dell’asta n. 1’’. 

3) Immettere i valori richiesti (sepa- 
rati da una virgola). 

4) Comportarsi di conseguenza alla 
richiesta di conferma dei dati immessi. 

5) Immettere il numero del nodo 
iniziale e di quello finale (separati da 
una virgola). 

6) Comportarsi di conseguenza alla 
richiesta di conferma dei dati immessi. 

7) Rispondere con "S” od “N" in 
funzione della condizione di carico 
dell'asta. 

8) Rispondendo con “S" si otterrà 
una ulteriore richiesta a cui si dovrà ri- 
spondere con “S” oppure premendo 
qualsiasi altro tasto. Verrà indicata an- 
che la lunghezza dell'asta. Risponden- 
do con "S" verranno richiesti i valori 
dei carichi nelle unità di misura cor- 
renti; digitando qualsiasi altro tasto 
verranno richiesti la distanza di inizio 
del carico distribuito dal nodo iniziale 
e la lunghezza dello stesso (le distanze 
richieste devono essere misurate nella 
direzione dell'asta); quindi dovranno 
essere immessi i valori dei carichi (il 
tutto espresso nelle unità di misura 
correnti). Rispondendo con “N” alla 
domanda relativa alla condizione di 
carico dell’asta si passa direttamente 
alla fase descritta nel punto seguente. 

9) Completato il ciclo di input dei 
dati relativi all'asta numero I, verrà ri- 
chiesto un nuovo numero di asta. Pre- 


220 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


software 



mendo RETURN si otterrà la richiesta 
di input descritta al punto numero 2 
precedente. Se le caratteristiche geo- 
metriche dell'asta numero 2 sono 
uguali a quelle dell'asta numero 1 è 
conveniente riposizionarsi con il cur- 
sore sui dati relativi all’asta numero 1 
(ancora presenti sulla parte alta del vi- 
deo); dovrà essere cancellato il punto 
interrogativo stampato dalla richiesta 
di input (posizionandosi con il cursore 
sul punto interrogativo e premendo la 
barra spaziatrice). In questo modo si 
risparmia la digitazione ripetuta delle 
stesse cifre e si eliminano o limitano 
eventuali errori. Il ciclo di input conti- 
nua nelllo stesso modo per tutte le aste 
successive. 

[Per provare il metodo suggerito 
premere RETURN alla prima richie- 
sta di numero d'asta; digitare quindi i 
numeri “78.1,5696" relativi al profilo 
ipotizzato per le aste numero 1, 2 e 3; 
digitare quindi “S” "14,1" ed ancora 
“S”: poi rispondere con “S” ed ancora 
“S" (in questo caso non occorre pre- 
mere il RETURN dopo la digitazio- 
ne); digitare "10,0" ed “S"; a questo 
punto premere RETURN e posizio- 
narsi con il cursore sul punto interro- 
gativo che precede i numeri 
"78.1.5696" precedentemente digitati, 
premere la barra spaziatrice ed infine 
il tasto RETURN. A questo punto le 
risposte alle varie richieste di confer- 
ma si trovano già sullo schermo non 
occorre ridigitarle; procedere premen- 
do RETURN, digitare "5,4" e SPA- 
ZIO per cancellare il carattere in più 
presente e quindi RETURN; premere 
ancora RETURN due volte, digitare 
“S” e premere ancora RETURN due 
volte; uscire dalla procedura di input 
digitando “0” alla richiesta del nume- 
ro di asta e rispondendo con “S” alla 
successiva richiesta di conferma]. Se il 
metodo suggerito non dovesse piacere 
è comunque possibile rispondere a tut- 
te le richieste di input nel modo classi- 
co. 

[È possibile controllare i dati letti 
dal file premendo ripetutamente il ta- 
sto RETURN e rispondendo con “S" 
al quesito circa la condizione di carico 
dell'asta]. 

10) Verrano eseguiti alcuni calcoli 
preparatori per il disegno della strut- 
tura e verrà richiesto di passare alla vi- 
sualizzazione su 40 colonne (per poter 
vedere la pagina grafica); eseguito il 
passaggio verrà visualizzata la struttu- 
ra. Se si riscontrano errori è sufficiente 
rispondere con “N” alla richiesta di 
conferma ed eseguire le operazioni 
suggerite per la correzione delle aste o 
dei nodi risultati errati; le procedure 
di correzione dei nodi sono seguite an- 



che dalla richiesta di input sulle aste 
(che possono essere lasciate inalterate 
digitando “0" alla prima richiesta di 
numero d’asta). È da notare che se ri- 
sulta errata la posizione di un nodo ed 
alcuni nodi risultano caricati occorre 
rispondere con “N” (oppure premen- 


Variabili numeriche, 
stringhe e vettori principali 
del programma “STRUTT-80/33” 


Numero totale aste :N1 

Numero totale nodi :N2 

Numero nodi esterni :N0 

Numero massimo ammesso 

per le aste :MA 

Numero massimo ammesso per 

i nodi spostabili :MN 

Numero massimo ammesso di nodi :NT 

Numero di noeti spostabili :S4 

Ascissa nodo K :XX(K) 

Ordinata nodo K :YY(K) 

Carico concentrato nella direzione 

X-X del nodo K :P(K) 

Carico concentrato nella direzione 

Y-Y del nodo K :P(K + 1) 

Coppia concentrata nel nodo K :P(K+2) 

Area asta K :A(K) 

Inerzia asta K :S1(K) 

Lunghezza asta K :A1 (K) 

Inclinazione asta K :T1(K) 

Nodo iniziale asta K :L9(K) 

Nodo finale asta K :M1(K) 

Flag per carico distribuito 

asta k ( = 1) :D0%(K) 

Distanza inizio carico da nodo 

iniziale :D1 (K) 

Lunghezza carico distribuito 

sull'asta K :D2(K) 

Carico distribuito in direzione X-X 

asta K :P2(K) 

Carico distribuito In direzione Y-Y 


asta K :P3(K) 

Stringa di riferimento della struttura :RF$ 
Stringa del commento della struttura :S1 S 
Nome file dati in lettura :NV$ 

Nome file dati in scrittura :FF$ 


do il tasto RETURN a vuoto) alla do- 
manda relativa ai carichi sui nodi ed 
uscire dalla successiva fase di input, se 
i dati sono corretti, digitando “0” alla 
prima richiesta di numero di nodo. Le 
operazioni descritte sono in effetti 
molto più agevoli da eseguire che da 
descrivere in quanto l'input risulta 
completamente guidato e se viene 
commesso un errore relativo ad un no- 
do o ad un'asta in fase di input è suffi- 
ciente digitare, quando richiesto, il nu- 
mero dell'elemento in esame e ripetere 
l’input dei dati relativi allo stesso. 

[Per procedere con l’esempio propo- 
sto passare alla visualizzazione su 40 
colonne, premere RETURN, guardare 
la struttura e digitare “S”; passare 
nuovamente alla visualizzazione su 80 
colonne e ripremere RETURN]. (Sal- 
vo imprevisti la struttura visualizzata 
dovrebbe essere uguale a quella di fi- 
gura 2. II). 

1 1) A questo punto inizia, se previ- 
sta, la fase di registrazione sul file di 
dati. 

12) Segue la richiesta della periferi- 
ca di output; rispondendo con “S” si 
otterrà una stampa su carta dei dati e 
dei risultati; sarà possibile in seguito 
ottenere anche una copia su carta del- 
la struttura studiata. Rispondendo con 
“N" si avrà una visualizzazione su vi- 
deo e non si avrà la possibilità di ave- 
re una copia su carta della struttura 
studiata. 

[Per completare l'esempio digitare 
"S”: si noti che occorre verificare se la 
stampante è accesa; se si prova a 
stampare con periferica spenta verrà 
visualizzato un messaggio di errore e 
sarà possibile effettuare l’accensione 
della stessa]. Si fa notare infine che se 
non è stata prevista la registrazione 
dei dati su file non è possibile avere 
una copia su carta della struttura an- 
che se la periferica di output è la stam- 
pante. 

NOTA: Il programma “HCOPY” 
può essere utilizzato per eseguire 1' 
hard-copy della pagina grafica nel mo- 
do GRAPHIC 2 qualunque sia il grafi- 
co in essa contenuto: per fare ciò oc- 
corre modificare le linee 320 e 340 del 
programma stesso (HCOPY) come se- 
gue: 

320 PRINT #5,B$(I): PRINT #4,TAB(I)- 
CHR$(254)CHRS(141); 

340 PRINT#4:NEXT CC 

In tal modo si elimina la stampa 
elongata. (Il programma con la modi- 
fica indicata costituisce il file "HCO- 
PY 1”; la versione compilata costitui- 
sce il file “HCOPYI.BRON”). 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


221 





comandi MUSICALI, come ad esempio 
JPLAY e JFILT, che vi permettono di com- 
porre musiche e creare stupendi effetti so- 

comandi per EFFETTI SPECIALI per 
creare particolari immagini ed effetti ; 

comandi per la VELOCIZZAZIONE 
DEL REGISTRATORE. 


STRANCE BASIC 

di Fabrizio Fantoccoli - Arona (NO) 
Gianluca Finistauri 
Sesio Colende (VA) 


Presentazione dello Strange Basic 

Il programma Strange Basic è stato crea- 
to per darvi la possibilità di accedere a tut- 
ta la potenza del vostro computer Commo- 
dore 64. Ciò è reso possibile grazie ad un 
set di SI nuovi comandi Basic supplemen- 
tari che si aggiungono a quelli del Basic 
standard. Questi nuovi comandi apparten- 
gono a otto diversi gruppi qui di seguito 
elencati e descritti: 

comandi di AUSILIO ALLA PRO- 
GRAMMAZIONE, come ad esempio 
DUMP e JFKEY, che vi permettono di 
programmare in Basic in modo più veloce 
ed efficace: 

comandi per la GESTIONE DEI TE- 
STI, come ad esempio JSCRL e JBACK, 
che vi permettono di ottenere particolari ef- 
fetti nell'output del testo: 

comandi di CONVERSIONE NUME- 
RICA, che vi permettono un migliore uso 
della memoria in base binaria, esadecimale 
e decimale; 

comandi per la GESTIONE DELLO 
SCHERMO, come ad esempio JRUST per 
il trattamento della scansione dell'immagi- 

comandi per la GRAFICA, come 
JCBOX e JCHAR. che vi permettono di 
produrre facilmente disegni e scritte sul vi- 



Particolarl e convenzioni 

dello Strange Basic 

Per facilitare l'uso, i comandi dello 
Strange Basic iniziano tutti con la lettera 
«J» e sono formati da cinque caratteri. I 
parametri da introdurre sono composti da 
numeri o da stringhe alfanumeriche e sono 
tra loro divisi da virgole. L'omissione o 
l'errata disposizione di tali parametri darà 
origine ad un «SINTAX ERROR». 

Tutti i comandi possono essere usati sia 
in modo diretto che da programma. 

Le convenzioni usate nella seguente de- 
scrizione sono: 

I ) i termini scritti a lettere maiuscole de- 
vono essere battuti esattamente come sono 
presentati ; 

2) i termini scritti a lettere minuscole o 
tra virgolette indicano rispettivamente le 
variabili numeriche e alfanumeriche; 

3) la scritta [RETURN] significa che occor- 
re premere il tasto RETURN: 

4) tutti i testi scritti tra parentesi indica- 
no la pressione del tasto corrispondente, ad 
esempio [CLR/HOME], premendo il quale 
il cursore si porta nell'angolo superiore si- 
nistro. 

Ausili alla programmazione 

Lo Strange Basic mette a vostra disposi- 
zione alcuni comandi che semplificano e 
velocizzano la programmazione in Basic 
del vostro Commodore 64: 

- JPAUS n 

esegue una pausa la cui lunghezza è de- 
terminata dal parametro numerico 'n'; se 
'n' = 728 la pausa è di un secondo. Pre- 
mendo (RETURN] si interrompe la pausa. 

- DUMP n 

esegue un goto calcolato dove 'n' è una 
qualsiasi espressione numerica. 

- JOLDD 

recupera un programma cancellato con 
NEW. 

- JLOCA a,b,c 

trasferisce la zona di memoria compresa 
tra 'a' e 'b' a partire da ‘c\ 

- JBYTE b,n,t 

se - t’ = 0 questo comando spegne il BIT 
'n' del BYTE 'b'; 

se 't' = I questo comando accende il 
BIT 'n' del BYTE 'b\ 

— JPSAV «nome programma», d,l,i,f 

salva una zona di memoria sulla periferi- 
ca 'd' con indirizzo secondario T compresa 
tra ‘i’ ed T. 


a cura di Tommaso Pantuso 


— JPLDA «nome programma», d,l,i 
carica un programma ponendolo a parti- 
re da ’i'; T deve essere uguale a 0. 

— JPVER «nome programma», d,l,i 
verifica una zona di memoria a partire 
da ‘i\ 

- JINVTa.b 

inverte la zona di memoria compresa tra 
‘a' e ‘b’. (EORFF, immagine speculare del 
BYTE). 

— JFILL a,b,c 

riempie la zona di memoria compresa tra 
'a' e 'b' con il valore di ‘c\ 

- JPUSH n 

attende la pressione di un tasto il cui co- 
dice ASCII è uguale ad 'n\ 

Se ‘n'=0 aspetta la pressione di un tasto 
qualsiasi. 

- JDATI 1 

sposta il puntatore delle linee DATA a 
partire dalla linea T. 

- JFKEY n 

se ‘n'= I attiva i seguenti tasti funzione: 

FI -RUN + RETURN 

F3 = LIST+ RETURN 

F5 = LOAD"S’’,8 + RETURN 

F7 = SAVE" 

se ‘n' è diverso da I i tasti funzione ven- 
gono disattivati. 

- JCOMN 

lista tutti i comandi aggiunti dallo Stran- 


Per chi vuole il listato 


I listati dei due programmi sono 
molto lunghi. In conseguenza di ciò, 
si è ritenuto opportuno non pubbli- 
carli, sia perché avrebbero occupato 
troppo spazio sulla rivista sottraen- 
done ad altri argomenti, sia perché 
una digitazione senza errori di listati 
così lunghi appare poco probabile. 
Chi è interessato ai programmi può 
ordinare secondo il solito sistema, il 
disco o la cassetta in redazione. È 
anche possibile «pescare» diretta- 
mente (e gratuitamente) i program- 
mi per via telematica, dal nostro ser- 
vizio MC-Link: questo ovviamente 
vale per chi è attrezzato in tal senso. 
Ricordiamo che per ottenere una ca- 
sella su MC-Link è sufficiente tele- 
fonare (con un modem e un pro- 
gramma di comunicazione) al nume- 
ro 06/4510211. 

Questi due programmi sono disponi- 
bili su disco presso la redazione. Ve- 
dere l'elenco dei programmi disponi- 
bili e le istruzioni per l'acquisto a 
pag. 229. 


222 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 






- JCOLD 

esegue una partenza a freddo; simile a 
SYS 64738, ma senza uscire dallo Strange 
Basic. 

Gestione del testi 

Questi comandi permettono di migliora- 
re al massimo l'output del testo, ottimizzan- 
do la scelta della posizione delle scritte e 
dei dati sul video. 

— JSCRR v.r.n, «parole da introdurre» 
fa scorrere a destra una riga dello scher- 
mo compresa tra 0-24, specificata nella va- 
riabile ‘r\ di un certo numero di caratteri 
'n\ introducendo la parola tra le virgolette. 
La velocità è specificata in V. 

— JSCRL v,r,n, «parole da introdurre» 
è identico al comando precedente, tran- 
ne la direzione dello scroll che avviene ver- 
so la sinistra. 

— JSCRU v,c,n, «parole da introdurre» 
fa scorrere verso l'alto una colonna dello 
schermo compresa tra 0-39, specificata nel- 
la variabile ‘c\ di un certo numero di carat- 
teri ‘n\ introducendo la parola tra le virgo- 
lette. La velocità è specificata in ‘v*. 

— JSCRD v,c,n, «parole da introdurre» 
è identico al comando precedente, tran- 
ne la direzione dello scroll che avviene ver- 
so il basso. 

- JSTAI x,y 

posiziona il cursore sullo schermo nella 
posizione specificata in 'x' ed *y\ 

- JBACK v,n,t,r 

fa scorrere tutti i caratteri presenti sullo 
schermo (in bassa risoluzione) dove: 

‘v" è la velocità compresa tra 0-255; 

'n' è il numero di riga o di colonna; 

‘f è il tipo di scroll: 't' = 0 scroll a de- 
stra; ‘t’ = 1 scroll a sinistra; 't' = 2 scroll 
alto; *t' = 3 scroll basso. 

Se 'i' = 3 lo scroll è verso il basso, ma la 
prima riga di schermo rimane invariata. 

'r' indica la locazione d'inizio che con- 
tiene i codici dei caratteri da inserire con lo 
scroll; se ’r' = 0 non viene introdotto alcun 
carattere. 

— JBLNK n 

se 'n'=l predispone il computer a ope- 
rare in stato di BLANK: 

se 'n'=0 ritorna al normale funziona- 
mento. 

Nota: 

il computer quando è in stato di 
BLANK lavora un poco più velocemente, 
essendo esclusa la gestione dello schermo. 
— JEXTN a.b.c 

mette i caratteri nel modo a colore fondo 

'a' contiene il colore dei caratteri battuti 
con le SHIFT 

'b' contiene il colore dei caratteri in RE- 
VERSE 

'c' contiene il colore dei caratteri in RE- 
VERSE + SH1FT. 

- JCOLR b,f 

colora il bordo con il colore contenuto 
in 'b' e lo sfondo con il colore contenuto in 
T. 


Conversione numerica 

Questi comandi permettono di converti- 
re i valori numerici nei vari codici per un 
migliore utilizzo della memoria del vostro 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


CBM 64, ad esempio per programmare la 
memoria carattere o per creare sprite. 

- JSHOWn 

questo comando mostra il contenuto del 
BYTE 'n' in codice BINARIO, ESADECI- 
MALE e DECIMALE. 

- JINBY b,aS 


immette nei byte a partire da ‘b‘ i valori 
in codice binario indicati nella variabile 
'aS'. Questa variabile deve contenere i ca- 
ratteri 0 e 1 (bit spento od acceso) e deve 
essere lunga otto caratteri o un multiplo di 
otto, a seconda se vogliamo definire solo il 
byte 'b' o anche quelli successivi. 


223 





software 


Gestione dello schermo 


Questi comandi permettono di controlla- 



videndo lo schermo in tre parti: 

la prima parte va da ‘13' a ‘II’ (colore di 
bordo ‘bl’, colore di sfondo ‘si', modo 
la seconda parte va da '11' a ‘12' (colore 
di bordo *b2', colore di sfondo 's2\ modo 
'm2'); 

la terza parte va da - 12 - a '13' (colore di 
bordo 'b3\ colore di sfondo 's3\ modo 
- m3'): 

Modo: 0= normale; I =alta risoluzione; 
2= alta risoluzione multicolor. 

Distanziare le linee 11,12,13 di almeno 40 
linee. 

- JRSOF 

disattiva il comando JRUST. 


Questi sono potenti comandi grafici che 

- JHIRESa.b 

Mette in alta risoluzione non multicolor. 
dove a' è il colore dello sfondo e ’b' è quel- 
lo dei pixel (del disegno). 

- JLOWR 

Torna in bassa risoluzione. 

- JH1CL 

Pulisce lo schermo in alta risoluzione. 

- JMCOL a,b,c 

Mette in alta risoluzione multicolor con i 
colori specificati in 'a', ‘b\ ‘c\ 

Si può tranquillamente passare da 
JH1RS a JMCOL e viceversa. 

- JPLOT x,y,c 

Se c = 0 spegne il punto di coordinate 
x.y in alla risoluzione non multicolor. 

Se c = I accende il punto. 

- JCPLT x,y,c 

Accende un punto in alta risoluzione 
multicolor con c = 1,2,3 che corrispondo- 
no al colore. 

- JBOXY° x’.yjxjy.t 

Disegna un rettangolo pieno in alta riso- 
luzione normale, che comincia dal punto 
x.y (angoli superiori sinistri) ed ha il lato 
orizzontale lungo 'lx' e quello verticale 'ly\ 
*t' è il colore (t = 0 spegne, t = 1 accende). 

- JCBOY x.y.lx.ly.t 

Come il comando precedente ma in alta 
risoluzione multicolor. 

(V = 0 spegne, t = 1,2,3 accende con il 
colore corrispondente). 

- JNREC x.y.lx.ly.t 

Disegna un rettangolo in alta risoluzione 
normale. 

I parametri sono gli stessi di JBOXY. 

- JCREC x.y.lx.ly.t 


Come il precedente, ma in alta nsoluzio- 
' ' ' etri sono gli stessi di 


ne multicolor. I pai 
JCBOY. 

- JCHAR 
Permette di 
risoluzione (m 
m = 1 alta risol 
dalle coordina 


carattere m alla 
uzione normale, 
icolor), a partire 
>' che è il codice 



:e dove: 

lello sprite (0-7): 
ei dati dello sprite: 
'x.y' indicano la posizione dello 
‘m' = 0 risoluzione normale, ' 
t icolor; 

'p' = 0 priorità sprite, ‘p' = l 


'c' colore dello s| 
Se lo sprite deve 
ta risoluzione, per 
è indispen; ' '* 
32768+10: 

1 numei 


ione, pei ovvi ululivi ui mi 

«abile inserire i dati a pa: 
Kb, Rannodai 


:ii:i: ss 


o sprite in a: 



224 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



“Va* 


Disabilita (spegne) lo sprite 'n'. 

- JMEMC n 

Se n = I trasferisce la memoria carattere 
in S3000; 

se n = 0 ripristina la memoria. 


Musica ed effetti speciali 

Questi sono comandi che vi permettono 
di sfruttare al meglio e con poca fatica le 
straordinarie doti musicali del vostro Com- 
modore 64. Permettono di creare semplici 
melodie o effetti «specialissimi» grazie al- 
l'uso dei filtri. 

- JADSR v,o,a,d,s,r,m,f 

Seleziona i valori di ADSR (Attack, De- 
cay, Sustain, Relase) (ovvero l’inviluppo) 
per una voce e deve sempre essere usato 
prima di suonare una nota. 

V = voce (0-1-2): 

‘o" = forma d'onda (0 — rumore, I = 
rett., 2 = dente sega, 3 = triang.); 

•a' = Attack (0-15): 

‘d’ = Decay (0-15): 

‘s' = Sustain (0-15): 

•r' - Relase (0-15): 

'm' = modo (0 = normale, I = ring si- 
mulato, 2 = Syncronize): 

T = frequenza del tocco simulato. 

— JFILT fq,rs,fl,f2,f3,m 
Serve a selezionare i filtri dove: 
fq' = frequenza di taglio del filtro (*I7 
in Hertz); 

"rs" = risonanza (0-15): 

•fi' = I -attiva filtro per voce 1,0-disatti- 

•f2’ = I -attiva filtro per voce 2, 0-disatti- 

■f3' = I -attiva filtro per voce 3, 0-disatti- 

- m' = modo filtro (0 = no filtro, I = 
passa basso, 2 = passa banda, 3 = passa 
alto). 

Per attivare più modi di filtro differenti 
si sommano assieme i valori: 1 + 2=3 - pas- 
sa basso + passa banda. 

- J PLAY v,f, voi. 

Permette di suonare una nota T con vo- 
lume 'voi' e voce V. 

- JMSOFn 
Disattiva la voce 'n'. 


Effetti speciali 

Questi comandi permettono di arricchire 
i vostri programmi di effetti speciali quali 
caratteri rotanti in diverse direzioni o tre- 
molanti. Sono comandi molto utili anche 
per la realizzazione di giochi. 

- JROTA c,v,t 

Fa ruotare il carattere di codice schermo 
'c' con velocità V (0-254) in queste direzio- 

*t’ = 0 ruota a destra: 

■f = I ruota a sinistra: 

't' = 2 ruota in alto: 

‘t’ = 3 ruota in basso. 

Prima di eseguire questo comando, biso- 
gna digitare JMEMC I, per spostare la me- 
moria. Si possono eseguire al massimo 5 
rotazioni contemporaneamente. 

- JFERM n 

Ferma la rotazione del carattere di codi- 
ce schermo 'n\ 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


Velocizzazione del registratore 

Questi comandi permettono di salvare, 
verificare e rileggere dal registratore i vostri 
programmi con una velocità circa 10 volte 
maggiore quella normale. 

- J-SAV 

Salva un programma su registratore in 
iper-velocità. 

- J-VER 

Verifica un programma registrato su na- 
stro in iper-velocità. 

- J-LDA 

Carica dal registratore un programma in 
iper-velocità. 


Brevi note tecniche ed Informazioni 

Il programma è allocato da S9000 a 
S9FFF e dopo la ROM da SC000 a SCFFF. 

A $9200 c’è la routine di interpretazione 
dei comandi, da $9000 a $9200 ci sono tutti 
i dati relativi. ai comandi ed i vettori per il 
salto alle vane subroutine. 

A $9500 ci sono i dati transienti usati da 


Il Castello di D rotula 

di Carlo Arlotti 
Viserba di Rimini (FO) 


Il fine ultimo di questa avventura, è quello 
di riuscire a trovare ed uccidere il Conte 
Dracula. Essa inizia all'esterno da dove co- 
minceremo subito a cercare tutte le possibi- 
li vie di accesso al castello (cosa non trop- 
po semplice). Una volta riusciti ad entrare, 
si devono trovare gli oggetti necessari per il 
compimento del gioco. 

L'avventura è stata descritta interamente in 
Basic per cui una volta entrati in possesso 
della stessa si consiglia effettuarne una ver- 
sione compilata per rendere il gioco più ve- 
loce e divertente. 

Le persone che hanno una discreta espe- 
rienza di Basic possono facilmente modifi- 
care luoghi, oggetti, spostamenti in modo 
tale da crearsi una avventura «su misura». 
Il gioco gira perfettamente anche su regi- 
stratore semplicemente variando un paio di 
righe. 

Subito dopo che si è mandato in esecuzio- 
ne il programma principale (DRACULA) 



svariati comandi che non agiscono sul- 
l'IRQ (JSCRL, JBSCK, ecc...). 

Una qualsiasi azione in queste zone di 
memoria comprometterebbe sicuramente il 
funzionamento del programma. 

Quando si è in alta risoluzione viene 
commutato il terzo blocco di memoria, la 
schermata in alta risoluzione viene posta 
sotto la ROM Basic (SA000, SBFFF) e i da- 
ti del colore vanno posti a $8000. 

In questo caso i dati degli sprite vanno 
messi nella zona di memoria compresa tra 
$8400 e $8FFF (62 sprite). 

I vettori che vengono variati sono : 

0302 - 0303 che punta a $9 IDA (Warm 
Start): 

0308 - 0309 che punta a $9200 (Charac- 
ter Dispatch); 

0314 - 0315 che punta a SCF6A IRQ. 

Per fare partire il programma dopo un 
SYS 64738 si può fare: 

SYS 53014 (CF16) con intestazione e 
presentazione. 

SYS 37480 (9268) senza presentazione. 

Infine lo Strange Basic è resistente al 
RUN/STOP e RESTORE. 


esso richiede il nome del file che contiene i 
dati relativi all'inizio del gioco: il nome del 
file di inizio è «BOOT». Cambiando il no- 
me del file, è possibile riprendere un gioco 
precedentemente salvato. 

Il corpo dell'avventura è composto da due 
pezzi: quello principale ed un file sequen- 
ziale che contiene tutti i dati necessari per 

10 svolgimento del gioco. Per poter creare 
quest'ultimo è sufficiente mandare in ese- 
cuzione il programma «DATI DRACU- 
LA» che prowederà a creare automatica- 
mente il file sequenziale Boot sia che si usi 

11 registratore che il drive. L'interprete dei 
comandi accetta solo verbi in seconda per- 
sona (per intenderci prendi, guarda, sali, 
ecc.), seguiti dall'oggetto. 


Lista comandi 


Accendi, 

Impiccati, 

Spegni, 

Alza, 

Immergiti, 

Salta. 

Ascolta, 

Inventario, 

Sega, 

Abbassa, 

Leggi. 

Sali, 

Asciuga, 


Scendi, 


Mangia, 

Taglia. 

Annega, 

Muori, 

Vai in alto. 

Apri. 

Prendi, 

Vai in basso. 

Cerca, 

Risali, 

Est, 

Esci, 


Ovest, 

Esamina, 

Salva gioco. 

Nord, 


Suona, 

Sud. 

Guarda, 

Sposta, 


Inserisci, 

Scava, 



Abbreviazioni 

A per Vai in alto, B per Vai in basso, E per 
est, O per ovest, N per nord, S per sud, O 
per guarda e I per inventario. 


225 



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a cura di Francesco Ragusa 



MSX Bank 

di Andrea Boschin, Spinea (VE) 


Questo mese dedichiamo lo spazio a 
disposizione della nostra rubrica ad un 
programma di una certa utilità: MSX 
Bank. È stato uno dei programmi che ci 
hanno creato qualche problema per la 
pubblicazione a causa della notevole 
quantità di memoria occupata nella 
nuova versione originale, ben 27.4 K. 
che impediva di fatto il rispetto della re- 
gola principale che ci siamo imposti a 
partire dallo scorso mese: la compatibi- 
lità con l'MSX2 ed i disk-drive. Si è re- 
so. pertanto, necessario un lungo lavoro 
«di forbici» tendente ad eliminare tutto 
il superfluo fino a rientrare nei 23mila 
byte (area delle variabili compresa) di- 
sponibili per il Basic di qualsivoglia ver- 
sione del nostro standard preferito. 
Niente di fondamentale è andato, però, 
perduto: eliminata la pur simpatica 
schermata di presentazione e la routine 


di Help, utile ma senza dubbio degna- 
mente sostituibile dalla lettura attenta 
delle istruzioni che seguono, si è trovato 
anche lo spazio per inserire la possibilità 
di LO AD e SAVE su disco, mancante 
nella versione originale. Certo, come 
ogni cosa di questo mondo, il program- 
ma sarebbe ancora perfezionabile ma 
ulteriori modifiche avrebbero comporta- 
to sostanziali riscritture di quanto pro- 
dotto dal nostro lettore. Tutto questo per 
ribadire ancora una volta la richiesta di 
software universalmente utilizzabile nel- 
l'ambito del sistema ossia non esorbi- 
tante in termini di memoria occupata 
flessibile ed utilizzabile SEMPRE anche 
con il disk-drive e quindi privo di routine 
in L/M dislocate nell'area di memoria 
normalmente utilizzata dal disk Basic. 
Terminiamo con un invito a corredare i 
propri programmi di spiegazioni chiare 
e. soprattutto, esaurienti : non abbiate ti- 
more di essere prolissi, ci semplificherete 
di molto il lavoro. E adesso, spazio alla 
descrizione di MSX Bank. 

II programma MSX Bank serve per 


tenere la contabilità del conto corren- 
te. Il suo menu principale è composto 
di 12 opzioni che descriveremo breve- 
mente: 

1) AGGIUNTA: permette di ag- 
giungere un record al file. II numero 
massimo di record è 300 ed ognuno di 
questi è composto da: DATA (5 carat- 
teri, ad esempio 12/11), OPERAZIO- 
NE (3 caratteri, es. AFF per affitto), 
VALUTA (7 caratteri, es. 12Mar87), 
DARE o AVERE (max. 99999900), 
COMMENTO (max. 15 caratteri). Si 
può inserire un valore in AVERE solo 
se si risponde 0 a DARE; si può uscire 
da questa opzione senza aggiungere 
record rispondendo a DATA con il ca- 
rattere chiocciola (SHIFT+2). 

2) CORREZIONE: serve a modifi- 
care un record cui si accede fornendo 
il relativo numero. 

3) CANCELLAZIONE: come so- 
pra ma per cancellare un record. La 
velocità di esecuzione di questa opzio- 
ne, che riordina anche i record rima- 
nenti, è, quindi, proporzionale alla 



'.OPPEZIONE 


a? 14^04 

otI?°2SóoJ 

i IbbSi 


OPZ VrtUUTM twPE 

cjejo 13i-|0gi30 13000000 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


227 


lunghezza del file da riordinare; è pos- 
sibile uscire senza cancellare nulla 
chiedendo il record numero 0. 

4) VISIONE: permette di visionare 
l’intero file su video. I comandi locali 
sono CURSORE SU per pagina prece- 
dente, CURSORE GIÙ per pagina se- 
guente, ESC per uscire e SELECT per 
visualizzare il commento al posto dei 
dati. 

5) RICERCA: serve per ricercare 
all’interno del file una determinata pa- 
rola, parte di parola o cifra. Si può ef- 
fettuare sia la ricerca ALFANUME- 
RICA che quella NUMERICA e l’out- 
put, che comprende anche il totale del 
DARE e dell’AVERE, può essere otte- 
nuto sia su video che su stampante. 

6) SALDO: fornisce il totale del 
DARE, quello dell'AVERE e la loro 
differenza. 

7) STAMPA: permette di stampare 
una parte o tutto il contenuto di un fi- 
le. È previsto anche l’utilizzo di fogli 
singoli fermando la stampa con SPA- 
ZIO e riprendendola con RETURN. 

8) SALVATAGGIO: permette di 
salvare su cassetta o su disco il file in 
formato ASCII. Il nome del file da 


salvare non può superare i sei caratte- 

ri. 

9) CARICAMENTO: permette di 
caricare un file da cassetta o disco. 

10) FINE: serve ad uscire dal pro- 
gramma. Il comando non cancella né 
il programma stesso né i dati ed asse- 
gna al tasto FI l’istruzione per rientra- 
re senza perdita di dati qualora questa 
opzione fosse scelta accidentalmente. 

1 1 ) DEF-KEY : permette di assegna- 
re ad uno qualsiasi dei tasti funzione 
(sconsigliato l’uso di FI che viene ri- 
definito in caso di accesso accidentale 
all’opzione FINE) un testo lungo al 
massimo 15 caratteri. È utile per scri- 
vere «d’un colpo» i commenti più fre- 
quenti. 

12) MOTOR ON/OFF: come l’o- 
monima istruzione Basic accende o 
spegne il motore del registratore. 

Il programma è interamente in Ba- 
sic; esiste una sola chiamata «strana» 
(per i meno esperti) all'indirizzo esa- 
decimale 156 che pulisce il buffer del- 
la tastiera. 

Non crediamo ci sia bisogno di ulte- 
riori commenti, buoni conti (correnti) 
a tutti! MC 


r-C 


Per chi vuole il listato 


Il listato di questo programma è mol- 
to lungo. In conseguenza di ciò. si è ri- 
tenuto opportuno non pubblicarlo, sia 
perchè avrebbe occupato troppo spazio 
sulla rivista sottraendone ad altri argo- 
menti, sia perché una digitazione senza 
errori di un listato cosi lungo appare 
poco probabile. 

Chi è interessato al programma può 
ordinare, secondo il solito sistema, il di- 
sco o la cassetta in redazione. È anche 
possibile «pescare» direttamente (e gra- 
tuitamente) il programma per via tele- 
matica, dal nostro servizio MC-Link; 
questo ovviamente vale per chi è attrez- 
zato in tal senso. Ricordiamo che per 
ottenere una casella su MC-Link è suffi- 
ciente telefonare (con un modem e un 
programma di comunicazione) al nume- 
ro 06/4510211. 


Questo programma è disponibile su 
cassetta e disco presso la redazione. Ve- 
dere l'elenco dei programmi disponibili e 
le istruzioni per l'acquisto a pag. 229. 



228 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 





Per l’ordinazione inviare l'im- 
porto (a mezzo assegno, c/c o 
vaglia postale) alla Technimedia 
srl. Via Carlo Perrier 9, 00157 


Elenco del software disponibile 
su cassetta o minifloppy 

Per ovviare alle difficoltà incontrate da molti lettori nella digitazione dei 
listati pubblicali nelle varie rubriche di software sulla rivista. 
MCmicrocomputer mette a disposizione i programmi più significativi 
direttamente su supporto magnetico. Riepiloghiamo qui sotto i programmi 
disponibili per le varie macchine, ricordando che i titoli non sono previsti per 
computer diversi da quelli indicati. Il numero della rivista su cui viene 
descritto ciascun programma è riportato nell'apposita colonna: consigliamo 
gli interessati di procurarsi i relativi numeri arretrati, eventualmente 
rivolgendosi al nostro Servizio Arretrati utilizzando il tagliando pubblicato in 
fondo alla rivista. 



MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


229 




Ailnnide 


s£ 

RCS 


Rizzoli 



(So) 

Glaxovetrf 

fllotòitulLA 


UNA NOVITÀ 
CHE MOLTI 
CONOSCONO 


Oltre alle 2.000 piccole, medie aziende e studi 
professionali che utilizzano con soddisfazio- 
ne il pacchetto gestionale M.I.D.A., ora anche 
le grandi aziende lo hanno scelto per la gestio- 
ne di singole unità operative. 

M.l.D.A. è il più affermato programma ge- 
stionale in MS-DOS per Personal Computer 
IBM, Olivetti e compatibili perché: 

l'impostazione modulare gli consente di 
espandersi con il crescere delle esigenze 
dell’azienda, oltre a poter dialogare con Lotus 
1-2-3, Symphony, dBase III, Microsoft Word, 
Chart ed altri diffusi pacchetti; 

la struttura “intelligente” dei suoi menu guida 
gli inserimenti verso la soluzione ottimale, 
limitando il rischio di errate impostazioni 
delle operazioni contabili; 


la rete di distribuzione ed assistenza i.soft su 
M.l.D.A. è la più completa ed efficiente, con 
servizio tecnico telefonico “Hot-Line" e Cen- 
tri di Assistenza Regionale di supporto; 

la versione multiutente in rete locale consente 
di utilizzare M.l.D.A. da più posti lavoro 
contemporaneamente massimizzando quindi 
la rapidità ed efficienza delle procedure con- 
tabili. 

Il successo di M.l.D.A. è una realtà che si 
basa sui fatti: 

contabilità generale - contabilità finanziaria - 
contabilità analitica - contabilità economica - 
gestione ritenuta d’acconto - gestione porta- 
foglio effetti - analisi di bilancio - magazzino 
e fatturazione - distinta base - gestione ordini 
clienti - gestione ordini fornitori - dialogo con 
altri pacchetti - versione multiutente 



. Desidero ricevere ulteriori informazioni 
1 su M.l.D.A.© 

I Nome I 

| Cognome | 

. Società 

' Telefono 

I Via N‘ | 

| Cap Città | 

I Tipo Personal Computer 

! J 



Viale Restelli, 5 - 20124 Milano 

Tel. 02/68.88 228 • 683.797 - 68.80.841/2/3 



ASSOFT 


Copyright Edor M.Q. 


recida cofflS u *® r 


I prezzi riportati nella Guidacomputer sono comunicati 
dai distributori dei vari prodotti e si riferiscono alla 
vendita di singoli pezzi all'utente finale. Sui prezzi indicati 
possono esserci variazioni dipendenti dal singolo 
distributore. Per acquisto OEM e comunque vendite 
multiple sono generalmente previsti sconti quantità. I dati 
sono aggiornati a circa 20-30 giorni prima della data di 
uscita in edicola della rivista. MC microcomputer non si 
assume responsabilità per eventuali errori o variazioni. 

Tutti i prezzi sono IVA esclusa 

^ * 


COMPUTER 

PERIFERICHE - ACCESSORI 


ACORN (G.B.) 

G. Ricordi & C. SpA - Via Berchat 2. 20121 Milano 


ALPHA MICRO (U.S.A.) 

S.H.R. Srl - C.P. 275 - 48100 Ravenna 


Master 5 1 2 - CPU 801 86 - 51 2 K RAM 1 28 K ROM 
Master 128 - CPU 65C12 - 128 K RAM 128 K ROM 
Co-processore Turbo (65C102) per Master 128 
Co-processore 80186 
Personal computer BBC B - int. disco 
Cambridge Co-processor - CPU NS 32016 - 1M RAM 
Personal computer BBC B - 32 K RAM 32 K ROM 
Secondo processore 6502 + 64 K RAM 
Secondo processore Z80 + 64 K RAM 
Doppio minifloppy 400 + 400 K 
Minifloppy singolo 100 K 
Monitor col. Microvitec 14" media risoluzione 
Monitor col Cabel 14” media risoluzione 
Monitor monocromatico Hantarex 14'' fosfori gialli 
Monitor monocromatico Philips 1 4" fosfori verdi 
Stampante Star NL-10 con int. Centronics 
Winchester 20M 

Plotter linear Graphics A3 con software 

Stampante H136A 160 cps 132 colonne 
Sistema grafico Bitstik 
Interfaccia IEEE 488 

Sintetizzatore 1 6 canali con software musicale 
Prestai Adapter (adattatore Videotel 1200/75) 


2.150.000 

1.260.000 

300.000 

890.000 

600.000 
3.000.000 

750.000 

550.000 
1.100.000 

800.000 

350.000 

805.000 

500.000 

345.000 

200.000 

985.000 

2.550.000 

3.600.000 

800.000 

1.550.000 

900.000 

700.000 

350.000 

350.000 

330.000 

900.000 


AC PRISMA 

ECO Srl - Via Murio Clementi 65 - 00193 Roma 


2.150.880 

4.250.880 

5.640.000 

6.080.000 


PC8 MHz 256K RAM 2 drive 360K scheda Hercules II 
XT/20 come sopra ma con Hard disk 1 0 Mb 
AT/1 640K RAM 1 drive 1 .2 Mb scheda Hercules II 
AT/2 come sopra ma con Hard disk 20 Mb con controller 


AM-1000 Multiutente da tavolo basato su MC68000 da 512 Kb a 2.5 

Mb RAM. da 20 a 2 1 0 Mb Winch. , fino a 1 1 utenti 9.650.000 

AM-1500 Multiutente Tower basato su MC68010, da 2 Mb a 16 Mb 

RAM. da 70 Mb a 600 Mb Winch,. fino a 120 utenti 36.500.000 


APPLE COMPUTER (U.S.A.) 

Apple Computer S.p.A. - Via Rivollana 8, 20090 Sagrale (MI) 


Apple IIGS 256K 1.700.350 

Apple IIGS 51 2K 1.800.350 

Monitor Monocromatico 1 2" 340.000 

Monitor a Colori RGB 990.000 

Unità Disco da 3.5''-DF-800K 850.000 

Unita disco da 5"VSF-140K 500.000 

Disco Rigido da 20 Mb 2.500.000 

Stampante Image Writer 1 5" 1 .550.000 

Scheda espansione di memoria da 256 «byte 250.000 

Kit da 256 Kb RAM 140.000 

Interfaccia SCSI per Disco Rigido 200.000 

Apple Ile -128 K RAM - 1 minifloppy integrato - Mouse 1.500.350 

Monitor Ile 250.000 

Supporto per monitor Ile 72.000 

Disk Ile aggiuntivo 1 40 K 500.000 

Mouse per Ile 170.000 

Unidisk IIC 800K 850.000 

Borsa per Ile 75.000 

Macintosh Plus - 1024K RAM 128K ROM - 1 drive da 800Kbyte 4.190.350 

Macintosh SE 1 02 4K RAM 256K ROM 2 drive da 800Kbyte 5.290.350 

Macintosh SE HD20 - 1024K RAM 256K ROM 1 drive da 800Kbyte I 
HD interno da 20 Mb 6.290.350 

Unita disco esterna da 800K byte 3.5" 850.000 

Disco rigido SCSI HD 20 SC 2.500.000 

Disco rigido SCSI HD 40 SC 3.200.000 

Disco rigido SCSI HD 80 SC 5.000.000 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


231 



232 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


guida computer 


PCM 286/40 FAST - 80C286. 512 K RAM - 1.2 M + 40 M veloce 
PCM 286/80 FAST - 80C286. 512 K RAM - 1 2 M + 80 M veloce 
PCM at compact/20 - 80286. 51 2 K RAM, 1 .2 M + 20 M 
PCM 386 - 80C386, clock 16 MHz. 512 K RAM - 

D 360 pori - drive esterno 5"1/4, 360 K per PC portatile 
D 720 pori - drive esterno 3.5". 720 K per PC portatile 
D 1200 - drive 5"1/4. 1.2 M per PC ATe 286 
HDI 20 - Hard Disk slim - 20 Mbyte (accesso 85 msec.) 

HDI 20 FAST - Hard Disk slim - 20 Mbyte (accesso 40 msec.) 

HD 20/M 1 9 - Hard Disk 20 Mbyte per M 1 9 

HDI 40 FAST - Hard Disk slim - 40 Mbyte (accesso 40 msec.) 

HD 20/AT - Hard Disk slim interno 20 Mbyte (accesso 85 msec.) 

HD 20 FAST/AT - Hard Disk slim interno 20 Mbyle (accesso 40 msec) 
HD 40 FAST/AT - Hard Disk interno 40 Mbyte (accesso 40 msec.) 

HO 80 FAST/AT - Hard Disk 80 Mbyte (accesso 28 msec.) 

FILE CARD 20 - Disco rigido aggiuntivo 20M su scheda 

BACK UP 201 ME - Memtech. cartuccia 20M, 5 Mb/min 

BACK UP 201 XE - Xebec. cartuccia 20 M 

CRT M 12" TTL - TTL fosfori verdi 

CRT bit 14" TTL - TTL fosfori verdi, supporto basculante 

CRT bit 12" Comp - Composito fosfori verdi 

CRT M 14" Comp - Composito fosfori verdi, supporto basculante 

CRT bit Colore - Monitor colore 1 4" basculante 600x285 

CRT bit EGA - Monitor a colori 14" avanzalo 640x350 

Bitwriter 182 I - 80 col. 120 cps - int. parallela IBM comp. 

Bitwriter 192 I - 80 col. 200 cps - int. parallela IBM comp. 

Bitwriter 193 I - 132 col. 200 cps - int parallela IBM comp. 

Bitwriter 292 1 - 80 col. 240 cps - int. parallela IBM comp. 

Bitwriter 293 1 - 1 32 col. 240 cps - int. parallela IBM comp. 

Bitwriter 294 1- 132 col. 400 cps - int parallela IBM comp 
Bit Jet - 80 col. 1 50 cps - ini. parallela IBM Comp. per PC Bit portable 
Rete didattica bit Teach Net Master - Centralina da tavolo con 
i controlli per la rete 

Slave - Centralina per il collegamento del singolo posto di lavoro 
Cavobus - Cavo da 3 metri per collegare un posto di lavoro 
Slave Pnnter - Centralina per la condivisione stampante parallela 


5.050.000 

6.650.000 

4.550.000 

8.500.000 
550.000 

550.000 

410.000 

1.100.000 

1.650.000 

1.450.000 

2.350.000 

850.000 

1.400.000 

2.100.000 

3.700.000 
1 400.000 

2.350.000 

1.630.000 

230.000 

310.000 

210.000 

310.000 

800.000 

1.300.000 

850.000 

1.065.000 

1.285.000 

1.970.000 

2.300.000 
3 120.000 

980.000 

960.000 

780.000 
82.000 

166.000 


BONDWELL INTERNATIONAL LTD. (U.S.A.) 

La Casa del Computer 

Via della Misericordia 84 - 56025 Pontedera IPI) 

PC/XT portable Bondwell 8 (51 2K RAM + 1 floppy 720K) 

2.980.000 




540.000 

Drive esterno 3" 1 . per Bondwell 8 (720K) 

490.000 

Modem 101C(300 bps) 

189.000 

Accoppiatore acusbco RS-Coupler 


CALCOMP (U.S.A.) 


Calcomp S.p.A. 


Palazzo FI - 20090 Milanofiori Assago IMI) 


Plotter M84 (8 penne A4) 

3.100.000 

Plotter 1041GT (foglio singolo At) 

1 1.180.000 

Plotter 1042 GT (Dual-mode AO) 

20.670.000 

Plotter 1043 GT (Foglio singolo AO) 

15.080.000 

Plotter 1044 GTIDual mode AO) 

23.270.000 

Plotter/printer - Colour Master (A4-Trasf Termico) 

9.350.000 

Tablet 2200(12 * 12") 

1.250.000 

Tablet 2200 02x18") 

1.900.000 

1 S - 1 .300 lire 


CANON 

Canon Italia S.p.A. 

Via dell'Industria 13 - 37012 Bussolengo (VR) 


Home Computer MSX V20 694.000 

Stampante per MSX T22A 450.000 

Joystick VJ 200 31.500 

Unità floppy disk da 37. VF1 00 925.000 

Mouse con software grafico 1 85.000 

Canon X07 portatile - Interi. RS 232 - Centronics + plotter 4 colori 620.000 

Stampante per X-07 446.600 





E.G.S. s.r.l. 

Elettronica Generale & Software 
Via Ticino 6d - 00198 ROMA 
06/857060 


CONCESSIONARIA 

f EPSON ^ 


Centro Assistenza Tecnica 



Spedire a: E.G.S. , Via Ticino, 6/d 00198 ROMA 
Nome/ Cognome 

Città ~ 


Roma 

Augusta (SR) - 
Sora (FR) - 
Candito (NA) - 


E.G.S. Via Ticino, 6/0 
E.G.S. Via Principe Umberto, 250 
Terslgm Angelo Via Mameli ,29/31 
General Computer V.le fiziano, 16 


(06/857060) 
(0931/975496) 
(0776/830352) 
(081/8308451 ) 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


233 




guida computer 


CITIZEN 

Tela v 

Via L. Da Vinci, 43 - 20090 frenano S. Naviglio (MI) 


Stampante 120 car/sec. 80 col. Int. parallela 1200 (senza interfaccia) 
int. parallela x 120D 
int. seriale 

int. x Commodore 64 x 120D 

int x Apple Ile 

LSP10 

Stampante 160 car/sec. 80 col. MSP IO 
Stampante 160 car/sec. 136 colonne MSP 15 

Stampante 200 car/sec’ 132 colonne MSP 25 
Stampante Laser overture 1 1 0 


CITIZEN (Giappone) 

ViaMatteo Cintali, 75 - 20148 Milano 


120D - 80c 120«ps - senza interfaccia 

1200 - con interfaccia parallela 

120D - con interfaccia Commodore 64/128 

1200 - con interfaccia seriale 1200/LSP 

LSP10 - 80c 120cps - IBM/Epson 

MSP 10 - 80c 1 60cps - IBM/Epson, buffer 8 K 

MSP15 - 1 36c 1 60cps - IBM/Epson, buffer 8 K 

MSP20 - 80c 200cps - IBM/Epson. buffer 8 K 

MSP25 - 136c 200cps - IBM/Epson, buffer 8 K 

HQP43 - 24 aghi, 130c 200cps - IBM/Epson, buffer 8-128 K 

PRE35 - stampante a margherita, 136c 35 cps 

APMSP - interfaccia Apple per MSP 

RMSP- interfaccia seriale per MSP 

RS120 - interfaccia seriale per 120D/LSP 

SF10 - alimentatore di fogli singoli per MSP10/20 

SF1 5 - alimentatore di fogli singoli per MSP1 5/25 


COMMODORE (U.S.A.) 

Commodore Italiana 

Via Fili Gracchi 48 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) 


C-64 con Geos 

1801 - Monitor a colori 14" con audio 

1541 -Floppy 170 K 

C-128 

C-128D 

1901 Monitor a colori 13” con audio, RGBI e composito 

1571 - Floppy 350 K 

1311 - Joystick per 64 e 128 

1312 -Paddle per 64 e 128 

Mouse per 64 e 128 

PC-10-II 8088, RAM 512 K, 2 floppy 360 K, scheda colore AGA, mo- 
nitor monocromatico 12", MS-DOS 2.1 1 
PC-20-II Come PC- 10-11, t floppy 360 K + 1 hard disk 20 M 
PC-AT - 80286, RAM 640, K. 1 floppy 1.2 M + 1 hard disk 20 M 
scheda colore AGA, monitor 14", MS-DOS 3.1 
BU-2 - espansione da 512 a 640 K per i PC 
Amiga 1000 - RAM 512 K, 1 microfloppy 880 K, tastiera, mouse, mo- 
nitor a colori 1081, Amiga-DOS e Amiga-Basic 
Al 010 - microfloppy esterno 880 K per Amiga 
MPS-803 - stampante 80 c 60 cps 
MPS-1000 - stampante 

DPS-1 101 - stampante a margherita 165 c 17 cps 
6400-C - stampante a margherita 130 c 40 cps 


COMPAQ (U.S.A.) 

Compaq Computer S.p.A. 

Milanofiori Str. 7 Pai R, 20089 Ronano (MI) 


Portable Dual - 8088, 256 K. 2 floppy 360 K 

Portable Plus - 8088, 256 K, 1 floppy 360 K + 1 HD 1 0 M 

Portable 11/1 - 80286, 256 K, 1 floppy 360 K 

Portable 11/2 - 80286, 256 K, 2 floppy 360 K 

Portable 11/3 - 80286, 640 K, 1 floppy 360 K + 1 Hd 10 M 

Portable 11/4 - 80286, 640 K. 1 floppy 360 K + 1 Hd 20 M 

Portable 286/3 - 80286, 640 K, 1 floppy 1.2 M + 1 Hd 20 M + ta- 


605.000 

120.000 

165.000 

135.000 

228.000 
802.000 

2.300.000 
275.000 

1.160.000 

1.235.000 

1.482.000 

1.889.000 

5.250.000 


630.000 

750.000 

810.000 

780.000 

850.000 

990.000 
1.260.000 

1.350.000 

1.580.000 

2.300.000 

2.000.000 

230.000 

85.000 

150.000 

450.000 

540.000 


399.000 

465.000 

450.000 

650.000 
1.190.000 

650.000 

590.000 

13.500 

22.500 
99.000 



6.460.000 

6.790.000 

9 200^000 


pe backup 10 M 10.880.000 

Deskpro/1 8086, 128 K, 1 floppy 360 K 3.750.000 

Deskpro/t 8086, 128 K, 1 floppy 360 K 3.750.000 

Deskpro/2 8086, 256 K, 2 floppy 360 K 4,280.000 

Deskpro/3 8086, 640 K, 1 floppy 360 K 5.900.000 

Deskpro/1 8086, 128 K, 1 floppy 360 K 3.750.000 

Deskpro 286/1 80286, 256 K, 1 floppy 1 .2 M 7.500.000 

Deskpro 286/1 A 80286, 256 K, 1 floppy 360 K 7.500.000 

Deskpro 286/2 80286, 51 2 K, 1 floppy 1 .2 M + 1 HD 30 M 9.700.000 

Deskpro 286/2A 80286, 512 K, I floppy 360 K + 1 HD 30 M 9.700.000 

Deskpro 286/3 80286, 512 K, 1 floppy 1.2 M + 1 HD 30 M + tape 
backup 10 M 1 1.450.000 

Deskpro 386 mod. 40 1 1 .700.000 

Deskpro 386 mod. 1 30 1 5.500.000 


CONRAC 

Integrai - Via Gramsci 16/B - 20060 Cassina de' Pecchi (MI) 


71 1 1 - Monitor a colori 1 9" 25MHz 

5.800.000 

7121 - Monitor a colori 19" 40MHz 

6.500.000 

7311 - Monitor a colori 19" 100MHz 

8.900.000 

7351 - Monitor a colori 19" 110MHz 

9.900.000 

7400 - Monitor a colori 19" 1 10 MHz Trinitron 

10.800.000 

7174 - Monitor a colori 19" per EGA 

4.200.000 

COPAL (Japan) 

La Casa del Computer 

Via della Misericordia 84 - 56025 Pontedera (PI) 

Stampante 80 col., 100 cps. SC-1000 

620.000 

Stampante 80 col., 120 cps. SC-1200 

650.000 

Stampante 80 col., 180 cps. SC-1500 

1.020.000 

Stampante 136 col., 180 cps. SC-5500 

1.150.000 

CORECO (Canada) 


Pene! 

Via Ormea 99 - 10126 Torino 



Oculus - 100 512 x 512 Digitalizzatore binario di immagini in real-time 4.643.000 

Oculus - 1 50 51 2 x 51 2 Dig. bin. real-time im. con fin. grafiche 5.065.000 

Oculus - 200 512 x 512 Dig. bin. real-time im. 128 liv. di grigio 6.280.000 

Oculus - 200CA - Adattatore Colore RGB per 0culus-200 1 269.000 

Oculus - 200RLE - Coprocessore di codifica Run Lenght 3.162.000 

Software per Oculus Card (IBM) 

Picture Book-100 - Data-Base per immagini da Oculus 100 (fino a 50 

per floppy) 771.000 

Picture book-200 - Data-Base per immagini da Oculus 200 (5 x disk, 

150 x 10M HD) 771.000 

Industriai inspector - Ricon. oggetti per ispez. e controlli di qualità 5.487.000 

Binary. Lib Gray. Lib - Subroutines In -C» per trattamento di immagini 771.000 


CORVUS SYSTEMS (U.S.A.) 

LAN SVSTEMS S.r.l 

Via Roncali n. 9 - 40134 - Bologna 



750.000 

750.000 

750.000 

750.000 

5.500.000 

9.200.000 


per Apple II (Pascal, CP / 
M, Prodos) per PC IBM Family (DOS 3.0, DOS 3. 1 , NCI p-system) pe 
DEC Rainbow 1 00 (MS/DOS 2.11. CP/M) ci 


e Multiuser con n. 1 Omnidrive 

(11,21,45, 126 MB) 

Printer Server per Apple Ile, DEC Rainbow, IBM PC Family, cadauno 

NNO-8 8-User Novell Advanced NetWare 

NNO-50 50-User Novell Advanced NetWare 

Emulatore di 3274 per collegamenti a mainframe IBM in SNA/SDLC: 

SNA Gateway 220 V, con display emulator software per 3278 e 3279 

SNA Gateway Utilities e display emulator software per 3278 

PC dischetto 640 Mb 
XT-64 Mb 2x1,2 ML 


234 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


guida computer. 


AT-IBM Compat. 80286/1024 Kb 1.2 Mb - floppy, monitor 
Omniserver - 80386-1024 Kb + slol 

5.500.000 

15.000.000 

COSMIC (Italia) 

Cosmic s.r.l 

Via Viggiano. 70 - 00187 Roma 

PC COSMIC 256K RAM, drive 360K, MS-DOS monitor monocromatico 

1,799.000 

PC COSMIC HD 10 256K RAM, monitor monocromatico. 360K + 
10Mb, MS-DOS 

PC COSMIC HD 20 256K RAM, monitor monocromatico, 360K + 
20Mb, MS-DOS 

3.700.000 

4.200.000 

CRYSTAL (Japan) 

La Casa del Computer 

Via detta Misericordia, 84 - 58025 Pontedera (Pisa) 

Monitor 1 2" Crystal P39 TTL verde 

Monitor 1 2" Crystal P42 doppia frequenza (TTL + Composito) verde 
Monitor 12" Crystal PLA TTL ambra 
Monitor 1 2" Crystal PWD TTL bianco 
Monitor 14" Crystal TVM color per E.G.A. card 

198.000 

272.000 

226.000 
286.000 

1.350.000 

DELIN s.r.l. 

Via Tevere 6 - Località Orsomannoro - 50019 Sesto Fiorentino 


GPA 727 Buffer di stampa Cenfronics 1 6K RAM 
GPA 727 Buffer di stampa Centronics 64K RAM 
Alimentatore c o. per Buffer GPA 727 
Commutatore hardware/software con 1 ingresso e 2 uscite Centronics 
Commutatore hardware con 1 ingresso e 2 uscite Centronics 
Commutatore hardware con 2 ingressi e 1 uscita Centronics 
Commutatore hardware con 2 ingressi e 2 uscite Centronics 
Commutatore hardware con 1 ingr. e 2 uscite o viceversa Seriale 
Commutatore hardware con 1 ingr. e 3 uscite o viceversa Seriale 
Convertitore di protocollo GPX 232 Ser./Par. con 2K Buffer 
Convertitore di prot. GPX 232 Ser./Par. con comm. Linea Seriale 
Alimentatore per GPX 232 

Convertitore di protocollo da IEEE/488 (PET, HP) a Centronics 
74007 Modem Commodore 128/64 - Full Duplex auto answer/dial 
74021 Modem phone 10030 - Full duplex V21 300 baud 
74028 Personal Modem Hayes VD230-V21 300 baud 
74042 Super Modem phone Hayes WD 1 600 300/1200 baud auto an- 
swer/dial 

74048 Modem su scheda 212 PC - 1200 baud full duplex omologalo 
per IBM - Sperry - Commodore - Honey Well PC 

74049 Modem Minimo Hayes 1200/75 baud Videotel 


DIGITAL EQUIP^ENT 

Digital Equipment S.p.A. - V.le Fulvio Testi 105 - 20092 Cinisetto Balsamo (MI) 


230.000 

300.000 
36.000 

170.000 

140.000 

220.000 
260.000 
200.000 
226.000 

272.000 

304.000 

36.000 

136.000 

99.000 

239.000 

258.000 

595.000 

1.149.000 

1.218.000 


Professional 380 e sue funzioni 
MSC11-B Memoria RAM da 512 Kb 
PC380-AB Modulo di sistema PRO 380 
PC38E-IR Package sys Pro 380 33Mb RT-1 1 
VC241-B Estensione memoria grafica Pro 380 
MSCII-CK Memoria RAM da 256 Kb 
PC3K1-BA Country kit USA 
PC3K1-B1 Country kit Italia 
RCD52-A Disco Winchester 33Mb + controller 
VR201 B Monitor fosforo verde 12 pollici 
VR201 C Monitor fosforo ambra 12 pollici 
VR241-A1 Monitora colori 13 pollici 
VT220-A3 Terminale video alfanum. b/n 12" 

VT220-B3 Terminale video alfanum. verde 1 2" 

VT220-C3 Terminale video alfanum. ambra 12“ 

VT22K-AA Tastiera per VT220 

Vaxmate PC500-BI - 1Mb RAM + 1 floppy 1.2 MB + monitor 
Vaxmate RCD31-EA - Box espansione 20 Mb - 2 slot 
Vaxmate MS/DOS V3.10 - MS/windows 
Vaxmate PC50X-AA espansione memoria 2 MB 
Vaxmate Q6A93-VZ Vaxmate Software Server 
Vaxmate Q6A93-H7 Vaxmate Software Server-H Kit 


3.394.000 

11.090.000 

18.200.000 

2.384.000 

1.266.000 
521.000 

521.000 

8.501.000 

604.000 

604.000 

1.766.000 

1.584.000 
1.584.000 

1.584.000 

387.000 

8.026.000 

3.088.000 

706.000 

3.384.000 

1.530.000 

506.000 


DYNEER 

Technitron 

MilanoOori Pai. E/2 - 20094 Assago (MI) 


DW36 36CPS 132 Colonne - Parallela 2.925.000 

DW36 36CPS 132 Colonne - Seriale 3.100.000 

DW33 - Parallela IBM Comp. 3. 1 55.000 


EDUE (Italia) 

Elettronica Emiliana s.r.l. 

Via Cassiani 155-41 100 Modena 


Alletta Stampante ad impatto a f 6 colonne - alimentazione 5 Vcc 

Alletta 16 BASE 208.000 

Alletta 1 6 PANEL (da pannello) 235.000 

ALFA Serie di stampanti ad impatto alimentazione 5 Vcc modelli a 24 e 

40 colonne, versione High Speed a 24, 30, 36, e 42 colonne 

Alfabase da 236.000 a 279.000 

Alfapanel (da pannello) da 272.000 a 31 1 .000 

Alfarack (con aw.re ini.) da 432.000 a 461 .000 

SCRIBA 20 serie stampanti ad impatto 26 e 35 col. con awolgirotolo 

Scriba 2 1 per carta in rotolo, due colori ' 791 .000 

Scriba 21 V per carta In rotolo e validazione su mod. discreto 852.000 

Scriba 24 per moduli discreti, 5 copie, senza limitazione di lormato 93 1 .000 


EMULEX-PERSYST 

Telav 

Via L Da Vinci 43 - 20090 Trezzano S.N. (MI) 


Scheda video alta risoluzione 1 6 colori per IBM BOB 1 6 1 .640.000 

Mega memory MM-0 OKB 928.000 

MM-1MEG 1Mb 2.510.000 

MM-2MEG 2Mb 4.190.000 

MM-3MEG 3Mb 5.870.000 

Schede di memoria fino a 2Mb Stretch STR-0 OKB 61 5.000 

STR-1MEG 1Mb 2.280.000 

STR-2MEG 2Mb 3.943.000 

SC-51 2 Acceleratore 9.54 MHz + 512 K RAM 2.100.000 


O DOD 

OD O rM 5H0P 

Z_ om outp re, 

Via Valeggio 5-35141 Padova - Tel. (049) 44.801 
Divisione vendita per corrispondenza 


ESCLUSIVITÀ E QUALITÀ INSIEME 
DA BIT SHOP COMPUTERS 

Con l'O.M.A. (L 69.000), la cartuccia che riporta il programma 
sprotetto in un unico file su disco e cassetta. 

Il FREEZE - FRAME (L. 55.000), alternativo all'O.M.A.. velocizza- 
toti di caricamento dei programmi di circa 20 volte come SPE- 
EDDOS 64/128 a L. 59.000 ed eccezionali dispositivi, tra cui 
E PROM 802, sono i prodotti che Vi mettiamo a disposizione a 
prezzi... concorrenziali. 

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nostro abbonamento al CLUB AMIGA, primo in Italia, con arrivi 
settimanali da tutto il mondo 

Non dimenticate, cari amici, anche il nostro abbonamento a 
CBM 64 e le nostre promozionali offerte sui supporti magnetici: 


N. DISCHI 10 PEZZI 100 PEZZI 500 PEZZI 


SINGOLA DOPPIA 5 1/4 
DOPPIA DOPPIA 5 1/4 
BULK DS.DD. 5 1/4 
DOPPIA DOPPIA 3 1/2 


1.350 I.IOO 900 

1.650 1.350 1.150 

950 850 700 

3.500 2.500 2.050 


VI ASPETTIAMO!!! 

(spese postali L. 8.000) 


I PREZZI SI INTENDONO AL NETTO DI IVA AL 18°/o. 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


235 


guida computer 


EPSON (Giappone) 

Epson Segi S.p.A. 

Via rimavo. 12 - 20124 - Milano 


FUJI PHOTO FILM 

Melchioni Compulertime - Viale Europa 49 - Cotogno Monzese - 20093 Milano 
PD 1 30A Slampante 1 3$ col. 1 30 cps 1 .034.000 


PX-8 SW - Come PX-8, con Won 
RAM Disk 120 K per PX-8 


video 12" 

1" 

rd disk 20 M 


PC/M - 1 

PC/C - Come PC/M con video c 
PC/HDM - Come PC/M, con 1 
PC/HDC - Come PC/HDM, con video grafico a colon da 14 

PC+/HDM - come PC +M, con 1 floppy 360 K + hard disk 20 M 
PC/HDC - Come PC+/M, con video grafico a colori da 14" 


: - 40 c, 45 cps 


• come P-80, a 24 aghi 
’ ■ ink jet, portatile - 80 c. 160 cp 


FX-800 - 80 col., 200 cps 

FX-1000 - 136 col., 200 cps 

EX-800 - 80 col., 250 cps 

EX-1000 - 136 col., 250 cps 

LQ-800 F/T - 24 aghi, 80 col., 180 cps 

LQ-1000 F/T - 24 aghi, 136 col., 180 cps 

LQ-2500 F/T - 24 aghi, 136 col., 270 cps 

SQ-2500 - ink jet, 136 col., 450 cps buffer 8 Kt 


ERICSSON 

Ericsson Informatica S.p.A. 

Via Elio Vittonni 129 - 00144 Roma 


VDU monocromatico, 256 Kb, 2 FD, DOS + BASIC + Doc, tastiera Italia 

VDU colort. 256 Kb, 2 FD. DOS+ BASIC + Doc, tastiera Italia 

VDU rnonocr., 256 Kb, 1 FD+ 10 Mb HD, DOS + BASIC + Doc, tasi. 

VDU colort. 256 Kb, 1 FD+ 10 Mb HD, DOS + BASIC + Doc, tastiera 

VDU rnonocr., 256 Kb, 1 FD + 20 Mb HD, DOS + BASIC + Doc, tasi. 

VDU colort, 256 Kb, 1 FD + 20 Mb HD, DOS + BASIC +• Doc, tastiera 

Stampante a matrice, 80 caratteri 

Stampante a matrice, 80 caratteri. NLQ 

Stampante a matrice, 132 caratteri, NLQ 

Plotter a 6 penne, tonnato A4 

Personal Computer Portatile 256 Kb, 1 FD, tast. Italia, DOS 

Espansione memoria a 256 Kb 

RAM-DISK da 512 Kb 

Unita floppy disk esterna 

Stampante integrata 

Modem-accopp. acustico integr 

Borsa in Nylon per trasporlo PC 

System Unii 256 Kb. t FD 

System Unit 256 Kb. 2 FD 

System Unii 256 Kb. 1 FD + IO MbHD 

System Unit 256 Kb. 1 FD + 20 Mb HD 

Video monocromatico, risoluz. 640 x 400 punti 

Video colore, risol. 640x 200 

Tastiera USA 

Tastiera italiana 

Drive per disco llessib. 320 Kb 

Drive per disco rigido 10 Mb 

Drive per disco rigido 20 Mb 

Controller board per disco rigido (da 10 Mb e 20 Mb) 

Scheda epans. 128 Kb 
Scheda espans. 384 Kb 
Adat video grafico alta risol. 

Adat video grafico a colori 
Scheda multifunz. con 128 Kb 
Scheda multifunz. con 384 Kb 
Scheda interi. 2 fili (SS3) 

Scheda comunicazione sincronia 


1.390.000 
280.000 

290.000 
70.000 

490.000 

2.200.000 

2.590.000 

770.000 

220.000 

2.200.000 

2.830.000 

3.300.000 

3.930.000 

3.100.000 

3.730.000 

4.200.000 

4.830.000 

340.000 

400.000 

600.000 

1.350.000 

330.000 

720.000 

900.000 

1.100.000 

1.250.000 

1.550.000 

1.550.000 

1.850.000 

2.300.000 

2.980.000 


5.120.000 

5.820.000 

7.870.000 

8.570.000 

8.450.000 

9.150.000 

795.000 

1.300.000 

1.800.000 

1.760.000 

6.200.000 

180.000 

750.000 
1.200.000 

990.000 

750.000 

195.000 

2.950.000 

3.550.000 

5.800.000 

6.800.000 

850.000 

1.350.000 

355.000 

355.000 

610.000 

1.600.000 
2.600.000 
1.200.000 

260.000 

460.000 

680.000 

840.000 

830.000 
1.600.000 
1.210.000 
1.150.000 


GETRONICS 

Data Base S.p.A. - V.le Legioni Romane - 20147 Milano 


VISA M14G - Monitor 14" green monocromatico compatib. IBMPC 
VISA M12A - Monitor 12” ambra mon. comp. IBM/PC ed Apple 
VISA MC53 - Monitor 1 4" colori compat. IBM/PC ed Apple 
VISA MC54 - Monitor 14" colori compat. IBM/PC e Apple alta risoluz. 
VISA 1 1 - Terminale video emulazione Digital 12" green (P-34) 

VISA 12 - Terminale video emulazione Digitale 12" green (P-31) 

VISA 50L - Term. emul. Digilal-Hazeltine Wordstar-Ansi X 3.64 12" 
green (P-31) 

VISA 95 - Terminale video emulaz. Televideo 950 14" green (P-31) 
VISA 100 - Term. emulaz. Digital-Ansi X4.64/14" 
green (P-31) 

VISA 220 A - Terminale video emulaz. Digital 12" ambra 

VISA 220G - Terminale video emulaz. Digital 12” green 

VISA 125 - Terminale video Wìse 50 - Televideo 910 - Lear Siegler 

ADM ADDS Vìewpoint VISA 40 14" verde 

VISA 125 - Terminale video come sopra ma schermo ambra 

EGA CARD scheda col. grafica per MC 54 comp. EGA IBM 

PC TER Terminale video 14" per IBM AT 


GIANNI VECCHIETTI GVH 

Via della Bavarara 39 - 40131 Bologna 


4 T Hercules o colore 
I T versione in kit 
CDM 1200 (GN/OR) video 
MD 3 video 
Philips CM 8533 
Philips BM 7513 
CX 20 scheda grafica Hercules 
CX 25 scheda colore 
CX 26 scheda Eoa 
CX 50 scheda RS 232 
CX 70 scheda 576 K 

LH 4 Disk Drive Teac 360 K trazione diretta slim 
LH 6 Disk Drive ACC 360 K trazione diretta slim 
MB 4 Main Board Turbo 256 K RAM 4.77-8 MHz 
HD 20 Hard disk 20 M 
MP 303 Modemphone 
GM 4 Mouse 

K 5060 Keyboard XT-AT compat capacitiva 84 tasti 


GIERRE INFORMATICA 

Via Umbria 36 - 42100 Reggio Emilia 


PC2FH IBICOMP 256K 2DD360K 

PC10MBH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD10MB 

PCI 0TAPEH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD10MBTP10 

PC20MBH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD20MB 

PC20TAPEH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD20MBTP10 

AT20MB IBICOMP AT 51 2K IDDI. 2MB 1HD20MB 

AT40MB IBICOMP AT 51 2K 1 0DI ,2MB 1 HD40MB 

AT70HB IBICOMP AT512K 1DD1.2MB 1HD70MB 

00830001 1 Monitor IBICOMP 12" Monocromatico TTL 

N35400001 Roppy Tape XT 5" slim 10MB 

N35400002 Roppy Tape AT 5" slim 20MB 

N35400003 Roppy Tape XT/AT 60MB 

N35400004 Sottosistema Tape 5" 10MB con Cabinet alimene e cavi 

N35400005 Sottosistema Tape 5" 20MB con Cabinet alimene e cavi 

P00100001 CM-100 (80 col.-80 cps. interi, parallela) 

P00 100003 VP-8100 (80 col -100 cps. interi, parallela) 

P001 00008 DT-160 (80 col -160 cps. compatibile PC ibm) 

P001 00006 DT-130 (80 col.-130 cps. compatibile PC ibm) 
P00100012 LP- 1516 (136 col.-160 cps. compatibile PC Ibm) 
P00100010 LP-1510 (136 col.-130 cps. compatibile PC ibm) 
P00100013 - Interfaccia RS 232 
P001 000 16 DWP-2500 Daisy whell printer (22 cps. 136 col.) 

P001 0001 8 - Inseritore automatico 
P00100019 - Trattore per la carta 


328.000 

292.000 

860.000 

1.230.000 
934.000 

1.134.000 

1.584.000 

1.300.000 

1.367.000 

1.484.000 
1.484.000 


1.209.000 
680.000 

1.435.000 


1.100.000 

899.000 

199.000 

699.000 

649.000 

189.000 
153.900 
153.900 


oo.uuu 

69.500 

218.000 

199.000 

310.000 

990.000 

199.000 

185.000 

110.000 


2.048.000 

3.069.000 

5.430.000 

3.480.000 

6.189.000 

5.721.000 

7.829.000 
1 1 817.000 

286.130 

1.865.672 

2.350.746 

4.328.358 

2.611.940 

2.835.821 

580.799 

730.957 

821.618 

742.290 

1.133.267 

1.048.272 

50.997 

983.109 

59.497 

376.811 

189.822 


236 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 



Outstanding Computer from Apollo 



CMI-400 BABY PC/AT 
COMPATIBLE 

• Same as CM 1-300 

• XT size 





CMI-300 PC/AT COMPATIBLE 

• CPU: 80286 • 20M HDD 

• RAM: 1MB • FDD/hDD controller 

• 1 ,2M FDD • 200W power supply 


6/8 or 6/10 Mhz switchable 

Keyboard 

Monitor 




APOLLO COMPUTER CO., LTD. 

2F . No. 5. Lane 58. Pao hsing Rd. 

Flsin Tien City, Taipei Flsien, Taiwan. R.O.C. 

P. 0. Box: 22106 TAIPEI 

Tel: (02) 7001447 (3 lines) 7098109 

Tlx: 13121 APCOCO 

Fax: 886-2-7098129 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


237 







— guida computer 


9 154 AB- 10 M 
9134DB - 14.5 M 
9134HB- 20 M 

9144A - sottosistema nastro 1/4" per backup HP-1B CS/80 

Plotler - tavolette grafiche - stampami - monitor 

7440A - plotter A4 8 penne 

7475A- plotler A3 6 penne 

7550A - plotter A3 8 penne 

46087A - tavoletta grafica A4 

46088A - tavoletta grafica A3 

2225 - stampante grafica ink-|et 80c/150 cps 

82906A - stampante grafica ad aghi 80C/160 cps 

2686AB - stampante laserjet 8 pag/min 

2686AB opz. 300 - 512 K interi, parallela per 2686 AB 

Accessori e interfacce per serie 80 

82937A - Interfaccia HP1B 

82939A - Interfaccia seriale RS-232C 

82949A - Interfaccia parallela Centronics 

Accessori per HP-1 10 Plus 

82981A - Cassetto porta RAM con 128 K 

82982A- Cassetto porta ROM 

82984A - Espansione memoria 128 K 

Accessori per HP-1 50 II 

45885A - Coprocessore malemalico 8087 

Accessori, interfacce e periferiche per 9807 

829 16A - Espansione memoria 1 M 

82919AZ - Interfaccia RS-232C 

Accessori, interfacce e periferiche per Vedrà 

4581 1A - Unità floppy 5"1/4 360 K 

4581 2A - Unità floppy 5“1/4 1.2 M 

458 16A - Unità Winchester 20 M 

45817A- Unità whinchesler 40 M 

45973A - Scheda memoria 512 K 

45974A - Scheda memoria 1 M 

3573 1BB - Monitor 12" monocromatico 

3574 1BB - Monitor 12" colori 


HITACHI (Giappone) 

Inlogral - Via Gramsci 1S/B - 20060 Cassina de Pecchi (Milano) 

Plotler Big 3 (A3-4 penne) 

Plotter Big. 36 (A3-6 penne) 

Tablet Tiger 1 1x1 1 con penna e cavo 

Tablei Tiger 1 5x1 5 con penna e cavo 

Tablet Tiger 1 1x1 1 con cursore 4 tasti, penna e cavo 

Tablei Tiger 1 5x1 5 con cursore 4 tasti, penna e cavo 

Tablet Tiger 1 2x1 7 penna e cavo 

Tablet Tiger 12x17 con cursore 4 tasti, penna e cavo 

Stilo 

Cursore 4 tasti 

Alimentatore esterno + 1 2 ± 5V 


HONEYWELL HISI (Italia) 

Honeywell HISI - Via Vida. 1 1 - 20127 Milano 



4.364.000 

7.221.000 


2.853.000 

4.129.000 

8.616.000 

1.594.000 

2.510.000 



190.000 

545.000 

300.000 

704.000 

3.100.000 
4.000.000 

346.000 

346.000 

1.230.000 

562.000 

1.500.000 


1.780.000 

6.510.000 

2.090.000 


HONEYWELL HISI (Italia) 

Honeywell Hisi - Via Tazzoti, 6 - 20154 Milano 


3.261.000 

424.000 

470.000 

577.000 

2.907.000 

4.878.000 

1.267.000 

2.121.000 

611.000 
2.048.000 


2.360.000 

3.480.000 

2.280.000 

3.280.000 

2.420.000 

3.420.000 

2.580.000 

2.720.000 

300.000 

400.000 

200.000 


Honeywell 36 CO 132 colonne - 300/60 cps 

Honeywell 4/66 Plotter Stampante + Plotter A2 8 colori 
Honeywell 4/66 Coax 1 36 colonne - 400/75 cps 


IBM 

IBM Italia - Via Rivoltarla 13 - San Felice - 20090 Segrate (Mi) 

XT 286 

Personal Sistems 2 - mod. 30 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video 
Monocr. 

Personal Sistems 2 - mod. 50 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video 
Monocr. 

Personal Sistems 2 - mod. 60 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video 
Monocr 

Personal Sistems 2 - mod. 80 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video 
Monocr. 

AT AVANZATO 512 KB-1 da 1 -2 MB ma con 1 D X 30 MB 
DOS 3.3 
UNITÀ VIDEO 

Monocromatico 12" 640 x 480 punti - 88 pixel 
Colori 8512 - 14" - 640 x 480 punti - 68 pixel 
Colori 8512 - 12" - 640 x 480 punti - 88 pixel 
Colori 8514 - 16" - 1024 x 768 punti - 92 pixel 
STAMPANTI 

Professionale bidirez. 9 aghi - 240 cps max 

Grafica a Colori 

Di Qualità a ruota di stampa 

Silenz. di Qualità termico resistiva - 270 cps max 

Prolessionale X24 bid. 24 aghi, 240 cps max 

XL24 bid. 24 aghi - 240 cps max - carrello lungo 

PLOTTER A COLORI 

Plotter A0 


880.000 

1.200.000 

1.700.000 

1.140.000 

1.395.000 

2.375.000 

3.000. 000 

4.800.000 

6.000. 000 

6.800.000 


10.600.000 

9.800.000 

145.000 

415.000 

1.050.000 

1.200.000 

2.500.000 

870.000 

1.857.000 

2.088.000 

2.300.000 

1.250.000 
16.500.000 

2.944.000 
18.000.000 


HWS0210 EP-Superteam 256 Kb RAM 1 + 360 Kb Hercules 2.000.000 

HWS0220 EP-Superteam 2 x 360 Kb 2.400.000 

HWS0240 EP-Superteam 1 x 360 Kb + 10 Mb 3.500.000 

KBD0780 tastiera internazionale 83 tasti (EP) 301 .000 

KB00785 tastiera italiana 301 .000 

DMU5794 video monocromatico 12” 338.000 

DMU5795 video colore 1 4" 900.000 

CMM0701 espansione di memoria da 512 a 640 dB 60.000 

CMM0703 espansione di memoria da 256 a 512 Kb 200.000 

DCM0703 porta seriale asincrona 1 00.000 

CPA0797 adattatore per monitor con grafica e/o colore 300.000 

CPA0798 adattatore per monitor monocromatico ad alta risoluzione 335.000 

CBL1910 cavo stampante parallela 95.000 

CPF0792 coprocessor 8087-2 513.000 

HWS0610 AP-Superteam 1 x 1.2 Mb 6.000.000 

HWS0640 AP-Superteam 512 Kb RAM 1 x 1.2 Mb + 20 Mb 8.000.000 

HWS0650 AP-Superteam 1 x 360 Kb + 20 Mb 8.000.000 

KBD0782 tastiera intemazionale 1 1 6 tasti (AP) 460.000 

CDU0701 unità disco addizionale da 20 Mb full size (AP) 1.801 .000 

MTU0702 streamer tape da 60 Mb e controller (AP) 3.300.000 

DIU0702 unità diskette addizionale da 360 Kb (AP) 465.000 

DIU0703 unità diskette addizionale da 1 .2 Mb (AP) 538.000 


ICL (GB) 

ICL Italia S.p.A. - Centro direzionate MHanohori - 20094 Milano 


Mod 19 - 512 Kb - 2 Minifloppy da 800 Kb - CDOS - Basic - 16 Bil 4 500.000 
Mod. 49 - 512 Kb - 1 Minifloppy da 800Kb - 1 Winchester 20 Mb - 
CDOS - Basic - 1 6 Bit 1 0.500.000 

Mod. 59 - 512 Kb - 1 Minifloppy da 800 Kb - 1 Winchester 50 Mb - 
CDOS - Basic - 1 6 Bit 1 2.000.000 

Mod. 249 - Intel 80286 - 1 Mb - 1 Minifloppy da 800 Kb - 1 Winche- 
ster 20 Mb - CDOS - Basic- 16 Bit 12.000.000 

Mod. 259 - Intel 80286 - 1 Mb - 1 Minifloppy da 800 Kb - 1 Winche- 
ster 50 Mb - CDOS - Basic - 1 6 Bit 1 3.500.000 

Unità Video Tastiera Monocromatico 1 .700.000 

Unità Video a colori grafico 5.000.000 


JOYTECH (Taiwan) 

Electronic Devices s.r.l. - Via Ubaldo Comandini, 49 - OOI73 Roma 


Linea Lithius PC/XT Compatibile 

Mod. PC/l - 128 K. 8 slot tastiera. 1 minifloppy, scheda grafica RGB, 

monitor verde e ambra 2.400.000 

Mod. PC/2 - come PC/1 con 2 minifloppy 2.720.000 


238 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


guida computer-. 


Mod. PC/XT - come PC/1 con hard disk 10.5 Mbyte 
Scheda multilunzione 256K (OK RAM. orol.. interi, set. e parali. 
Scheda multifunzione 384K (come scheda 256K, con 128K RAM) 
Unea Lithius A Apple compatibile (DOS a PRODOS) 

Mod. LP48/T1 - 48K RAM 

Mod. LP/64T1 - 64K RAM 

Mod. P2 64/TI - 64K RAM 6502 + Z80 

Mod. P2-64/TS - come P2-64/T1 con tastiera separata 

Mod. E64/T1 - 64K RAM, 80 colonne, PRODOS 

Mod. E64/TS - come E64/T) con tastiera separata 

Sistemi 

Starter 1 - Lithius P48/FI + 1 drive + monitor Philips PCT 1204 

Starter 2 - come Starter 1 con Lithius P2-6401 

Starter 3 - Lithius P2-64H, 1 drive, monitor, stamp. LO 120 cps 

Interfaccia 2 driver 

Interfaccia grafica Epson 

Interfaccia parallela Centronics 

Interfaccia RS 232 

Interfaccia RS 232C 

Interfaccia Via card 6522 

Interfaccia 16K Ram 

Interfaccia Z80 (CPU 1 MHz) 

Interfaccia Z80 (CPU 4 MHz) 

Interfaccia 80 Colonne Soft Switch 

Interfaccia Pai card 

Interfaccia Super serial 

Interfaccia Modem card CCITTV21 300 8 

Interfaccia ICE 6502 card 

Interfaccia ICE Z 80 card 

Paddle per Apple (manopole) 

8088 card + software 
Accelerator card (6402 a 4 MHz) 

Driver Slim Super 5 trazione diretta meccanica Chinon 


JUKI (Giappone) 

Telami s rl - Va Matteo Civitati 75 - 20148 Milano 



MANNESMANN TALLY 

Via Borsini, 6 - 20094 Corsia) (Mi) 


4.700.000 

280.000 

352.000 


MICROVITEC 

Tetav - Via L. Da Vinci. 43 - 20090 Trezzano Sul Naviglio (MI) 


540.000 

580.000 

690.000 

890.000 

750.000 

850.000 

1.200.000 

1.300.000 

2.700.000 

63.000 

80.000 

64.000 

75.000 

170.000 

70.000 

80.000 

70.000 

90.000 

130.000 

80.000 

170.000 

170.000 

232.000 

270.000 
25.000 

300.000 

300.000 

350.000 



1 322/S12 1 4" alta risoluzione per EGA 1 .300.000 

1 456/DI2E 1 4" media risoluzione per CGA 1 1 50.000 

1 446/012 1 4“ alta risoluzione per CGA 1 .550.000 

2046/05 20" media risoluzione per CGA 2. 1 50.000 

1 4L46/DI2 ( 1 6KHz) 1 4" alta risoluzione RGB/TTL 1 .650.000 

1 4L49/DN2 ( 1 6KHz) 1 4" alta risoluzione RGBA 1 .750.000 

20L46/CI5 (1 6KHz) 20" media risoluzione RGB/TTl 2.250.000 

1 4M624/DS2 (25KHz) 1 4" media risoluzione RGB/TTL 1 .750.000 

1 4H624/DS2 (25KHz) 1 4” alta risoluzione RGB/TTL 2.050.000 

1 4L629/DS2 (25KHz) 1 4" alta risoluzione LP RGBA 2. 1 50.000 

20L629/CW2 (25KHz) 20" aita risoluzione LP RGBA 4.000.000 

1 4H629/DV2 (31KHz) 14" alta risoluzione RGBA 2.250.000 

20P629/DV2 (3 1 KHz) 20" media risoluzione LP RGBA 3.800.000 

20H629/CS2 (31KHz) 20" alta risoluzione RGBA 4.100.000 

20L629/CS2 (31KHz) 20" alla risoluzione LP RGBA 4.200.000 


MONTEREY CO. LTD. (Taiwan) 

La Casa de! Computer - Via della Misericordia. 84 - 56025 Pontedera (Pisa) 


AT BASE: 512K, alimentatore 200W, tastiera e cabinet 
AT FULL hard disk 20 MB., floppy 1.2 MB., controller ed Hercules 
PC/XT BASE: 256K, alim. 150W, tastiera, n. 1 floppy 360K 
PC/XT TURBO BASE: 8 MHz. (OK ram), alim. 150W, tastiera, 1 floppy 
360 K 

PC/XT m.b. 256K. ta: 

AT I/O card (n. 2 se 



2.300.000 

5.200.000 

1.199.000 

1.499.000 

1.690.000 

320.000 

278.000 

224.000 

490.000 

590.000 

376.000 

520.000 

392.000 

870.000 

330.000 

120.000 
72.000 

190.000 

340.000 

220.000 
220.000 

270.000 

435.000 

98.000 

72.000 

190.000 

308.000 

270.000 

570.000 

148.000 

138.000 

350.000 

490.000 

400.000 

980.000 


MT80 PC - 80 col - 130 cps - Ini. parallela 

MT85 - 80 col - 180 cps - NLQ45 cps - Ini. parallela o seriale 

MT86 - 1 36 col - 1 80 cps - NLQ 1 80 cps - Int parallela o seriale 

MT80 Plus - 100 cps - 80 col. Interi, parallela 

MT 290- 132 Cd. -200 cps 

Caricatore automatico di fogli per MT 180/280/290 

MT 290 + introduttore automatico frontale di fogli singolo 

MT 460 + 132 col - 200 cps - grafica - int. parallela o seriale 

MT 460D - 132 col - 270 cps - OCRA/B barcode 

MT 490 - 132 col - 400 cps - NLQ1 50 cps - grafica ini. parali, o seriale 

MT 490F - 1 32 col 400 cps - NLQ 1 50 cps - stamp. 4 col. graf . 

MT 660 - 600 Ipm - Interfaccia parallela 
Interfaccia seriale per MT 660 

MT/20 Stamp. a margh. 20 cps. - 1 10 col. - Interi, parali, o seriale 
MT/90 Stamp. ink jet 256 cps. - 80 cd. Interi, parallela o seriale 
MT/910 Stampante laser 10 ppm Interi, parallela o seriale 
MT/330 Stamp. aghi - 330 cps. 136 col. - seriale o parai. 


790.000 

1.020.000 

1.250.000 



3.100.000 


M.P.M. Computer (Italia) 

M.P.M. Srl - V. Casorati. 12 - 42100 Reggio Emilia 


F2 MPM XT 256 Kb. 2 360 Kb, Hercules II. 1 .850.000 

F20 come il precedente con 1 HO 20 Mb 2.900.000 

F30 come il precedente con 1 HO 30 Mb 3.250.000 

A20 MPM AT 512 Kb, 1 1.2 Mb. 1 HO 20 Mb 4.600.000 

A30 come il precedente con 1 HO 30 Mb 5.600.000 

A40 come II precedente con 1 HD 40 Mb 5.950.000 

A85 come A40 con 1 HD da 85 Mb 7,300.000 

MPM 386 - 1 Mb RAM-80386 - 1 6 MHz - disco da 40 Mb - drive da 
1.2 10.000.000 

MPM 386/66 - come sopra disco da 66 Mb 1 4,200.000 

MPM 386/120 - come sopra discoda 120 Mb 17.800.000 

MPM 386/150 - come sopra disco da 150 Mb 18.800.000 

DM 1 4 Monitor AD1 1 4“ monocromatico 400.000 

MP Monitor 1 2” monocromatico basculante 300.000 

PXII Monitor AD1 1 4" a colori 1 .000.000 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


239 


_ guida computer 


MULTITECH (Taiwan) 

Lhgilek s.r.l. - V. Valli. 26 - 4201 1 Bagnolo in Piano IRE) 

MPF- IP Computer MPF 1 Plus con Z80 

MPF/65 Computer MPF 1 con 6502 

MPF/88 Computer MPF t con 8088 

MPF-II Computer e Accessori Base 

ST 40 Stampante Termica MULTITECH 40C/120 cps 

MPF-III Computer/Tast. 66K RAM 24K ROM 80 col. uscita Centronics 

MPF-IV Computer/tastiera 1 28K RAM 24K ROM completo di Interfacce 

x drive, stampante, 80 colonne, CP/M (Z-80) TVC-PAL 

PC 522 MPF PC/522 - 256K RAM - 2FDD x 360 

PC 501 MPF PC/501 - 256K RAM - 1 FOD x 360 

PC 502 MPF PC/502 - 51 2K RAM - 2 FOD x 360 

PC 702 MPF PC/702 - 640K RAM - 2 FOD x 360 con processore 

4,77/8MHz 

XT 720 MPF PC-XT/720 - 640K RAM - 1 FDD x 360 1 HD 20 Mb 

con processore 4,77/8MHz 

PC55XT MPF PC-55/XT 640K RAM - 360K + 1 0Mb 

PC-ET1 MPF PC-ET 1 - 640K RAM - 2 FDD x 360 compì, di mon. 

15" 1024 x 1024 di risol. e scheda grafica da 1024 x 768 pixel mo- 

12 MBV Monitor 12” FV MULTITECH alta ris. - arti rifl., bascul. 
MDM-PC Monitor 12" MULTfTECH monoc. a lunga persisi., bascu. x 
PC 

CVM PC Monitor 13" MULTITECH, colore x PC 

MHM-15 Monitor 15” MULTITECH 1024 x 1024 di risol., fosf. PI 58 

DK MFV 1 Monitor 14" monoc. gir./basc. 

12 DKV 1 Monitor 12" a.r. grafico 


530.000 

780.000 

850.000 

500.000 

420.000 

900.000 

1.200.000 

3.200.000 

1.400.000 

1.800.000 


2.800.000 

4.600.000 

4.000.000 


6.400.000 

340.000 

360.000 

1.300.000 

1.400.000 

420.000 

280.000 


NUMONICS 

TELAV - Via L . da Vinci, 43 - 20090 Tremano Sul Naviglio IMI) 
Tavolette grafiche complete di alimentatore, stilo e interfaccia RS232C 


mod. 2210 15x 15cm 1.060.000 

mod. 2210 30x30 cm 1.340.000 

mod. 2210 30 x 43 cm 1.570.000 

mod. 2210 50 x 50 em 2.876.000 

mod. 2210 60 x 90 cm 5.940.000 

mod. 2210 90 x 120 cm 8.115.000 

mod. 2210 112 x 152 em 9.800.000 

Potter 5460 7.650.000 

Plotler 5860 9.500.000 

Plotter OCI 928 23.000.000 


OKI (Giappone) 

Techndron - Viale Milanofioh Pai E/2 - 20094 Assago IMI) 


Microline 1 82 80 col. 1 20 CPS 850.000 

Miaoline 192 80 col. 160 CPS Parallela 1.065.000 

Microlme 1 92 80 col. 1 60 CPS Seriale 1 .250.000 

Microlme 193 136 col. 160 CPS Parallela 1.285.000 

Miaollne 193 136 col. 160 CPS Seriale 1.500.000 

Microline 84 132 col. 200 CPS Parallela 2.270.000 

Microline 292 80 col. 200 CPS a colori BN parallela o IBM o seriale 1 .970.000 

Microline 293 1 36 col. 200 CPS a colori BN parallela o IBM o seriale 2.300.000 

Microline 294 1 36 col. 400 CPS a colori BN parallela o IBM o seriale 3. 1 20.000 

Miaollne 84 1 32 col. 200 CPS Seriale 2.500.000 

OKI 2350 136 col. 350 CPS 6.040.000 

OKI 2410 132 col. 350 CPS NLQ 6.450.000 

OKI MATE20 - 80 col. 80 CPS - colori 750.000 

Insertine 6 4.990.000 


OLIVETTI (Italia) 

OUvetti S.p.A. - Via Meravigli 12 - 20123 Milano 


3.750.000 

1.100.000 

5.300.000 

5.009.000 

6.500.000 

7.500.000 


M19 con 2 Floppy Disk 256K 
Stampante M19 DM 280/1 - 
M24 bifloppy 256K RAM - vii 
M21 bifloppy 256K RAM -vii 
M24 - 512 K RAM -coni m 
M24 - 512 K RAM - 1 H.D.ir 


OSBORNE (U.S.A.) 

Computator Sri - Va F Verdinois 3-00159 Roma 


Osbome 1 (portatile 64K RAM. tastiera video 5", 2 mmifloppy 200K, 
interfaccia. CP/M. Wordstar, MBasic, CBasic. SuperCalc) 2.1 00.000 

Screen Pac (scheda 52, 80, 104 colonne) esci, instali. 420.000 


Osbome Executive (portatile 128K RAM, tastiera, video 7". 2 minifloppy 
200K. 2 RS232, IEEE 488-Contronics. CP/M plus. p-System, 

Wordstar. MBasic. CBasic. SuperCalc. Personal Pearl) 2.900.000 

Osbome Executive T come sopra ma con 1 minifloppy da 200 Kb e 1 
HD da 21 MB interno 4.500.000 

Osbome Encore 51 2-02-MA (adattatore CRT esterno) 51 2 K RAM 4.495.000 

Accumulatore Ni-Cad per Encore 1 65.000 

Osbome Vixen (portatile, 64K RAM. video 7", 2 minifloppy 400K, inter- 
facce, CP/M, Wordstar, M8asic. SuperCalc2. Osboard, Media Master, 

Desolation, TumKey) 3.300.000 

Osbome Vixen FIO (1 minifloppy 400K, 1 disco rigido 10M) 4.600.000 


PERTEL s.n.c. 

Periels.n.c. - Via Ormea 99 - 10126 Torino 


Via Card - I/O card con due 6522 VIA - 1 6 linee I/O parallele 
Super Parallel Pori - I/O card con 1 6 OUT e 1 6 linee INPUT TTL 
D/A Card 8 bit + I/O pori - D/A conva 8 bit 2 can. con I/O TTL 2 can. 
A/D Card 8 bit comp. Al -02 - A/D converter 16 canali 8 bit 0-5 
A/D D/A Card 8 bit 1 6 Channels - A/D converta 8 bit con D/A conver, 
SDS-II (sistema di sviluppo) - Emulatore APPLE II 
Clock Card - Reai Urne dock con batteria tampone compatibile PRODOS 
Custom card - 48 Kbytes EPROM con bootstrap per sostituire i drive 
Parallel printer interface OKI 

Z80 Card per CP/M - Sist. compì, per Instali, ed uso del CP/M 
Diglcoder - Scheda acquisizione per encoder ottici 2 canali 8 + 8 DIGIT 
Teleraster per APPLE II + le - composito 256 x 256 64 livelli 
Grafpack 4.0 - Routines gest. TELERASTER con hard-copy, Utilities graf. 
Image Acquisition (2.0) - con FAST-SCAN ed utility (zoom, etc.) 

Imago III per APPLE - 512 x 512 - 6 bit 64 gray level + softw. 

GPP-01 General purpouse pori - Schede di I/O per IBM PC/XT 
Digicoder per IBM - Scheda acquis. encoda ottici 
Color-monochrome VDU Card - pa IBM e comp. 

HI- RES mono VDU-Printer adapt. - 720 x 348 comp. Hacules + iri- 


307.000 

250.000 

384.000 
384.000 


255.000 

7.500.000 

541.000 

1.258.000 

297.000 




e compai. - 256 x 256, 8 bit, 256 gray-levl 


PHILIPS S.p.A. 

Philips S.p.A. - Piana N Novembre, 3 - 20124 Milano 


VG8020 Computer MSX 
VG8235 Computer MSX 2 
NMS8800 
NMS8810 

VW 0010 Stampante - 40 Col. - matrice dei punti 

VW 0020 Stampante - 80 Col. - matrice dei punti 

VW 0030 Stampante - 80 Col. - Letta quality 

D6450/60P Registratore dedicato 

VY 0002 -Quick disk Drive 

VY 0010 -Roppy disk drive 

VY 0011 Disk drive aggiuntivo 

BM 7552 monitor monocromatico 

VU 0001 Joystick 

VU 0005 joystick 

VU 0031 esp RAM da 16K 

VU 0033esp. RAM da 48 K 

VU 0034 esp. RAM da 64 K 

VU 0040 interfaccia parallela Centronics 

VU 0041 espansione slot 

YES mod. P. 3050-2-80186 - 128 Kb RAM - 2 miaofloppy da 720 
Kb 

YES mod. P. 3050-5-80186 - 640 Kb RAM - 1 microfloppy da 720 
Kb -Hard disk 20 Mb 

P3102-04-8088 - 512 Kb RAM - 2 floppy da 360 Kb 

F*3 1 02-07-8086 - 512 Kb RAM - 1 floppy da 360 Kb - Hard disk da 

20 Mb 

P3200-05-80286 - 512 Kb RAM - 1 floppy 1.2 Mb 
Video monoaomatico 
Video colore 

Stampante grafica 80 col. - 160 cps. 

Stampante grafica 1 36 col. - 1 60 cps. 

Stampante PX1: 300 cps. carrello 340 mm (8 font) 

Stampante LPX1. 300 cps. carrello 400 mm (8 font) 

P3200-06-80286 - 512 Kb RAM - 1 floppy da 1.2 Mb - 1 Hard disk 
da 25 Mb 


415.000 

1.084.000 

1.654.000 

552.000 

1.800.000 

323.000 

474.000 

96.000 

270.000 

500.000 

390.000 
173.500 

16.600 

36.000 

67.000 

100.000 
140.000 

48.500 

63.500 


4.990.000 

4.540.000 

6.200.000 

7.570.000 

230.000 

650.000 

1.300.000 

1.650.000 

4.400.000 

4.600.000 


ROBOCOM 

TELAV - Via L da Vinci, 43 - 20090 Treuano Sul Naviglio IMI) 

Robo CAD-PC per IBM PC/XT/AT 3.000.000 


240 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


guida computer— 


ROLAND 

Tetav -Va L . Da Vinci 43 - 20090 Renano S.N. (MI) 


Ptolter A3/A4 8 Penne. DXY 800A 1 .350.000 

Plotler A3/A4 8 Penne, DXY 880A 1 .990.000 

Plotter A3/A4 8 Penne. DXY 980A 2.600.000 

Plotter A3 8 Penne DXY 885 2.550.000 

Plotter A3 8 Penne DXY 990 3.450.000 

Plotter A2 8 Penne DPX 2000 9.900.000 


SCHI-TEC (Taiwan) 

Computerline srl 

Va Ubaldo Comandici. 49 -00173 Roma 


XT-01; 256K RAM. 2 a. 360K Bytes. V/Grafica Pr. Ad. 

XT-02: 256K RAM. I FL. 360K Bytes. 1 Winch. 10M Bytes 
AT-01: 512K RAM. 1 R 1.2M 1 WINC. 20M V/Grafica. 200 W 
Sistema Operativo Xenix System V 

16301 Floppy Drive da 360 Kbyte 

16302 Floppy da 1.2M 

1 6257/N Cntr. Floppy per XT 
PA8133 Cntr. Floppy per AT 
1601/T Cntr Winchester per XT 
PA8794 Cr 
HDO10SM 



1 6051 B Back-Up20 Box a nastro da 20MB box per AT 
16255 RS232C Scheda set. asine. COMI (COM2 opz ) 
PA8137 4RS232C 4 porte ser da COMI a C0M8 per AT 
PA-81 24 I/O ser./par per AT 



ia con 48 linee progr. IN/OUT 

16265 A/D-D/A conv. 12 bit. 16 eh. A/D. 1 eh, D/A 

1 6266 A/D-D/A-l/0 conv. 8 bit, 64 eh. A/D, 2 eh. D/A 
16266H A/D-D/A conv. 14 bit. 16 eh. A/D, 2 eh. D/A 
1650R RAM 64K Kit di esp. di memoria Ram 9 chip 

1 651 R RAM 256K Kit di esp. di m ” ' " 



1.837.000 

2.422.000 

4.970.000 

1.210.000 

312.000 

548.000 

85.000 

180.000 

380.000 

754.000 

990.000 

1.247.000 

1.392.000 

2.245.000 

2.572.000 

2.700.000 

4.100.000 

7.802.000 

2.820.000 

3.400.000 

1.020.000 

4.699.000 

800.000 

1.280.000 

1.900.000 

1.560.000 

2.120.000 
80.000 

450.000 

170.000 

225.000 

300.000 

205.000 

280.000 

46.000 

50.000 

227.000 

570.000 

152.000 

323.000 


OOU.UUU 

50.000 
120.000 

10.000 

540.000 

1.265.000 

176.000 

222.000 
220.000 

733.000 

725.000 

932.000 

415.000 

340.000 

1.792.000 

120.000 

105.000 

540.000 

580.000 

25.000 

170.000 

200.000 
260.000 


16296 Power Supply XT Alimentatore 130W, 220V, 50 Hz 210.000 

PA8596 Power Supply AT Alimentatore 200W. 220V, 50 Hz 380.000 

MIKI Mouse Meccanico con encoder ottico 260.000 

NETWK Net-Work collegamento in rete locale con SW 1 .490.000 

E5251 Emulatore 5251 con SW 1 .900.000 

E5251B Emulatore 5251 via Modem con SW 1.680.000 

1 6365 Modem Card Hayes Scheda modem 580.000 

WD7012 Modem 300/1200 baud CCim/21 & V22 Hayes comp 800.000 

WD7012P Modem/Phone come sopra con in più il telefono 850.000 

Sansung Monitor B/N 1 2", TTL, 1 8kHz per Hercules 330.000 

ADIPXII Monitor Colore per IBM C.G.A. 1.100.000 

ADIPX22 Monitor colore per scheda colore E.G.A. IBM 1 .350.000 

LP300 User Print 300 x 300 dots/inch. 8 f./min. 8.920.000 

1 6342 Llght Pen Penna ottica 326.000 

A-650 Bar-Code tenore di codici a barre 1 . 1 03.000 

ET2000 Terminate asincrono con schermo 12" 1.000.000 

PWM-200 Gruppo intervento da 200W 780.000 

PWM-300 Gruppo intervento da 300W 1 .053.000 

PWM-500 Gruppo intervento da 500W 1 .395.000 

PCB- 1 Buffer Box per stamp. par. max di 64K 326.000 

DD-2A T Switch RS232 meccanico 298.000 

DD-2B X Switch RS232 mecc. scambia due linee 307.000 

DSRAP2 T Switch Printer meccanico 1 1 8.000 

DSRAP4 Switch Printer mecc. scambia 4 Centronics 1 66.000 

DS2A T Switch Printer elettr. bufi. 64K 1 stamp. 298.000 

DS2B T Switch Printer elettr. buffer da 64K 2 stamp. 308.000 

PCC44 Data Switch elett. 4 stamp. 4 sist. 64/256K 1 . 1 09.000 

CONSEGNA PRONTA, GARANZIA 12 MESI 


S.C.M. Smith Corona Marchand (U.S.A.) 

Tiber SpA - Via Madonna de 1 Riposo. 127 - 00165 Roma 

Stampanti 

D80 ad aghi 80 Col. grafica, parallela, Centronics 80 cps 

D200 grafica. Centronics - RS232 1 60 cps 

D300 132 Col. grafica. Centronics e RS232 160 cps 

400.000 

1.050.000 

1.350.000 

SEIKOSHA 

Claitron S.p.a. - Via Gallarate, 211 - 20157 Milano 

Caricatore automatico logli singoli per BT-5420FA 
MP1300AT- 80 col, 300 cps. -NLQ 
Opzione colore per MP1300AT (kit color + nastro) 

3.950.000 

750.000 

1.450.000 

465.000 

480.000 
1 780.000 

570.000 


SEIKOSHA (Giappone) 

Rebit Computer - Divistone della GBC Italiana Spa 
Viale Matteotti. 66 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) 


GP50A (46 Col. 40 CPS) Ini. parallela Centronics 260.000 

GP50S (32 Col. 35 CPS) per Sinclair ZX8 1 e Spectrum 290.000 

GP55 AS (46 Col 40 CPS) interfaccia seriale RS 232C 330.000 

GP100 AT (80 Col. 50 CPS) per Home Computer Atari 550.000 

GP500 VC (80 Col. 50 CPS) per computer Commodore VIC 20 e 64 550.000 

GP500 AS (80 Col. 50 CPS) mi. seriale RS 232C 550.000 

GP500 A (80 Col. 50 CPS) int. parallela Centronics 5 1 0.000 

GP550 A (80 Col. 50 CPS) int. parallela Centronics N.LQ. 650.000 

GP700 VC (80 Col. 50 CPS) a colori per Computer Commodore 64 900.000 

SPI 000 AP (MACINTOSH - APRE IIC) 80 col. 1 00 CPS - NLQ 20cps 780.000 
BP5200 A come 52001 ma con interi. Centronics e RS232 2.300.000 

BP 52001 (136 Col. 200 CPS) N.LQ. vers. total. PC IBM comp. 2.300.000 

Inseritore automatico foglio singolo per BP 5200 A/l 640.000 

SP 1 000 1 80 col. 1 00 cps NLQ IBM Comp. 780.000 

SP 1 000 VC 806 Col. 1 00 cps VLQ Commodore Comp 780.000 

SP 1 000 AS 80 col. 1 00 cps NLQ int. seriale RS 232C 740.000 


SHARP CORPORATION (Giappone) 

Melchiont Computertime - Viale Europa 49 - Cotogno Monzese - 20093 Milano 


MZ-5646 - CPU 8086-2 - 512 Kb - 1 Floppy 360 Kb - 1 Hard disk 20 
Mb - Video monocr. 12" ' 7.150.000 

PC-7000 - CPU 8086 - 320 Kb - 2 Floppy da 360 Kb - Display a cri- 
stalli illuminati 80 x 25 3.490.000 

CE-700P - Stampante termica per PC-7000 990.000 

JX-720 - Stampante a getto d'inchiostro 3.500.000 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


241 


_ guida computer 


PC-7500 - CPU 80286 - 512 Kb - 1 Roppy da 1.2 Mb - 1 Hard disk 
20 Mb - Monitor 12" monocr. 


SIEMENS AG (Repubblica Federale Tedesca) 

Siemens Beare Spa - Va Lazzaroni 3 - 20134 Milano 


Stampante PT88T Ink jet (150 cps.) 80 Col. 

Stampante PT88T compatibile I8M 150 cps (4 Kb RAM) 
Stampante PT 89N ad aghi (80 cps - 132 col.) 

Stampante PT 89T compatibile IBM 150 cps - 4 Kb ram 
Stampante PT 89T Ink jet (150 cps. - 132 col.) 4 Kb RAM 
Stampante PT8012 Ink jet (270 cps.) 132 Col. 

PT 90 ink jet (132 Col. 400-680 cps) NLQ 200/340 cps 


SINCLAIR (Gran Bretagna) 

Rebit Computer ■ G.B.C. Italiana S.p.A. 

Viale Matteotti. 66 - 20092 G’nisello Balsamo (MI) 


Sinclair QL - 1 28K RAM 
Espansione da 64K RAM PCML 
Espansione da 128K RAM PCML 
Espansione da 256K RAM PCML 
Espansione da 51 2K RAM PCML 
Micro floppy drive 1 da 3,50" mod. DD-50 
Micro floppy drive 2 da 3,50” mod. DD-40 
Stampante QL 1000 Printer 
QL Monitor 14" a Colori RGB 
ZX Spectrum Plus 48 K 
ZX Microdrive 
ZX Espansion System 80 K 
Interfaccia I 

Kit di trasformazione per Spectrum 48K 


SONY ITALIA 

Via F ili Gracchi. 30 - 20092 Gnisello Balsamo (MI) 


HB-10 Computer MSX 64K RAM 

HB-F700P Home Computer MSX2 

HBD-30W - Roppy disk drive per MSX2 DF-DD 

HB-50 IP Computer MSX 64K RAM Bit Cortìer + Joystick incorporati 

HBD-50P Roppy disk drive 3.5" 

SDC-500 Bit Corder 

PRN-C41 Plotter/stampante a colori 

PRN-T24 Stampante a matrice di punti 

JS-55 Joystick 

JS-C75 Joystick senza filo 

JS-75 - Joystick - Trasmittente e ricevente 


UNISYS (U.S.A.) 

Unisys S.p.A. - Via Pota, 9 - 20124 Milano 


Personal computer PC/HT mod. 100 
Personal computer PC/HT mod. 200 
Personal computer PC/HT mod. 250 
Personal computer PC/HT mod. 400 
Personal computer PC/HT mod. 450 
Tastiera italiana 

Coprocessore aritmetico 8087 
Personal computer PC/fT Base (RAM 512 K) 
Personal computer PC/IT Espanso (HD 40 MB) 
Personal computer PC/IT Avanzato (1024 K) 
Tastiera italiana 



Controller per video a colori media risoluzione 
Video a colori media risoluzione 
Controller per video a colori alta risoluzione 
Video a colori alta risoluzione 
Coprocessore aritmetico 80287 
Interfaccia parallela (HT-IT) 

Interfaccia RS-232 (HT-IT) 

Stampante grafica mod. 5 - 80 o 100 cps 
Stampante a margherita mod. 21 
Stampante mod. 1 15 - 160 cps 
Tavoletta grafica 215x280 
Tavoletta grafica 305x305 
Base rotante per video 
Supporlo da pavimento 


7.568.000 




STAR EUROPE 

Clailron S.p.A. - Via Gallarate. 211 - 20151 Milano 


NL 10 80 col. -120 cps. -NLQ 
Cartridge IBM per NL 10 

Cartndge Commodore per NL10 
Cartridge seriale RS232C per NL10 
NXT5 135 col. - 120 cps. - NLQ 
Gemini 160 80 col. -160 cps. 

Gemini 160 IBM 80 col. - 160 cps. 

Gemini 160 MSX 80 col. - 160 cps. 

Gemini 160 Parallelo seriale 80 col. 160 cps 

NO 10 80 col. -160 cps. NLQ 

ND 15 136 col. -160 cps. NLQ 

NR 10 80 col. -200 cps. NLQ 

NR 1 5 136 col. - 200 cps NLQ 

NB 24-1 5 136 col. - 216 cps - LO (24 aghi) 

NB 1 5 136 col. - 300 cps. - LQ (24 aghi) 


SUMMAGRAPHICS 

i ri Pai. E/2 - . 


ac Tablet 961 - Tavoletta grafica 9" x 6" compatibile con Apple Ma- 
ttosh, provvista di stilo, alimentatore, cavo, software e manuale d'uso 
ac Tablet 1 201 - Come sopra ma con area attiva 1 2" x 1 2" 

eh 961-Sty - Tavoletta grafica 6" x 9" per PC IBM e compa- 

>n cursore a 4 pulsanti al 

h 1201-Sty - Tavoletta grafica I2"x 12" per PC IBM e 
ita di stilo, alimentatore, cavo e manuale 

in cursore a 4 pulsanti al 


compatibile Mouse System, comple- 
- Pacchetto software della Digital 



TANDBERG DATA 

Data Base - Viale Legioni Romane 5 - 20147 Milano 


Sistema di back-up PC IBM mTertaaia SC™ 60 Mb 

Sistema di back-up PC IBM interfaccia QIC-02 60 Mb 
Sistema di back-up PC IBM interfaccia QIC-02 120 Mb 


TEXAS INSTRUMENTS 



Stampante modello 855 a frizione GRAY 
Modulo prestige elite 


875.000 

110.000 
11 0.000 
110.000 

310.000 

1.420.000 

720.000 
720.000 

720.000 

840.000 

1.200.000 
1.350.000 

1.350.000 

1.650.000 

2.250.000 

3.300.000 


1.040.000 

1.430.000 

1.040.000 

1.170.000 

1.560.000 

1.560.000 

1.260.000 

730.000 
1.120.000 
2.260.000 

360.000 


2.250.000 

2.620.000 

3.090.000 

2.320.000 
2.320.000 


10.600.000 

8.500.000 
180.000 

1.390.000 

1.030.000 

1.950.000 

1.000.000 

550.000 

2.100.000 

700.000 
4.000.000 

5.700.000 

90.000 

550.000 

2.100.000 

1.640.000 

1.750.000 

1.940.000 
1.940.000 

80.000 


242 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


guida computer— 


Stampante modello 855 con trattore TAN o GRAY 2.050.000 

Stampante modello 860 con trattore TAN o GRAY 2. 1 0O'OOO 

Stampante mod. 865 con trattore TAN o GRAY 2.600.000 

T/2100 System 3 - 1 x 360/720 K + disco 10 M 7.035.000 

81283 - Drive 5"1/4 esterno per T/2100 1.150.000 

T/3100 - 80286, 640 K RAM, 720 K + 1 0 M 8.790.000 

81295 - Drive 5"1/4 esterno 1.2 M per T/3100 1.425.000 

T/1500 System 2 - 8088, 384 K RAM, 2 x 360 K 2.650.000 

T/1500 con 1 x 360 K + disco 1 0 M 4.250.000 

T/1 500 con 1 x 360 K + disco 20 M 4.500.000 

T/300 System 1 - 8088, 192 K RAM. 1 x 720 K 3.200.000 

T/300 System 2 - 2 x 720 K 3.850.000 

81511 - Osco rigido interno 1 0 M per T/300 3.450.000 

T/350 System 2 - 8086, 256 K RAM, 2 x 1 .2 K 4.240.000 

T/350 System FH - 1 x 1 .2 M + disco 1 0 M 7.335.000 

T/350 System FH - 1 x 1.2 M + disco 20 M 9.660.000 

PA7251 - stampante 80c 125 cps 800.000 

82912 - stamp. a frasi, termico per T/1100 1.125.000 

PI 340 - 132c 112cps 1.350.000 

TOBIA (Italia) 

llalselda - V.le Cesare Pavese, 45 - 00144 Poma 

1 00CO - 1 drive da 960 K 990.000 

1 00C1 Tobia Pc Comp. IBM 256 Kb - 2 drive da 360 K cad. t .290.000 

1 00X1 Tobia XT Comp. IBM 5 1 2 Kb - 1 drive 1 0 Mb W. 1 . 1 90.000 

1 00C2 Tobia PC Colore 256 Kb - 2 floppy - 360 cad. 1 .800.000 

1 00X2 Tobia Turbo XT 1 0 MHz 640 Kb RAM - 2 drive da 360 Kb cad. 2.400.000 

200C1 Tobia Turbo AT 1 0 MHz - 1 Mb RAM - 1 drive da 1 .2 Mb 3.400.000 

200X1 Tobia AT 1 Mb RAM 20 Mb HO + 1 drive 1.2 Mb 4.200.000 

1 1 0C1 Tobia Compact PC-256 Kb t drive 360 K 2.400.000 

210X1 Tobia Compact AT-Drive 1 .2 Mb - H.D. 20 Mb 512 Kb RAM 3.900.000 

3 D DIGITAL DESIGN 
AND DEVELOPMENT LTD. 

Pertels.n.c. - Via Ormea. 99 - 10126 Torino 

TORRINGTON 

Telav - Via L . Da Vino. 43 - 20090 Tremano Sul Naviglio IMI) 

Manager Mouse per IBM PC xt. 3270 PC. M24, Erics, ecc. - 1001C 420.000 

Manager Mouse per IBM AT - 1 001 AT 485.000 

Manager Mouse come 1001C, softw. progr tunz. test 463.000 

Manager Mouse come sopra per PC AT - Key Free AT 527.000 

Manager Mouse come 1 00 1 C ma con software di disegno - Telepaint 468.000 

Manager Mouse come sopra per PC AT - Telepaint 530.000 

XAD-1 - A/D converter 12 bit lOmS 4 canali + REAL TIME CLOCK 736.000 

XAD-2 - A/D converter 1 2 bit 1 0mS 2 canali fissi + 3 VARIABLE GAIN 736.000 

Il 04 - A/D conv. 1 2 bit. 8 can. var. GAIN 1 .739.000 

INLAB - Thinklab 1 9" Rack sys. 2. 1 42.000 

Modulo Inlab R-8CDMUX MUX a 8 canali differenziali + amplificatore 771 .000 

Modulo Inlab - R- 1 6CDMUX MUX a 1 6 canali single end + ampli!. 871 .000 

Modulo Inlab R-8IAAMUX - 8 amplificatori seguiti da multiplexer 1 . 1 57.000 

Modulo Inlab R-8CTA - 8 amplificatori a guadagno variabile 1 .543.000 

Modulo Inlab R-8PGA - 8 amplificatori seguiti da multiplexer e PGA 1 .642.000 

Modulo Inlab R- 1 2ADS - 1 2 bit integrating ADC 964.000 

Modulo Inlab R-12ADF - 12 bit SAR ADC 25 microsec. 1.063.000 

Modulo Inlab R-OPOADC - 8 canali 13 bit 2.701.000 

Modulo Inlab R-ADCRAM - 1 2 bit ADC 2.31 5.000 

Modulo Inlab R- 1 2DAC4 - 1 2 bit 4 canali DAC 1 .428.000 

Modulo Inlab R-12DAC41 - 12 bit 4 canali DAC con uscita 4-20 mA 1.543.000 

Modulo Inlab R-8CR - 8 canali a relay, rating 1 00 VDC a 0.5 amp 578.000 

Modulo Inlab R-8C00 - 8 can. output opto-isolati. rating 1 5 V a 50 mA 578.000 

Mod. Inlab R- 1 0CMR - 1 0 canali REED relè a mercurio, 964.000 

Modulo Inlab R-8CPR - 8 canali output con relè solid-state, 1 .378.000 

Mod. Inlab R-8CPMOS - 8 can. power MOS switch. rating 4A a 50 VDC 964.000 

Modulo Inlab R-32BAL - 32-bit addressable latch TU compatibile 964.000 

Mod. Inlab R-6BCDIP - 24 input opto-isolanti input comp. TTl. MOS 1.119.000 

Modulo Inlab R-PSMC - 4 phase intelligent stepper motor controller 1 .080.000 

Modulo Inlab R-RTCC - Reai time clock/calender with battery back-up 578.000 

Mod. Inlab R- 1 6TACJC - Ampi, per termocoppie 1 6 can. giunto freddo 1 .642.000 

TOSHIBA (Giappone) 

Data Base SpA - Viale Legioni Romane 5 - 20147 Milano 

P321 - 24 aghi, 80 col . 21 6 cps. interi parallela 1.328.000 

relativo trattore unidirezionale 206.000 

caricatore per loglio singolo 1* cassetto NS15 413.000 

caricatore per loglio singolo 2° cassetto 302.000 

P341E- 24 aghi. 136 col.. 216 cps, interi, parallela e seriale 1.475.000 

P351 - 24 aghi, 136 col., 288 cps, interi, parallela e seriale 2.501Ì000 

relativo trattore unidirezionale 254.000 

P351C - come P351 con possibilità di stampa a 4 colori 3.272,000 

Caricatore loglio singolo per P341E-P351 e P351C NS25 f cass. 525.000 

Caricatore loglio singolo per P341E-P351 e P351C NS 25 2‘ cass. 397.000 

Carlridge a font X 2 128.000 

TOSHIBA (Giappone) 

Melchioni Compulertime - Viale Europa 49 - Cologno Monzese (MI) 

TRIUMPH ADLER (Germania) 

Triumph Adler Italia - Viale Monza 263, 20126 Milano 

P351 - 24 aghi - 136 col, 288 cps. - int. parallela e seriale 2.501 .000 

TOSHIBA (Giappone) 

Melchioni SpA - Va P Colletta 37, 20135 Milano 

PC-8 Z80, 64 K RAM 750.000 

FI - primo floppy 320 K per PC-8 680.000 

F2- secondo floppy 320 K per PC-8 550.000 

Monitor 1 2" monocromatico a fosfori verdi 260.000 

P3 - 8085, 64 K RAM, 2X786 K, CP/M 4.800.000 

P50/0 - 8088, 256 K RAM, 2X360 K, MS-DOS 3.500.000 

P60/2 - 8088, 256 K RAM, 1X720 K + 12.5 M 6.078.000 

PIO -8088, 256 K RAM, 2X360 K 3.450.000 

DRH 80/100 - stampante 80 c 100 cps 780.000 

MPR 7080 - stampante 80c 1 80 cps 935.000 

MPR 7136- stampante 136c 180 cps 1.135.000 

MPR 7290 - stampante 1 32c 220 cps 1 .950.000 

DRH 136 - stampante 80c 80 cps 1 .600.000 

TRD 7020 - stamp margherita 12-c 20 cps 1.100.000 

HX-22 - MSX 64 K RAM - 48 K ROM RS-232C 599.000 

Alimentatore 6 V 150 mA 12.500 

HX-F101 - Unità microtloppy 3.5" 320 K 699.000 

HX-P550 - stampante ad aghi 1 05 cps 845.000 

HX-P570 - stampante plotter 51 0.000 

Monitor 1 4" a colori (ingresso composito) 565.000 

1 40 R4T - tv color 1 4“ - 1 6 programmi - telecomando 600.000 

HX-J400- joystick analogico 35.000 

Mouse + programma Cheese per disegnare 1 35.000 

HX-R700 - interfaccia seriale RS-232C 21 0.000 

HX-R750 - cavo per HX-R700 76.000 

XEBEC (U.S.A.) 

Trepiù - Via Michelangelo Peroglio, 15 - Roma 

TOSHIBA (Giappone) 

Tiber Sp A. - Via Madonna del Riposo, 127 - 00165 Roma 

Insider 1 1 - hd 1 0 M interno per IBM PC/XT 925.000 

Insider 1 1 per Olivetti M19/M24 1.025.000 

Insider 1 2 - hd 20 M interno per IBM PC/XT 1 .275.000 

Insider 12 per Olivetti M24 1.300.000 

Insider 1 4 - hd 30 M interno per IBM PC/XT 2.1 00.000 

Insider 14 per Olivetti M24 2.140.000 

571 0 - hd esterno 1 0 M per Macintosh Plus 1 . 1 90.000 

5710 - hd esterno 10 M per Apple II 1.365.000 

5710 -hd esterno 1 0 M per Atari 1040 1.190.000 

5710 - hd esterno 10 M per Commodore Amiga 1.630.000 

571 0 - hd esterno 1 0 M per IBM PC/XT/AT 1 .365.000 

T/1100 mod. 1 - portatile, 256 K RAM, LCD 80x25/640x200, 1 
microfloppy 720K 3.100.000 

T/1 1 00 mod. 2 - display migliorato 3.990.000 

T/1 1 00 Plus - 640K. 2x720K 4.200.000 

81 204 - Video 1 2" monocromatico 640 x 200 495.000 

81205 - Video 13“ a colori 640 x 200 1.250.000 

81235 - Drive 3”1/2 esterno per T/1 100 1.025.000 

81236 - Drive 5"1/4 esterno per T/1100 1.1 10.000 

T/2 1 00 System 1 - 8086, 256 K RAM, display plasma, 1 MFD 5.000.000 

T/2100 System 2 - 2 x 360/720 K 5.350.000 


MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987 


243 


_ guida computer 


5710 - hd esterno 1 0 M per Olivetti M19/M24 
5720 - hd esterno 20 M per Macintosh Plus 
5720 -hd esterno 20 M per Apple II 
5720 - hd esterno 20 M per Atari 1040 
5720 - hd esterno 20 M per Commodore Amiga 
5720 - hd esterno 20 M per IBM PC/XT/AT 
5720 - hd esterno 20 M per Olivetti M19/M24 
5740 - hd esterno 40 M per Macintosh Plus 
5740 - hd esterno 40 M per Apple II 
5740 - hd esterno 40 M per Commodore Amiga 
5740 - hd esterno 40 M per IBM PC/XT/AT 
5740 - hd esterno 40 M per Olivetti MI9/M24 
97TC - back up nastro per Apple ll/IBM/M 19-24 
97TC - back up nastro per Commodore Amiga 
971 OH - hd 10 M esterno 
9720H - hd 20 M esterno 
9730T - hd 40 M esterno + back up 70 M 


ZENITH DATA SYSTEMS (U.S.A.) 

Data MiH s.r.l - Ville Restelli 3/7. 20124 Milano 


ZF 148.42 - 8088. 256Kb RAM 2 floppy da 
ZF. 148.42 8088 256Kb RAM 1 floppy da 3 
ZF 159.1 8088 256Kb RAM 1 floppy da 36 
ZF. 159.2 8088 256Kb 2 floppy da 360Kb s 
ZF. 159.1 1 8088 768Kb RAM 2 floppy da 360Kb scheda E 
!W. 1 59. 1 2 8088 768Kb RAM hard disk da 20MB scheda 


io EGA 


ZF.248.81 8i 


I6 512K 


6 512Kb RAM 1 floppy da 1.2MB 1 hard disk da 

84*80286 512Kb RAM 1 floppy da 1.2MB f hard disk da 

Oms) 

40 80386 1 MB RAM 1 floppy da 1.2MB 1 hard disk da 

80 80286 1 MB RAM 1 floppy da 1.2MB 1 hard disk da 

12 portatile 80C88 256KB RAM 2 floppy 5.1/4" da 360 KB 
Adattatore 230 Volt 

Cavo più software per il trasferimento di files da 5 1/4" a 3 1/2" e vice- 


1.190.000 

1.490.000 

1.665.000 

1.490.000 

1.930.000 

1.730.000 

1.730.000 

2.450.000 

2.625.000 

2.950.000 

2.740.000 

2.740.000 

1.730.000 

1.930.000 

1.730.000 

2.260.000 
8.550.000 


2.600.000 

3.800.000 

3.500.000 

3.800.000 

4.600.000 

5.600.000 

5.200.000 

7.600.000 

9.800.000 
11.200.000 

12.900.000 

4.150.000 
120.000 

180.000 


FA 1 1 (Int. Plotter per PB 700/PB770) 



633.500 


51.250 

73.250 

139.500 
554.800 
191.200 
105.300 

63.400 

226.500 

118.400 

225.400 
518.900 


HEWLETT PACKARD (U.S.A.) 

Hewlett Packard Italiana - Vìa G. Di Vittorio, 9 - 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) 


Scientifico programmabile mem. perm, HP-1 1 C 1 1 9.000 

Finanziario programmabile mem. perm. HP-12C 275.000 

Scientifico programmabile mem. perm. HP- 1 5C 212.000 

Programmabile per progettisti eleltr. HP-1 6C 27 5.000 

Calcolatore alfanum. mem. perm. 319 reg. HP-41CV 370.000 

Calcolatore alfanum. mem. perm. 319 reg. Hp-41CX 524.000 

Lettore di schede mago, per HP-41 - 821 04A 446.000 

Stampante per HP-41 82 143 A 881.000 

Lettore ottico per HP-4 1 -821 53A 286.000 

Memoria di massa a cartuccia HP-IL 821 61 A 1 .252.000 

Interfaccia HP-IURS232C 82 164A 671.000 

Interfaccia HP-IL/P1 0 821 65A 675.000 

Kit interfaccia HP-IL 821 66C 904.000 

Interfaccia HP-IL/HP-IB 82 1 69A 893.000 

Computer portatile HP-7 1 BZ 1.1 93.000 

Computer portatile HP-75 DZ 2.61 2.000 

ACCESSORI PER HP-71 B 

Lettore di schede 82400A 375.000 

Interfaccia HP-IL 8240 1 A 277.000 

Modulo di memoria RAM (4K) 82420A 1 65.000 


SHARP (Giappone) 

Melchioni S.p.A. - Via P. Colletta, 37 - 20135 Milano 


ZODIAC 

Melchioni Computertime S.p.A. ■ Viale Europa 49 - 20093 Cotogno Monzese (MI) 


MCT 2000 - CPU 8088-2 (8/4,77 MHz) - 256 Kb RAM - 2 Floppy 

disk da 360 Kb - Monitor monocr. 1 2" 2.549.000 

MCT 3000 - CPU 80286 (8/6 MHz) - 512 Kb RAM - 1 Floppy disk da 

1 ,2 Mb - 1 Hard disk 20 Mb - Monitor monocr. 12" 5.900.000 


CALCOLATRICI PROGRAMMABILI 


E POCKET COMPUTER 


CASIO (Giappone) 

Ditron S.p.A. - Viale Certosa 138 - 20156 Milano 


PROGRAMMABILI 

FX 180 P 68.000 
FX 3600 P 90.280 
FX 4000 P 141.200 
POCKET COMPUTERS 

FX 770 P 242.700 
PB 410 185.650 
FX750P 266.200 
PB700 370.000 
OR 8 (Esp. 8K per PB 770) 208.362 
OR 2 (Esp. per FX 770/P 2K) 69.100 


PC 1350 482.000 

PC 1260 306.000 

CE 125 (Unità con microcassette e stampante per PC 1251) 369.000 

PC 1500/A 452.000 

CE 150 stampante 475.000 

CE 151 (espansione 4K per PC 1500) 142.000 

CE 1 55 (espansione 8K per PC 1 500) 274.000 

CE 1 58 (interfaccia seriale RS 232 e parallela per PC 1 500) 421 .000 

PC 1430 176.000 

PC 1421 297.000 

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